Star Film (Indie orientali olandesi)
La Star Film è stata una casa di produzione cinematografica con sede a Batavia, nelle Indie orientali olandesi.[N 1]
Star Film | |
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Stato | Indie orientali olandesi |
Forma societaria | Società per azioni |
Fondazione | 1940 a Batavia |
Fondata da | Jo Eng Sek, Cho' Chin Hsin |
Chiusura | 1942 (Occupazione giapponese delle Indie orientali olandesi) |
Sede principale | Batavia |
Settore | Intrattenimento |
Prodotti | Film |
Fondata nel 1940 dall'imprenditore cinese etnico Jo Eng Sek e dal cameraman cinese Cho' Chin Hsin in pieno rilancio dell'industria cinematografica delle Indie, produsse soltanto cinque film in bianco e nero, dei quali due diretti dallo stesso Jo e gli altri tre da Wu Tsun.
Venne smantellata nel 1942 a seguito dell'occupazione giapponese del territorio, interrompendo la realizzazione di un ulteriore lungometraggio; tutte le sue pellicole sono oggi considerate perdute, sebbene avessero contribuito a lanciare le carriere degli attori S Waldy e Elly Yunara e a mantenere alte quelle di Saeroen e Rd Ariffien, acquisiti dalla concorrente Union Films.
Storia
modificaLa fondazione (1940)
modificaJo Eng Sek, un uomo d'affari con la passione per il cinema che aveva prodotto nel 1929 Si Tjonat di Nelson Wong, e Cho' Chin Hsin, operatore di ripresa di Shanghai, fondarono la Star Film nel 1940, occupandosi l'uno dei finanziamenti per le pellicole e l'altro dell'attrezzatura. La sede centrale era a Prinsenlaan, Batavia (l'attuale Mangga Besar, Giacarta), vicino alla concorrente gemella Union Films.[1]
Il corpus cinematografico (1941)
modificaNell'aprile 1941 uscì il primo film dell'azienda, il poliziesco Pah Wongso Pendekar Boediman (con la regia dello stesso Jo), che ebbe come attore protagonista, nel ruolo di sè stesso, L. V. Wijnhamer Jr., un lavoratore sociale indonesiano molto popolare nella comunità cinese locale.[2] Fu un grande successo commerciale e permise alla compagnia di espandersi.[3]
Jo poté assumere quindi il veterano Rd Ariffien in veste di sceneggiatore, strappandolo alla Union,[3] e pubblicizzò ampiamente l'evento, per via del grande prestigio di questi nell'ambito giornalistico e cinematografico.[4] I due però realizzarono un unico lungometraggio insieme, Tjioeng Wanara (ispirato alla leggenda sundanese Ciung Wanara così come raccontata da M. A. Salmoen nel libro pubblicato nel 1938 da Balai Poestaka).[5][6] Ad Ariffien infatti non piacque il risultato finale e il modo in cui era stato trattato il suo soggetto e scelse di ritornare al precedente studio.[3] Diversi attori del cast invece avrebbero continuato a lavorare per la Star Film fino alla fine, tra cui il comico S Waldy e la futura produttrice cinematografica Elly Joenara.[3]
L'azienda, forte comunque del trionfo commerciale dell'opera, continuò a ingrandirsi e prese come secondo regista il cinese Wu Tsun, che riuscì a completare Lintah Darat,[5] un dramma sulle vicende di una famiglia dilaniata dai rapporti con uno strozzino la cui produzione risaliva a prima di Tjioeng Wanara,[7] che venne ben accolto dalla critica.[8][9] A questo punto venne messo in cantiere un sequel di Pah Wongso Pendekar Boediman, sempre con Wu in cabina di regia e il neo-assunto Saeroen (pure lui, come Ariffien, proveniente dalla Union) alla sceneggiatura.[10][11] Distribuita come Pah Wongso Tersangka, tale commedia venne maggiormente incentrata sulle interazioni tra Waldy, Pah Wongso e il comico Sarip.[12]
Saeroen se ne andò dopo aver scritto un secondo film, Ajah Berdosa,[13] basato sulla triste storia di un paesano di nome Mardiman, il quale perde ogni suo avere per colpa di una donna "moderna".[14] Fu pubblicizzato dal periodico di Singapore The Straits Times come:[15]
«Een uiterst eenvoudig en ontroerend verhaal[...]»
