Antonio Vellere

aviatore e militare italiano

Antonio Vellere (Sarcedo, 5 giugno 1913Cielo del Mediterraneo, 2 dicembre 1942) è stato un aviatore e militare italiano, pilota della specialità aerosiluranti durante la seconda guerra mondiale, dove fu decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Antonio Vellere
NascitaSarcedo, 5 giugno 1913
MorteCielo del Mediterraneo, 2 dicembre 1942
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Specialitàcaccia
Reparto280ª Squadriglia, 130º Gruppo Autonomo Aerosiluranti
Anni di servizio1939-1942
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Aeronautica di Caserta
dati tratti da Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
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Biografia

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Nacque a Sarcedo il 5 giugno 1913[1] all'interno di una famiglia di contadini. A partire dal 1920 iniziò a frequentare le scuole elementari nel paese natale, conseguendo poi la licenza di scuola media presso il seminario di Vicenza. Sempre in seminario frequentò i primi anni di ginnasio, rientrando a Sarcedo prima del termine degli studi. In seguito diede gli esami di maturità da studente privatista presso il collegio Vescovile di Thiene. Il 31 agosto 1935 conseguì la maturità classica e magistrale, iniziando a lavorare come insegnante presso le scuole elementari di Santa Maria. Nel 1936 entrò nel Collegio Vescovile in Thiene svolgendo le funzioni di assistente per passare, nel 1937, al Collegio Cazzulani di Lodi, con gli stessi compiti.

Appassionatosi al mondo dell'aviazione, nel 1938 si arruolò nella Regia Aeronautica, entrando nelle Regia Accademia Aeronautica di Caserta. Volò per la prima volta da solo presso l'aeroporto di Cameri il 19 aprile del 1939, conseguendo il brevetto di pilota militare il 7 agosto dello stesso anno. Con il grado di sottotenente Pilota fu assegnato alla specialità caccia. Il 31 ottobre si laureò in lettere a pieni voti presso l’Università Cattolica di Milano. Nel 1941 iniziò a frequentare la scuola tecnica per aerosiluranti di Aviano (Pordenone). Conseguito il relativo brevetto venne trasferito al 36º Stormo Aerosiluranti[2] di stanza a Decimomannu[3] in Sardegna. tale reparto era allora in fase di riequipaggiamento[4] con i nuovi trimotori Savoia-Marchetti S.M.84.[2]

Nel pomeriggio del 10 novembre 1942, a 10 miglia a nord di Algeri, partecipò all'azione condotta da cinque velivoli S.M.79 della 280ª Squadriglia del 130º Gruppo Aerosiluranti, guidati dal maggiore Massimiliano Erasi,[N 1] che affondarono una nave scorta britannica, lo sloop Ibis.

Il 2 dicembre[1] durante un attacco contro navi inglesi davanti ad Orano nel Mediterraneo, il suo S.M.79[N 2] venne abbattuto dai caccia nemici, e ciò causò la morte di tutto l'equipaggio. Della sua unità forte di nove apparecchi, la 280ª Squadriglia[5] del 130º Gruppo Autonomo,[1] solamente tre ritornarono alla base.[1] Per questa azione gli venne assegnata la Medaglia d'oro al valor militare.[6]

Il 24 giugno 1979 il Comune di Sarcedo inaugurò un monumento alla sua memoria, posto antistante la chiesa di Santa Maria. Anche il Comune di Fiumicino ha voluto onorare la sua memoria intitolandogli una via a Guidonia-Montecelio.

Onorificenze

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«Superba figura di aerosiluratore, reduce invitto da numerosi cimenti contro poderose formazioni navali nemiche, partecipava ad azioni di siluramento particolarmente difficile durante un intenso ciclo operativo, scagliandosi più volte e sempre con lo stesso animo, contro le navi nemiche, attraverso la barriera di fuoco della difesa, dava superba prova delle sue eroiche doti di soldato. Rientrato ferito da un'azione notturna, solo compreso delle necessità contingenti, e deciso a non tornare se non col serto della vittoria, chiedeva di prendere parte alle altre azioni del reparto. Partito per una rischiosa azione di siluramento, di pieno giorno ed attaccato da soverchianti forze da caccia, pur vedendo precipitare tre velivoli della sua formazione, manteneva il suo posto, fermo nella decisione di raggiungere a tutti i costi l'obiettivo. Colpito da una raffica di mitragliatrice fondeva nel rogo dell'ala la fiamma del suo ardimento, scomparendo quindi nel cielo della battaglia. Cielo del Mediterraneo, 13 dicembre 1941-2 dicembre 1942.[7]»

Annotazioni

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  1. ^ Egli aveva come gregari il capitano Giuseppe Cimicchi, e i tenenti Guido Focacci, Nino Meschiari e Antonio Vellere.
  2. ^ A bordo si trovavano anche il secondo pilota Mario Gattelli, il motorista Carlo Gelusei, il marconista Armando Marras, e l'armiere Antonio Maione.
  1. ^ a b c d e Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 277.
  2. ^ a b Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1977, p. 115.
  3. ^ Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1977, p. 116.
  4. ^ Gori 2006, p. 17.
  5. ^ Brotzu, Caso, Cosolo 1972, p. 66.
  6. ^ D.P.C.S. 21 maggio 1947 (B.U. 1947 disp. 15 pag. 1093 e B.U. 1959 suppl. 7 pag. 224).
  7. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

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  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo, Bombardieri. Volume 4, Roma, Edizioni Bizzarri, 1972.
  • ChrisDunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
  • Cesare Gori, Ali d'Italia n.21. Savoia-Marchetti S.M.84, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2006.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Giulio Lazzati, Stormi d'Italia - Storia dell'aviazione militare italiana, Milano, Ugo Mursia Editore, 1975, ISBN 978-88-425-4079-3.
  • Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
  • Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1969.
Periodici
  • Fabio Bianchi e Antonio Marazziti, Gli aerosiluranti italiani 1940-1945. I reparti, le macchine, le imprese, in Storia Militare Dossier, n. 14, Parma, Ermanno Albertelli Editore, giugno 2014.