Mario Ruta (Napoli, 12 febbraio 1911Canale di Sicilia, 12 ottobre 1940) è stato un militare e marinaio italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della seconda guerra mondiale.

Mario Ruta
NascitaNapoli, 12 febbraio 1911
MorteCanale di Sicilia, 12 ottobre 1940
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1903-1940
GradoTenente di vascello
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Capo Passero (1940)
Comandante ditorpediniera Ariel
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume 1 (1935-1943)[1]
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Biografia

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La torpediniera Ariel a Taranto nel 1939.

Nacque a Napoli il 12 febbraio 1911,[2] figlio dell'ammiraglio Edoardo e di Giulia Dentice D'Accadia.[3] Arruolatosi nella Regia Marina il 27 novembre 1924,[3] all'età di tredici anni, entrò come allievo nella Regia Accademia Navale di Livorno, da cui uscì il 15 luglio 1928 con la nomina a guardiamarina.[2] Imbarcatosi sull'incrociatore leggero Ancona, vi rimase fino al 28 maggio 1929, venendo nominato sottotenente di vascello in quello stesso anno.[3] Con questo grado, al termine di una lunga crociera di addestramento in Australia, imbarcò sulle regie navi Impavido, Irrequieto, Ugolino Vivaldi, Cesare Rossarol. Quindi divenne insegnante di materie tecniche presso la Scuola C.R.E.M. di San Bartolomeo (La Spezia).[4] Imbarcatosi successivamente sull'esploratore Leone in qualità di ufficiale di rotta,[2] divenne tenente di vascello il 15 luglio 1934, e nel dicembre dello stesso anno passò in servizio presso il Battaglione "San Marco" con il quale, poi, prese parte alla guerra d'Etiopia, partecipando alla marcia sulla capitale Addis Abeba del maggio 1936.[3] Nel dicembre 1937 si imbarcò sul cacciatorpediniere Dardo, e poi sul Fulmine. Nel 1938 a bordo di passaggio sull'incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni con il quale raggiunse l'Estremo oriente.[3] Dal 1º gennaio 1939 all'aprile 1940, sostituendo il tenente vascello Corrado del Greco, prestò servizio come comandante del Distaccamento "San Marco" di stanza a Pechino, Cina.[2] Ritornato in Patria alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, assunse il 27 maggio il comando della torpediniera Ariel, dando ancora una volta il cambio al collega del Greco. La torpediniera aveva base a Messina, in seno alla I Squadriglia torpediniere, costituita insieme alle unità gemelle Aretusa, Alcione ed Airone.[4] A bordo della Ariel eseguì 20 missioni di guerra.[3] Il 12 ottobre 1940, nel Canale di Sicilia, al comando della sua unità andò risolutamente all'attacco dell'incrociatore leggero britannico HMS Ajax, in fase di ritorno ad Alessandria d'Egitto dopo aver scortato un convoglio.[3] Aperto il fuoco con le sue artiglierie, e lanciato un siluro, la Ariel fu inquadrata dal tiro delle artiglieria prodiere dell'Ajax da meno di 4.000 m.[3] A bordo della nave vi furono numerosi morti e feriti; lo stesso comandante rimase mortalmente ferito e si spense poco dopo, mentre dava ordini perché si continuasse a combattere (rimase ucciso pure il comandante in seconda Paolo Dall'Orso[5], che aveva rimpiazzato Ruta su richiesta di quest'ultimo). Per onorarne il coraggio gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare.[1]

Onorificenze

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«Comandante di torpediniera, ne curò appassionatamente la preparazione, prodigando le sue eccellenti doti di organizzatore e di animatore. Durante una ricerca notturna in prossimità di base nemica, avvistato un incrociatore inglese, con pronta ed ardita manovra si portò all'attacco spingendosi a distanza ravvicinatissima, conscio del gravissimo rischio ma deciso ad ottenere il più sicuro effetto delle sue armi. Lanciati i siluri e aperto il tiro contro il nemico, la sua unità fu fatta segno alla preponderante reazione del fuoco avversario ed egli cadde tra i primi. Mortalmente ferito, riuscì ancora a dare disposizioni perché l'azione fosse continuata. Le estreme parole di sereno incitamento furono da lui pronunciate mentre sotto i colpi del nemico affondava la sua nave, alla quale egli rimaneva affidato per sempre. Si chiudeva così gloriosamente una giovane vita tutta dedicata alla marina, ma rimaneva il più luminoso esempio di fulgido eroismo. Canale di Sicilia, 12 ottobre 1940
— Regio Decreto 2 dicembre 1940.[6]
«Al comando di unità di superficie effettuava numerose missioni di guerra in zone di mare fortemente insidiate dal nemico, confermando in ogni circostanza elevate doti di ardimento, perizia tecnica ed audace spirito aggressivo. Nell'adempimento del dovere scompariva in mare. Mediterraneo centrale, 10 giugno-12 ottobre 1940
— Regio Decreto 25 gennaio 1943.
«Comandante di torpediniera, preparava ed eseguiva con perizia e sereno ardimento una delicata ed importante missione in prossimità di una munita base nemica, dimostrando elevate capacità, noncuranza del pericolo e superbe doti militari
— Determinazione dell'8 aprile 1942.

Annotazioni

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Bibliografia

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  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-88-98485-95-6.
  • Erminio Bagnasco, In Guerra sul Mare. Navi e marinai italiani nel secondo conflitto mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2005, ISBN 88-87372-50-0.
  • (EN) Maurizio Brescia, Mussolini's Navy. A Reference Guide of Regia Marina 1930-1945, Barnsley, Seaforth Publishing, 2012.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume 1 (1935-1943), Roma, Tipografia regionale, 1965.

Collegamenti esterni

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