Chapter Text
Il tour della Vittoria funziona così:
Inizia durante l’ultima parte dell’ultima settimana del quinto mese dopo gli ultimi giochi con delle interviste televisive effettuate nel distretto dell’ultimo vincitore - in questo caso degli ultimi due Vincitori. Il giorno dopo, insieme al mentore, partono per il distretto dodici da dove ha inizio il tour. Partono da lì e si fermano in ogni distretto sulla strada della Capitale, in tre giorni, saltando solo il loro.
Quando arrivano nella Capitale, saranno di nuovo intervistati da Rita e poi passeranno lì la notte. Il giorno dopo ci sarà una festa al castello di Riddle in loro onore, poi staranno nella Capitale un’ultima notte per poi tornare a casa il giorno successivo.
Quindi, per un’intera settimana, sei mesi dopo gli Hunger Games, Regulus farà finta di essere maledettamente innamorato di James, cosa che tutto sommato non è così distante dalla realtà, quindi non dovrebbe essere difficile mettere in piedi quel teatrino.
Eppure lo è.
A nessuno dei due piace il fatto di essere obbligati a farlo, di non avere scelta né possibilità di farlo a modo loro. Regulus è acido, perché, anche fosse vero, non vorrebbe mai e poi mai condividere nulla con la Capitale. Dovrebbero essere affari loro: qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa possa essere, dovrebbe appartenere solo a loro.
Regulus non vuole che sia una cosa obbligata. O uno spettacolo. Vuole poter decidere quando è pronto. Quando lo saranno entrambi e ora non è il momento giusto. Sei mesi non sono abbastanza.
Non quando lui dorme ancora con un pugnale sotto al cuscino, stretto in mano. Non quando continua a parlare con il suo migliore amico morto quasi ogni notte, senza mai riuscire a salvarlo quando cade. Non quando piange ancora durante i bagni e non riesce a farsi toccare né tanto meno a dare a James quello che merita.
Ma, comunque, eccolo qui.
Pandora e Dorcas sono una ventata di freschezza quando arrivano insieme, e Regulus è sorpreso quando si rende conto di essere genuinamente felice di vederle. Si incontrano a casa dei Potter, il che è abbastanza strano per lui per il semplice fatto che deve passare del tempo insieme a Effie e Monty che lo conoscono da quando era un bambino e che riescono ancora a farlo sentire tale con un semplice sguardo. Sono gentili con lui, affettuosi e accoglienti e lo trattano come sempre, come se non avesse passato gli ultimi dieci anni a cercare di evitarli per poi passare una settimana con il loro unico figlio in un’arena mortale in cui aveva alternato minacce di morte a momenti di effusioni.
Quindi arrossisce ogni volta che gli rivolgono la parola.
Dorcas e Pandora invece li affascinano con semplicità. Dorcas flirta con Effie, a dispetto del disappunto sia di James che di Sirius, mentre Pandora orbita intorno a Monty con milioni di domande sul libro che stava leggendo quando sono arrivate, rendendolo felice.
Regulus resta incollato a Sirius, che è la persona con cui si sente più a suo agio, cosa che un anno fa lo avrebbe fatto ridere.
Le cose cambiano, anche quando sembra impossibile. Regulus non avrebbe mai potuto immaginare di riavvicinarsi a Sirius e di tornare come prima… ed in realtà non è andata proprio così. E’ comunque diverso. Dopo tutto questo tempo, dopo quello che hanno passato, è inevitabile. Eppure è bello, nonostante tutto. Onestamente, in questo momento è la parte migliore della sua vita.
Onestamente, era preoccupato che una volta a casa si sarebbero allontanati, ma nessuno dei due aveva permesso che accadesse. Forse a causa dell’influenza di Remus su entrambi, non ne è sicuro, ma si sono presi cura l’uno dell’altro con una buona dose di cocciutaggine tipica dei Black, la stessa che una volta li aveva tenuti distanti. Sirius c’è sempre quando lui ha bisogno. Regulus è lì quando Sirus cerca conferma del fatto che Remus fosse reale; lui gli dice che non scorda mai nulla, che ricorda ogni secondo insieme a lui, ma che gli piace esserne certo. Regulus è felice di aiutarlo.
