Architettura liberty in Italia
L'architettura liberty in Italia si affermò inizialmente come «arte nuova» o, secondo il giornalista torinese Enrico Thovez, «arte floreale»,[1] questo nuovo stile stupì per essere così «fedelmente naturalistico e nella sostanza nettamente decorativo».[2] A seguito delle edizioni dell'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna, Torino vide il crescente proliferare di questo nuovo stile in ambito prevalentemente architettonico, celebrando una sorta di «rinascimento delle arti decorative»,[3] avvalendosi di contributi dei maggiori autori dell'epoca come Raimondo D'Aronco e il torinese Pietro Fenoglio che si affermò per sua proficua attività di ingegnere e che fece del liberty torinese uno degli esempi più fulgidi e coerenti del variegato panorama architettonico italiano del tempo.[4]
L'Art Nouveau in architettura e design degli interni superò lo storicismo eclettico che permeava l'età vittoriana. Gli artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli elementi del Rococò,[5][6][7] come le decorazioni a fiamma e a conchiglia, al posto dei classici ornamenti naturalistici vittoriani. Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti.[8]
In definitiva il carattere più rivoluzionario della ricerca architettonica fu la completa rinuncia all'ordine architettonico che nonostante alcuni sperimentalismi aveva conservato per tutto il XIX secolo il proprio ruolo dominante in tutto il panorama architettonico, non soltanto accademico. Tale rinuncia ebbe un carattere permanente e continuerà nel protorazionalismo e nel razionalismo.
Nel contesto nazionale questa nuova corrente, che in seguito assunse anche il nome di «stile floreale»,[1] non si consolidò mai in una vera e propria scuola italiana di riferimento, ma si affermò, seppur con un lieve ritardo rispetto ai maggiori paesi europei, vivendo il suo massimo splendore nei primissimi anni del Novecento. Nella sua prima decade, infatti, si può parlare di liberty, termine che infine si affermò più diffusamente nel complessivo e variegato panorama nazionale e derivante dai celebri magazzini londinesi di Arthur Lasenby Liberty.[9]
Il liberty, dunque, trovò nell'architettura il suo maggior successo, lasciando ai posteri una delle testimonianze più durature. Tuttavia la primordiale vocazione populistica del liberty andò scemando, l'ideale di un «socialismo della bellezza»[10] andò evolvendosi in un ricco trionfo di motivi floreali, nervature filiformi, ardite decorazioni metalliche di chiara ispirazione fitomorfa ma divenne presto soltanto un privilegio delle classi sociali più abbienti.
Esempi di liberty in Italia sono visibili a Palermo, Torino, Milano, Napoli, Genova, Bari, La Spezia, Bologna, Pescara, Avezzano, Cagliari (Crescentino Caselli e Annibale Rigotti), Olbia (Bruno Cipelli, sostenuto dai nobili Colonna di Ponza).[11]
Lo stile moderno in Italia
modificaLo stile moderno ebbe grande visibilità in Italia a Palermo a fine Ottocento e nel 1902 all'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna, in generale alle esposizioni italiane di quegli anni.[8] Tuttavia la definizione di quello stile oscillava in descrizioni diverse, denotando la grande varietà di interpretazioni stilistiche che lo stile moderno assommava in sé. Scriveva nel 1906, a margine dell'esposizione di Milano, il critico d'arte Ugo Ojetti:[12]
«Che cos’è lo stile moderno? Lo stile moderno finora, al paragone di tutti gli stili, da quei classici e nostri ai quali si oppone, fino a quelli coloniali cioè asiatici dai quali trae con incomprensibile amore tante ispirazioni, non ha che una definizione: quella di non essere ancóra definibile. Qui all’Esposizione di Milano esso ripete due caratteri speciali: quello d’incastrare le porte fra due alti piloni a piramide tronca, spesso sormontati da statue, spesso accimati da un’enorme voluta jonica; e quello di far le porte e le finestre ovoidali o rotonde invece che rettangolari. Quando accetta, per eccezione o per necessità di chiusura, queste porte d’antica e logica forma, non manca mai di rinchiuderle a loro volta dentro un’altra apertura ovoidale o rotonda. Nel resto, è libero: e forse soltanto per questa sua libertà, crede d’essere moderno.»
Ancora, nel tentativo di dare una definizione più precisa dello stile nuovo, il professor Renzo Canella scriveva nel 1914 per Hoepli:[13]
«Adoperiamo questo nome generico per indicare l'architettura nuova, poiché nessuno di quei nomi, floreale, liberty, ecc. hanno un carattere serio per poter essere universalmente accettati. Quest'arte non si può chiamare floreale, non corrispondendo a verità, poiché tutta l'arte nuova non intende d' ornarsi solo di fiori e di piante, ma si estende ad ogni campo essendo varia come la fantasia dei costruttori. — Lo stesso si può dire per il nome liberty. Lo stile liberty non fu che un tentativo di applicare alle linee architettoniche quelle decorative. Esso fu iniziato in Inghilterra per opera d'un negoziante di drapperie chiamato Liberty e si attenne particolarmente alla linea retta terminante in una curva aggraziata ed elegante; ma presto degenerò nell'arte della scuola secessionista che si basò sul principio imperante della linea contorta.»
