Storia della Manciuria

La storia della Manciuria pur avendo sviluppato caratteristiche proprie, è strettamente correlata agli eventi che più in generale hanno caratterizzato il resto dell'Asia orientale. Situata nell'attuale Cina nord-orientale e confinante con Mongolia, Corea e Siberia; quest'area ha avuto un'importanza strategica e culturale significativa nel corso dei secoli, fungendo da crocevia per diverse civiltà e popoli.

Collocazione della Manciuria
Voce principale: Manciuria.

Preistoria e antichità

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Durante il Paleolitico, la Manciuria era abitata da gruppi di cacciatori-raccoglitori. Le evidenze archeologiche indicano che gli esseri umani abitavano la regione già circa 100.000 anni fa. I siti di scavo, soprattutto quelli di Liaoning, hanno rivelato strumenti litici, ossa di animali e altri reperti che testimoniano la presenza di antichi gruppi umani. Questi primi abitanti erano probabilmente nomadi che si spostavano stagionalmente per seguire le migrazioni degli animali e raccogliere risorse vegetali.[1]

Con l'avvento del Mesolitico, si osserva un cambiamento nelle tecniche di sussistenza. I gruppi umani iniziarono a stabilirsi in insediamenti semi-permanenti e a sviluppare nuove tecniche. Le evidenze archeologiche indicano che la Manciuria era ricca di risorse naturali, tra cui pesci, selvaggina e piante commestibili. Le popolazioni locali iniziarono a sfruttare questi beni in modo più sistematico, sviluppando pratiche di pesca e raccolta più sofisticate. Questo periodo è caratterizzato dalla diversificazione delle culture materiali e dai primi segni di aggregazione sociale più complessa. Nel Neolitico, che in Manciuria iniziò intorno al 5000 a.C., si assistette a un ulteriore sviluppo. Questo periodo è segnato dall'introduzione dell'agricoltura, che portò a un cambiamento significativo nel modo di vita delle popolazioni locali. I gruppi iniziarono a coltivare cereali come il miglio e il riso, che divennero le basi della loro nutrizione. La domesticazione degli animali, come maiali e bovini, contribuì a una maggiore stabilità alimentare. Le comunità divennero più stabili e iniziarono a costruire villaggi, segnando l'inizio dell'urbanizzazione nella regione mancese. I reperti archeologici rinvenuti presso i siti di Tieling e Fushun, mostrano che le comunità neolitiche della Manciuria svilupparono anche forme di artigianato, tra cui la ceramica e l'intaglio del legno. Questi oggetti non solo erano utili nella vita quotidiana, ma riflettevano anche le credenze e le pratiche culturali delle popolazioni. Le ceramiche erano decorate con motivi geometrici e simbolici, suggerendo una correlazione con la sfera spirituale.[2]

Dopo il 1000 a.C., la Manciuria era abitata da diverse tribù nomadi e agricoltori. Tra i gruppi più noti vi erano i Jurchen, che si sono affermati nel corso del tempo come uno dei principali popoli della regione. Questi popoli praticavano un'economia mista di agricoltura e pastorizia, sfruttando le risorse naturali abbondanti della Manciuria, come foreste, fiumi e praterie. La Manciuria era all'epoca anche un importante crocevia di culture. Le rotte commerciali che attraversavano la regione facilitavano gli scambi tra le popolazioni di cinesi, coreani e mongoli. Le influenze culturali e si mescolavano dando vita a una società dinamica e in continua evoluzione.[3]

Regno di Goguryeo

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Mappa che mostra i regni coreani e la loro estensione verso la Manciuria

La Manciuria ha avuto un ruolo cruciale nella storia della Corea, in particolare durante il periodo di esistenza del regno di Goguryeo (37 a.C. - 668 d.C.). Questo regno era uno dei Tre Regni di Corea, insieme a Baekje e Silla. Il suo dominio si estendeva su una vasta area che includeva, oltre alla Corea centro-settentrionale, anche porzioni della Manciuria. La storia di Goguryeo è caratterizzata da conquiste militari, sviluppo culturale e tensioni con le potenze circostanti, in particolare con la Cina.[4]