Ogni tanto Sirius gli dice che gli vuole bene. A caso, senza troppo peso, di solito mentre sta andando via. Solo un rapido “Ti voglio bene Reggie” e poi se ne va, come se fosse qualcosa che sente il bisogno di ricordargli di tanto in tanto.
Anche dopo tutto questo tempo, lui non è riuscito a dirglielo a sua volta.
In ogni caso, non gli viene concesso di restare con suo fratello per molto prima che Dorcas finisca con James e arrivi da lui. Dorcas ci mette del suo meglio anche con il trucco, cosa che l’ultima volta non aveva curato molto e Regulus non si trucca da quando aveva tredici anni, quando una notte, per noia, Sirius lo aveva truccato.
Gli taglia leggermente i capelli, con il suo permesso, sistemando gli i ricci e rendendoli elastici e splendenti. Gli mette il mascara, ma senza fargli male e con la stessa cura procede a mettergli anche dell’eyeliner che sembra disegnare delle piccole ali negli angoli degli occhi. Alla fine sembra compiaciuta.
“Non hai fatto le stesse cose a James” mormora sospettoso.
“Certo che sì tesoro, solo che tu ti sei rifiutato di guardarlo” lo informa Dorcas sollevando un sopracciglio. Regulus…. Non può controbattere e quindi sceglie il silenzio. “Che sta succedendo eh?”
“Che?” le chiede
Dorcas sospira “Tu e James, sembrate distanti, il che non è molto utile dato quello che vi aspetta, sai”
“Non siamo… è solo…. Complicato” risponde Regulus. Lei lo guarda con fermezza e lui sbuffa per portarsi le mani al viso e strofinarlo, ma lei lo afferra per il polso e lo fissa. Lui lascia cadere le mani stizzito e si schiarisce la voce. “Senti è solo… difficile, va bene? Forse sono… sono spaventato, non lo so. No anzi, lo so. Sono spaventato, solo che…” prende un respiro e la fissa impotente: “sei mai stata spaventata dal guardare qualcuno, perché sai che non sarai più capace di guardare altrove appena lo farai?”
“Sì” gli dice piano Dorcas. “Ma se può aiutare, James ricambia sempre lo sguardo.”
“Non voglio che mi veda” sussurra.
“Penso sia troppo tardi ormai” mormora Dorcas, gentile.
Regulus sospira e distoglie lo sguardo.
Quando viene riportato fuori James per poco non si rompe il cazzo di collo nel tentativo di guardarlo bene. Se fosse un cane, avrebbe le orecchie diritte per mostrare tutto il suo interesse. Sirius lo colpisce dietro il capo, in un modo che sembra quasi un riflesso istintivo, probabilmente per il fatto che James non sta facendo assolutamente nulla per nascondere il fatto che lo sta praticamente spogliando con gli occhi. Si prende il colpo come se sapesse di esserselo meritato, perché onestamente, è così. In sua discolpa, sembra genuinamente imbarazzato mentre distoglie lo sguardo, per poi tornare a fissarlo appena cinque secondi dopo.
Pandora schiocca le dita di fronte a lui “Sì, va bene, è carino, lo sappiamo, ma mi serve che ti concentri”
“Non potete… solo lasciarmi stare?” sbuffa James guardandosi le dita. “Siete tutti così cattivi. Basta bullizzarmi. Questo è bullissimo. Mi sento bullizzato. Mammaaa-”
“Va bene, basta” dichiara Effie mettendosi dietro James e accarezzandogli la spalla. “Nessuno può venire in casa mia e bullizzare il mio piccino. Lasciatelo stare”
James poggia la testa sul braccio della madre compiaciuto mentre la guarda adorante. Lei gli sorride e gli fa un occhiolino mentre Sirius e monti si guardano eloquenti, soffocando una risata. Regulus si fissa le scarpe e cerca di non sentirsi solo in quella stanza piena di gente.
Dopo questa scena nessuno infastidisce più James, nemmeno Sirius quando lui continua a fissare Regulus insistentemente come se non potesse farne a meno. Secondo lui non può davvero farne a meno, anche perché anche lui è nella sua stessa identica situazione, solo che lo nasconde meglio.
