Lophophora williamsii
Lophophora williamsii (Lem.) J.M.Coult., 1894 è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee[2], comunemente nota come peyote.[3]
Peyote | |
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Lophophora williamsii | |
Stato di conservazione | |
Vulnerabile[1] | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Cactaceae |
Sottofamiglia | Cactoideae |
Tribù | Cacteae |
Genere | Lophophora |
Specie | L. williamsii |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Cactaceae |
Genere | Lophophora |
Specie | L. williamsii |
Nomenclatura binomiale | |
Lophophora williamsii (Lem.) J.M.Coult., 1894 |
Il suo principale principio attivo è la mescalina, molecola psichedelica, che ne determina l'uso tradizionale come enteogeno e come componente essenziale di alcuni riti religiosi o altre pratiche, tra le quali meditazione, psiconautica, onironautica, terapia psichedelica. I nativi americani lo adoperavano anche come farmaco; è sovente utilizzato in Occidente come psichedelico ricreativo.[4]
Etimologia
modificaIl nome scientifico del genere deriva dal greco lophos, ossia cresta, e phoro, ossia portatore, per via dei peli presenti in ogni areola[5]; la pianta è anche conosciuta con il nome di peyote (dal nahuatl: peyotl ovvero pane degli dei) o mescal.[6]
Caratteristiche
modificaHa numerose infiorescenze globose di colore verde scuro tendente al grigio e 7-13 costolature, su cui crescono minute areole senza spine o con deboli spine quando la pianta è più giovane.[7] Fra marzo e settembre avviene la fioritura caratterizzata da petali di colore bianco o rosa. Segue lo sviluppo del frutto claviforme contenente semi neri, ovoidi, del diametro di circa 1,5 millimetri[8], ricchi di mescalina, un tempo usati dai nativi americani come allucinogeno nei riti sciamanici.[6] È dotato di una grossa radice a fittone fortemente ramificata.[8]
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Giovani esemplari di L. williamsii nel deserto di Chihuahua
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L. williamsii coltivata in Europa
Distribuzione e habitat
modificaOriginaria del Messico, cresce spontaneamente nelle zone desertiche di Chihuahua, Durango e Querétaro[9], nonché in alcuni territori nel Sud del Texas[8]. Si trova principalmente ad altitudini comprese fra i 100 e i 1 500 metri, ma nel deserto di Chihuahua si incontra fino a 1900 m s.l.m. Cresce riparato fra le rocce o a ridosso di grandi piante.
Conservazione
modificaLa IUCN Red List classifica Lophophora williamsii come specie vulnerabile.[1]
Coltivazione
modificaSi coltiva in un luogo luminoso e arieggiato, con temperature invernali anche molto basse (in inverno è consigliato porre la pianta in una serra temperata a 6-10 °C). In primavera ed estate va annaffiata con moderazione attendendo che la terra sia asciutta prima di annaffiare nuovamente; a partire da ottobre il terreno è da lasciare completamente a secco.[10]
Usi
modificaIl peyote è noto per gli effetti psicotropi dovuti alla forte presenza di alcaloidi, in particolare della mescalina. Gli effetti allucinogeni possono essere accompagnati da cambiamenti fisici come tachicardia, bradipnea e nausea, causati dagli alcaloidi derivati dalla fenetilamina: dopamina, noradrenalina, adrenalina e serotonina, che interagiscono con il sistema nervoso.[11] Nel 1982 uno studio sugli alcaloidi presenti in questa specie ha portato a distinguerne ben 52.[5]
Oltre a sfruttare le sue proprietà psicoattive, i nativi americani la usavano per comunicare col soprannaturale, nonché per scopi terapeutici: nel trattamento del mal di denti, dolore da parto, febbre, dolori al petto, problemi dermatologici, reumatismi, diabete, raffreddore, cecità.[13][14] In America alcuni farmaci contenenti sostanze estratte dal peyote vengono chiamati Anhalonium e si prescrivono per il trattamento di asma, nevrosi, nevrastenia. Dalla pianta viene estratta anche una molecola con proprietà antibiotiche, chiamata peyocactina.