Goguryeo fu fondato da Dongmyeong, un leggendario capo tribale. Inizialmente si sviluppò come una piccola entità politica, tuttavia nel corso dei secoli seguenti il regno espanse il suo territorio raggiungendo la sua massima estensione verso il principio del IV secolo. In quel periodo il regno conquistò buona parte della Manciuria e della Cina settentrionale, sconfiggendo diverse dinastie cinesi, tra cui la dinastia Wei del Nord. Gwanggaeto il Grande è considerato uno dei più grandi sovrani di Goguryeo, e la sua espansione territoriale ha avuto un impatto significativo sulla geopolitica della regione. La Manciuria dotata di ingenti ricchezze naturali e di una rilevante posizione strategica, era di grande interesse per i sovrani di Goguryeo. L'area era inoltre abitata da diverse etnie e tribù, molte delle quali erano in conflitto tra loro. Goguryeo approfittando di queste divisioni riuscì a sottomettere diverse tribù mancesi e a integrare le loro popolazioni nel proprio regno. Questa espansione non fu soltanto militare, ma anche commerciale e culturale. Goguryeo stabilì rotte commerciali che collegavano la Manciuria con la Corea e la Cina, facilitando lo scambio di beni, idee e culture.[5]

Un aspetto significativo della storia di Goguryeo in Manciuria è la sua interazione con le popolazioni locali. Il regno non si limitarono a conquistare, ma cercò anche di assimilare le culture locali. Ciò portò a un arricchimento culturale reciproco, con l'influenza della cultura di Goguryeo che si diffuse anche tra le tribù della Manciuria. L'arte, l'architettura e le pratiche religiose di Goguryeo si mescolarono con quelle delle popolazioni locali, creando una sinergia culturale che è ancora visibile oggi. Tuttavia l'espansione di Goguryeo non fu priva di conflitti. La rivalità con le dinastie cinesi, in particolare con la Dinastia Sui e la Dinastia Tang, portò a guerre e battaglie significative. La Manciuria divenne un campo di battaglia strategico in questi violenti conflitti, con le forze di Goguryeo che spesso affrontavano eserciti cinesi in territorio mancese. Tra le battaglie più celebri ci fu la Battaglia di Salsu nell'anno 612, in cui le forze di Goguryeo inflissero una pesante sconfitta agli invasori, dimostrando così la resilienza e la determinazione del regno.[6]

Nonostante le vittorie riportate, Goguryeo dovette affrontare anche momenti di crisi. Dopo la morte del re Gwanggaeto il Grande, il regno attraversò un periodo di instabilità politica, che portò a conflitti interni e a una diminuzione del potere centrale. La Manciuria, pur rimanendo una parte importante del regno, iniziò a essere più vulnerabile agli attacchi esterni. La crescente pressione delle dinastie cinesi, unite agli attacchi delle forze di Silla a sud, portarono alla graduale erosione del potere di Goguryeo. Il regno di Goguryeo si concluse nel 668 con la conquista da parte di Silla, sostenuta dalla dinastia Tang.[7]

Medioevo

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Bandiera della Dinastia Jīn

Nel X secolo d.C., i Jurchen hanno assunto un ruolo di preminenza con la fondazione della Dinastia Liao da parte del popolo Kitai, un gruppo etnico di stirpe mongola. I Kitai riuscirono a unificare varie tribù e a stabilire un dominio che si estendeva su gran parte della Cina settentrionale, ma la loro supremazia fu messa in discussione dai Jurchen, che si ribellarono in seguito. Nel 1115 i Jurchen, sotto la guida di Aguda fondarono la Dinastia Jīn. Questa nuova dinastia si dimostrò particolarmente aggressiva e riuscì a sconfiggere i Kitai, consolidando il loro potere nella Manciuria e nel nord della Cina. I Jīn adottarono molti aspetti della cultura cinese, inclusi la scrittura e le istituzioni amministrative. La Dinastia Jīn continuò a dominare la Manciuria e parte della Cina settentrionale. Durante questo periodo, i Jurchen consolidarono il loro potere e ampliarono i loro territori, scontrandosi frequentemente con la Dinastia Song.[8]