Dorcas ha davvero sistemato James. Il suo viso è rasato, cosa che rende la linea del suo mento molto più marcata, facendo sciogliere lo stomaco di Regulus. Non gli ha tagliato i capelli, probabilmente perché li aveva tagliati pochi mesi prima e non era necessario. Gli ha tolto gli occhiali, cosa che a Regulus fa venire voglia di strappare via il cielo, perché questo gli ricorda l’arena e, in aggiunta, rende l'intensità dello sguardo di James quasi insostenibile, al punto da farlo agitare. Gli ha anche truccato gli occhi. Oh, ma perché lo ha fatto.
Ha dei soli disegnati con i glitter su entrambe le palpebre, sono stilizzati e sembrano tramonti che calano ad ogni battito di ciglia. Oh, le sue ciglia…
James le ha sempre avute folte, spesse lunghe e scure, ma adesso sono così belle che lo fanno quasi incazzare. Non vuole che la Capitale lo veda così. Non se lo meritano, non si meritano James truccato e nemmeno in qualsiasi altro stato. Vorrebbe tenerlo nascosto , così da non farlo mai vedere a nessuno.
Eppure, continua a rubare degli sguardi nella sua direzione, mentre Pandora continua a parlare di cosa si aspetta che dicano, facciano, etc, etc, etc. Secondo lui è abbastanza subdolo da non essere visto da nessuno, ma ovviamente alla fine per poco non lo scoprono. C’è un attimo in cui distoglie lo sguardo solo per rendersi conto che Monty lo sta fissando e che lo ha chiaramente visto sbavare su suo figlio e la cosa triste è che non è nemmeno la prima volta.
Regulus sa per certo che Monty ed Effie sapevano della sua cotta per James quando era un ragazzino. Guardando indietro, sa che pensano che fosse carino, ma allora non ci avevano mai dato peso. Erano sempre stati carini con lui a riguardo, specie perché lui era così timido. James ovviamente non lo provocava mai di fronte a loro o altrimenti Regulus sospetta che Effie e Monty ci avrebbero fatto una chiacchierata per rimproverarlo di essere una merdina.
In ogni caso, Regulus è stato di nuovo beccato, dopo tutti questi anni, come se certe cose non cambiassero mai. Le labbra di Monty si increspano e Regulus sente il suo viso infiammarsi. Distoglie lo sguardo e fa del suo meglio per non tornare a guardare James di nuovo, ma la carne è debole e in meno di cinque secondi netti deve guardarlo di nuovo.
Per un attimo, tutto quello che vorrebbe fare è inginocchiarsi di fronte a lui e dirgli quanto sia adorabile. Solo quello, vorrebbe fare solo quello , e sarebbe abbastanza. Sarebbe sufficiente inginocchiarsi all'altare di James Potter e venerarlo.
“Va bene per te, Regulus?” chiede Pandora.
“Cosa?” esclama, voltando la testa per rendersi conto che tutti lo stanno già fissando.
Pandora alza lentamente un sopracciglio. “Ti ho chiesto se sei d’accordo”
“Con…” Regulus percepisce il suo volto che va nuovamente a fuoco e non riesce a smettere di agitarsi perché il peso dello sguardo di James su di lui è insostenibile. “Scusa… con cosa?”
“Siamo distratti vedo” lo provoca Pandora con gli occhi che brillano mentre gli sorride. “So che James è carino, ma mi serve che ti concentri”
Regulus sbuffa “Sai cosa-”
“No, no, va bene eh! E’ buono, molto buono!” insiste allegramente Pandora. “Metti la stessa energia nell’intervista e andrà benone. Dorcas, sei fantastica.”
“Grazie” risponde Dorcas, soddisfatta.
“Vorrei venisse messo agli atti che sarei così a prescindere dal fatto che Dorcas lo abbia sistemato” annuncia James come se per lui fosse importante far sapere a tutti che sarebbe distratto da Regulus in qualsiasi caso.
“Lo sappiamo James” rispondono all’unisono Pandora e Dorcas, con lo stesso livello di esasperazione.