Il rituale
modificaIl peyote si usa in un complesso di rituali, chiamato dagli occidentali peyotismo, che i nativi americani ritengono possa permettere di comunicare con gli dei e con gli antenati, dare forza, fornire guida e guarire. La guarigione può essere sia psichica sia fisica. Il rituale in genere inizia la sera e comprende la preghiera, l'ingestione del peyote, i "canti del peyote", i rituali dell'acqua e la contemplazione; termina la mattina successiva con la colazione.[15]
Scavi archeologici sul fiume Rio Grande in Texas indicano la probabilità che i nativi americani facessero uso del peyote già 5 500 anni fa.[16]
La Chiesa nativa americana conta circa 250 000 fedeli.[17]
Note
modifica- ^ a b (EN) Terry M. 2017, Lophophora williamsii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 1º aprile 2022.
- ^ (EN) Lophophora williamsii, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 1º aprile 2022.
- ^ Kira Salak: Mexico: Lost Souls of the Peyote Trail, su www.kirasalak.com. URL consultato il 3 novembre 2022.
- ^ (EN) The Compounds in Psychedelic Cacti, su Psychedelic Science Review, 1º novembre 2021. URL consultato il 3 novembre 2022.
- ^ a b Léia Scheinvar, Flora Cactologica del Estado de Querétaro, ISBN 968-16-7314-X.
- ^ a b Un cactus "divino" del Meso-America: il Peyote, su Agopuntura.org. URL consultato il 21 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
- ^ Piante grasse, De Agostini.
- ^ a b c (EN) Lophophora williamsii in Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 31 ottobre 2015.
- ^ Anderson, E. F. (1969). "The Biogeography, Ecology, and Taxonomy of Lophophora (Cactaceae)." Brittonia 21(4): 299-310.
- ^ Maria Teresa Della Beffa, Piante grasse. Conoscere, riconoscere e coltivare tutte le cactacee e le succulente più diffuse, De Agostini, 2012, p. 82. URL consultato il 17 febbraio 2022.
- ^ Jean Bruneton, Cactaceae, in Plantas Toxicas, Editorial Acribia, ISBN 84-200-0935-0.
- ^ Mircea Eliade, Dizionario delle religioni del Nordamerica, Milano, Jaca Book, 1993.
- ^ Attività antibiotica dell'estratto di peyote, su Economic Botany. URL consultato il 21 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ (EN) Nidia Olvera-Hernández, Old Uses of Peyote in Traditional Mexican Medicine and its Inclusion in Official Pharmacopeia, su Chacruna, 5 luglio 2023. URL consultato il 17 novembre 2023.
- ^ Maria Sole Abate, Il culto del peyote, Roma, DeriveAppòrodi, 2002, p. 176.
- ^ (EN) Hesham R. El-Seedi, Peter A. G. M. De Smet e Olof Beck, Prehistoric peyote use: Alkaloid analysis and radiocarbon dating of archaeological specimens of Lophophora from Texas, in Journal of Ethnopharmacology, vol. 101, n. 1, 3 ottobre 2005, pp. 238–242, DOI:10.1016/j.jep.2005.04.022. URL consultato il 3 aprile 2022.
- ^ Native American Church, su World Religions & Spirituality su web.archive.org, 2 aprile 2015. URL consultato il 24 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
Bibliografia
modifica- Mike Jay, Mescaline: a global history of the first psychedelic, Yale University Press 2019, ISBN 9780300231076
- Aldous Huxley, Le porte della percezione, Mondadori 1954, ISBN 9788804672449
- Labate, Beatriz; Cavnar, Clancy, Peyote: History, Tradition, Politics, and Conservation, Praeger 2016
- Henri Michaux, Brecce, Adelphi 1984, ISBN 9788845905902
- Michael Pollan, Piante che cambiano la mente, Adelphi 2022, ISBN 9788845937194
- Antonin Artaud, Al paese dei Tarahumara, Adelphi 1966, ISBN 9788845924088
- Fernando Benítez, Peyoteros. Viaggio nella terra magica della droga, Il Saggiatore 1972
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Lophophora williamsii
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lophophora williamsii
- Wikispecies contiene informazioni su Lophophora williamsii
Collegamenti esterni
modifica- Analisi redatta dal Progetto Giovani del Comune di Reggio, denominato UP (unità di prevenzione), su up.comune.re.it. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2007).
- Dipartimento del Farmaco - Istituto Superiore della Sanità, Roma (PDF), su iss.it. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
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