Antonio Farinatti
Antonio Luigi Farinatti (Migliaro, 7 febbraio 1905 – Parenzo, 1943) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al merito civile e di Medaglia d'argento al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.
Antonio Luigi Farinatti | |
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Nascita | Migliaro, 7 febbraio 1905 |
Morte | Parenzo, 1943 |
Cause della morte | assassinio |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Arma | Regia Guardia di Finanza |
Grado | Maresciallo capo |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Antonio Farinatti. L'eroe di Parenzo[1] | |
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Biografia
modificaNacque a Migliaro, provincia di Ferrara, il 7 febbraio 1905, figlio di Romolo, di professione falegname, e della signora Pasqua Bonora.[1] Frequentò la scuola elementare sino alla quarta classe,[2] e poi andò a lavorare come carpentiere per aiutare la famiglia che versava in difficili condizioni economiche.[3] Dopo la fine della grande guerra aderì al nascente Partito Nazionale Fascista e partecipò successivamente, diciassettenne, alla marcia su Roma (28 ottobre 1922).[4] Nel febbraio 1923 presentò domanda di arruolamento nella Regia Guardia di Finanza, che fu accettata l'11 ottobre dello stesso anno, quando partì in treno per raggiungere il battaglione di formazione a Verona.[5] Rimase presso la caserma di San Zeno per sei mesi, completando l'addestramento, e poi fu assegnato in servizio alla Brigata stanziale di Piedicolle, dipendente della Legione di Venezia.[6] Il 16 dicembre 1925 fu trasferito in servizio alla Brigata “volante” di Porto Nogaro.[7] Tra il 1926 e il 1927 frequentò il corso per Sotto Brigadieri a Caserta, al termine del quale, il 1 luglio 1927 prese servizio a Cernobbio, sul confine con la Svizzera, rimanendovi sino al luglio 1929.[8] Tra il 10 dicembre 1928 e il 25 gennaio 1929 frequentò la Scuola Alpina della Guardia di Finanza a Predazzo, in provincia di Trento, ottenendo la qualifica di sciatore.[8] A causa di una questione d'amore, frequentava una ragazza del posto che rimase incinta,[N 1] fu trasferito dapprima a Maslianico e poi a Bormio dove fu promosso brigadiere entrando in servizio permanente effettivo.[9] Il 1 dicembre 1929 fu trasferito a Maddaloni, presso la scuola finanziari, per ricoprire il ruolo di istruttore, rimanendovi per circa un anno[9] e poi fu mandato a Palermo, in Sicilia, e quindi, il 1 novembre 1930 a Licata.[10] Nell’aprile 1933 fu trasferito alla Brigata litoranea di Palma di Montechiaro, in provincia di Caltanissetta, rimanendovi sino al gennaio 1934, quando venne destinato a prestare servizio presso la Legione di Firenze, in forza alla Brigata litoranea di Cesenatico.[11] Il 22 gennaio 1934 sposò a Cernobbio la signorina Luigia Della Torre, che gli aveva già dato una bambina, Maria, e da cui ebbe un'altra figlia, Stefania.[12] Il 1 ottobre 1935 venne trasferito a Bellaria, il 1 aprile 1937 presso la Brigata “stanziale” di Ravenna città,[12] il 1 maggio 1938 alla Brigata “volante” di Palci, una frazione del comune di San Pietro del Carso,[13] e il 12 gennaio 1940 alla Brigata “volante” di Postumia.[14] Promosso maresciallo ordinario il 6 maggio 1940, qui si trovava all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno dello stesso anno, subito mobilitato a copertura della frontiera orientale. Il 27 marzo 1941 fu messo a disposizione del Settore di frontiera di Postumia che, nel frattempo, era stato dichiarato “in stato di guerra” e posto alle dirette dipendenze del Comando supremo del Regio Esercito.[15] Dopo il termine della campagna di Jugoslavia, il 22 ottobre 1941 venne posto al comando della Brigata “litoranea” di Parenzo.[16] Il 6 giugno 1942 fu promosso maresciallo capo, e si trovava in servizio a Parenzo all'atto della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943.[17] Rimasto di presidio alla città con i suoi finanzieri, insieme ai carabinieri del maresciallo Torquato Petracchi, i due sottufficiali si adoperarono in difesa della popolazione locale[18] sino all’arrivo a Parenzo dei miliziani slavi dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, avvenuto alle ore 10 del 14 settembre.[19] Fatto prigioniero dai miliziani presso la sua abitazione nella notte tra il 20 e il 21 settembre,[20] fu trasferito a Pisino, dove rimase rinchiuso nel locale castello di Montecuccoli sino alla mattina del 4 ottobre. In quello stesso giorno fu trasferito ad Arsia e poi a Vines, dove fu gettato ancora vivo dai miliziani in una foiba della profondità di 146 metri, legato con del fil di ferro ad un altro prigioniero.[21] Insieme a lui quel giorno trovarono la morte altre 83 persone.[22] Il suo corpo fu recuperato dai vigili del fuoco il 25 ottobre 1943.[21] Decorato inizialmente con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, il 4 luglio 2007 gli fu concessa la Medaglia d'oro al merito civile.
Onorificenze
modifica— Decreto del Presidente della Repubblica del 24 luglio 2007.[23]
Note
modificaAnnotazioni
modifica- ^ Secondo il regolamento di servizio vigente all'epoca un milite della guardia di finanza non poteva sposarsi prima dei 28 anni.
Fonti
modifica- ^ a b Severino, Sancimino 2019, p.13.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.15.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.16.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.17.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.18.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.19.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.20.
- ^ a b Severino, Sancimino 2019, p.21.
- ^ a b Severino, Sancimino 2019, p.22.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.23.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.24.
- ^ a b Severino, Sancimino 2019, p.25.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.26.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.27.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.28.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.29.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.32.
- ^ Papo de Montona 1999, p.90.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.46.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.50.
- ^ a b Severino, Sancimino 2019, p.56.
- ^ Severino, Sancimino 2019, p.57.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
modifica- Pietro Alberghi, Il Fascismo in Emilia Romagna: dalle origini alla Marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989.
- Luigi Papo de Montona, L’Istria e le sue foibe: storia e tragedia senza la parola fine, Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 1999.
- Alessandro Roveri, Le origini del fascismo nel ferrarese, Milano, Feltrinelli, 1974.
- Gerardo Severino e Federico Sancimino, Antonio Farinati. L'eroe di Parenzo, Ferrara, Edizioni La Carmelina, 2019, ISBN 978-88-99365-83-7.
Collegamenti esterni
modifica- Maresciallo Capo Antonio Farinatti, su Museo Storico Guardia di Finanza, http://museostorico.gdf.it. URL consultato il 10 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2021).
- 102254 - Lapide alla M.O. Merito Civile al Maresciallo Capo Antonio Farinatti – Sezione Aerea G.d.F. – Rimini, su Pietre della Memoria, https://www.pietredellamemoria.it. URL consultato il 10 giugno 2021.