Innocenti Lambretta
L' Innocenti Lambretta è uno scooter italiano prodotto dalla industria meccanica Innocenti di Milano, nel quartiere Lambrate, dal 1947 al 1972. Il nome "Lambretta" deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano proprio gli stabilimenti di produzione.[1]
Innocenti Lambretta | |
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Due "Lambretta" | |
Costruttore | Innocenti |
Tipo | Scooter |
Produzione | dal 1947 al 1997 |
Stessa famiglia | Innocenti Lui |
Note | dal 1974 sino al 1997 prodotta solo in India |
Storia
modificaNel 1922 Ferdinando Innocenti di Pescia diede vita ad una fabbrica di tubi d'acciaio a Roma. Nel 1931 spostò tutti i propri affari a Milano, costituendo nel 1933 a Lambrate la più grande fabbrica di tubazioni d'acciaio senza giunti.
Durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica fu bombardata e completamente distrutta. Innocenti, nell'attesa di riacquisire da parte degli Alleati gli stabilimenti di Milano, diede vita nella Capitale allo studio del prodotto che avrebbe costituito la riconversione post-bellica della fabbrica. Infatti, prendendo ispirazione proprio dai motorscooter militari americani giunti in Italia durante la guerra, e comprendendo le nuove necessità di motorizzazione utili alla popolazione nell'immediato dopoguerra, decise di dedicarsi alla produzione del rivoluzionario scooter.
Affida il progetto del nuovo veicolo ad una straordinaria coppia di ingegneri aeronautici: Pier Luigi Torre e Cesare Pallavicino. Il primo si occupa della meccanica e ricostruisce gli stabilimenti milanesi (nel periodo pre bellico aveva progettato i motori dell'idrovolante Savoia-Marchetti S.55A della trasvolata atlantica di Italo Balbo), mentre il secondo si occupa del telaio e del design (in precedenza era stato il direttore tecnico prima della Breda fino al 1935 e poi della Caproni). Nel 1947 lo scooter, battezzato Lambretta dall'artista Daniele Oppi, è pronto e viene lanciato sul mercato.[2]
L'enorme successo non solo nazionale fece sì che la Lambretta, nei quasi 25 anni di produzione, venisse costruita su licenza anche in Germania (dalla NSU), Gran Bretagna, Argentina, Brasile, Cile, India e Spagna (dalla Serveta). La Innocenti produsse, sulla base della meccanica dello scooter, anche una serie di motocarri che, inizialmente denominati anch'essi Lambretta, ebbero poi il nome di Lambro.
Con il boom economico in Europa occidentale, verso la fine degli anni cinquanta la richiesta degli scooter ebbe un calo, mentre l'automobile era ormai alla portata di tutti; la Innocenti dovette quindi lottare per sopravvivere finanziariamente. La "British Motor Corporation" (BMC) approfittò delle difficoltà finanziarie della Innocenti e nel 1959, considerando la sua esperienza di produzione le propose un contratto per produrre, su licenza, una berlina dell'Austin di 900 cm³ di cilindrata, la A40, con molti componenti forniti dalla stessa BMC. L'Innocenti utilizzò poi il telaio A40 per produrre uno spyder carrozzato da Ghia. Successivamente vennero prodotte anche altre automobili, sempre su licenza BMC: la IM3 (Innocenti Morris 3), la I4 (una IM3 più spartana ed economica), la Mini Minor e la Mini Cooper; tutte queste auto ebbero successo, e l'azienda chiuse la produzione di motoveicoli nel 1971.[3]
Il governo indiano comprò la catena di montaggio della Lambretta nel 1972 per 3 miliardi di Lire, essenzialmente per le stesse ragioni per cui Ferdinando Innocenti l'aveva costruita dopo la guerra.[4] L'India all'epoca era un Paese con poche infrastrutture e non era ancora pronta economicamente per produrre piccole automobili dedicate al trasporto privato. La SIL (Scooters of India Limited), con sede a Lucknow nell'Uttar Pradesh, fu l'impresa di proprietà statale che cominciò la produzione un paio d'anni dopo l'acquisto, continuando la costruzione della Lambretta originale sino al 1997.[5][6]
Caratteristiche
modificaCome la Vespa, anche la Lambretta aveva un motore a 2 tempi funzionante a miscela olio-benzina, 3 o 4 marce, con una cilindrata che variava dai 39 ai 198 cm³.
Diversamente dalla Vespa, che è stata costruita con un telaio costituito da un solo pezzo, la Lambretta aveva una struttura tubolare più rigida su cui veniva assemblata la carrozzeria. I primi modelli prodotti presentavano la caratteristica della "carrozzeria scoperta", distinguendosi quindi totalmente dalla Vespa (totalmente carenata), diventando il tipico segno di riconoscimento dello scooter milanese. Comunque i successivi modelli prodotti, esattamente dal modello C del 1950, furono presentati anche in versione carenata; proprio questo modello, criticato da Piaggio per la somiglianza concettuale con la Vespa, ebbe un gran successo tanto che dal 1957 in poi, escludendo il modello LUI, la Lambretta fu sempre prodotta con carrozzeria "chiusa", con parafango anteriore solidale alla carrozzeria e con collocazione centrale del motore.
