Questione triestina
La questione triestina (o questione giuliana) si riferisce alla disputa tra Italia e Jugoslavia sui territori della Venezia Giulia, e in particolare su Trieste e le aree limitrofe, nella parte finale della seconda guerra mondiale e durante il successivo dopoguerra. Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920. Dopo la resa dell'Italia nel 1943 e l'occupazione militare tedesca tra il 1943 e il 1945, al termine della seconda guerra mondiale il territorio fu occupato militarmente dalla Jugoslavia.
La situazione dopo l'armistizio di Cassibile
modificaAll'indomani della firma dell'armistizio di Cassibile il governo provvisorio siglò alcuni accordi con gli Alleati che rimandavano la definizione dei confini orientali dello Stato al termine della guerra. In risposta all'armistizio, i tedeschi già il 18 settembre occuparono militarmente ed amministrativamente il nord-est italiano, fondando la Zona d'operazioni del Litorale adriatico (comprendente i territori delle province di Trieste, di Udine, di Gorizia, di Pola, di Fiume e - istituita ex novo dopo l'invasione e la spartizione della Slovenia - di Lubiana), controllata direttamente dai tedeschi fino al 1945. La regione fu teatro di aspri combattimenti e violenze tra gli italiani della R.S.I. e le truppe tedesche da un lato, e dall'altro tanto i partigiani jugoslavi dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, comandati da Tito, quanto i partigiani delle varie anime della Resistenza italiana.
Dal 1º maggio al 12 giugno 1945
modificaI nazisti tennero Trieste fino al 1º maggio 1945, quando, dopo intensi bombardamenti alleati, i partigiani jugoslavi del generale Dušan Kveder riuscirono ad occupare la città, battendo sul tempo i neozelandesi del generale Bernard Freyberg che, appoggiati dai partigiani della Divisione Osoppo, si erano inutilmente impegnati nella "corsa per Trieste" (race for Trieste). Kveder proclamò l'annessione di Trieste e dei territori limitrofi alla nascente Federazione Jugoslava quale sua settima repubblica autonoma, mentre Tito, appoggiato dalle formazioni partigiane comuniste di italiani che vi operavano, poteva affermare di avere il controllo di tutta la Venezia Giulia.
La situazione creatasi non soddisfaceva gli anglo-americani e il generale Harold Alexander, su indicazione di Winston Churchill, riuscì, dopo la firma dell'accordo di Belgrado del 9 giugno 1945 che stabiliva la linea Morgan, la nuova linea di demarcazione lungo il corso dell'Isonzo e fino a est/sud-est di Muggia, a ottenere il 12 giugno il ritiro dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia e il passaggio di Trieste e Gorizia, nonché (20 giugno) di Pola, a un "Governo militare alleato", che assunse il controllo anche di Rovigno e di Parenzo.
Gli accordi di Belgrado (1945) ed il Trattato di Parigi (1947)
modifica
Zona A del TLT;
Zona B del TLT.
Il Territorio Libero di Trieste, istituito nel 1947 dagli accordi di pace di Parigi, durò de facto fino al Memorandum di Londra (1954) e de iure fino al trattato di Osimo (1975), quando la Zona A del TLT venne incorporata all'Italia e la Zona B del TLT alla Jugoslavia.
Con gli accordi di Belgrado (giugno 1945) la Venezia Giulia venne suddivisa in due zone (Zona A e Zona B) delimitate dalla Linea Morgan, amministrate militarmente dagli Alleati e dagli jugoslavi.
Il 2 giugno 1946 si svolse il referendum istituzionale a seguito del quale gli italiani scelsero la Repubblica, ma la Venezia Giulia (Province di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume), pur essendo formalmente ancora sotto sovranità italiana, non partecipò alla consultazione per le pressioni jugoslave sui governi alleati. Per calmare gli animi il Governo militare alleato (AMG in inglese) concesse il passaggio del Giro d'Italia, poi bersagliato dalle proteste degli attivisti filo-sloveni, culminate nello scontro di Pieris. Allo stesso modo i cittadini della Venezia Giulia non poterono partecipare alle elezioni della nuova Assemblea Costituente.
Il 10 febbraio del 1947 fu firmato il trattato di pace dell'Italia, che istituì il Territorio Libero di Trieste (TLT), costituito dal litorale triestino e dalla parte nordoccidentale dell'Istria, provvisoriamente diviso in una Zona A amministrata dal Governo militare alleato e in una Zona B amministrata dall'esercito jugoslavo, in attesa della creazione degli organi costituzionali del nuovo Stato.
Il TLT fu teatro di numerosi disordini: in occasione della firma del trattato di pace, la maestra Maria Pasquinelli uccise a Pola il generale inglese Robert de Winton, comandante delle truppe britanniche. All'entrata in vigore del trattato (15 settembre 1947) corse addirittura voce che le truppe jugoslave della zona B avrebbero occupato Trieste.[1] Negli anni successivi la diplomazia italiana cercò di ridiscutere gli accordi di Parigi per chiarire le sorti di Trieste, senza successo.
