Luis de León

poeta, traduttore e teologo spagnolo

Luis de León (Belmonte, 1527Madrigal de las Altas Torres, 23 agosto 1591) è stato un poeta, traduttore e teologo spagnolo.

Francisco Pacheco, Fray Luis de León, da El libro de descripción de verdaderos retratos, ilustres y memorables varones (c. 1599).

Divenuto frate, è uno degli scrittori più importanti della seconda fase del Rinascimento spagnolo, insieme a San Giovanni della Croce e fa parte della letteratura ascetica della seconda metà del secolo. La sua poesia è ispirata dal desiderio di abbandonare gli aspetti terreni per poter ascendere a Dio. I temi morali e ascetici dominano la sua opera.

Biografia

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Frate Luis nacque a Belmonte (Cuenca), nello stesso anno di Filippo II, 1527. Era figlio del consigliere aulico Lope de León e di Inés Varela, di famiglia ebraica convertita al cristianesimo. Studiò all'Università di Salamanca, dove poi rimase ad insegnare. Entrò nell'ordine degli Agostiniani.[1]

Il suo insegnamento universitario fu interrotto da pesanti accuse di eresia. In particolare i suoi accusatori lo incolpavano di aver tradotto in castigliano il Cantico dei Cantici e il libro di Giobbe e di aver sostenuto che la tradizione ebraica non aveva alterato il testo originario della Bibbia.[1]

 
Fra' Luis de León, ritratto in una biografia di Otto Spamer Leipzig

Una frase proverbiale: Dicebamus hesterna die

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Dicebamus hesterna die.

Solo dopo quattro anni di carcere fu riammesso all'insegnamento e una tradizione spagnola vuole che abbia iniziato la nuova lezione dicendo Dicebamus hesterna die... La frase è divenuta proverbiale nella cultura europea con una larga eco e una discreta fortuna.

Durante gli anni di carcere scrisse le sue opere più importanti: De los Nombres de Christo: en tres libros, un dialogo in cui i protagonisti del libro giudicano nomi e qualità attribuite dalla Bibbia al Messia; il suo commento al libro biblico di Giobbe, che verrà completato in seguito da Diego Tadeo Gonzáles nel XVIII secolo; La perfecta casada, un testo di esortazione morale e religiosa, caratterizzata dalla perfezione stilistica.[1]

Oltre ad una grande attività come traduttore, si distinse anche per le opere poetiche, tra le quali si possono menzionare l'ode De la Magdalena, incentrata sulla vacuità della sensualità e dei piaceri materiali; Noche serena, basata sulla speranzosa ammirazione del cielo stellato in contrasto con i problemi degli uomini; A Salinas, un musicista cieco che descrive i benefici causati dalla musica.

  • Escritores del Siglo XVI. Tomo segundo. Obras del maestro Fray Luis de León; precédelas su vida, escrita por Don Gregorio Mayans y Siscar; y un extracto del proceso instruido contra el autor desde el año 1571 al 1576, Madrid, M. Rivadeneyra, 1855.
  • Traducción literal y declaración del libro de los cantares de Salomón. Salamanca, 1798.
  • De los Nombres de Christo: en tres libros, Salamanca, en casa de Guillermo Foquel, 1587.
  • La Perfecta casada, Madrid, M. Rivadeneyra, 1855.
  • Exposición del Libro de Job (Ms.219) [Manuscrito]. Madrid, M. Rivadeneyra, 1855.
  • Obras poéticas, divididas en tres libros, Madrid, M. Rivadeneyra, 1855.
  • In Psalmum vigesimumsextum explanatio.
  • Cantar de los Cantares. Interpretaciones: literal, espiritual, profética.
  • De legibus o Tratado sobre la ley.
  • Epistolario: cartas, licencias, poderes, dictámenes.
  • Escritos desde la cárcel. Autógrafos del primer proceso inquisitorial.

Edizioni in italiano

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  • Poesie, a cura di Oreste Macrì, Vallecchi, 1964
  • Commento al Cantico dei cantici, Città nuova, 2003
  • La sposa perfetta, Rinascimento del libro, 1932
  • I nomi di Cristo, Einaudi, 1997
  1. ^ a b c le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 422.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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