Alla fine degli anni cinquanta, contestualmente alla scelta di carrozzeria solo "chiusa", la Lambretta viene rivista nella meccanica e nella carrozzeria, e passando per tre versioni (le serie LI), si arrivò nel 1962 ad ottenere il modello (LI III serie, "scooterlinea") che poi, con pochissime modifiche estetiche, arrivò ad essere prodotto fino al 1972 (Lambretta DL), anno in cui la catena di montaggio fu venduta al governo indiano. Dei modelli degli anni 60, i modelli TV (Turismo Veloce) e SX (Special X) sono generalmente i più richiesti e desiderati, un successo dovuto alle loro prestazioni maggiorate e al look raffinato. Il modello TV fu il primo scooter al mondo a montare il freno a disco anteriore. Vespa e Lambretta potevano essere modificate facilmente; molti modificavano e tuttora modificano questi scooter "customizzandoli" con specchietti supplementari, elaborandoli, pitturando la carrozzeria, o personalizzandoli in altri modi[7], tutto ciò anche alla luce della filosofia culturale mod inglese nata negli anni sessanta e ancora in voga presso il Regno Unito, che fece degli scooter italiani il mezzo simbolo della rivoluzione culturale giovanile di quegli anni.
Oggi la Lambretta è un oggetto da collezionisti, spesso impegnati nel restauro con ricambi originali.[8] Un'innumerevole quantità di Lambretta Club sparsi in tutto il mondo conserva ed alimenta il mito di questo storico scooter che, assieme alla Vespa, rappresenta inevitabilmente un'icona dell'Italia degli anni cinquanta e sessanta.
Record
modificaNel 1948 Luigi Innocenti, figlio del fondatore dell'omonima fabbrica, lancia lo sviluppo di una versione speciale della Lambretta per poter realizzare record nella classe 125 cm³. Il modello presentava una sezione posteriore del telaio realizzata con tubature leggere per contenere il peso, un serbatoio ingrandito posto tra le gambe del conducente per migliorare la durata complessiva della marcia, un nuovo carburatore ingrandito, una marmitta rimpicciolita e un motore con rapporto di compressione più elevato dotato di trasportatore dinamico in alluminio per migliorare il raffreddamento del motore. Il regime di potenza massima è di appena 5300 giri/min, relativamente basso per uno scooter da pista, ma ciò non preclude l'ottenimento, l'11 febbraio 1949, di ben 13 record sulla strada di collegamento tra Roma e Ostia, nove nella classe 125 cm³ a quattro velocità e quattro nella classe di fino a 175 cm³. Poco tempo dopo, la Lambretta viene modificata per stabilire nuovi record di durata. Viene creata un'apposita scatola aerodinamica per il faro anteriore, mentre il nuovo carburatore viene reimpostato per produrre un mix regolabile che compensa gli sbalzi di temperatura fra il giorno e la notte. La prova si svolge sul circuito francese di Montlhéry nel mese di marzo e porta all'ottenimento di altri 33 record mondiali grazie ai piloti Masserini, Masetti (futuro campione del mondo della classe 500 cm³ con la Gilera), Brunori e Riccardo Rizzi. Nemmeno un mese dopo, sul medesimo percorso conquista anche il record di durata sulle 48 ore e all'inizio del 1950 se ne aggiudica altri 6.
Nello stesso anno, dal momento che la Piaggio aveva realizzato una propria versione aerodinamica della Vespa, la Innocenti decise di adeguarsi per rimanere competitiva. La nuova Lambretta è caratterizzata da un profilo ovale appiattito ai lati, con un parabrezza ampio e una coda posteriore allungata. Portata in pista dal 27 settembre al 5 ottobre 1950, la nuova Lambretta aerodinamica conquista 22 record mondiali, azzerando i progressi fatti dalla concorrente Piaggio. Questo stesso modello viene modificato da Pier Luigi Torre per tentare di conseguire alcuni primati di velocità nella categoria 125 cm³. La carenatura viene semplificata e vengono aggiunte delle condotte d'aria anteriori. Il motore è sovralimentato mediante un compressore volumetrico che aumenta la potenza a 16 cv a 9500 giri/min. Tale compressore venne però rimosso a causa di problemi di affidabilità, ma ciononostante i piloti Ferri e Poggi ottennero un primo record di 195 km/h sul circuito di Montlhéry e successivamente il primato dei 201 km/h sull'autostrada tra Monaco e Ingolstadt.[9]
Prototipi e Studi
modificaFra gli innumerevoli prototipi e studi svolti nel tempo dell'azienda, è rilevante la svolta che - nelle intenzioni della dirigenza alla fine degli anni sessanta - la Lambretta avrebbe dovuto compiere verso maggiori cilindrate (fenomeno già in atto con l'elevazione a 200 cc) anche per aumentarne l'appetibilità all'estero. Fra il 1966 e il 1967 il Centro Studi sviluppò uno scooter bicilindrico 250 cc. Il telaio avrebbe dovuto essere completamente ridisegnato con una linea più moderna, ma non si giunse mai oltre la fase di prototipi meccanici che, montati su telai sx200, sono oggi esposti al Museo di Rodano.[10]
