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Caso Assange. Uno scatto rubato rivela gli ordini alla polizia inglese

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

sabato 25 agosto 2012

L'ambasciata dell'Ecuador a Londra, in Hans Crescent, transennata e presidiata da forze di polizia e cronisti

Ha fatto registrare un nuovo episodio l'intricata vicenda delle accuse a Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, su cui pende una mandato di cattura internazionale spiccato dall'Interpol su richiesta della Svezia.

Si tratta di un altro colpo di scena, che si aggiunge a quella profusione di ingredienti che hanno già contribuito a rendere l'intera vicenda un intrigo degno delle migliori spy-story internazionali, con quell'intreccio inestricabile tra donne fatali, sesso, servizi segreti, politica internazionale e diplomazia.

La minaccia di violazione delle prerogative diplomatiche

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Julian Assange

Tempo fa, il governo britannico aveva minacciato di considerare giuridicamente fondato, e quindi di non escludere, un intervento di forza della polizia nella sede diplomatica dell'Ecuador, infrangendone l'immunità diplomatica, pur di assicurarsi la cattura e l'estradizione di Assange. In seguito, la Gran Bretagna sembrava essere giunta a più miti consigli: da più parti, infatti, autorevoli commentatori e istituzioni politiche amiche, avevano fatto notare, anche attraverso canali riservati, l'estrema problematicità di un tale atto di violenza, che, oltre allo strascico di questioni di diritto internazionale, avrebbe costituito comunque un imbarazzante e inopportuno precedente, per di più proveniente proprio dal mondo occidentale, in grado di giustificare analoghi exploit da parte di stati e regimi dai profili e dagli assetti politici più inaffidabili e instabili. Infatti, a quel primo aggressivo e poco ponderato proclama, aveva fatto seguito una prudente quanto repentina marcia indietro, annunciata da una smentita ufficiale.

Esclusa, quindi, un'eclatante violazione della rappresentanza diplomatica, rimaneva però aperta la questione delle possibili reazioni del Regno Unito a un eventuale tentativo di trasferimento di Assange dalla sede diplomatica ecuadoriana, in Hans Crecent street, all'aeroporto, tramite qualche sorta di salvacondotto, o all'interno di un autoveicolo protetto da immunità diplomatica.

La fuga di notizie

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Augusto Pinochet negli anni '90

La risposta la si è avuta ieri, 23 agosto 2012, quando uno scatto indiscreto e fortunato di un fotografo ha immortalato una cartelletta tenuta sottobraccio da uno dei poliziotti che presidiano l'ambasciata ecuadoregna da giorni, da quando, cioè, Assange vi si è rifugiato nel tentativo di sottrarsi all'estradizione verso la Svezia, dopo che tutti i tentativi legali di resistere erano stati respinti. Sulla quella cartella, tenuta aperta, vi era un foglio tenuto da un fermo metallico a scatto. È bastato un ingrandimento dell'immagine per rivelare alla stampa internazionale che quel foglio sottobraccio conteneva nientemeno le regole di ingaggio impartite alla polizia inglese al fine di fronteggiare l'eventualità di un'uscita di Assange dall'ambasciata.

Le direttive alla polizia londinese

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Si è scoperto, così, che pur di catturare Assange, il Regno Unito non si farà fermare da nulla: non appena proverà a uscire dall'ambasciata, su automobile, o impacchettato, ma comunque protetto dall'immunità diplomatica, la polizia non dovrà farsi scrupolo di un'effrazione, in barba a ogni ogni sorta di immunità o prerogativa.

Dunque, l'eventuale veicolo che tentasse di allontanarsi portando a bordo Assange, sarà fermato senza indugio alcuno, a ogni costo, e quindi aperto con la forza, al fine di assicurare il trasportato alla giustizia svedese. Lo stesso scenario si prefigura nel caso in cui si tentasse di far uscire il rifugiato all'interno di un collo classificato come valigia diplomatica. Anche in quel caso, secondo le istruzioni impartite alle forze di polizia, il collo dovrà essere sottratto con la forza.

La solerzia di Downing Street e il paragone con il caso Pinochet

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Si tratta di una gaffe non da poco: una fuga di notizie di una tale portata (ironia della sorte, proprio sulle contromisure per perseguire il grande divulgatore di file classificati), per di più su un documento così riservato, portato sottobraccio, con incauta nonchalance, da un maldestro operatore di polizia, getta un'ombra davvero pessima sull'efficienza e sulla integrità di Scotland Yard.

Ma questa nuova vicenda rivela anche, ancora una volta, l'incredibile solerzia, sottolineata da molti osservatori e commentatori, che il governo britannico sta mettendo in campo pur di assicurare l'estradizione al sospettato Assange. La mente di quegli stessi commentatori è andata indietro nel tempo a ben altra epoca, gli anni '90, in cui altrettanto accanimento non si vide invece all'opera quando si trattò di concedere l'estradizione in Spagna di Augusto Pinochet, colpito anche lui da un mandato di cattura internazionale. In quell'occasione, si ricorda, il Regno Unito si trovò a traccheggiare a lungo sull'estradizione, e si risolse infine a non concederla. Un caso simile a quello di Assange, ma quella volta, è stato anche fatto notare, era in gioco un'accusa per crimini contro l'umanità, una faccenda ben po' più seria del goldone risparmiato da Assange.

Fonti

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