Mongoli e Dinastia Yuan

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All'inizio del XIII secolo, i mongoli sotto la guida di Gengis Khan iniziarono a espandere il loro dominio, che sarebbe diventato uno dei più grandi della storia mondiale. Gengis Khan unificò le tribù mongole e intraprese una serie di campagne militari che portarono alla conquista di vaste aree dell'Asia centrale e dell'Estremo oriente. Nel 1211 i mongoli iniziarono la loro invasione della Cina settentrionale, un'area che includeva anche la Manciuria, allora abitata da diverse tribù già menzionate, tra cui i Jurchen che avevano fondato la Dinastia Jīn. L'occupazione mongola della Manciuria fu un passaggio cruciale nella conquista della Cina. Gli invasori, che erano noti per la loro abilità strategica e militare, sconfissero le popolazioni autoctone e si stabilirono in queste terre. Tale periodo è caratterizzato da una notevole interazione culturale ed economica tra i popoli mongolici e quelli locali. I mongoli pur essendo una popolazione nomade, adottarono alcune pratiche agricole e commerciali delle comunità sedentarie.[9]

Nel 1260, Kublai Khan (nipote di Gengis), divenne il Gran Khan dell'Impero mongolo. Sotto la sua guida i mongoli completarono la conquista della Cina e nel 1271 fondarono ufficialmente la Dinastia Yuan, dichiarando Pechino come capitale imperiale. La Dinastia Yuan rappresentò la prima volta nella storia che un governo straniero, esercitava il potere sulla totalità della Cina attuale. La Manciuria divenne una regione di crescente importanza strategica, difatti Kublai Khan implementò varie riforme per integrare le diverse etnie e culture sotto il suo controllo. Le politiche di tolleranza religiosa e culturale permisero una certa coesistenza tra mongoli, cinesi Han, manciù e le altre minoranze etniche dell'impero. Tuttavia, non mancarono tensioni etniche e conflitti, in parte dovuti al sistema di classi sociali stabilito dagli occupanti, che privilegiava i nobili mongoli rispetto alle altre etnie.[10]

La Dinastia Yuan cercò di migliorare le infrastrutture e l'economia. Sotto il governo mongolo furono costruiti strade e canali, facilitando il commercio e i trasporti. La Via della Seta, che collegava la Cina all'Europa, vide un notevole incremento del traffico commerciale durante questo periodo, contribuendo a scambi culturali senza precedenti. Nonostante i progressi, il governo mongolo affrontò numerose sfide. Le difficoltà economiche, le carestie e le ribellioni locali minarono la stabilità della dinastia. Nel XIV secolo, le tensioni etniche e le insoddisfazioni popolari portarono a una crescente opposizione contro il dominio mongolo. Quindi le rivolte culminarono con la Rivolta dei Turbanti Rossi, un movimento di contadini e diseredati che si opponeva al regime degli Yuan. Nel 1368 la Dinastia Ming, fondata da Zhu Yuanzhang, un ex monaco buddista, rovesciò la Dinastia Yuan, segnando la fine del dominio mongolo in Cina. Dopo la caduta degli Yuan, i mongoli si ritirarono principalmente nelle terre d'origine, continuando però a esercitare un'importante influenza sulla Manciuria ancora a lungo.[11]

