Harvey Weinstein
Harvey Weinstein (New York, 19 marzo 1952) è un produttore cinematografico statunitense.
Insieme al fratello Bob ha fondato la Miramax Films, che ha prodotto negli anni molti film indipendenti di successo tra cui Pulp Fiction, Clerks - Commessi, Sesso, bugie e videotape[1]. Weinstein ha vinto un Oscar per aver prodotto Shakespeare in Love e sette Tony per diverse commedie e musical, come Billy Elliot the Musical, The Producers e Agosto, foto di famiglia.[2]
Presidente della Weinstein Company a partire dal 2005, rimase in carica fino al 6 ottobre 2017, quando, in seguito a numerose accuse di molestie sessuali, è stato licenziato dal consiglio di amministrazione della sua compagnia[3] ed espulso dalla Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
L'11 marzo 2020, dopo una battaglia legale durata due anni e mezzo, la Corte Suprema dello stato di New York lo ha condannato definitivamente per stupro e violenza sessuale a 23 anni di carcere da scontare nell'istituto penitenziario di Rikers Island.[4] Il 23 febbraio 2023 è stato condannato ad altri 16 anni di carcere dopo che una giuria di Los Angeles lo ha ritenuto colpevole dello stupro avvenuto ai danni di un'attrice russa nel 2013. Attualmente sta scontando la sua pena all'interno del Mohawk Correctional Facility a Rome, nello stato di New York.
Biografia
modificaWeinstein è nato nel quartiere Flushing, nel borough del Queens di New York, in una famiglia ebraica, da Max, un tagliatore di diamanti di origine tedesca, e Miriam Postel, di origine polacca. È cresciuto col fratello in una casa popolare. Si è diplomato alla John Bowne High School e ha studiato Inglese all'Università statale di New York (SUNY), ma nella sede di Buffalo[5], lasciando gli studi nel 1973 per dedicarsi al lavoro; nel 2000 la sua università gli ha conferito la laurea honoris causa.[6] Negli anni '70 organizza a Buffalo concerti rock indipendenti con la Harvey & Corky Productions.[7]
Anni '70: primi lavori e Miramax
modificaEntrambi i fratelli Weinstein crescono con una passione per il cinema e nutrono il desiderio di entrare nell'industria cinematografica. Verso la fine degli anni '70, usando i ricavi ottenuti dalla loro attività di promozione di concerti, i fratelli creano una piccola compagnia di distribuzione di film indipendenti chiamata Miramax, dai nomi dei genitori Miriam e Max.[8] I primi lavori sono principalmente film dedicati al mondo della musica come Rockshow di Paul McCartney.[9]
Anni '80: il successo con i film d'essai e gli indipendenti
modificaNei primi anni '80, Miramax acquista i diritti di due film britannici di spettacoli benefici filmati per Amnesty International. Collaborando con Martin Lewis, il produttore dei film originali, i fratelli Weinstein montano i due film per crearne uno solo, dedicato al mercato statunitense, intitolato The Secret Policeman's Other Ball, che diventa il primo successo della Miramax. Il denaro ricavato aiuta Amnesty International ad aumentare la sua popolarità negli Stati Uniti.[7]
I Weinstein accrescono lentamente la loro popolarità durante tutti gli anni '80 con film d'autore che ricevono l'attenzione della critica e un modesto successo commerciale. Nel 1989, il lancio del film di Steven Soderbergh Sesso, bugie e videotape rende Miramax lo studio indipendente di maggior successo in America.[10]
Anni '90-'00: ulteriore successo e la cessione a Disney
modificaLa Miramax ha continuato ad accrescere il numero di film e registi fino a che, nel 1993, dopo il successo di La moglie del soldato, la Disney offre ai Weinstein 80 milioni di dollari per la proprietà di Miramax. I fratelli accettano l'accordo che avrebbe cementato la loro posizione a Hollywood e gli avrebbe garantito la direzione della loro compagnia. L'anno successivo Miramax distribuisce il suo primo blockbuster, Pulp Fiction di Quentin Tarantino e il film indipendente di successo Clerks - Commessi.
