Placido Gabrielli

principe di Prossedi, banchiere e politico italiano

Don Placido Gabrielli, principe Gabrielli, IV principe di Prossedi, Roccasecca e Pisterzo (Roma, 9 novembre 1832Frascati, 3 settembre 1911), è stato un banchiere e politico italiano.

Placido I Gabrielli
Il Principe Placido I Gabrielli in una fotografia di Disdéri, circa 1860
Principe Gabrielli
Principe di Prossedi, Roccasecca e Pisterzo
Stemma
Stemma
In carica17 settembre 1841 –
3 settembre 1911
PredecessoreMario I Gabrielli
SuccessoreUlderico Orazio Gabrielli
NascitaRoma, 9 novembre 1832
MorteFrascati, 3 settembre 1911
SepolturaProssedi
DinastiaGabrielli
PadreMario I Gabrielli
MadreCarlotta Bonaparte
ConsorteAugusta Bonaparte
ReligioneCattolicesimo

Biografia

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Figlio del Principe don Mario Gabrielli e di Carlotta Bonaparte, Placido era nipote di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, Principe di Canino e di Musignano, e della prima moglie Christine Boyer. Nacque nell'allora Palazzo Gabrielli a Monte Giordano, e fu battezzato dal cardinal vicario Placido Zurla, in onore del quale ebbe il nome[1].

Il prestigio della famiglia si accrebbe ulteriormente con l'elezione dello zio Luigi Napoleone a Presidente della Repubblica francese (10 dicembre 1848), e qualche anno dopo con la sua proclamazione a Imperatore dei Francesi (2 dicembre 1852), con il nome di Napoleone III.

Educato in gioventù presso il Convitto Tolomei di Siena[2], durante il Secondo Impero, Placido fu una figura di spicco della corte dell'imperatrice Eugenia, e risiedette spesso a Parigi, in un hôtel particulier della Rue de Grenelle (noto nel tempo come Hôtel de Besenval, Chabrillan, Chanac de Pompadour, Montholon, durante il Secondo Impero anche come Hôtel de Gabrielli, e oggi sede dell'Ambasciata svizzera)[3]. Frequenti furono inoltre le sue visite al castello di Saint-Cloud, a Compiègne, a Biarritz e a Deauville.

Accompagnò la sovrana in viaggi ufficiali e privati, soprattutto in Italia, ma anche in Egitto, in occasione dell'apertura del canale di Suez, e la ospitò nella sua residenza romana[4]. Fu un assiduo frequentatore del salotto letterario della zia Matilde Bonaparte, alla rue de Courcelles e, dopo la caduta di Napoleone III, alla rue de Berri e a Saint-Gratien. In virtù dei suoi legami familiari, si adoperò come mediatore tra la Francia e lo Stato Pontificio, in merito alla risoluzione delle controversie relative agli espropri ed alle spoliazioni compiuti da Napoleone I ai danni della Chiesa e alle Congregazioni religiose, e in merito alla politica italiana di Napoleone III.

Il 1º febbraio 1856 sposò nella cappella imperiale del Palazzo delle Tuileries, alla presenza di Napoleone III e dell'imperatrice Eugenia[5], la cugina Augusta Bonaparte, figlia di Carlo Luciano e Zenaide, che si segnalò per le numerose opere benefiche compiute in aiuto delle popolazioni povere dei feudi laziali dei Gabrielli (Prossedi, Roccasecca e Pisterzo). Il 30 marzo 1860, a nome della nobiltà e della cittadinanza romane, consegnò all'ambasciatore francese a Roma Agénor de Gramont, una spada d'onore per Napoleone III, allo scopo di commemorare la liberazione della Lombardia avvenuta l'anno precedente[6]. E il 17 giugno 1861 guidò la delegazione di cittadini italiani residenti a Parigi che presenziarono alla messa di suffragio per Camillo Cavour nella chiesa della Madeleine[7].