Musei
modificaAlla Lambretta è stato dedicato il "Museo dello Scooter e della Lambretta", presente nel comune di Rodano, in provincia di Milano. Il museo contiene tutti gli archivi originali provenienti dalla Innocenti e tutti i modelli rappresentanti la produzione Lambrettistica.[11]
Un altro museo dedicato è il "Museo della Lambretta", ubicato a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro.[12]
Modelli Lambretta
modificaProdotti in Italia
modificaScooter
modifica- Lambretta M (A) 125 – 1947-48
- Lambretta B 125 – 1948-50
- Lambretta C/LC 125 – 1950-52
- Lambretta D/LD 125/150 – 1951-58
- Lambretta E 125 – 1953-54
- Lambretta F 125 – 1954-55
- Lambretta TV 175 – 1957-58
- Lambretta Li 125/150 – 1958-59
- Lambretta TV 175 II serie – 1959-61
- Lambretta Li 125/150 II serie – 1959-61
- Lambretta Li 125/150 III serie – 1962-68
- Lambretta TV 175 III serie – 1962-65
- Lambretta 150 Special - 1963-66
- Lambretta Cento – 1963-65
- Lambretta Junior 50 – 1964-71
- Lambretta Junior 125 – 1964-69
- Lambretta 125 Special – 1965-69
- Lambretta X 200 Special – 1966-69
- Lambretta X 150 Special – 1966-69
- Lambretta Lui 50 - 1968-70
- Lambretta Lui 75 - 1968-70
- Lambretta DL 50/125/150/200 – 1969-71
- Lambretta 48 (detto Lambrettino del prete) - agosto 1955 - marzo 1961
Motocarri
modifica- Lambretta FB - 1949-1950
- Lambretta FC - 1950-1952
- Lambretta FD - 1952-1959
- Lambretta FD/C - 1957-1959
- Lambretta FLI - 1959-1965
- Lambro 200 - 1963-1965
- Lambro 450 - 1965-1967
- Lambro 550 - 1965-1967
- Lambro 550N - 1967-1969
- Lambro 550A - 1968-1969
- Lambro 550L - 1968-1969
- Lambro 550M - 1969
- Lambro 550V - 1969[13]
- Lambro 550ML - 1969
- Tri Lambretta - 1970
- Lambro 600M - 1970-72
- Lambro 600V - 1970-72
- Lambro 600ML - 1970-72
Prodotti in India
modificaScooter
modifica- Lambretta DL 125/150/200
- Lambretta GP
- Lambretta J50
Motocarri
modifica- Vikram 450D/750D/750D (WC)
- Vikram 410G/600G
- Vikram EV
Prodotti in Spagna (Serveta)
modificaScooter
modifica- Lambretta D/LD 125/150cc – 1951-58
- Lambretta Li 125/150cc II serie – 1959-61
- 150 Special - 1966
- JET 200 - 200cc - 1966
- 125/150 - 1975-83
- Pony 200
Caratteristiche tecniche
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Note
modifica- ^ Pato, ecco la nuova Lambretta, su La Stampa.it, 30 ottobre 2007. URL consultato il 14 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2012).
- ^ Vittorio Tessera, Innocenti Lambretta, Giorgio Nada Editore, 2012
- ^ Storia della Lambretta italiana
- ^ I 50 anni della Lambretta, su www1.adnkronos.com, 16 giugno 1997. URL consultato il 6 settembre 2021.
- ^ Scooters India Limited: about us, su scootersindia.com, 15 gennaio 2010. URL consultato il 6 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2010).
- ^ Le figlie della Lambretta: India, su lambrettaspiega73.it. URL consultato il 7 settembre 2021.
- ^ Vittorio Tessera, Lambretta - Fuoriserie - gli accessori, Ed. Casa Lambretta
- ^ Vittorio Tessera, Lambretta. Manutenzione e restauro, Giorgio Nada Editore, 2012
- ^ Records, su it.lambretta.com. URL consultato il 24 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2012).
- ^ LAMBRETTA Evergreen
- ^ Sito ufficiale del museo
- ^ Sito ufficiale del museo.
- ^ Come un’auto il motofurgone Lambro 550 V (PDF), su archivio.unita.news, 10 marzo 1969. URL consultato il 5 settembre 2021.
Bibliografia
modifica- Vittorio Tessera, Innocenti Lambretta, Giorgio Nada Editore, 2012
- V. Tessera, Lambretta. Manutenzione e restauro, Giorgio Nada Editore, 2012
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «lambretta»
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su lambretta
Collegamenti esterni
modifica- Lambretta Club Italia, su lambrettaclubitalia.it.
- Scooters of India Limited, su scootersindia.com.
- Lambretta evergreen fansite, su lambretta.it. URL consultato il 26 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2010).
- L'eleganza della Lambretta, su adp.lt.it. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2011).
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85074182 · GND (DE) 4507356-9 · BNE (ES) XX4577069 (data) · BNF (FR) cb162305935 (data) · J9U (EN, HE) 987007553113405171 |
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