La Miramax vince il suo primo Academy Award per il miglior film nel 1997 con la vittoria di Il paziente inglese.[11] Questo dà il via a una serie di successi della critica come Will Hunting e Shakespeare in Love, entrambi vincitori di diversi premi tra cui numerose candidature al premio Oscar.[12][13]
2005-2017: la Weinstein Company
modificaI fratelli Weinstein lasciano Miramax il 30 settembre 2005 per fondare la loro compagnia di produzione, The Weinstein Company. Nel febbraio 2002 il regista Michael Moore intraprende azioni legali contro i fratelli Weinstein, reclamando 2,7 milioni di dollari per il suo documentario Fahrenheit 9/11 che, a suo dire, gli sono stati negati con "trucchetti contabili di Hollywood".[14] Nel febbraio dell'anno successivo Moore ritira l'accusa dopo un accordo privato con lo stesso Weinstein.[15]
Attivismo
modificaWeinstein è attivo su temi come povertà, AIDS, diabete giovanile e sclerosi multipla. Fino a ottobre 2017[16] si è seduto nel consiglio della Robin Hood Foundation, no-profit che combatte la povertà, e ha co-presieduto una delle sue feste benefiche annuali. È favorevole a un maggiore controllo delle armi e all'assistenza sanitaria negli Stati Uniti.[17] Weinstein è un sostenitore e finanziatore di lunga data del Partito Democratico e ha sponsorizzato le campagne elettorali di Barack Obama, Hillary Clinton e John Kerry.[18]
Controversie
modificaPur riconoscendone i meriti per aver aperto il mercato ai film indipendenti, Harvey Weinstein viene spesso accusato per le tecniche usate nella sua attività.
Viene accusato, ad esempio, per i tagli apportati a film asiatici come Shaolin Soccer, Hero e Princess Mononoke. Si dice che quando Weinstein fu incaricato di curare la distribuzione statunitense di Princess Mononoke, ricevette una lettera da Hayao Miyazaki con una spada samurai. Sulla spada c'era un messaggio: "Niente tagli". Miyazaki ha commentato a proposito dell'incidente: "In realtà è stato il mio produttore a farlo. Sebbene io sia andato a New York per incontrare quest'uomo, tale Harvey Weinstein, e sono stato aggredito, con tutte quelle richieste per dei tagli. L'ho sconfitto". Weinstein ha sempre insistito che quei tagli servivano per rendere il film il più finanziariamente sostenibile. "Non taglio per divertimento", ha detto Harvey Weinstein in una intervista. "Taglio perché quella merda funzioni. In tutta la mia vita ho servito un solo maestro: il film. Amo i film".[19]
Weinstein si è guadagnato una reputazione per la sua spietatezza e per scatti d'ira.[senza fonte]
Stupri e molestie sessuali commesse
modificaIl 6 ottobre 2017 un'inchiesta del The New York Times[20] l'ha accusato di molestie sessuali ai danni di alcune attrici di Hollywood, tra le quali Ashley Judd e Rose McGowan[21]. In conseguenza dello scandalo, il 9 ottobre 2017 Weinstein è stato licenziato dalla società che aveva co-fondato.[22] Contro di lui si sono poi aggiunte le denunce per abusi sessuali e stupro di varie attrici.[23][24][25][26] Quando l'attrice Paz de la Huerta lo accusa di un doppio stupro nel suo appartamento a New York nel 2010, la polizia di New York ne ipotizza il possibile arresto[27]. Weinstein ha ingaggiato degli ex-agenti del Mossad israeliano per rintracciare le donne molestate e far pressione su di loro affinché ritirassero le loro accuse contro di lui[28]. Tali denunce comporteranno per Weinstein la sua immediata espulsione dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences[29] e l'avvio dell'iter da parte del presidente francese Emmanuel Macron per ritirargli la Legion d'onore conferitagli dall'ex presidente Nicolas Sarkozy nel 2012.[30] In seguito è stato anche accusato di sfruttamento della prostituzione[31]. Vi sono poi state le accuse di una sua assistente[32]. Lo studio fondato da Harvey Weinstein e dal fratello Robert è stato poi citato in giudizio dal procuratore dello stato di New York per non aver tutelato i suoi dipendenti dalle molestie sessuali e dalle intimidazioni del produttore cinematografico[33].
