Arduino Miccinesi
Arduino Miccinesi (Firenze, 29 aprile 1899 – Valona, 23 luglio 1920) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra di Valona[2].
Arduino Miccinesi | |
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Nascita | Firenze, 29 aprile 1899 |
Morte | Valona, 23 luglio 1920 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Reparto | 1696ª Compagnia mitraglieri, 95º Reggimento fanteria |
Anni di servizio | 1917-1920 |
Grado | Caporale |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Campagne | Fronte italiano (1915-1918) |
Battaglie | Battaglia di Vittorio Veneto Guerra di Valona |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Biografia
modificaNacque a Firenze il 29 aprile 1899, figlio di Egisto e di Itala Niccolai.[1] Mentre lavorava come apprendista falegname fu chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito nel febbraio 1917 presso il 184º Battaglione M.T., e nel giugno successivo passò al deposito dell'8º Reggimento fanteria della Brigata Cuneo.[1] Inviato in zona di operazioni, fu destinato in servizio al 269º Reggimento fanteria della Brigata Aquila nel novembre dello stesso anno.[1] Rimase ferito in combattimento alle gambe da alcune schegge di granata a Possagno di Piave fu ricoverato presso un ospedale da campo, ed appena guarito ritornò al fronte assegnato ad un reparto minatori del genio militare.[1] Nell'aprile 1918 fu inviato a frequentare un corso per mitraglieri, al termine del quale, nel mese di luglio, fu destinato alla 1696ª Compagnia mitraglieri del 95º Reggimento fanteria e partecipò ai combattimenti su Col Moschin ed all'inseguimento delle truppe nemiche in ritirata dopo l'esito favorevole della battaglia di Vittorio Veneto.[1] Dopo la firma dell'armistizio di Villa Giusti rientrò al deposito reggimentale da dove partì, il 4 dicembre 1919, con il reggimento per l'Albania, destinato a prestare servizio nella città di Valona per la difesa di quella piazza.[1] Promosso caporale, ricevette il compito di sorvegliare e difendere una importante posizione posta tra le quote 203 e 213 di Monte Longia e Monte Messovan, il caposaldo della difesa di Valona.[1] Piazzatosi nella trincea della selletta compresa tra le due quote, al comando di un nucleo di sei uomini armati con una mitragliatrice, svolse attiva opera di sorveglianza.[1] All'alba del 23 luglio 1920 si scatenò violentemente l'attacco di una formazione di ribelli albanesi, a cui tenne testa per due ore utilizzando la mitragliatrice ed impedendogli di varcare la linea dei reticolati.[1] Per due volte l'arma si inceppò e fu rimessa in funzione sotto il fuoco nemico, e quando i ribelli superarono i reticolati e intimarono la resa al nucleo di soldati italiani egli proseguì imperterrito a sparare sul nemico fino a quando l'arma divenne inservibile.[3] Allora si lanciò contro gli avversari tentando di aprirsi una via di fuga a colpi di bombe a mano e cadde colpito a morte con il corpo crivellato di ferite.[3] Con Regio Decreto dell'8 gennaio 1922 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una via di Firenze porta il suo nome.
Onorificenze
modifica— Regio Decreto 8 gennaio 1922.
Note
modificaAnnotazioni
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Fonti
modificaBibliografia
modifica- Massimo Borgogni, Tra continuità e incertezza. Italia e Albania (1914-1939). La strategia politico-militare dell'Italia in Albania fino all'Operazione "Oltre Mare Tirana", Milano, Franco Angeli, 2007.
- Eugenio Bucciol, Albania fronte dimenticato della Grande Guerra, Portogruaro, Nuova Dimensione Edizioni, 2001, ISBN 8-88531-861-4.
- Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 226.
- Owen Pearson, Albania nel ventesimo secolo: una storia. Volume uno, New York, IB Tauris, 2006, ISBN 1-84511-013-7.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Miccinesi, Arduino, su Combattenti Liberazione.
- Il dimenticato sacrificio italiano nell'Albania di 45 anni fa, su ANA Conegliano.