Castello di Aymavilles

castello nel comune italiano di Aymavilles (AO)

Il castello di Aymavilles è un maniero situato nel comune omonimo della media valle valdostana. La sua pianta originaria risale al XIII secolo, sebbene lo stato attuale si discosti parecchio da essa. Costruito su una collina morenica che degrada verso la Dora Baltea, questo edificio di pianta quadrangolare presenta agli angoli quattro torri cilindriche dotate di merli e beccatelli.

Castello di Aymavilles
(FR) Château d'Aymavilles
Facciata del castello vista dal viale d'ingresso nel 2018, dopo i lavori di restauro
Ubicazione
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
Regione  Valle d'Aosta
CittàAymavilles
IndirizzoLocalita' Castello 1, 11010 Aymavilles
Coordinate45°42′08.59″N 7°14′53.46″E
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Castello di Aymavilles
Informazioni generali
TipoCastello
Stilerococò
Costruzione1287 circa-1728
Materialepietra, tufo e bardiglio
Primo proprietarioAimone di Challant
Condizione attualeAperto al pubblico
Proprietario attualeRegione Valle d'Aosta
VisitabileSi
Sito webvalledaostaheritage.com/chateau-daymavilles/
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Oltre alla propria parte storica, ospita alcune collezioni risalenti all'Ottocento e parte della collezione dell'Académie Saint-Anselme.

Le origini (XIII secolo)

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Il castello e il borgo di Aymavilles dall'alto, nel 2023

Il castello è stato costruito su una collina morenica, in una posizione strategica sia per controllare il passaggio nella valle centrale dove si sviluppava la via delle Gallie che collegava Mediolanum a Lugdunum, sia per sorvegliare l'accesso alla val di Cogne, nella cui direzione si trova l'antica cava sfruttata per l'estrazione di marmo bardiglio.[1]

Le prime tracce dell'edificio risalgono al 1287. Esso risultava profondamente diverso dalle forme attuali in quanto più somigliante a una casaforte quali il castello di Écours a La Salle o il castello di La Mothe ad Arvier.

La struttura era inoltre dotata di un muro di cinta per raccogliere e proteggere la popolazione in caso di pericolo, sul modello dei castelli di Cly e di Graines.

Il periodo degli Challant (1354-1804)

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Il castello in inverno

Nel 1354, i conti di Savoia affidarono il castello a un ramo della famiglia Challant, che a tal proposito verrà denominata in seguito 'Challant-Aymavilles'. Venne aggiunto un piano e, allargato verso ovest, il dongione. Aimone di Challant ordinò la costruzione di un secondo muro di cinta, di un fossato e di un ponte levatoio.

 
Ricostruzione della sezione trasversale del castello alla fine del XIV secolo (Carlo Nigra).

All'inizio del Quattrocento, per volere di Amedeo di Challant, furono aggiunte le quattro torri dotate di beccatelli e merlature, delle quali due sono a motivi guelfi mentre le restanti a motivi ghibellini. Esse, leggermente diseguali nelle dimensioni, sono collegate tra loro da un sistema di gallerie e logge, e sono dotate di torrette di difesa poste sulle mura di cinta. Tali torri, mantenute nei rimaneggiamenti successivi, andranno a caratterizzare il singolare aspetto esterno del castello. Le pietre utilizzate per la costruzione sono il tufo e il bardiglio.[2]

Nel 1728, per volere del barone Giuseppe Felice di Challant (Joseph-Félix de Challant), le fortificazioni esterne furono demolite e il castello, che da quel momento restò praticamente immutato fino ad oggi, divenne un maniero dotato di parco e caratterizzato da uno scalone monumentale all'ingresso e una grande fontana. Per volontà di Joseph-Félix de Challant vennero realizzare anche le logge barocche tra le torri. Tutte quest'ultime trasformazioni conformarono l'edificio allo stile rococò, allora predominante. A questo periodo risalgono anche i numerosi interventi riportati alla luce con l'ultimo restauro e dovuti all'opera di Vittorio Cherasco Oscasco di Challant, il quale optò per un abbellimento interno con velari sulle porte e decorazioni raffiugranti castelli, animali, personaggi e paesaggi.