Dinastia Ming

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All'inizio della Dinastia Ming, la Manciuria era organizzata in clan che vivevano principalmente di agricoltura e caccia. La nuova dinastia regnante, consapevole della crescente instabilità nella regione, cercò di stabilire relazioni diplomatiche con i Jurchen, sperando di mantenere la pace e prevenire le incursioni. Tuttavia, la situazione si rivelò più complessa del previsto. Durante il regno dell'imperatore Yongle (1402-1424), i Ming espansero la loro influenza in Manciuria, tentando di consolidare il proprio controllo sulla regione. Adottarono una politica di sinizzazione, cercando di assimilare le popolazioni locali attraverso la promozione della cultura e della lingua cinese. Tuttavia nonostante gli sforzi, le popolazioni mancesi mantennero una forte identità culturale e sociale, rimanendo spesso in conflitto con i Ming. Nel corso del XVI secolo, gli abitanti della Manciuria iniziarono a riunirsi sotto la guida di leader carismatici come Nurhaci, precursore di quella che poi sarebbe divenuta la Dinastia Qing. Nurhaci riuscì a unificare i vari clan locali creando uno Stato centralizzato. Ciò fu possibile approfittando delle tensioni tra i Ming e le tribù nomadi. Le tensioni culminarono all'inizio del XVII secolo, quando gli eserciti della Manciuria iniziarono a lanciarsi in attacchi contro le fortificazioni della Dinastia Ming. Nel 1618 Nurhaci dichiarò guerra alla Cina Ming, segnando l'inizio di una serie di conflitti che avrebbero portato alla caduta della dinastia. Nonostante i tentativi di resistenza da parte dei cinesi, le forze nemiche si dimostrarono sempre più aggressive e meglio organizzate. Nel 1644 la Dinastia Ming cadde definitivamente a causa della letale combinazione tra ribellioni interne e invasione manciù. Con la conquista di Pechino, i manciù stabilirono la Dinastia Qing, che governò la Cina fino al XX secolo. La transizione dalla dinastia Ming a quella Qing segnò una significativa evoluzione nella storia cinese, con la Manciuria che passò da una regione periferica a uno dei centri di potere del grande impero.[12]

Dinastia Qing

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Bandiera della Dinastia Qing

Prima dell'ascesa della Dinastia Qing, i manciù vivevano in clan tribali e si dedicavano principalmente alla caccia, all'agricoltura e al commercio. Nel corso del XVII secolo, sotto la guida di Nurhaci iniziarono a unificarsi e a espandere il loro territorio. La Manciuria divenne il cuore della Dinastia Qing, e i manciù furono in grado di mantenere una forte identità culturale e politica durante il loro regno. La dinastia adottò molte pratiche culturali cinesi, ma conservò anche elementi della loro tradizione. I Qing implementarono un sistema di governo che integrava i funzionari cinesi e manciù, creando una burocrazia sino-centrica. La lingua mancese fu promossa come lingua ufficiale accanto al cinese, ma con il tempo la sua diffusione diminuì. In quel periodo furono attuate politiche che miravano a stabilire un equilibrio tra le diverse etnie e a mantenere il controllo capillare sul vasto impero. La strategia divide et impera fu utilizzata per mantenere la pace tra le diverse popolazioni. I manciù pur essendo una minoranza, mantennero il monopolio sulle posizioni di potere, creando un apparato governativo che rifletteva le loro necessità e interessi. Durante il regno di Kangxi, la Manciuria conobbe un periodo di grande prosperità. La Dinastia Qing promosse l'agricoltura e il commercio, migliorando le infrastrutture e i sistemi di irrigazione. La regione divenne un importante centro di produzione agricola, contribuendo alla stabilità economica dell'impero cinese. Tuttavia questa prosperità non era priva di tensioni, giacché le politiche agrarie e le imposizioni fiscali provocarono malcontento tra i contadini e gli altri ceti delle popolazioni rurali. Le tensioni etniche e le rivalità tra le differenti comunità aumentarono, in particolare con la crescente influenza della cultura e della lingua cinese. Con il passare del tempo, la Dinastia Qing iniziò a mostrare segni di declino. Nel XIX secolo, l'impero affrontò numerose sfide interne ed esterne, tra cui le guerre dell'oppio, le ribellioni contadine come quella dei Taiping e l'intervento delle potenze coloniali. Inoltre la Manciuria, essendo strategicamente situata in una posizione vantaggiosa, divenne oggetto di contesa tra Russia e Giappone, che forti di una potenza militare di tutto rispetto, cercarono di espandere la loro influenza nella regione. Il crollo finale dei Qing avvenne nel 1912, con la proclamazione della Repubblica di Cina.[13]

Occupazione giapponese

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Una parata dell'Esercito imperiale del Manciukuò

