Paolo di Sangro
Paolo di Sangro (... – 1455) è stato un nobile e condottiero italiano, signore di Agnone, Atessa, Civitacampomarano, San Severo e Torremaggiore[1].
Paolo di Sangro | |
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Signore di Torremaggiore | |
Trattamento | Signore |
Altri titoli | Signore di Agnone, Atessa, Civitacampomarano e San Severo |
Morte | 1455 |
Dinastia | Di Sangro |
Padre | Cola Tommaso di Sangro |
Madre | Maria Gianvilla |
Consorte | Abenante Attendolo |
Figli | Carlo Alfonso Ferraguto Altobella Emilia |
Religione | Cattolicesimo |
Paolo di Sangro | |
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Nascita | ? |
Morte | 1455 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Napoli Regno d'Aragona |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Comandanti | Jacopo Caldora Antonio Caldora |
Battaglie | Battaglia di Sessano (1442), battaglia di Piombino (1448) ed altre |
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Biografia
modificaNato in data e luogo sconosciuti da Cola Tommaso di Sangro e Maria Gianvilla, Paolo era il primogenito della loro prole (aveva tre fratelli, Antonio, Carlo e Princivalle, e due sorelle, Beatrice e Costanza)[2]. Venne avviato alla carriera militare nella compagnia di ventura di Jacopo Caldora, divenendo col tempo il maggior capitano del suo esercito e partecipando a varie imprese militari nell'ambito della disputa tra gli Angioini e gli Aragonesi, questi ultimi pretendenti al trono del Regno di Napoli[1]. Il 15 novembre 1439 si ritrovò a Sulmona, nella chiesa di Santo Spirito al Morrone, a celebrare le esequie del Caldora, morto improvvisamente durante l'assedio di Colle Sannita[1]. Passò quindi a militare sotto il di lui figlio Antonio Caldora seguendolo nei suoi frequenti mutamenti di partito[1].
Paolo di Sangro si rese celebre nella battaglia di Sessano del 28 giugno 1442, dove defezionò in favore di Alfonso V d'Aragona, decretando la sconfitta di Antonio Caldora[3] e dando avvio alla fine della supremazia della sua famiglia nel Regno di Napoli[1]. Per ricompensarlo della vittoria raggiunta, l'aragonese gli donò il feudo di Torremaggiore[4] e una grossa somma in denaro[1].
In agosto dello stesso anno batté a Troia i condottieri Cesare Martinengo, Vittore Rangoni e Lionello Accrocciamuro[1]. Qui ritrovò Antonio Caldora (che nel frattempo aveva mutato nuovamente partito), il quale l'incaricò di convincere Alfonso V d'Aragona (nel frattempo divenuto sovrano del Regno) a fargli restituire il ducato di Bari dal principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo[1].
Nell'ottobre del 1443 mosse contro Francesco Sforza e soccorse nella Marca anconitana il capitano di ventura Niccolò Piccinino[1]. Nel novembre, uscito da Montegiorgio, dopo tre giorni di assedio espugnò e diede alle fiamme Torre San Patrizio[1]; successivamente con il supporto degli abitanti di Sant'Elpidio a Mare occupò Monte Urano[1]. Nel dicembre tuttavia dovette porre fine alla campagna nella Marca fermana per mancanza di denaro e vettovaglie[1].
Nell'agosto del 1444 con un esercito di 1 000 cavalieri represse la rivolta di Antonio Centelles Ventimiglia, marchese di Crotone[1]. Nel dicembre dello stesso anno con Giacomo Montagano si accampò a Macerata[1]. Nel 1448 prese parte con un esercito di 2 500 cavalieri alla vittoriosa battaglia di Piombino contro la Repubblica di Firenze[1]. Nel giugno del 1452 al comando di 600 cavalieri partendo dall'Aquila marciò contro i fiorentini al fianco di Ferrante d'Aragona[1]. Nel 1454, dopo gli avvenimenti della pace di Lodi, ottenne dalla Repubblica di Firenze la proposta di ricoprire il ruolo di capitano generale dell'esercito fiorentino a fronte di uno stipendio di 30 000 ducati[1]. Il re Alfonso V d'Aragona lo costrinse a rifiutare l'offerta e gli concesse i feudi di Agnone, Atessa e San Severo[1].
Paolo di Sangro morì nel 1455[5].
Ascendenza
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Nicolò di Sangro | Matteo di Sangro | ||||||||||||
Candola/Condinella di Barbarano | |||||||||||||
Simone di Sangro | |||||||||||||
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? | |||||||||||||
Cola Tommaso di Sangro | |||||||||||||
? | ? | ||||||||||||
? | |||||||||||||
Tommasa di Monforte-Gambatesa | |||||||||||||
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Paolo di Sangro | |||||||||||||
? | ? | ||||||||||||
? | |||||||||||||
Amelio Gianvilla | |||||||||||||
? | ? | ||||||||||||
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Maria Gianvilla | |||||||||||||
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Discendenza
modificaPaolo di Sangro si sposò con Abenante Attendolo, figlia di Domenico, fratello del celebre capitano di ventura Muzio Attendolo Sforza, e Giovannella Gesualdo[6]. Da lei ebbe[6]:
- Carlo, figlio primogenito, ereditò i beni paterni e sposò Caterina Caetani, da cui avrà Gianfrancesco[7];
- Alfonso, signore di Dogliola, Fresagrandinaria e Palmoli, il quale sposò Antonia Caracciolo[8];
- Ferraguto, signore di Lentella[9];
- Altobella, andata in sposa il 21 novembre 1450 al condottiero Cola di Monforte-Gambatesa[10];
- Emilia, andata in sposa a Giulio della Leonessa[9].
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Condottieridiventura.it.
- ^ Campanile (1625), pp. 32-33; Storti (2000), p. 20, nota n. 26.
- ^ Storti (2000), p. 20, nota n. 26.
- ^ Licinio (2000), p. 303.
- ^ Ammirato (1651), p. 259.
- ^ a b Campanile (1625), pp. 33-35.
- ^ Campanile (1625), pp. 37-42; Marino (1992), p. 294.
- ^ Ammirato (1651), p. 261.
- ^ a b Campanile (1625), p. 42.
- ^ Storti (2011), in DBI.
Bibliografia
modifica- Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, vol. 2, Firenze, Amadore Massi da Forlì, 1651, ISBN non esistente.
- Filiberto Campanile, L'historia dell'illvstrissima famiglia Di Sangro, Napoli, Tarquinio Longo, 1625, ISBN non esistente.
- Raffaele Licinio, Dalla "licentia castrum ruinandi" alle disposizioni "castra munienda", in Cosimo Damiano Fonseca, Giosuè Musca e Vito Sivo (a cura di), Studi in onore di Giosuè Musca, Bari, Dedalo, 2000, ISBN 9788822040039.
- John A. Marino, L'economia pastorale nel Regno di Napoli, a cura di Luigi Piccioni, Napoli, Guida Editori, 1992, ISBN 9788878351394.
- Francesco Storti, Cola di Monforte, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 75, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
- Francesco Storti, L'eredità militare di Alfonso I d'Aragona, in Archivio Storico per le Province Napoletane, vol. 118, Napoli, Società Napoletana di Storia Patria, 2000, ISBN non esistente.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Paolo di Sangro, su condottieridiventura.it.