Nel frattempo continuavano scontri e disordini a Trieste:
- l'8 marzo 1952 una bomba uccise alcuni manifestanti di un corteo italiano;
- nell'agosto-settembre 1953 il governo italiano inviò truppe lungo il confine con la Jugoslavia;
- nel novembre del 1953, durante la cosiddetta Rivolta di Trieste, si registrarono ulteriori vittime (Pierino Addobbati, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia e Antonio Zavadil), che ricevettero in seguito la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la motivazione:
«...Animato da profonda passione e spirito patriottico partecipava ad una manifestazione per il ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale, perdendo la vita in violenti scontri di piazza. Nobile esempio di elette virtù civiche e amor patrio, spinti all'estremo sacrificio. ...»
L'accordo del 5 ottobre 1954
modificaLa situazione si chiarì solo il 5 ottobre 1954 quando, col Memorandum di Londra, la Zona "A" del Territorio libero di Trieste passò all'amministrazione civile del governo italiano, mentre l'amministrazione del governo militare jugoslavo sulla Zona "B" passò al governo della Repubblica socialista. Gli accordi prevedevano inoltre alcune rettifiche territoriali a favore della Jugoslavia, fra cui il centro abitato di Albaro Vescovà con alcune aree appartenenti al comune di Muggia (pari a una decina di km²). Il 4 novembre 1954 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi si recò a Trieste. Nel corso del suo breve discorso affermò:
«... Voi triestini, per giungere alla meta, avete discusso clausola per clausola, parola per parola, per lunghi mesi l'accordo or firmato. Avete difeso metro per metro quel territorio che nella vostra convinzione doveva rimanere unito a Trieste. Consentitemi di congratularmi con voi per aver dato prova di coraggio. Operando così, in silenzio, siete benemeriti della patria italiana."...»
Il 9 novembre 1956 fu conferita alla città la Medaglia d'Oro al Valor Militare, con la motivazione:
«Protesa da secoli a additare nel nome d'Italia le vie dell'unione tra popoli di stirpe diversa, fieramente partecipava coi figli migliori alla lotta per l'indipendenza e per l'unità della Patria; nella lunga vigilia confermava col sacrificio dei martiri la volontà d'essere italiana; questa volontà suggellava col sangue e con l'eroismo dei volontari della guerra 1915 - 18. In condizioni particolarmente difficili, sotto l'artiglio nazista, dimostrava nella lotta partigiana quale fosse il suo anelito alla giustizia e alla libertà che conquistava cacciando a viva forza l'oppressore. Sottoposta a durissima occupazione straniera, subiva con fierezza il martirio delle stragi e delle foibe, non rinunciando a manifestare attivamente il suo attaccamento alla Patria. Contro i trattati che la volevano staccata dalla Madrepatria, nelle drammatiche vicende di un lungo periodo d'incertezze e di coercizioni, con tenacia, con passione e con nuovi sacrifici di sangue ribadiva dinanzi al mondo, il suo incrollabile diritto d'essere italiana. Esempio d'inestinguibile fede patriottica, di costanza contro ogni avversità e d'eroismo. 1915 - 1918, 1943 - 1947, 1948 - 1954»
Il trattato di Osimo
modificaFu necessario attendere il Trattato di Osimo del 10 novembre 1975 per un regolamento definitivo tra Italia e Jugoslavia e la fine alle rivendicazioni territoriali, confermando l'assetto stabilito con il Memorandum di Londra[2]. Il trattato fu un passo molto gradito alla NATO, che valutava particolarmente importante la stabilità internazionale della Jugoslavia.
Note
modifica- ^ Antonio Ciarrapico, L'impossibile revisione del trattato di pace con l'Italia, in Nuova Storia Contemporanea n°8, Anno XIV, Settembre-ottobre 2010, p. 125
- ^ United Nations, United Nations Treaty Series, volume 1466 (PDF), su treaties.un.org, United Nations, 1996. URL consultato il 2016.
Bibliografia
modifica- Gianni Oliva, Foibe – Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria, Mondadori, 2002 ISBN 978-88-04-51584-5
- Roberto Battaglia, La storia della Resistenza Italiana, Einaudi, 1964
- Mafalda Codan, Diario in: Istituto Regionale per la Cultura Istriana – Unione degli Istriani – Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia, Bruno Fachin Editore, Trieste, 1997, ISBN 88-85289-54-1
- Raoul Pupo, Fra Italia e Jugoslavia. Saggi sulla questione di Trieste (1945-1954), Udine, Del Bianco Editore, 1989
- Diego de Castro, La questione di Trieste - La questione politica e diplomatica dal 1943 al 1954 (Vol.1 - Cenni riassuntivi di storia della Venezia Giulia sotto il profilo storico-politico. Il dissolvimento della Venezia Giulia e la fase statica del problema, pp. 956 - Vol. 2 - La fase dinamica, pp. 1112), Edizioni LINT, 1981
- Diego de Castro, Il problema di Trieste, Cappelli, 1952
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modificaControllo di autorità | Thesaurus BNCF 18618 |
---|