Le radici dell'invasione giapponese della Manciuria risalgono alla fine del XIX secolo, quando l'Impero del Giappone emerse come potenza imperialista. Dopo la vittoria nella Prima guerra sino-giapponese, il Giappone ottenne il controllo di Taiwan e acquisì interessi significativi appunto in Manciuria. La Guerra russo-giapponese consolidò ulteriormente l'influenza nipponica in Asia orientale, con i giapponesi che ottennero il controllo delle ferrovie nella Manciuria meridionale e nella penisola di Liaodong. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la Manciuria divenne un obiettivo strategico per il Giappone, che cercava di espandere la sua sfera di influenza. Le tensioni con la Cina aumentarono, specialmente dopo l'instabilità politica e sociale che seguì la caduta della dinastia Qing. Negli anni '20, il Giappone iniziò a sostenere militarmente e politicamente i signori della guerra locali, preparando il terreno per la futura occupazione.[14]

Il 18 settembre 1931, l'Incidente di Mukden segnò l'inizio dell'occupazione giapponese in Manciuria. Un'esplosione ferroviaria attribuita a sabotaggi comunisti, fu utilizzata come pretesto per un'invasione su vasta scala. Le forze dell'Esercito imperiale giapponese, ben addestrate ed equipaggiate, avanzarono rapidamente, catturando le principali città della regione. L'anno successivo il Giappone proclamò la creazione dello stato fantoccio di Manciukuò, guidato dall'ex imperatore cinese Pu Yi, che era stato deposto nel 1912. Il Manciukuò era concepito come un'entità autonoma, ma in realtà era sotto il controllo diretto del Giappone. Lo stato fu presentato come un tentativo di salvare la Manciuria dalla corruzione e dalla disgregazione cinese, ma in realtà serviva gli interessi imperialisti giapponesi. Sotto il regime del Manciukuò, il Giappone implementò una serie di politiche economiche e sociali destinate a sfruttare le risorse della Manciuria. La regione era ricca di minerali, carbone e terreni agricoli di cui i giapponesi volevano servirsi, così avviarono un’intensa attività di industrializzazione e sfruttamento agricolo. La costruzione di infrastrutture, come nuove ferrovie e impianti industriali, era finalizzata a facilitare l'estrazione delle risorse e il trasporto verso il Giappone. Tuttavia la vita quotidiana dei cittadini mancesi fu segnata da una forte repressione. Il regime giapponese impose un controllo rigoroso, limitando le libertà civili e reprimendo qualsiasi forma di dissenso. L'occupazione nipponica portò anche a un massiccio spostamento di popolazione con l'immigrazione di giapponesi nella regione, in cerca di opportunità economiche e una vita migliore. Le politiche giapponesi erano caratterizzate da un massiccio tentativo di assimilazione culturale. Le autorità promuovevano la lingua e la cultura giapponese, cercando di ridurre l'influenza e l'identità cinese. Le scuole furono trasformate per insegnare la tradizione giapponese e i valori imperiali, mentre la propaganda enfatizzava la superiorità giapponese e la necessità di attuare il panasiatismo sotto il dominio giapponese.[15]

Nonostante il controllo giapponese, la resistenza contro l'occupazione non tardò a manifestarsi. Diversi movimenti partigiani locali, tra cui il Kuomintang e il Partito Comunista Cinese, organizzarono operazioni di guerriglia contro le forze occupanti. Questi conflitti si intensificarono nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando la resistenza cinese contro il Giappone si unì a quella di altri paesi dell'Asia orientale. La situazione in Manciukuò divenne sempre più complessa con l'avvicinarsi della guerra. Le atrocità commesse dalle forze nipponiche, tra cui il noto Massacro di Nanchino, alimentarono il risentimento e la rabbia tra la popolazione cinese nei confronti dei giapponesi, i quali d'altra parte cercarono di mantenere il controllo attraverso una brutalità crescente, con arresti, torture ed esecuzioni di dissidenti. L'occupazione giapponese della Manciuria giunse a una svolta con l'ingresso del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale. Con l’espansione del conflitto, le forze armate giapponesi furono costrette a combattere su più fronti, di conseguenza la resistenza cinese si intensificò. Nel 1945 alla fine della guerra, il Giappone si arrese incondizionatamente e così le forze sovietiche e maoiste soppressero il Manciukuò. La Manciuria tornò sotto il controllo cinese. Tuttavia la guerra civile tra il Partito Comunista Cinese e il Kuomintang portò a un ulteriore periodo di instabilità. Nel 1949 il Partito Comunista guidato da Mao Zedong, prese il controllo della Cina e la Manciuria divenne una parte fondamentale della nuova Repubblica Popolare Cinese.[16][17]