Il 18 ottobre 1804, all'età di soli sette anni, si spense nel castello di Aymavilles Maurice-Philippe de Challant-Châtillon: costui fu l'ultimo discendente maschio della famiglia Challant.[senza fonte]

I passaggi di proprietà nel XIX secolo

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Una litografia del castello di Enrico Gonin pubblicata a metà Ottocento

A seguito di questo evento il castello cominciò a essere progressivamente venduto ad uno svariato numero di acquirenti privati. Tra i primi si ricordano il conte Clemente Asinai Verasis di Castiglione, nel 1870, a cui seguì nel 1882 il senatore Giovanni Bombrini. Risale a questo periodo il ritrovamento, nelle soffitte del castello, di due tavole rappresentanti la Madonna e l'Arcangelo Gabriele.

Il castello come museo (dal XX secolo ad oggi)

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Nel 1970 il castello fu acquistato dallo Stato che, in data imprecisata, ne cedette la proprietà all'Amministrazione Regionale[3]. Quest'ultima si adoperò, a partire dal 2004, mediante la progettazione della serie di lavori di restauro mirati alla conservazione del sito nelle parti storiche e al contempo ad una sua riconversione d'uso come percorso museale: l'intento fu di ottenere la riapertura al pubblico, sfruttando pertanto il bene a fine turistico o come luogo di aggregazione per iniziative locali. Tali lavori tuttavia, poiché particolarmente dispendiosi e complessi, vennero costantemente rimandati ed iniziarono ufficialmente solo a maggio 2013 per concludersi nel dicembre 2021. La difficoltà principale fu costituita dal recupero dell'intero complesso architettonico, suddiviso in quattro parti: l’edificio principale (costituito dal castello vero e proprio), un edificio più piccolo e rurale (denominato in patois valdostano grandze), un altro fabbricato di servizio adibito originariamente a scuderia e il vasto parco, creato sullo sperone roccioso mediante la costruzione di diversi livelli di terrazzamenti[4].

 
L'allestimento nel 2023

I complessi interventi hanno portato all'analisi delle fasi archeologiche e architettoniche, specie sugli elevati e sulle decorazioni interne alla struttura, al fine di individuare l’epoca dei diversi corpi dell’edificio e, in particolare, le fasi storiche di evoluzione più antiche dello stesso. A tal proposito furono effettuate profonde ripuliture sia all'esterno, sulle pareti e alle merlature sulla sommità delle torri, dove gli agenti esogeni avevano agito maggiormente, nel corso dei decenni, sia alle parti lignee interne oltre che analisi stratigrafiche sugli intonaci decorati presenti nelle stanze, a seguito di un loro consolidamento, per comprenderne l'evoluzione e le varie fasi di creazione degli stessi[4].

Nel febbraio del 2018 l'assessore all'istruzione e cultura della Regione conferma la fine della porzione più consistente dei lavori di restauro e di allestimento del percorso di visita museale entro giugno dello stesso anno e la probabile riapertura del sito per la stagione turistica estiva del 2019. Ancora a settembre 2020 tale evento, tuttavia, non si è verificato[3], provocando un'ulteriore proroga per la riapertura, che non si può dire quando avverrà con certezza[5]. Durante il mese di marzo 2018 vengono inoltre effettuate due aperture straordinarie nelle giornate FAI di primavera. Constatato il notevole successo in numero di visitatori[6], viene promossa una nuova apertura del cantiere-evento nel mese di agosto dello stesso anno per un periodo più prolungato, di tre settimane, nell'ambito della manifestazione Châteaux ouverts[7], con oltre 15.000 visitatori[8]. All'interno del percorso di visita, presso le sale del castello, si è riusciti a collocare anche una parte dell'imponente collezione dell'Académie Saint-Anselme, che precedentemente risultava priva di una sede e quindi non osservabile da parte del pubblico[9]. Tra le opere più importanti della collezione si cita la scultura di Santa Caterina di Stefano Mossettaz[10].

Terminati anche gli interventi di allestimento del percorso espositivo, il castello fu aperto al pubblico in anteprima dal 22 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022. La definitiva inaugurazione del sito museale avvenne invece il 14 maggio 2022, dopo 17 anni di lavori[11]. L'esposizione si sviluppa su quattro livelli: partendo dalla storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello, si prosegue con le raccolte del collezionismo ottocentesco, i cui spazi sono condivisi con la collezione dell'Académie Saint-Anselme, per concludersi con l'esplicazione delle fasi evolutive della struttura stessa.