“Sono all’inferno” mormora Sirius. Effie fa un suono leggero e gli tocca la spalla mentre lui si appoggia quasi come aveva fatto James prima.
Di nuovo Pandora inizia un monologo su come l’intervista sia stata pensata e come dovrebbe andare e stavolta Regulus è determinato a prestarle attenzione. Prima gli aveva chiesto se fosse d’accordo nel ricevere un bacio da James a favore di camera, perché a quanto pare di queste cose si parla in plenaria adesso. Regulus la fissa finché lei saggiamente non cambia argomento, nonostante non abbia ricevuto risposta, cosa che dev’essere parecchio irritante per lui, fato che sembra determinata a pianificare ogni minimo dettaglio.
Non passa molto prima che la troupe di studio arrivi e James e Regulus vengano mandati a star in piedi nel cortile di Regulus per dare l’idea che vivano insieme, mentre Sirius, Dorcas e Pandora si occupano di dirigere i cameramen ed Effie e Monty restano a casa loro. Mentre tutto viene sistemato Regulus e James vengono lasciati soli, mentre tutti gli altri corrono in giro come polli che vengono inseguiti.
“Quindi…” dice James “Stai molto bene…”
Regulus non lo guarda. Non ci riesce.
“Grazie James, stai molto bene anche tu” dice James muovendo le mani “Oh, sì niente di che, mi sono svegliato così” continua da solo.
Regulus fa una smorfia e fatica a trattenere il sorriso che gli sta prepotentemente spuntano sulle labbra. Non può rispondere perché teme che aprendo la bocca possa ritrovarsi o a ridere di gusto o comunque a sorridere ampiamente.
“Una bella giornata oggi eh, James. Soleggiata ma anche ventilata.” continua James da solo annuendo a se stesso in accordo. “Magnifica davvero, Regulus. Hai fatto bene a farmelo notare, il vento è davvero piacevole”
Regulus si porta una mano alla bocca per nascondere il sorriso, facendo una fatica immane a non ridere. James annuisce e continua da solo.
“E come stai oggi, James?” si chiede per poi schioccare la lingua. “Oh, non mi posso lamentare , dato che sono qui con te.” poi sussulta e si porta una mano al petto “oh James, ma come fai ad essere così dolce, sei il più dolce oh… mi fai arrossire…”
Regulus cede. Non può farne a meno. Piega la testa in avanti e cede mentre le spalle gli tremano e la risata cresce inondando l’aria e alleggerendogli il petto. Per quanto provi a soffocarla, non ci riesce.
“Stai ridendo? Perché ridi?” gli chiede James fingendosi offeso e mettendosi le mani sui fianchi. “Cosa? Vuoi dirmi qualcosa?”
“No nulla. Hai detto tutto tu.” gli dice scuotendo la testa e concedendosi uno sguardo furtivo verso James, ancora incapace di guardarlo apertamente.
James sta ridendo trionfante, il che rende tutto ancora più difficile. “Ho solo pensato a come liberarmi di quella strana tensione rapidamente. Ha funzionato?”
“Diciamo che menzionarla non aiuta, ecco” gli dice.
“Penso che rendersene conto renda più semplice il gestirla in realtà" controbatte James per poi spostarsi e mettersi in piedi proprio di fronte a lui. “Davvero, come stai?”
Per un lungo istante Regulus non riesce a pensare da dove poter cominciare. Si sono visti sempre, almeno una volta al giorno, perché James gli porta un fiore ogni mattina, senza mancarne una. Ma nell’ultimo mese è tutto tornato come prima, specie dopo la visita di Riddle. Una distanza necessaria, almeno per Regulus perché la consapevolezza di non avere potere sul loro futuro né sulla loro… storia, o qualsiasi cosa sia, è ancora più pesante da quando Riddle lo ha messo in chiaro.
Regulus è agitato per questa intervista, per la settimana che dovranno affrontare, ma ora che James è lì davanti a lui e lo fa ridere… realizza di averne sentito la mancanza.