Stile liberty nelle città italiane
modificaPrincipali architetti dello stile liberty in Italia:
- Ernesto Basile
- Giuseppe Brega
- Raimondo D'Aronco
- Mariano Fortuny y Madrazo
- Annibale Rigotti
- Romeo Depaoli
- Pietro Fenoglio
Valle d'Aosta
modificaPiemonte
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Casa Quaroni, Novara, 1905-07
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Palazzo Ravera, Ivrea, 1906
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Villa Botalla, Ivrea, 1910-11
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Ingresso mercato, Casale Monferrato
- Torino
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Palazzo Bellia, di Carlo Ceppi, 1892-98
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Palazzo Priotti, di Carlo Ceppi, 1900
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Villino Raby di Fenoglio e Gussoni, 1901
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Villa Scott, di Pietro Fenoglio, 1902
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Casa Avezzano di Pietro Betta, 1912
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Edifici liberty al Cit Turin (via Duchessa Jolanda)
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Casa della Vittoria, portale, Gottardo Gussoni, 1918-1920
Lombardia
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Palazzo Verbania, Luino
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Villa Bossi, Gallarate, 1900
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Villa Agosteo, Varese
- Milano
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Ex cinema Dumont, di Tettamanzi e Mainetti, 1908-10
- Busto Arsizio
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Casa Rena, di Silvio Gambini, 1906
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Casa Castiglioni, di Silvio Gambini, 1907
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Villa Nicora-Colombo, di Silvio Gambini, 1911
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Casa Colombo (Villa Manara), di Silvio Gambini, 1915
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Villino Dircea Gambini, di Silvio Gambini, 1921
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Cappella Agostino Marra
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Cappella Castiglioni
- Monza
- Bergamo e San Pellegrino Terme
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Casa Paleni a Bergamo, 1902-04
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Casinò di San Pellegrino Terme
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Grand Hotel di San Pellegrino Terme
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Grand Hotel di San Pellegrino Terme
- Brescia
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Viale Venezia, Brescia
Veneto
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Casone di Valle Zappa, di Duilio Torres, 1923-28
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Grand Hotel Ausonia & Hungaria al Lido di Venezia, di Nicolò Piamonte, 1905-07
Trentino-Alto Adige
modificaFriuli-Venezia Giulia
modifica- Trieste
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Caffè San Marco a Trieste
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Casa Terni-Smolars a Trieste, di Romeo Depaoli
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Casa Bartoli
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Casa Polacco (1909)
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Casa Calebrese (1904)
- Udine
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Ville liberty in Via Giuseppe Girardini
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Palazzo d'Aronco (1911-1925)
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Palazzo in Piazza XX Settembre
Emilia-Romagna
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Politeama sociale (Sassuolo), 1906-1912
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Teatro comunale (San Felice sul Panaro), di Arturo Prati, 1907
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Cimitero di Reggio Emilia
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Pueris Sacrum, Massa Lombarda
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Villa Semprini, San Mauro a Mare
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Villa Adelia, Viserba
- Bologna
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Villini floreali, Via Rodolfo Audinot 29 (foto Paolo Monti, 1977)
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Particolare (foto Paolo Monti, 1977)
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Palazzina Majani a Bologna, 1908
- Ferrara
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Villa Amalia, 1905
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Villa Melchiorri, 1906
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Villino Masieri-Finotti
- Parma
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Palazzo delle Poste, Parma, di Moderanno Chiavelli, 1906-08
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Villino Bonazzi, Parma, di Mario Stocchi Monti, 1911
- Salsomaggiore Terme
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Terme Berzieri a Salsomaggiore Terme decorate da Galileo Chini, 1914-1923
Liguria
modifica- Genova
Mignanego (Giovi)
- Villa Ida, 1900/1903
- Savona
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Palazzo delle Piane, Savona
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Villa Zanelli, Savona 1907
- Sanremo
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Casinò di Sanremo di Eugene Ferret, 1905
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Villa Nobel
- La Spezia
-
Palazzo Maggiani, 1900-1902
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Villa Marmori, di Franco Oliva, 1923
Toscana
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Villa Del Magro a Lucca, 1912
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Cinema Eden a Pistoia, 1912
- Firenze
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Palazzo Pola e Todescan a Firenze, di Giovanni Paciarelli, 1901-1903
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Villino Ciuti a Firenze, 1910
- Livorno
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Villa Azzurra a Montenero
- Grosseto
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Palazzo Tognetti, di Giuseppe Luciani, 1910
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Palazzina Tempesti, di Corrado Andreini, 1913
-
Villino Andreini, di Corrado Andreini, 1909
- Viareggio
Umbria
modificaMarche
modificaVillino Ruggeri, Pesaro, 1907
-
Villino Ruggeri, Pesaro, 1907
Lazio
modifica- Roma
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Villini delle Fate, Quartiere Coppedè
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Palazzo del Ragno, Quartiere Coppedè
- Rieti
Abruzzo
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Villa Silvestrella all'Aquila, ca. 1915
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Padiglione Torlonia ad Avezzano, 1891
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Palazzo Imperato, a Pescara, 1926
Molise
modificaCampania
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Villa Lysis (Capri)
- Napoli
Basilicata
modificaPuglia
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Palazzina liberty in Corso Vittorio Emanuele II a Martina Franca
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Villa liberty a Francavilla Fontana
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Scuola primaria Edmondo De Amicis a Lecce
Palazzo dell'acquedotto pugliese di Foggia (Il palazzo venne eretto in stile liberty nel 1926, secondo il progetto dell'ingegnere Cesare Vittorio Brunetti che negli stessi anni progettò, in stile neoromanico, anche il Palazzo dell'Acquedotto Pugliese di Bari, sede legale e di rappresentanza dell'ente).