Dopo il 1870 risiedette principalmente a Roma, diventando uno tra gli esponenti più noti del partito cattolico conservatore che difendeva la nobiltà papalina cosiddetta "nera", di cui i Gabrielli facevano parte, ma manifestando una politica di apertura nei confronti di casa Savoia e del Regno d'Italia. Dopo aver ricoperto, durante il governo pontificio, la carica di senatore di Roma dal 1850 al 1870, scelse di dedicarsi alla vita pubblica anche dopo la proclamazione della città a capitale d'Italia e, nelle file dell'Unione Romana ricoprì più volte la carica di consigliere municipale.

Tra i soci fondatori del Banco di Roma, ne fu, dal 21 aprile 1880 al marzo 1885, il primo Presidente[8].

 
Placido Gabrielli in una caricatura di Pierre-François-Eugène Giraud (1806-1881), dalla serie Les Soirées du Louvre. Parigi, 1864.

Definito dalle cronache dell'epoca «prince charmant», fu un apprezzato decoratore d'interni e fotografo dilettante (benché meno noto e talentuoso del cugino Giuseppe Primoli). Appassionato pittore, fu allievo di Ernest Hébert (direttore dell'Accademia di Francia a Roma), ed iniziò a quest'arte il nipote Napoleone Parisani, figlio della sorella Emilia, che in seguito si affermò tra i massimi esponenti del gruppo dei XXV della campagna romana.

Fu anche in contatto epistolare con vari personaggi del mondo letterario italiano e francese, tra cui Giovanni Bosco e Edmond de Goncourt. Una lettera a lui indirizzata da Giuseppe Gioachino Belli, datata 15 gennaio 1861, in risposta alla richiesta di Placido di tradurre in romanesco il Vangelo di Matteo, è considerata un testo-chiave per comprendere la figura del poeta romano e la sua concezione di questa lingua, nella stessa lettera definita «favella non di Roma, ma del rozzo e spropositato suo volgo»[9].

Alcuni rovesci finanziari lo costrinsero a vendere, nel 1888, il Palazzo di Monte Giordano, in Roma, che era in possesso della sua famiglia sin dal 1688, ai conti Taverna di Milano, per la somma di 1.800.000 franchi francesi[10]. Nel 1894, tramite il cugino Giuseppe Primoli e Ernest Hébert, vendette il ritratto della nonna, Christine Boyer Bonaparte, opera del 1801 considerata tra le più importanti di Antoine-Jean Gros, al Museo del Louvre[11], dove tuttora si trova esposta[12].

Nel 1896 aveva declinato la nomina a Senatore del Regno offertagli da Umberto I.

Morto senza discendenza diretta, Placido Gabrielli fu l'ultimo del ramo romano dei Gabrielli, antica famiglia comitale originaria di Gubbio. Il patrimonio passò ai nipoti Del Gallo di Roccagiovine (discendenti di Julie-Charlotte, sorella di Augusta), i titoli ai Massimo ed ai Massimo Lancellotti; il nome sussiste nei Carpegna, che ne sono i primogeniti di sangue maschile ma che vi rinunciarono nel 1749 con il Marchese Antonio Gabrielli, che divenne conte sovrano di Carpegna (per "sostituzione"), e nei rami superstiti di casa Gabrielli.

È sepolto, insieme alla moglie Augusta Bonaparte, nella Chiesa della Strammetta a Prossedi, per la quale Placido e Augusta avevano commissionato al nipote Napoleone Parisani una pala d'altare che li ritrae in preghiera ai piedi della vergine e dei santi eponimi, Agostino e Placido.

Antenati

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Angelo Gabrielli, I principe di Prossedi Pietro Gabrielli, marchese di Prossedi  
 
Maria Teresa di Valvasone  
Pietro Gabrielli, II principe di Prossedi  
Caterina Trotti-Bentivoglio ?  
 