Quindi, sceglie di ammetterlo. Incontra il suo sguardo, ridicolmente dolce, e sussurra: “Mi sei mancato”
“Oh” dice James come se lo avessero colpito allo stomaco e sembra sorpreso, come se quella possibilità non gli avesse nemmeno mai sfiorato la mente. “Sì… conosco la sensazione. Mi sei mancato anche tu. Non che… voglio dire, vivo dall’altro lato della strada… non eri obbligato certo, ma avresti potuto vedermi se avessi voluto, ogni volta. Se ho fatto qualsiasi cosa per farti pensare di non potere o se pensi di dover avere delle risposte per farlo… ecco, io…”
“No, non hai fatto nulla” lo interrompe rapido. “Non c’entra nulla con te James, sono io. Sono ancora solo io.”
“Oh” ripete James, pensieroso, mentre cerca di interpretare il suo sguardo. “Va bene, Reg. Non mi aspetto nulla, lo sai.”
“Forse dovresti”
James stringe le labbra. “Tutto quello che mi aspetto è che tu faccia ciò che è meglio per te.”
“Sì eh… riguardo quello…” Regulus fa una risatina e si strofina la tempia con una mano. “Non so bene cosa sia, sai. Ho cercato di capirlo, ma mi ci sta volendo un sacco di tempo… e non parlo solo di… noi. Parlo di tutto, perché è tutto davvero…”
“Difficile” conclude piano James, annuendo, come se davvero lo capisse e, dopotutto, perché non dovrebbe? Anche lui era in quell’arena. “E’ fottutamente difficile.”
“Sirius mi aiuta ma….” Regulus sposta lo sguardo nel punto in cui Sirius sembra cercare di contenere l’agitazione di Pandora ed il suo petto si stringe.
“Io… faccio fatica anche io, lo capisco.” mormora James.
Regulus sospira e sostiene il suo sguardo. “Eppure tu mi porti un fiore al giorno. Ogni singolo cazzo di giorno, James, non importa cos’altro stai provando”
“Non… non dovrei?” gli chiede “Voglio dire se… se non volessi, sai che smetterei.”
“Ci sono giorni in cui mi sveglio e non mi voglio muovere. Non voglio parlare. Non voglio nemmeno pensare. Tutto quello che voglio è starmene lì, sdraiato e non alzarmi mai, quindi non capisco come tu possa farlo.” gli dice.
“Divertente che tu lo chieda” gli risponde James gentilmente. “Ero tentato di chiederti esattamente la stessa cosa, perché ogni giorno, ogni singolo giorno, tu sei lì alla finestra. Cosa ti fa alzare quando non vuoi farlo?”
“Io… è perché io…” Regulus si ferma a guardare James, che aspetta paziente. Il fatto è che ci sono un sacco di risposte a quella domanda. A volte, solo sapere che vedrà Sirius pasta a farlo uscire dal letto anche se è l’ultima cosa che vorrebbe fare. A volte è il pensiero di una promessa fatta ad Andromeda di passare a trovarla, mentre altre volte è perché Barty lo sveglia e lo trascina fuori. Ma tutte queste cose sono fallibili. Ci sono state volte in cui nessuna è servita e tutto quello che gli rimaneva era un fiore.
Un singolo fiore non dovrebbe avere tanto potere eppure è così. All'inizio del giorno, quando si sente come se la sua vita stesse per finire ed è stanco di tutto, quando niente sembra funzionare, è il fiore che James gli porta ogni mattina a farlo alzare. Perché Regulus deve accertarsi di esserci, per poi vederlo nel suo portico volta dopo volta, terrorizzato al pensiero che un giorno potrebbe non esserci più.
“Ci sono giorni in cui mi sveglio e vorrei tornare subito a dormire, o magari mettere la testa sotto il cuscino e non emergere più. Ma poi mi alzo comunque, perché so che sarai alla finestra.” spiega James. “Sei sempre lì, non importa cosa succeda e quindi mi trascino fuori e ti porto un fiore. Anche se è l’unica cosa che faccio in quella giornata, almeno l’ho fatta. Forse è una cosa strana da prendere come abitudine e fonte di motivazione."