Descrizione

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Il castello

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La sala al quarto piano nel 2023: si notano i modellini che mostrano le fasi evolutive del castello e, in alto, la copertura lignea del soffitto

All'interno del castello, il percorso di visita è articolato su quattro livelli.[12]

Piano terra

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Al pian terreno, si visitano le sale ripercorrendo la storia del castello attraverso le casate che ne furono proprietarie, dagli Challant ai Bombrini.[12]

Primo piano

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Al primo piano, si procede con la storia successiva alle casate, presentando di stanza in stanza le collezioni ottocentesche di Vittorio Cacherano della Rocca Challant e dell'Académie Saint-Anselme.[12]

Secondo piano

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Al secondo piano, sono ospitate le stanze di Madama Giovane, con cimeli personali, e si continua con le collezioni del castello ottocentesco.[12]

Terzo piano

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Al terzo piano è presente una sala dove, grazie ad alcuni plastici e pannelli illustrativi murali, si evidenziano le fasi evolutive del castello e si possono ammirare le capriate che sostengono il quattrocentesco soffitto ligneo che sovrasta la stanza e sostiene il tetto dell'intera struttura.[12]

Le scuderie

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Accanto alla struttura sorge ancora oggi un piccolo edificio con tetto tradizionale in pietra che un tempo ospitava le stalle e risulta al 2024 ristrutturato.

La grandze

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L'edificio più piccolo è anche detto grandze termine traducibile in "fattoria" dal patois valdostano[13]. Esso ospita sin dal 2020 mostre temporanee ed eventi.

Il parco

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Il parco è sovente utilizzato anche per ospitare eventi[14].

Sito di interesse comunitario

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Un esemplare di Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), tra le specie protette del sito di interesse comunitario

Il castello e le miniere dismesse di Pompiod, che si estendono su una superficie di 1,6 ettari, sono stati riconosciuti siti di interesse comunitario con codice SIC IT1205034[15][16].

Galleria d'immagini

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  1. ^ Francesca Filippi 2012, p. 230.
  2. ^ Francesca Filippi, Il bardiglio di Aymavilles in Valle d'Aosta, in Bollettino Soprintendenza per i beni e le attività culturali, n. 8, 2011-2012.
  3. ^ a b lovevda.it.
  4. ^ a b comune.aymavilles.ao.it.
  5. ^ Pier Carlo Sommo, Castello di Aymavilles, terminati i restauri, nel 2020 l’apertura al pubblico, su viavaiblog.it, 26 settembre 2019. URL consultato il 24 aprile 2024.
  6. ^ Redazione, Castello Aymavilles aprirà estate 2019, su ansa.it, 6 febbraio 2018. URL consultato il 24 aprile 2024.
  7. ^ Châteaux Ouverts, il cantiere evento al castello di Aymavilles, su comune.aymavilles.ao.it. URL consultato il 17 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2018).
  8. ^ Silvia Savoye, Castello di Aymavilles, successo di pubblico per il cantiere evento, in AostaSera, 28 agosto 2018.
  9. ^ (FR) Le château d'Aymavilles. Le projet pour le musée (PDF), su comune.aymavilles.ao.it, Regione Valle d'Aosta - Assessorato alla cultura, 2018?. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2023).
  10. ^ Scultura di Santa Caterina, su Valle d'Aosta Heritage, Regione autonoma Valle d'Aosta, 15 marzo 2023. URL consultato il 24 aprile 2024.
  11. ^ Terminati i restauri, il castello di Aymavilles riapre in anteprima per Natale, in La Stampa, 11 novembre 2021. URL consultato il 24 aprile 2024.
  12. ^ a b c d e Castello di Aymavilles, su Balteus, sito dedicato al Cammino Balteo, Regione Valle d'Aosta. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato il 22 settembre 2023).
  13. ^ Cfr. il lemma francese Grandze, su www.patoisvda.org. URL consultato il 6 giugno 2022., tratto dal (FR) Dictionnaire du patois francoprovençal de Aymavilles. Traductions et exemples.
  14. ^ https://www.gazzettamatin.com/2024/04/12/al-castello-di-aymavilles-torna-il-marche-aux-fleurs/
  15. ^ Decreto 7 marzo 2012 (PDF), in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 79, 3 aprile 2012. (quinto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE)
  16. ^ Castello e miniere abbandonate di Aymavilles (PDF), su regione.vda.it, Regione Valle d'Aosta. URL consultato il 24 aprile 2024.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • (ITENFR) Sito ufficiale, su valledaostaheritage.com.  
  • (ITFRESENDERU) Castello di Aymavilles, su sito ufficiale del Turismo in Valle d'Aosta, Regione Valle d'Aosta, ultimo aggiornamento 10 aprile 2024. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato il 18 dicembre 2023).
  • (ITFR) Il castello di Aymavilles, su comune.aymavilles.ao.it, Comune di Aymavilles. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato il 6 aprile 2023).