Fonte di Giuturna
La fonte di Giuturna è un'area sacra dedicata ad una ninfa della fonti, in corrispondenza di una sorgente monumentalizzata che si trova nel Foro Romano, tra il tempio dei Càstori e la casa delle Vestali.
Fonte di Giuturna | |
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La fonte di Giuturna. | |
Civiltà | romana |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Roma |
Scavi | |
Data scoperta | 1900 |
Date scavi | 1900-1901 |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Parco Archeologico del Colosseo |
Responsabile | Alfonsina Russo |
Visitabile | Sì |
Sito web | parcocolosseo.it/area/foro-romano/ |
Mappa di localizzazione | |
Descrizione
modificaLa fonte, tra le più antiche e importanti della città, che sgorgava ai piedi del Palatino, era dedicata a Giuturna, una ninfa sorella di re Turno, che era la divinizzazione della fonte stessa, come spesso accadde nel mondo antico.
L'area, scavata nel 1900 da Giacomo Boni,[1] era già venerata in epoca arcaica; fu decorata in epoca repubblicana e ulteriormente monumentalizzata in epoca imperiale.[2]
Il bacino di raccolta delle acque, alimentato da due sorgenti negli angoli settentrionali, è approssimativamente quadrato (5mx5m), rivestito di marmo e con al centro un piedistallo rettangolare.[2] A circa un metro di profondità, sulla pavimentazione di epoca augustea, si trova il bacino inferiore di epoca repubblicana, costruito in opera quasi reticolata, tipica del periodo a cavallo tra la fine del II e l'inizio del I secolo a.C.. La datazione più accettata[senza fonte] è quella connessa al restauro del vicino tempio dei Càstori a opera di Lucio Cecilio Metello Dalmatico nel 117 a.C.. Vi si notano dei restauri più tardi, probabilmente dell'inizio della fase imperiale, in tufo diverso, databile al restauro in epoca tiberiana del tempio.
Nel bacino furono rinvenute le statue dei Dioscuri fatte a pezzi, originariamente poste, quasi certamente, sul piedistallo centrale[senza fonte] e oggi conservate nel museo del Foro romano insieme alle statue di Apollo ed Esculapio, che ornavano la fonte. Raffiguravano i Dioscuri nell'atto di abbeverare i loro cavalli alla fonte, come nella loro leggendaria apparizione nel Foro prima della vittoriosa battaglia del lago Regillo.[3]
Si tratta di opere in stile arcaico, tipiche della tarda età ellenistica coeva alla fine del II secolo a.C. . Furono probabilmente danneggiate nell'incendio del 12 a.C., come dimostrano i restauri in marmo differente (marmo di Carrara invece che marmo pentelico) e le tracce di fuoco.
Il rilievo che si vede oggi vicino al bordo della fonte è una copia (l'originale è nell'Antiquarium) di un rilievo traianeo con i Dioscuri, i loro genitori Giove e Leda e Giuturna. Il pozzo marmoreo antistante ha una doppia iscrizione col nome di Marco Barbazio Pollione, edile curule, vissuto in epoca cesariano-augustea.
L'ara invece risale all'epoca di Settimio Severo[senza fonte], e presenta diverse raffigurazioni: sui lati maggiorni, quelle di Giuturna e Turno e dei Dioscuri, su quelli minori Giove con scettro e fulmine, e Leda col cigno.[2]
Note
modifica- ^ Archeologia Medievale, VIII, 1981 - Problemi di storia dell’alimentazione nell’Italia medievale, pg 583 Il Boni, ripulendo la vasca, ritrovò 80 brocche e numerosi frammenti di ceramica a vetrina pesante di epoca medievale.
- ^ a b c Lacus Juturnae su penelope.uchicago.edu
- ^ Museo del Foro Romano
Bibliografia
modifica- Eva Margareta Steinby, Lacus Iuturnae, Roma, De Luca, 1989. ISBN 88-7813-193-8, ISBN 978-88-7813-193-4
- Eva Margareta Steinby, s.v. Lacus Iuturnae in Lexicon Topographicum Urbis Romae III, Roma, Edizioni Quasar, 1996, pp. 168–170. ISBN 88-7097-049-3
- Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
- Maria Elisa Garcia Barraco, Iuturnai sacrum la sacra fonte di Giuturna nel foro romano : fons - lacus - aedicula, Arbor sapientiae, 2015, ISBN 9788897805571.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- (EN) Lacus Juturnae, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (DE) Fonte di Giuturna, su Arachne.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 246612423 · GND (DE) 4237095-4 |
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