“No” lo interrompe Regulus di colpo e James resta di stucco. “No James, non lo è. E’... in realtà è ironico, ma quel fiore è il motivo per cui mi alzo, anche quando è la cosa più difficile da fare per me.”
“Oh”
“Non sentirti obbligato a farlo adesso. Non è una cosa che devi fare se non ti va o se non puoi.Solo… volo che tu sappia che lo apprezzo. Apprezzo che tu lo faccia.”
“Sono felice che lasci le tende aperte” esclama James giocando con il bordo della giacca. “So che non sei tenuto a farlo, e sono sicuro che ci sono giorni in cui preferiresti tenerle chiuse, ma le tieni comunque aperte e forse è sciocco da parte mia pensare che sia per me, però…”
“Lo è” conferma Regulus.
James lo fissa mentre cerca di leggere dietro il suo sguardo. “Ti manco davvero?”
“Sì” ammette Regulus nonostante la verità gli faccia battere il cuore in maniera violenta. Che terrore, aprirsi a qualcuno e lasciare che ci veda. “E ora mi mancano anche i tuoi cazzo di occhiali. Ma perché te li tolgono ogni volta?”
“Io” James esita e poi fa una risatina. “DOrcas me li ha lasciati a patto che non li tenessi durante le riprese o alla festa. Li ho ancora, nella tasca.
Regulus lo osserva mentre picchietta la tasca della giacca. “Va bene, ma perché non puoi metterli? Voglio dire, aveva senso nell’arena., ma ora…”
“Penso abbia a che fare con come mi presento alla Capitale, o meglio con come mi hanno presentato.” Spiega James. “Con quello a cui sono abituati e che è più… accettabile? Penso? Forse è solo questione di apparenze. Almeno per me. Quando ho lenti non mi sento mai completamente a mio agio e non dovrei… non mentre sta succedendo tutto questo.”
“Quindi preferisci sia così?” chiede Regulus. James annuisce. “Penso di sì. E’ una sorta di promemoria fisico del fatto che… questo è diverso dalla mia vita, capisci? Ho portato i miei occhiali per gran parte della mia vita, tranne quando sono stato nella Capitale ed in questo modo quel pezzo di vita resta separato… e mi aiuta a capire la linea temporale degli eventi… non so se ha senso. Non ho gli occhiali, qundi non posso essere in un tempo prima dell’arena. Ma ho la stampella, quindi deve per forza essere dopo l’arena.”
“Oh” mormora Regulus “E’ qualcosa con cui fai fatica? Capire in che momento siamo?”
“Sì, spesso. Il tempo è stupido.”
Regulus percepisce le sue labbra incresparsi per il tono che James ha appena usato. Vorrebbe allungarsi e togliere il broncio che James ha in faccia fino a farlo tornare a sorridere. “Sì, si può dire così. C’è qualcosa che… voglio dire, io posso fare qualcosa?”
“No… è una di quelle cose per cui non c’è rimedio” dice James. “Di solito riesco a capirlo dal contesto, anche abbastanza rapidamente. A volte Sirius deve dirmelo invece.. Quindi magari se mai te lo chiedessi, potresti fare e stessa cosa.”
“Okay”
“Cinque minuti!” urla Pandora per avvertirli.
James sospira e sposta lo sguardo per poi riportarlo su Regulus. “Bene, tempo di giocare alla coppia felice. Um…dovremmo parlare di limiti penso. C’è qualcosa…”
“Tutto concesso” lo interrompe deciso, raddrizzando le spalle e sostenendo il suo sguardo. “Hai il permesso di fare tutto, James. Non possiamo permetterci di fallire quindi… fai cosa vuoi, penso”
“Cosa voglio” ripete James sollevando le sopracciglia.
L’idea di James che fa cosa vuole gli fa venire voglia di raggomitolarsi e chiudersi dentro sé stesso. Non… anche adesso l’idea di toccarlo è…. Difficile. Ci sono momenti, specie nei giorni buoni, ma l’idea di essere toccato è ancora terrificante. Come se non riuscisse a scacciare l’idea che siano corpi morti a toccarlo. Come fosse un cadavere che non sa di essere morto finché qualcuno non lo tocca e glielo ricorda. E non vuole che sia James.