- Brindisi
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Palazzina liberty in corso Roma
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Palazzina liberty in corso Umberto I
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Palazzo Lisco
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Palazzina liberty in via Bari
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Palazzina liberty in via Palestro
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Scuola elementare Perasso
Calabria
modifica- Reggio Calabria
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Villa Genoese Zerbi
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Palazzo San Giorgio
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Palazzo Spinelli
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Palazzo Fiaccadori
Sicilia
modifica- Catania
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Clinica Clementi, 1901-04
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Chiosco Inserra, 1907
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Villa Miranda
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Garage Musmeci, 1928
- Messina
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Particolare di Palazzo Magaudda (Gino Coppedè)
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Particolare della Galleria Vittorio Emanuele
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Particolare della Galleria Vittorio Emanuele III
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Palazzo Tremi
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Palazzetto Coppedè
- Palermo
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Stabilimento balneare Charleston a Mondello
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Chiosco Ribaudo a piazza Verdi
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Chiosco Ribaudo a piazza Castelnuovo
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Sala Basile di Villa Igiea
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Kursaal Biondo
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Villino Ida Basile
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Casa Utveggio
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Ex cassa centrale di risparmio (oggi Grand Hotel Piazza Borsa)
Sardegna
modifica- Cagliari
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Palazzo Civico, di Crescentino Caselli, 1899-1907
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Palazzi di via Roma
Note
modifica- ^ a b Aa.Vv., La Nuova enciclopedia dell'arte, Milano, Garzanti, 1997, ISBN 88-11-50439-2.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, p. 11.
- ^ Aa.Vv., 1898, pp. 30-32.
- ^ Aa.Vv., 1980, p. 318.
- ^ (EN) Rococo to Art Nouveau 1720 - 1900 13/14, su Victoria and Albert Museum. URL consultato il 7 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2014).
- ^ (EN) Art Nouveau, su Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 7 giugno 2014.
- ^ (EN) Art Nouveau, su ArtQuid.com. URL consultato il 7 giugno 2014.
- ^ a b Andrea Speziali, Italian Liberty. Una nuova stagione dell'Art Nouveau, Cartacanta, 2015, ISBN 978-88-96629-65-9.
- ^ Eugenio Rizzo, pp. 26-32.
- ^ B. Coda N., R. Fraternali, C. L. Ostorero, 2017, pp. 13-14.
- ^ Rossana Bossaglia, 1997, p. 32.
- ^ Ugo Ojetti, L'Architettura dell'Esposizione, in L'arte nell'Esposizione di Milano; note e impressioni, Milano, Fratelli Treves, ottobre 1906, pp. 4-5.
- ^ Renzo Canella, Stile moderno, in Stili di architettura, Milano, Ulrico Hoepli, 1914, pp. 123-127.
Bibliografia
modifica- Robert Schmutzler, Art Nouveau [Jugenstil], traduzione di Edouard Roditi, New York, Harry N. Abrams, 1962, SBN TO01602709.
- Art Nouveau, traduzione di Edouard Roditi, Londra, Thames & Hudson, 1964, SBN VEA0072295.
- Art Nouveau, traduzione di Quirino Maffi ed Enrichetta Luppis, 2ª ed., Milano, Il Saggiatore, 1980 [1966], SBN VEA0044449.
- Manfredi Nicoletti, L'architettura liberty in Italia, Bari, Laterza, 1978, SBN RAV0050329.
- Rossana Bossaglia, Il Liberty in Italia, Milano, Charta, 1997, ISBN 88-8158-146-9.
- Andrea Speziali, Italian Liberty. L'alba del Novecento, Forlì, Risguardi, 2014, ISBN 978-88-97287-43-8.
- Beatrice Coda Negozio, Roberto Fraternali e Carlo Luigi Ostorero, Alla scoperta della Torino Liberty, fotografo: Augusto Bertini, 2017, ISBN 978-88-7707-327-3.
Voci correlate
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