Il 25 maggio 2018 Harvey Weinstein si è presentato al commissariato di Lower Manhattan a New York per consegnarsi alle autorità[34]. L'ex produttore è in stato di arresto con l'accusa di aver stuprato una donna e aver costretto un'altra a praticargli sesso orale;[34] la cauzione è stata fissata a un milione di dollari[35].
Processo e condanna
modificaIl 24 febbraio 2020 viene riconosciuto colpevole di violenza sessuale e stupro e condannato l'11 marzo successivo a 23 anni di carcere[36]. Operato pochi giorni prima di angioplastica, dopo aver lasciato il tribunale viene riportato d'urgenza in ospedale in preda a palpitazioni e pressione alta con un sospetto infarto in corso, senza tornare quindi in cella a Rikers Island[37]. Trasferito successivamente nel Walden Correctional Center di Alden vicino a Buffalo, la settimana seguente risulta positivo al COVID-19 e viene perciò isolato nel piccolo penitenziario, per poi guarire completamente dal virus il successivo 1º aprile.[38][39] Nel procedimento Weinstein ha risposto degli abusi commessi su due delle molte donne che l'hanno denunciato: l'assistente di produzione Miriam Haley e l'attrice Jessica Mann.[40]
Nel giugno 2021 venne estradato a Los Angeles per affrontare un altro processo sempre riguardante le stesse accuse e trasferito al Twin Towers Correctional Facility. Tale estradizione sarebbe dovuta avvenire inizialmente nel luglio 2020, ma fu poi rinviata a causa della pandemia di COVID-19. I suoi avvocati si erano inoltre opposti alle pratiche burocratiche che ne chiedevano l'estradizione, ritardando ulteriormente il processo, e il suo rappresentante Norman Effman affermò che Weinstein iniziò a soffrire di problemi di salute che includevano la quasi totale cecità, apnea notturna e problemi alla schiena. Il processo ebbe inizio nell'ottobre 2022 e Weinstein venne accusato di 11 capi d'imputazione per stupro, rapporti sessuali non consenzienti e violenze che si sarebbero verificati tra il 2004 e il 2013.[41] Il 19 dicembre 2022 venne infine dichiarato colpevole di tre dei sette capi d'accusa (quattro delle 11 accuse iniziali sono state poi ritirate)[42] e condannato il 23 febbraio 2023 ad altri 16 anni di prigione per stupro avvenuto ad un festival cinematografico svoltosi a Los Angeles nel 2013 ai danni di un'attrice russa, per un totale di 39 anni complessivi da trascorrere al Mohawk Correctional Facility nella città di Rome.[43][44]
Il 25 aprile 2024 la Corte Suprema dello Stato di New York ha revocato la condanna di Harvey Weinstein per reati sessuali dopo aver stabilito che il giudice che nel febbraio 2020 lo ha condannato a 23 anni di prigione ha commesso un errore giudiziario chiamando a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti dell'ex produttore[45].
Vita privata
modificaWeinstein si è sposato due volte. Nel 1987 ha sposato la sua assistente Eve Chilton, da cui ha divorziato nel 2004.[46] Hanno avuto tre figlie: Remy (1995), Emma (1998) e Ruth (2002).
