Lingua luvia
Il luvio è una lingua indoeuropea appartenente al sottogruppo luvio del ramo anatolico parlata a sud ovest della capitale dell'impero ittita, Ḫattuša, dal popolo dei Luvi. Le attestazioni più antiche risalgono al II millennio a.C., ma la lingua è attestata sino al I millennio a.C. e precisamente all'ottavo secolo. Compare in attestazioni sotto forma di scrittura cuneiforme ed anche sotto forma di geroglifici (nel I millennio esclusivamente in questa seconda forma).
Luvio † | |
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Parlato in | Anatolia |
Periodo | II millennio a.C.-VIII secolo a.C. |
Locutori | |
Classifica | estinta |
Altre informazioni | |
Scrittura | Alfabeto luvio cuneiforme e Alfabeto luvio geroglifico |
Tassonomia | |
Filogenesi | Indoeuropeo Lingue anatoliche Luvio |
Codici di classificazione | |
Glottolog | luvi1235 (EN)
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Storia
modificaDalla loro terra d'origine, i parlanti luviti si diffusero gradualmente verso est in tutta l'Anatolia e contribuirono alla caduta, intorno al 1180 a.C., dell'Impero ittita, dove sembra essere stato ampiamente parlato durante questo periodo. Il luvio era anche la lingua degli stati luvio-aramaici della Siria, come Milid e Karkemiš, e anche del regno anatolico centrale di Tabal, che fiorì intorno al 900 a.C..
Caratteristiche
modificaMolto simile all'ittita, il luvio presenta alcune caratteristiche significative che lo differenziano dalla lingua parlata a Ḫattuša.
Il sistema nominale presenta un numero di casi limitato: nominativo, dativo, ablativo, accusativo e un genitivo non sempre attestato e spesso sostituito da un aggettivo genitivale in generale con desinenza -asi.[2]
Il sistema verbale prevede due tempi (presente e passato), due modi (indicativo e imperativo), e un solo sistema di coniugazione.
Le particelle di inizio frase, tipiche dell'Anatolico sono presenti anche in luvio,[3] e anche il sistema pronominale è piuttosto simile a quello dell'ittita.
Genealogicamente il luvio è strettamente imparentato alle altre lingue anatoliche, e tra queste in particolare al licio, al cario e, meno strettamente, al lidio; ipotesi di un suo legame con l'etrusco vengono avanzate a intervalli regolari da diversi studiosi, ma permangono numerosi problemi.
Esempi
modificaEsempi di lessico luvio[4]:
- waiana- ("vino", luvio geroglifico), cfr. ittita wijana- ("id."), arabo ed etiopico wain ("id."), assiro īnu ("id."), ebraico yayn ("id."), proto-semitico *wainu ("vino"), prestito dall'indoeuropeo attestato in numerose famiglie.
Note
modifica- ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, p. 350.
- ^ Roberto Stefanini. “Il genitivo aggettivale nelle lingue anatoliche” in Athenaeum NS 47, 1969, pp. 290–302; Annick Payne. Hieroglyphic Luwian: An Introduction, Wiesbaden, 2010 (2nd ed.); Federico Giusfredi, Recensione a Payne 2010, in WZKM 102, 2012, pp. 367-369; Ilya Yakubovich, Sociolinguistics of the Luvian Language, Brill, 2010
- ^ Payne, op. cit.; Giusfredi, The Cuneiform Luwian local particles and the obscure particle -(V)r, in Proceedings of the 8th International Congress of Hittitology (Warsaw 2011), 2014, pp. 308-315.
- ^ Villar, passim.
Bibliografia
modifica- Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05708-0.
- Heinrich Otten, Luvische Texte in Umschrift, Berlin, Akademie-Verlag, 1953.
- John David Hawkins, Anna Morpurgo Davies e Günter Neumann, Hittite Hieroglyphs and Luwian: New Evidence for The Connection, Göttingen, Vandenhoeck and Ruprecht, 1974.
- Frank Starke, Die keilschrift-luwischen Texte in Umschrift, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1985.
- Massimiliano Marazzi, Il geroglifico anatolico. Problemi di analisi e prospettive di ricerca, Roma, Il calamo, 1990, ISBN 88-85134-23-8.
- Clelia Mora, Sull'origine della scrittura geroglifica anatolica, in Kadmos, vol. 30, 1991, pp. 1-28.
- Rudolf Werner, Kleine Einführung ins Hieroglyphen-Luwische, Göttingen, Vandenhoeck and Ruprecht, 1991.
- John David Hawkins, Corpus of Hieroglyphic Luwian Inscriptions. Volume I. Inscriptions of the Iron Age, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 2000.
- Harold Craig Melchert, The Luwians, Leiden-Boston, Brill, 2003.
- Suzanne Herbordt, Die Prinzen- und Beamtensiegel der hethitischen Grossreichszeit auf Tonbullen aus dem Nişantepe-Archiv in Hattusa, Mainz, Philipp von Zabern, 2005.
- Annick Payne, Hieroglyphic Luwian. An Introduction with Original Texts, 2ª ed., Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 2010.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su luvio
Collegamenti esterni
modifica- (IT) Giulia Torri, Luvio, su mnamon.sns.it, Scuola Normale Superiore, 2008-2017.
Controllo di autorità | GND (DE) 4120242-9 · J9U (EN, HE) 987007538661205171 |
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