Romolo Briglia (Massa Apuania, 10 settembre 1912Gondar, 8 luglio 1938) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2].

Romolo Briglia
NascitaMassa Apuania, 10 settembre 1912
MorteGondar, 8 luglio 1938
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea.
RepartoXXVII Battaglione coloniale
Anni di servizio1929-1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreGuerra d'Etiopia
CampagneArbegnuoc
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

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Nacque a Massa Apuania il 10 settembre 1912, figlio di Onorato e Fernisia Baldassari.[2] Conseguito il diploma presso l'Istituto d'arte di Massa, si arruolò nel Regio Esercito e nel novembre 1933 venne ammesso alla Scuola allievi ufficiali di complemento di Milano uscendone con il grado di sottotenente nel giugno 1934, assegnato al 3º Reggimento bersaglieri.[1] Presentatosi al reggimento nel febbraio dell’anno successivo, pochi mesi dopo, nel giugno, partiva con il reggimento mobilitato per l'Africa Orientale sbarcando a Massaua, in Eritrea, il 26 dello stesso mese. Dopo avere partecipato alla guerra d'Etiopia fin dall'inizio delle ostilità, chiese di rimanere in Africa Orientale Italiana e nell'agosto 1936 fu trasferito in servizio nel Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea.[1] Assegnato al XXVII Battaglione coloniale gli venne affidato il comando di una compagnia, con la quale prese parte per circa due anni a numerose azioni di grande polizia coloniale.[1] Rimasto gravemente ferito nel ciclo operativo del 23-28 giugno, si spense dieci giorni dopo presso l'ospedale militare territoriale di Gondar.[1] Con Regio Decreto 5 dicembre 1940 del fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una via di Massa porta il suo nome.[2]

Onorificenze

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«Comandante di compagnia col compito di tenere ad ogni costo una posizione dominata e battuta dal fuoco nemico, resisteva animosamente, incitando gli uomini con la voce e con l’esempio. Gravemente ferito al torace, rifiutava ogni cura e continuava nell’azione finché l’avversario non era definitivamente respinto. Cinque giorni dopo, delineatosi un attacco di nemici in forze, nonostante la grave ferita, accorreva generosamente sulla linea del fuoco, pregiudicando così il decorso già grave della ferita. Moriva poi serenamente, immolando la sua giovane vita alla grandezza della Patria. Passo Cianch-Bosà, 23-28 giugno 1938.[3]»
— Regio Decreto 5 dicembre 1940.
«Comandante di un plotone avanzato durante un attacco alle posizioni nemiche, improvvisamente contrattaccato dall'avversario all'arma bianca, con la sua azione energica e coraggiosa era di esempio ai propri bersaglieri nel fronteggiare risolutamente l'avversario. Alture di Belesat-Amba Aradam, 15 febbraio 1936

Annotazioni

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  1. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c d Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 311.
  3. ^ Medaglia d'oro al valor militare, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia

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  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale - II. La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-46947-6.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 311.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • Briglia, Romolo, su Combattenti liberazione. URL consultato l'11 gennaio 2022.