Nel 2007 sposa la stilista e attrice Georgina Chapman.[47] Hanno avuto una figlia, Pearl (2010), e un figlio, Dashiell (2013). La moglie annuncia il divorzio dopo le accuse di molestie nel 2017.[48]
Filmografia parziale
modificaProduttore
modifica- Blue in the Face, regia di Paul Auster e Wayne Wang (1995)
- The Faculty, regia di Robert Rodriguez (1998)
- Shakespeare in Love, regia di John Madden (1998)
- Malèna, regia di Giuseppe Tornatore (2000)
- Gangs of New York, regia di Martin Scorsese (2002)
- Full Frontal, regia di Steven Soderbergh (2002)
- Grindhouse, regia di Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Eli Roth, Rob Zombie e Edgar Wright (2007)
- Nine, regia di Rob Marshall (2009)
- Marilyn (My Week with Marilyn), regia di Simon Curtis (2011)
- One Chance - L'opera della mia vita (One Chance), regia di David Frankel (2013)
- Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny, regia di Yuen Wo Ping (2016)
- Edison - L'uomo che illuminò il mondo (The Current War), regia di Alfonso Gomez-Rejon (2017)
Produttore esecutivo
modifica- Una vita al massimo (True Romance), regia di Tony Scott (1993)
- Scream, regia di Wes Craven (1996)
- Robinson Crusoe, regia di Rod Hardy e George Trumbull Miller (1997)
- Heaven, regia di Tom Tykwer (2002)
- Darkness, regia di Jaume Balagueró (2002)
- Babbo bastardo (Bad Santa), regia di Terry Zwigoff (2003)
- Fahrenheit 9/11, regia di Michael Moore (2004) - Documentario
- Ella Enchanted - Il magico mondo di Ella (Ella Enchanted), regia di Tommy O'Haver (2004)
- Le avventure di Sharkboy e Lavagirl in 3-D (The Adventures of Sharkboy and Lavagirl 3-D), regia di Robert Rodriguez (2005)
- Sicko, regia di Michael Moore (2006) - Documentario
- The Mist, regia di Frank Darabont (2007)
- Halloween - The Beginning (Halloween), regia di Rob Zombie (2007)
- Grindhouse - Planet Terror (Planet Terror), regia di Robert Rodriguez (2007)
- Grindhouse - A prova di morte (Death Proof), regia di Quentin Tarantino (2007)
- Una squadra molto speciale (The Longshots), regia di Fred Durst (2008)
- The Reader - A voce alta (The Reader), regia di Stephen Daldry (2008)
- Zack & Miri - Amore a... primo sesso (Zack and Miri Make a Porno), regia di Kevin Smith (2008)
- Killshot, regia di John Madden (2008), regia di John Madden
- Halloween II, regia di Rob Zombie (2009)
- Capitalism: A Love Story, regia di Michael Moore (2009) - Documentario
- Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds), regia di Quentin Tarantino (2009)
- The Fighter, regia di David O. Russell (2010)
- Butter, regia di Jim Field Smith (2011)
- The Artist, regia di Michel Hazanavicius (2011)
- Marilyn (My Week with Marilyn), regia di Simon Curtis (2011)
- Django Unchained, regia di Quentin Tarantino (2012)
- Il lato positivo - Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook), regia di David O. Russell (2012)
- Dark Skies - Oscure presenze (Dark Skies), regia di Scott Stewart (2013), regia di Scott Stewart
- Sin City - Una donna per cui uccidere (Sin City: A Dame to Kill For), regia di Robert Rodríguez e Frank Miller (2014)
- Big Eyes, regia di Tim Burton (2014)
- Paddington (2014), regia di Paul King
- Carol, regia di Todd Haynes (2015)
- The Hateful Eight, regia di Quentin Tarantino (2015)
- Macbeth, regia di Justin Kurzel (2015)
- Scream - serie TV (2015)
- Sing Street, regia di John Carney (2016)
- Hands of Stone, regia di Jonathan Jakubowicz (2016)
- Lion - La strada verso casa (Lion), regia di Garth Davis (2016)
- Gold - La grande truffa (Gold), regia di Stephen Gaghan (2016)
- Six – serie TV (2017-2018)
- Amityville - Il risveglio (Amityville: The Awakening), regia di Franck Khalfoun (2017)
- La ragazza dei tulipani (Tulip Fever), regia di Justin Chadwick (2017)
- Sempre amici (The Upside), regia di Neil Burger (2017)
Attore
modifica- Hollywood brucia (An Alan Smithee Film: Burn Hollywood Burn), regia di Arthur Hiller (1997)
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ (EN) William M. Kunz, Culture Conglomerates: Consolidation in the Motion Picture and Television Industries, Rowman & Littlefield, 2007, ISBN 978-0-7425-4066-8. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Barbara Klinger, Beyond the Multiplex: Cinema, New Technologies, and the Home, University of California Press, 13 marzo 2006, ISBN 978-0-520-93907-3. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Ronan Farrow, From Aggressive Overtures to Sexual Assault: Harvey Weinstein’s Accusers Tell Their Stories, in The New Yorker, 10 ottobre 2017. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Jamiles Lartey e Edward Helmore David Batty in London, Stars welcome Academy move to expel Weinstein over sexual assault claims, in The Guardian, 15 ottobre 2017. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Harvey Weinstein Gets My Criticism of "The Reader" Wrong, in TheWrap, 21 febbraio 2009. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Miramax establishes diversity film scholarships - UB Reporter, su buffalo.edu. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ a b When Harvey Met Mickey, su www3.sympatico.ca. URL consultato il 16 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2012).