«Una storia estremamente semplice e toccante[...]»
I critici lo accolsero favorevolmente[14] e la Star, sul finire dell'anno, si avviò a sviluppare un adattamento de Le mille e una notte, intitolato 1001 Malam,[5] sulla scia delle numerose trasposizioni da parte di altre case di produzione della stessa materia letteraria, come Aladin e Koeda Sembrani della Tan's Film, Moestika dari Djemar della Populair's Film e Ratna Moetoe Manikam della Java Industrial Film.[16]
L'invasione giapponese e la forzata chiusura (1942)
modificaNei primi mesi del 1942, il governo coloniale delle Indie orientali olandesi aveva cominciato a preoccuparsi della possibilità di un'invasione da parte dell'Impero del Giappone.[17] Il timore raggiunse la popolazione e a febbraio la rivista cinematografica Pertjatoeran Doenia dan Film riportò che diversi studios si sarebbero allontanati dalla capitale coloniale Batavia o sarebbero andati in pausa dalla produzione; in particolare venne riportato che la Star Film, sebbene stesse realizzando il succitato 1001 Malam, figurava tra quelle che si stavano preparando a trasferirsi.[18] Tuttavia a marzo davvero ci fu l'occupazione giapponese[5] e l'azienda fu costretta a chiudere definitivamente, insieme a tutte le altre presenti nelle Indie.[19]
Filmografia
modificaStar Film, come accennato, produsse in due anni sei lungometraggi in bianco e nero, che godettero di un'ampia distribuzione nelle Indie orientali olandesi.[5] Secondo i dati raccolti dallo storico del cinema indonesiano Misbach Yusa Biran, alcuni di essi, come Pah Wongso Pendekar Boediman, sarebbero stati visti anche nella Malesia britannica, in Cina e a Singapore.[20] Sebbene si registrino alcune proiezioni durante la seconda metà degli anni quaranta (come quelle di Tjioeng Wanara a Surabaya nel 1948[21] e di Lintah Darat a Singapore nel novembre 1949[22]), sono considerati perduti, soprattutto in seguito all'incendio che distrusse, tra il 1952 e il 1953, gran parte del magazzino della Produksi Film Negara, fatto che portò alla deliberata eliminazione di ogni bobina realizzata nel territorio.[23][24] All'epoca si girava su un'infiammabile pellicola di nitrato di cellulosa e l'antropologo visuale statunitense Karl G. Heider suggerisce che la totalità delle produzioni precedenti a quella data sia da considerarsi irrecuperabile,[25] sebbene lo storico del cinema JB Kristanto, nel suo Katalog Film Indonesia 1926-1995, riporti che diversi lungometraggi sopravvissero negli archivi della Sinematek Indonesia e il collega Misbach Yusa Biran aggiunga che a salvarsi furono numerosi film di propaganda giapponesi, sfuggiti al Servizio informazioni del governo olandese.[26]
- Pah Wongso Pendekar Boediman,[N 2] regia di Jo Eng Sek (1941)
- Tjioeng Wanara, regia di Jo Eng Sek (1941)
- Lintah Darat,[N 3] regia di Wu Tsun (1941)
- Pah Wongso Tersangka,[N 4] regia di Wu Tsun (1941)
- Ajah Berdosa,[N 5] regia di Wu Tsun (1941)
- 1001 Malam[N 6] (incompleto)
Note
modifica- Esplicative
- ^ Ora rispettivamente Giacarta e Indonesia.
- ^ Letteralmente, in italiano: Pah Wongso il guerriero giusto o Pah Wongso il guerriero colto.
