Palaeoloxodon Matsumoto, 1924 è un genere estinto di mammiferi proboscidati della famiglia Elephantidae. Si originò in Africa nel corso del Pliocene, espandendosi poi in Eurasia durante il Pleistocene.

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Palaeoloxodon
Ricostruzione di scheletro e dimensioni di Palaeoloxodon antiquus
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineProboscidea
FamigliaElephantidae
SottofamigliaElephantinae
GenerePalaeoloxodon
Matsumoto, 1924

Tassonomia

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Il genere contiene alcune delle più grandi specie di elefante, con altezze che superavano i 4 metri al garrese, tra cui il Palaeoloxodon recki in Africa, l'europeo Palaeoloxodon antiquus caratterizzato dalle zanne dritte, e l'asiatico Palaeoloxodon namadicus. Quest'ultimo, secondo alcuni autori, potrebbe essere stato il più grande mammifero terrestre, anche se le stime sono basate solo su reperti frammentari.[1]

Accanto alle specie di taglia maggiore, sono presenti anche forme nane, la cui dimensione viene collegata al fenomeno del nanismo insulare che si sviluppò soprattutto nel mediterraneo, portando a specie la cui altezza al garrese arriva appena al metro.

Palaeoloxodon veniva in passato considerato un sottogenere di Elephas, ma recenti studi filogenetici ne giustificano l'inquadramento come genere a sé stante.[2]

Comprende le seguenti specie:

Specie nane delle isole del Mediterraneo

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Scheletro di Palaeoloxodon falconeri

Le specie nane delle isole del Mediterraneo discendono quasi certamente da P. antiquus, riducendo le dimensioni a causa dell'isolamento dell'ambiente in cui vivevano, che ha comportato una diminuzione della quantità di alimentazione disponibile.

Ecologia

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Si ritiene che le specie di Palaeoloxodon avessero un comportamento sociale simile a quello dei moderni elefanti, con femmine e esemplari giovani che vivevano in piccoli gruppi, mentre i maschi adulti conducevano vita solitaria.[3]

Le specie africane di Palaeoloxodon, come pure P. namadicus sono considerate erbivore,[4][5] mentre si pensa che P. antiquus avesse una dieta mista e che oltre alle erbe si dedicasse anche a brucare tenere fronde di albero.[6]

Relazioni con esseri umani

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Resti delle specie P. recki, P. antiquus e P. naumanni sono stati ritrovati in siti dove erano presenti anche utensili in pietra o con segni di incisioni nelle loro ossa, indicando che questi animali potrebbero essere stati macellati dopo essere stati cacciati. Questi siti datano da 1,6-1,3 milioni di anni fa, fino a 40.000 anni fa, indicando la presenza di esseri umani sia arcaici che moderni.[7][8][9]

  1. ^ A. Larramendi, Shoulder height, body mass and shape of proboscideans, in Acta Palaeontologica Polonica, vol. 60, 2015, DOI:10.4202/app.00136.2014.
  2. ^ (EN) Shoshani J., Ferretti M.P., Lister A.M., Agenbroad L.D., Saegusa H., Mol D., Takahashi K., Relationships within the Elephantinae using hyoid characters, in Quaternary International, vol. 169-170, 2007, pp. 174, DOI:10.1016/j.quaint.2007.02.003.
  3. ^ (EN) Carlos Neto de Carvalho, Zain Belaústegui, Antonio Toscano, Fernando Muñiz, João Belo, Jose María Galán, Paula Gómez, Luis M. Cáceres, Joaquín Rodríguez-Vidal, Pedro Proença Cunha, Mario Cachão, Francisco Ruiz, Samuel Ramirez-Cruzado, Francisco Giles-Guzmán e Geraldine Finlayson, First tracks of newborn straight-tusked elephants (Palaeoloxodon antiquus), in Scientific Reports, vol. 11, n. 1, 16 settembre 2021, p. 17311, DOI:10.1038/s41598-021-96754-1, ISSN 2045-2322 (WC · ACNP), PMC 8445925, PMID 34531420.
  4. ^ (EN) Fredrick Kyalo Manthi, William J. Sanders, J. Michael Plavcan, Thure E. Cerling e Francis H. Brown, Late Middle Pleistocene Elephants from Natodomeri, Kenya and the Disappearance of Elephas (Proboscidea, Mammalia) in Africa, in Journal of Mammalian Evolution, vol. 27, n. 3, settembre 2020, pp. 483–495, DOI:10.1007/s10914-019-09474-9, ISSN 1064-7554 (WC · ACNP).
  5. ^ (EN) Rajeev Patnaik, Ningthoujam Premjit Singh, Debajyoti Paul e Raman Sukumar, Dietary and habitat shifts in relation to climate of Neogene-Quaternary proboscideans and associated mammals of the Indian subcontinent, in Quaternary Science Reviews, vol. 224, 15 novembre 2019, pp. 105968, DOI:10.1016/j.quascirev.2019.105968, ISSN 0277-3791 (WC · ACNP).
  6. ^ (EN) Florent Rivals, Gina M. Semprebon e Adrian M. Lister, Feeding traits and dietary variation in Pleistocene proboscideans: A tooth microwear review, in Quaternary Science Reviews, vol. 219, settembre 2019, pp. 145–153, Bibcode:2019QSRv..219..145R, DOI:10.1016/j.quascirev.2019.06.027.
  7. ^ (EN) Gary Haynes, Late Quaternary Proboscidean Sites in Africa and Eurasia with Possible or Probable Evidence for Hominin Involvement, in Quaternary, vol. 5, n. 1, marzo 2022, pp. 18, DOI:10.3390/quat5010018, ISSN 2571-550X (WC · ACNP).
  8. ^ (EN) George E. Konidaris e Vangelis Tourloukis, Proboscidea-Homo interactions in open-air localities during the Early and Middle Pleistocene of western Eurasia: a palaeontological and archaeolocigal perspective, in Human-Elephant Interactions: From Past to Present, 14 aprile 2021, DOI:10.15496/publikation-55599.
  9. ^ (EN) Y. Kondo, Y. Takeshita, T. Watanabe, M. Seki e Nojiri-ko Excavation Research Group, Geology and Quaternary Environments of the Tategahana Paleolithic Site in Nojiri-ko (Lake Nojiri), Nagano, Central Japan, in Quaternary International, vol. 471, aprile 2018, pp. 385–395, Bibcode:2018QuInt.471..385K, DOI:10.1016/j.quaint.2017.12.012.

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