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Stemma di Livorno
Stemma di Livorno

Livorno (pronuncia: /liˈvorno/) è un comune italiano di 161 273 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.

Situata lungo la costa del Mar Ligure, Livorno è uno dei più importanti porti italiani, sia come scalo commerciale che turistico, centro industriale di rilevanza nazionale e, tra tutte le città toscane, è solitamente ritenuta la più giovane, sebbene nel suo territorio siano presenti testimonianze storiche di epoche remote sopravvissute ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale.

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Il Cisternone oggi, nascosto dietro semafori e cartelli stradali
Il Cisternone oggi, nascosto dietro semafori e cartelli stradali

Il Cisternone, o Gran Conserva, è un monumentale serbatoio in stile neoclassico realizzato nella prima metà del XIX secolo dall'architetto Pasquale Poccianti, per l'approvvigionamento idrico di Livorno.

Ancor oggi funzionante, è situato ai margini della città ottocentesca, lungo quello che fu il viale degli Acquedotti (oggi viale Giosuè Carducci), nei pressi della chiesa di Sant'Andrea e del Complesso "A. Gherardesca".

La Gran Conserva fu costruita tra il 1829 ed il 1842 su progetto di Pasquale Poccianti per immagazzinare e distribuire le acque sorgive provenienti da Colognole.

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Armando Picchi
Armando Picchi

Armando Picchi (Livorno, 20 giugno 1935 – Sanremo, 26 maggio 1971) è stato un calciatore italiano.

Esordì nel Livorno nella stagione 1954/55 da mezzala. All'inizio la sua carriera sembrò stentare, ma decisiva fu l'intuizione dell'allenatore Mario Magnozzi, il quale decise di spostarlo in difesa, da terzino destro. Da terzino guadagnò ben presto il posto da titolare. Rimase al Livorno per cinque stagioni, giocando complessivamente 105 partite con 5 goal all'attivo. Nel 1960 fu ingaggiato dalla SPAL, allora militante in Serie A . Fu una stagione magnifica per la squadra di Paolo Mazza che raggiunse il quinto posto in classifica (traguardo mai più toccato dalla squadra ferrarese). Picchi offrì un rendimento straordinario e l'Inter decise di puntare su di lui pagandolo 24 milioni, la cessione definitiva di Massei, Matteucci e Valadè, ovvero una contropartita veramente ingente per l'epoca.

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