- ^ Letteralmente, in italiano: Strozzino.
- ^ Letteralmente, in italiano: Pah Wongso diventa un sospetto.
- ^ Letteralmente, in italiano: Il padre peccatore.
- ^ Letteralmente, in italiano: 1001 notti, quindi Le mille e una notte.
- Fonti
- ^ Biran 2009, p. 233.
- ^ Biran 2009, p. 246.
- ^ a b c d Biran 2009, p. 276.
- ^ (ID) Warta dari Studio, in Pertjatoeran Doenia dan Film, vol. 1, 2ª ed., luglio 1941, 27–29.
- ^ a b c d e Biran 2009, p. 234.
- ^ (ID) "Tjioeng Wanara", in Pelita Rakjat, 23 giugno 1948, p. 4 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2014).
- ^ (ID) Lintah Darat, su filmindonesia.or.id, Konfiden Foundation. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2013).
- ^ (NL) 'Lintah Darat': Nieuwe productie der Star Film Coy, in De Indische Courant, 29 agosto 1941, p. 6.
- ^ (NL) Sampoerna Theater 'Lintah Darat', in Soerabaijasch Handelsblad, 20 novembre 1941, p. 6.
- ^ (ID) Pah Wongso Tersangka, su filmindonesia.or.id, Konfiden Foundation. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
- ^ Pah Wongso Tersangka, su WorldCat. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).
- ^ (ID) Studio Nieuws, in Pertjatoeran Doenia dan Film, vol. 1, 5ª ed., ottobre 1941, pp. 26–28.
- ^ (ID) Saeroen, su filmindonesia.or.id, Konfiden Foundation. URL consultato il 19 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2012).
- ^ a b (NL) Sampoerna Theater 'Ajah Berdosa', in Soerabaijasch Handelsblad, 9 gennaio 1942, p. 6. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2013).
- ^ (NL) "Ajah Berdosa", in The Straits Times, 11 novembre 1949, p. 3.
- ^ Biran 2009, p. 277.
- ^ Sardiman, p. 98.
- ^ (ID) Studio Nieuws, in Pertjatoeran Doenia dan Film, vol. 1, 9ª ed., febbraio 1942, 18–20.
- ^ Biran 2009, pp. 319, 332.
- ^ Biran 2009, p. 247.
- ^ (ID) Warta dari Studio, in Pertjatoeran Doenia dan Film, vol. 1, seconda, luglio 1941, 27–29.
- ^ (ID) Warta dari Studio, in Pertjatoeran Doenia dan Film, vol. 1, prima, giugno 1941, 18-20.
- ^ Biran 2012, p. 291.
- ^ Woodrich, p. 44.
- ^ Heider, p. 14.
- ^ Biran 2009, p. 351.
Bibliografia
modifica- (ID) Misbach Yusa Biran, Sejarah Film 1900–1950: Bikin Film di Jawa, Komunitas Bamboo e Dewan Kesenian Jakarta, 2009, ISBN 978-979-3731-58-2.
- (ID) Misbach Yusa Biran, Film di Masa Kolonial, in Indonesia dalam Arus Sejarah: Masa Pergerakan Kebangsaan, V, Kementerian Pendidikan dan Kebudayaan, 2012, ISBN 978-979-9226-97-6.
- (EN) Karl G. Heider, Indonesian Cinema: National Culture on Screen, University of Hawaii Press, 1991, ISBN 978-0-8248-1367-3.
- (EN) Raphaël Millet, Singapore Cinema, Editions Didier Millet, 2006, ISBN 978-981-4155-42-7.
- (ID) Sardiman, Guru Bangsa: Sebuah Biografi Jenderal Sudirman, Ombak, 2008, ISBN 978-979-3472-92-8.
- (EN) Christopher A. Woodrich, Ekranisasi Awal: Bringing Novels to The Silver Screen in The Dutch East Indies, Yogyakarta, Gadjah Mada University Press, 2014.