?  
Mario Gabrielli, III principe di Prossedi  
Raffaele Riario Sforza, II duca Riario Sforza Nicola Riario Sforza, I duca Riario Sforza  
 
Lavinia Spinola di Luccoli  
Camilla Riario Sforza  
Giulia Rospigliosi Clemente Domenico Rospigliosi, II principe Rospigliosi  
 
Giustina Borromeo Arese  
Placido Gabrielli, IV principe di Prossedi  
Carlo Maria Buonaparte Giuseppe Maria Buonaparte  
 
Maria Saveria Paravicini  
Luciano Bonaparte  
Letizia Ramolino Giovanni Geronimo Ramolino  
 
Angela Maria Pietrasanta  
Carlotta Bonaparte  
Pierre André Boyer André Boyer  
 
Marguerite de Ferry  
Cristina Boyer  
Rosalie Fabre François Fabre  
 
Marguerite Andrau  
 
  1. ^ Foglio di Verona. N° 63 Sabbato sera, 24 Novembre 1832. Valentino Crescini Editore. Circa la mezza notte del giovedì venendo il venerdì dei 9 del corr. S. E. la sig. principessa Donna Carlotta Bonaparte-Gabrielli diede felicemente alla luce un figlio. Nella sera del giorno stesso da S. Em.za il signor cardinal Zurla vicario di S. S., fu ad esso amministrato il santo battesimo nella cappella privata del palazzo Gabrielli, e furongli imposti i nomi di Placido-Pietro-Francesco-Maria-Adeodato. G. di Lucca
  2. ^ Roberto Giorgi. L'Istituto di Celso Tolomei: nobile collegio, convitto nazionale. 1676-1997. Un grande ente culturale senese. Tipografia senese, 2000
  3. ^ Fabio Benedettucci, Barbara Briganti, Roberto Valeriani. Le ore dell’Imperatore. La pendola Urania del Museo Napoleonico. Studi, incontri, restauro. Gangemi Editore, Roma, 2015
  4. ^ Bruno Brizzi. Roma cento anni fa nelle fotografie della raccolta Parker. Edizioni Quasar, 1975
  5. ^ Faits divers. L'Ami de la Religion. Journal et Revue Eccléstiastique, Politique et Littéraire. Tome cent soixante-onzième. De Soye et Bouchet Imprimeurs, Paris, 1856
  6. ^ Giuseppe M. Croce. Vincenzo Tizzani - Effemeridi Romane. Istituto per la storia del Risorgimento Italiano. Gangemi Editore, Roma, 2015
  7. ^ Faits divers. L'Ami de la Religion et du Roi. Jeudi 20 juin 1861
  8. ^ Benny Lai. Finanze e finanzieri vaticani tra l'Ottocento e il Novecento: da Pio IX a Benedetto XV. Arnoldo Mondadori Editore, 1979
  9. ^ Carlo Emilio Gadda. Saggi, giornali, favole e altri scritti. Garzanti, 1991
  10. ^ Fondazione Camillo Caetani. Il costume è di rigore. 8 febbraio 1875: un ballo a Palazzo Caetani. Roma: L'Erma di Bretschneider, 2002
  11. ^ Archives nationales. Archives des musées nationaux, Département des peintures du musée du Louvre (série P). volume 5 (sous-Série P6) Archives nationales (France), Pierrefitte-sur-Seine, 2015
  12. ^ Musée du Louvre. Atlas base des oeuvres exposées, su cartelfr.louvre.fr.

Bibliografia

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  • Liliana di Marco. Il teatrino di villa Campello, Le Dimore Storiche. Periodico dell'Associazione Dimore Storiche Italiane. Anno VII - Maggio-Settembre 1991
  • Fondazione Camillo Caetani. Il costume è di rigore. 8 febbraio 1875: un ballo a Palazzo Caetani. Roma: L'Erma di Bretschneider, 2002
  • Anales de la Real Academia Matritense de Heráldica y Genealogía. Volumen XII, Madrid, 2009
  • Vincenzo Tizzani. Effemeridi Romane. Volume primo 1828-1860. A cura di Giuseppe M. Croce. Gangemi Editore, Roma, 2015

Altri progetti

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