Nel nome del padre (film 1972)

film del 1972 diretto da Marco Bellocchio

Nel nome del padre è un film del 1972 diretto da Marco Bellocchio.

Nel nome del padre
Una scena del film
Titolo originaleNel nome del padre
Paese di produzioneItalia
Anno1972
Durata109 min
Generedrammatico, grottesco
RegiaMarco Bellocchio
SoggettoMarco Bellocchio
SceneggiaturaMarco Bellocchio
ProduttoreFranco Cristaldi
Casa di produzioneVides Cinematografica
FotografiaFranco Di Giacomo
MontaggioFranco Arcalli
MusicheNicola Piovani
CostumiEnrico Job
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[1].

1958, anno della morte di Pio XII. In collegio entra Angelo Transeunti: bello, anticonformista e teorizzatore del Superuomo. Fin da subito, dimostra un'avversione alle regole vetuste dell'istituto, mettendosi contro il vicerettore Padre Corazza. Il carisma del giovane ribelle irretisce i compagni, e con un gruppo di essi organizza uno spettacolo blasfemo e grottesco in cui vengono messi alla berlina la fede e il timor di Dio. Successivamente, gli inservienti - degli emarginati che subiscono l'estremo sfruttamento mascherato da carità cristiana- si rivoltano dopo il suicidio disperato di uno di loro. Alla notizia dell'ammutinamento, gli studenti decidono di ribellarsi a loro volta. Tuttavia, nel momento in cui si tenta un'alleanza coi domestici, i ragazzi, gelosi del proprio status sociale, rifiutano di partecipare. Intanto, anche lo sciopero dei servitori si placa, e Salvatore, capo degli ammutinati, viene licenziato. Nel finale, Angelo e il folle inserviente Dino si recano nei pressi di un "pero miracoloso" oggetto di peregrinazioni spirituali, ed abbattono l'albero, affermando che "tutto ciò che è anti-scientifico dev'essere eliminato".

Produzione

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Il film è stato girato nei primi mesi del 1971 a Roma presso l'ex liceo Massimo in piazza dei Cinquecento e nel teatro Carlo Goldoni ed anche a Bobbio.

Contestualizzazione

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È stato scritto che Nel nome del padre spazia da deliranti forme di ribellione contro l'autorità tradizionale messa in atto dagli studenti di un esclusivo convitto a quella dell'oggettivo conflitto di classe della rivolta degli inservienti dello stesso collegio, il tutto attraverso un approccio ironico e distaccato per una seducente trama.[2] L'opera, così come altre dell'epoca che seguono quella dell'esordio, I pugni in tasca, e a tale proposito l'Enciclopedia dello spettacolo cita La Cina è vicina, Sbatti il mostro in prima pagina, Marcia trionfale, non è «riconducibile agli schemi del cinema "politico" corrente in Italia (...)».[3] L'accoglienza su Ombre rosse è appassionata, Saverio Esposito dedica alla pellicola alcune pagine il cui incipit è «La prepotenza registica istintiva di Bellocchio si rivela in questo suo ultimo film al suo meglio» per terminare poi: «Bellocchio ha scelto la sua strada. Rifugge dalla denuncia e dalla elucidazione immediata, continua un discorso di autore. (...) E apre su uno dei nostri possibili futuri, allargando le pareti del momento per indicarcene la costante minaccia».[4]

  1. ^ Rete degli Spettatori
  2. ^ (EN) Mira Liehm, Passion and defiance. Film in Italy from 1942 to the present, Berkeley Los Angeles London, University of California Press, 1984, pp. 286-287.
  3. ^ Elio Maraone, Enciclopedia dello spettacolo, Redazioni Garzanti, Milano, Aldo Garzanti Editore, 1976, 1977, p. 66.
  4. ^ Saverio Esposito, La guerra fredda (su Bellocchio), in Ombre rosse, Nuova serie, n. 2, Roma, Samonà e Savelli, Primavera 1972, pp. 67-70.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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