- ^ (EN) Bob Weinstein, All Thanks to Max, in The Hive. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Alisa Perren, Indie, Inc.: Miramax and the Transformation of Hollywood in the 1990s, University of Texas Press, 15 maggio 2012, ISBN 978-0-292-74287-1. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ Greuet, Christophe (2004). Coupez: Ces films que George Clooney, Nicole Kidman, Jean Reno, Kim Basinger aimeraient oublier (in French). Carnot. p. 45. ISBN 2-84855-073-2..
- ^ (EN) A Short History of Harvey Weinstein's Oscar Campaigns (Photos), in TheWrap, 8 ottobre 2017. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) From staff e agencies, Shakespeare in Love wins 7 Oscars, in The Guardian, 22 marzo 1999. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) The 70th Academy Awards | 1998, in Oscars.org | Academy of Motion Picture Arts and Sciences. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Film-maker Moore sues Weinsteins, in BBC News, 9 febbraio 2011. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Michael Moore, Harvey Weinstein Settle 'Fahrenheit 9/11' Lawsuit, in The Hollywood Reporter. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Anousha Sakoui, Weinstein Resigns From Board of New York's Robin Hood Foundation, su BloombergQuint. URL consultato il 6 ottobre 2021.
- ^ (EN) Harvey Weinstein: 'Obama's Not Embarrassing — the Country's Embarrassing', in National Review. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Harvey Weinstein has donated over $1 million to Democrats since 2000 – here are some of the biggest names, in Business Insider. URL consultato il 17 ottobre 2017.
- ^ (EN) Katie Dean, Studio Warns Kung Fu Site, in WIRED. URL consultato il 16 ottobre 2017.
- ^ (EN) Jodi Kantor e Megan Twohey, Harvey Weinstein Paid Off Sexual Harassment Accusers for Decades, in The New York Times, 5 ottobre 2017. URL consultato il 12 ottobre 2017.
- ^ Harvey Weinstein accusato di molestie sessuali. Si scusa con le vittime, in Spettacoli - La Repubblica, 6 ottobre 2017. URL consultato il 12 ottobre 2017.
- ^ Harvey Weinstein, scandalo molestie sessuali: il produttore licenziato dalla sua società, in Corriere della Sera. URL consultato il 12 ottobre 2017.
- ^ Il New Yorker: “Asia Argento accusa Weinstein di stupro”. Contro di lui anche Paltrow e Jolie, in LaStampa.it, 10 ottobre 2017. URL consultato il 12 ottobre 2017.
- ^ Weinstein, la seconda attrice italiana: "Stupro in camera". Argento contro 'Porta a Porta', in La Repubblica.it, 22 ottobre 2017. URL consultato il 22 ottobre 2017.
- ^ Scandalo Weinstein, il racconto dell'attrice Natassia Malthe: Mi stuprò in una stanza d'hotel, in La Repubblica.it, 26 ottobre 2017. URL consultato il 26 ottobre 2017.
- ^ Julianna Margulies accusa Weinstein e Steven Seagal di molestie, in La Repubblica.it, 4 novembre 2017. URL consultato il 4 novembre 2017.
- ^ Weinstein, la polizia di New York ipotizza il possibile arresto per stupro, in La Repubblica.it, 4 novembre 2017. URL consultato il 4 novembre 2017.
- ^ Weinstein e gli agenti del Mossad la rete di spie per rintracciare le donne molestate, in La Repubblica.it, 7 novembre 2017. URL consultato il 7 novembre 2017.
- ^ Ira Academy, Weinstein espulso dal club degli Oscar, in La Stampa, 14 ottobre 2017.