Era contemporanea

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Le attuali infrastrutture urbane di Harbin testimoniano la crescente prosperità della Manciuria

La Manciuria, essendo una delle regioni industriali più sviluppate della Cina, assunse un ruolo cruciale nel nuovo regime. Il governo maoista avviò una serie di riforme agrarie e industriali, mirate a modernizzare l'economia locale e a consolidare il controllo politico. Nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della Repubblica Popolare, la Manciuria divenne un centro di sviluppo industriale, con la creazione di numerose fabbriche e impianti di produzione notevoli. Negli anni '50 la regione beneficiò delle politiche di industrializzazione e collettivizzazione promosse dal governo. Tuttavia, queste politiche portarono anche a difficoltà economiche e sociali, culminando nella Grande carestia cinese, che colpì gravemente l'intera nazione, inclusa la Manciuria. La carestia causò milioni di morti e una pesante crisi che costrinse il governo a rivedere le sue strategie. Con la morte di Mao Zedong nel 1976 e l'emergere di Deng Xiaoping come leaderdel paese, la Manciuria iniziò a sperimentare un periodo di riforma economica. Il nuovo presidente promosse l'apertura economica e la ristrutturazione, introducendo elementi di economia di mercato. Questo portò a un notevole aumento degli investimenti esteri e a una rapida crescita economica. La Manciuria grazie alla sua posizione strategica e alla presenza di ingenti risorse naturali, divenne un'area chiave per l'industrializzazione e l'urbanizzazione della Cina. Nei decenni seguenti ci fu una trasformazione significativa. Le città come Shenyang, Dalian e Harbin si svilupparono come centri industriali moderni e attrattivi per gli investimenti stranieri. Tuttavia, la transizione da un'economia pianificata a un'economia di mercato non fu priva di difficoltà. Molte delle industrie statali, ereditate dal periodo maoista, si trovarono in crisi a causa della concorrenza e della mancanza di innovazione. Questo portò a un alto tasso di disoccupazione e a forti tensioni sociali. All'inizio del XXI secolo, la Manciuria ha continuato a cercare di adattarsi alle nuove dinamiche economiche. Il governo cinese nel 2003 ha implementato il "Piano di sviluppo della Manciuria", mirato a rilanciare l'economia della regione attraverso investimenti in infrastrutture, innovazione tecnologica e sviluppo sostenibile. Questo ha portato alla realizzazione di zone economiche speciali e a progetti di cooperazione con paesi più industrializzati come la Corea del Sud e il Giappone. Nonostante i progressi, la crescita economica ha portato a problemi ambientali e a una crescente disparità economica tra le aree urbane e rurali. Inoltre le tensioni etniche tra la popolazione cinese e le minoranze (come mancesi e coreani), hanno sollevato preoccupazioni.[18]

  1. ^ Paleolitico, su agi.it.
  2. ^ Mesolitico, su treccani.it.
  3. ^ Popolo jurchen, su kelebeklerblog.com.
  4. ^ I tre regni coreani, su treccani.it.
  5. ^ Espansione di Goguryeo, su history-maps.com.
  6. ^ Battaglia di Salsu, su history-maps.com.
  7. ^ Gwanggaeto, su history-maps.com.
  8. ^ Dinastia Jin, su museocineseparma.org.
  9. ^ Pax mongolica, su festivaletteratura.it.
  10. ^ Dinastia Yuan, su cinaoggi.it.
  11. ^ Rivolta dei Turbanti Rossi, su treccani.it.
  12. ^ I manciù conquistano la Cina, su storicang.it.
  13. ^ Fine dell'Impero cinese, su storicang.it.
  14. ^ Espansionismo giapponese, su nihonjapangiappone.com.
  15. ^ Creazione del Manciukuò, su it.topwar.ru.
  16. ^ Resistenza antigiapponese, su italian.cri.cn.
  17. ^ Pu Yi e l'occupazione nipponica, su storicang.it.
  18. ^ La Manciuria nella Cina moderna, su limesonline.com.

Voci correlate

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