Ma d’altronde non ha scelta, perché il pericolo è dietro di loro e non possono fuggire. Possono solo continuare ad andare avanti senza mai voltarsi indietro per fronteggiarlo. Perché quella sarebbe ribellione. E Regulus non sente più alcun bisogno di ribellarsi. Stare alle regole è sicuro. Stare alle regole implica dolore silenzioso e tragedia mai raccontate. Non vuole più alzare la voce, non vuole proprio parlare.
Si schiarisce la gola. “Per la prossima settimana, quando sarà richiesto, puoi essere sdolcinato, romantico e appiccicoso quanto vuoi. Non trattenerti. Alla fine devono essere tutti nauseati dalla nostra storia.”
“Va bene, ma… c’è qualcosa che non vuoi assolutamente che faccia, nemmeno per tenere in piedi la scena?” insiste James.
E ovviamente eccolo qua James, che si ferma all’improvviso e punta i piedi nonostante il respiro della bestia che l’insegue sia vicino, promettendogli solo distruzione. Lui comunque gli offre delle opzioni. Gli concede uno spazio in cui scegliere, sempre. Non sarà mai in grado di dirgli quanto questo significhi per lui.
“Oh… Ummm… sono tranquillo con… le mani, possiamo tenerci per mano. Questo… questo dovrebbe andar bene.” fa una pausa e fa una smorfia perché sa benissimo che non sarà mai abbastanza. Ovviamente. “James… per la prossima settimana va bene se mi tocchi, almeno quando siamo in pubblico. Non dipende da me… solo… magari niente baci? O almeno non troppi. Sulla guancia va bene. Forse puoi lasciare che sia io a prendere l’iniziativa. Va bene?”
“Va bene” lo rassicura e Regulus spera che non l’abbia presa sul personale. Non è colpa sua, ma di Regulus stesso, ovviamente.
Annuisce. “E… è importante ricordarsi che non è reale. Non dico che…. So che lo sai, e mi dispiace, ma farò tutto il necessario quando saremo in pubblico con delle persone che ci guardano, ma quando saremo soli…”
“Non preoccuparti Regulus” mormora James spostando lo sguardo di lato. “Non intendo farmi nessun tipo di idea.”
“James” dice piano, perché questa distinzione è importante per lui. Tutto quello che accadrà nella prossima settimana, non può significare nulla. Non ancora. Non così. Non sono pronti.
Scuotendo la testa James fa un piccolo sorriso. “Non sono arrabbiato con te. Sono solo parecchio incazzato perché… ancora una volta non abbiamo scelta. Non dovresti essere obbligato… e nemmeno io. Fidati, non c’è pericolo che possa fraintendere tutto questo. So cosa siamo.”
“Una grande, immensa tragedia” mormora Regulus e James annuisce in silenzio. Il suo stomaco si restringe e il cuore sussulta nel petto. “Potremmo essere… voglio dire… credi ancora che un giorno potremmo…?”
“Regulus” gli dice gentile James.
“Ignorami, è stato stupido.” Regulus distoglie lo sguardo. Sono bastati cinque minuti con James ed è di nuovo un piccolo idiota innamorato. Che qualcuno lo aiuti.
James ride, e i suoi occhi sono brillanti quando Regulus lo guarda di nuovo. “Tesoro, ho smesso di ignorarti dal tuo quindicesimo compleanno. Fidati, non ho intenzione di iniziare ora.”
Regulus lo sapeva. Lo sapeva già. Eppure la sua faccia va a fuoco comunque. Oh, che patetico. James. Fottuto James. Regulus lo odia… ma lo ama anche, eccome.
“Sarà… complicato per me.” annuncia James schiarendosi la voce. “Farò… fatica, penso, e non voglio pesare su di te, davvero… ma magari… puoi evitare di ignorarmi? Possiamo affrontarlo insieme?”
Regulus sente il cuore che annega e non sa se sarà in grado di farcela, o di farlo bene. Non sa se ci riuscirà. Tutto quello che può dire è “Ci proverò” e spera che James sappia che lo farà davvero.
Il problema è che fallirà. Sa che sarà così.
Fallisce sempre.