- ^ Weinstein espulso dagli Oscar, Mia Farrow: "È la fine di una terribile epoca", in Spettacoli - La Repubblica, 15 ottobre 2017. URL consultato il 15 ottobre 2017.
- ^ Weinstein ora è accusato anche di sfruttamento della prostituzione, in Mondo - La Stampa, 28 novembre 2017. URL consultato il 28 novembre 2017.
- ^ Zelda Perkins, l'assistente di Weistein denuncia: tentò di violentare una collega a Venezia, in Spettacoli - La Repubblica, 20 dicembre 2017. URL consultato il 20 dicembre 2017.
- ^ Molestie, lo Stato di New York fa causa a Weinstein, in Esteri - La Repubblica, 12 febbraio 2018. URL consultato il 12 febbraio 2018.
- ^ a b (EN) Brynn Gingras, Emanuella Grinberg, Sonia Moghe e Dakin Andone, Harvey Weinstein is charged with rape and sex abuse in cases involving 2 women, in CNN, 25 maggio 2018. URL consultato il 25 maggio 2018.
- ^ (EN) Harvey Weinstein released on $1m bail, in BBC News, 26 maggio 2018. URL consultato il 25 maggio 2018.
- ^ (EN) Full Coverage: Harvey Weinstein Is Found Guilty of Rape, in The New York Times, 24 febbraio 2020. URL consultato il 24 febbraio 2020.
- ^ Federica Capozzi, E l'orco scrisse: "Jennifer Aniston deve morire", in Gente, 28 marzo 2020, p. 54.
- ^ Usa, Harvey Weinstein positivo al coronavirus: isolato in prigione
- ^ Weinstein guarisce dal coronavirus ma affronta il suo terzo processo, su corriere.it, Corriere della Sera, 11 aprile 2020.
- ^ Armando Gallo, Harvey, le tappe dello scandalo, in Oggi, 4 giugno 2020, p. 82.
- ^ Harvey Weinstein, a Los Angeles si apre il nuovo processo, su ciakmagazine.it, Ciak Magazine, 10 ottobre 2022.
- ^ Harvey Weinstein condannato a Los Angeles: colpevole di uno stupro e due aggressioni sessuali, su open.online, Open, 20 dicembre 2022.
- ^ Weinstein condannato a 16 anni di prigione per stupro, su lastampa.it, 23 febbraio 2023.
- ^ Nuova condanna per Harvey Weinstein, 16 anni per stupro all’ex signore degli Oscar, su ilfattoquotidiano.it, 23 febbraio 2023.
- ^ (EN) Maria Cramer, Harvey Weinstein’s New York Conviction Is Overturned, in The New York Times, 25 aprile 2024. URL consultato il 25 aprile 2024.
- ^ (EN) How Harvey Weinstein Survived His Midlife Crisis (For Now), su NYMag.com. URL consultato il 17 ottobre 2017.
- ^ (EN) Harvey Weinstein Weds Designer Georgina Chapman, in PEOPLE.com, 16 dicembre 2007. URL consultato il 17 ottobre 2017.
- ^ (EN) Pat Saperstein, Harvey Weinstein’s Wife Georgina Chapman Divorcing Him, in Variety, 10 ottobre 2017. URL consultato il 17 ottobre 2017.
- ^ (EN) Weinstein to be awarded honorary CBE by Queen, su Screen. URL consultato il 25 maggio 2018.
- ^ (EN) From France Avec L'Amour: Another Honor for Harvey Weinstein, su artsbeat.blogs.nytimes.com, 2 marzo 2012. URL consultato il 25 maggio 2018.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Harvey Weinstein
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Harvey Weinstein
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Harvey Weinstein, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Harvey Weinstein, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Harvey Weinstein, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- Harvey Weinstein, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Harvey Weinstein, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Harvey Weinstein, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Harvey Weinstein, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Harvey Weinstein, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
- (DE, EN) Harvey Weinstein, su filmportal.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 161144207 · ISNI (EN) 0000 0001 1487 5631 · LCCN (EN) no2001040887 · GND (DE) 173929400 · BNE (ES) XX1596907 (data) · BNF (FR) cb171280370 (data) · J9U (EN, HE) 987007456375905171 |
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