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Sirius non si ricorda il proprio tour. Non un singolo istante.
Ne ha parlato con Effie, dovendo preparare questo, perché non aveva alcun tipo di ricordo e non era sicuro che fosse accaduto sul serio. Sa che è successo, e sa che Effie era lì con lui, ma questo è tutto.
Quindi in un certo senso, anche per lui è la prima volta, anche se in teoria lo ha già fatto una volta. Effie lo ha fatto quattro volte. La prima quando ha vinto, poi come Mentore di Bellatrix, poi di Narcissa e poi suo. Gli ha dato qualche informazione su cosa aspettarsi, tornando per un attimo in quel ruolo di mentore che forse non ha mai abbandonato davvero e per cui Sirius è sempre stato grato, perché questa volta aveva davvero bisogno di lei.
In ogni caso, si sente abbastanza pronto nel momento in cui devono partire per il distretto dodici, la loro prima fermata. E’ il giorno dopo l’ intervista, che è andata bene. James e Regulus sono stati adorabili tutto il tempo, ma appena le telecamere si erano dileguate avevano di nuovo preso direzioni opposte.
Pandora e Dorcas saranno con loro per tutto il viaggio fino alla Capitale e Pandora ha già riunito più James e Regulus per istruirli, al punto che probabilmente anche di notte si sogneranno i suoi discorsi.
Tuttavia, non sarà un bel periodo, perché dovranno fare i conti con i ricordi delle persone che hanno ucciso e di quelli che hanno perso. Pandora ha ricevuto una lista completa, quindi sa esattamente quali tributi appartengono a quale distretto. Quelli che preoccupano Sirius sono quelli di cui non è possibile scordarsi.
Vanity ed Hodge venivano dal Distretto Undici, in cui si trova anche Marlene. Il Distretto Nove è la casa di Emmeline, che aveva Evan e Juniper come tributi. Dal Distretto Cinque venivano Irene e Mathias, e lì ci sarà Frank. Anche il Distretto Tre potrebbe rivelarsi complicato, perché era quello di Peter.
Il Due non sarà difficile, perché aveva Axus e Willa. L’Uno era di Mulciber e Avery, ma quello potrebbe rivelarsi particolarmente complicato per lui e Regulus e non per i tributi caduti, ma per il fatto che sarà una sorta di riunione di famiglia se Lucius vorrà coinvolgere Narcissa e Bellatrix. Quattro, Sette, Otto, Dieci e Dodici dovrebbero essere tranquilli.
Il Distretto Sei è casa, e non la vedranno prima della fine della settimana. Solo una settimana. Ce la possono fare.
Il distretto dodici, secondo lui, non dovrebbe essere un problema. I due tributi che sono caduti e che venivano da qui non hanno mai parlato né con Regulus né con James. Quindi, quando arrivano l’ansia è più per il fatto di fare una cosa nuova che per la cosa in sé. In nessun modo il distretto dodici dovrebbe avere effetto su di loro.
Ma non gli ci vuole molto per realizzare che non sarà così.
Prima dei discorsi di James e Regulus è previsto un pranzo con il sindaco e con il mentore dei tributi caduti e si tiene, come di consueto, nell’ufficio del sindaco. Sirius non conosce bene il mentore di questo distretto, un uomo di nome Figgins che beve più di quanto parla e che è mentore da circa trent’anni. Secondo lui, andava d’accordo con Effie ai suoi tempi, ma questo è tutto quello che sa.
E’ nel momento in cui si spostano nell’anticamera dell’ufficio del sindaco che le cose iniziano a precipitare. A Sirius il sindaco non piace molto per essere onesto. Sembra un uomo che tiene più alla reputazione del distretto che alle persone che lo abitano, troppo preoccupato di esaudire le aspettative mentre parla dell’ordine che ha riportato dopo la sua elezione. E’ nuovo nel ruolo, o almeno più nuovo della maggior parte dei suoi pari, perché è anche abbastanza giovane, poco più grande di loro, da quello che Sirius può intuire, ma si comporta come se fosse molto più importante di tutti loro.
Onestamente, Sirius lo sta evitando e, nel farlo, posa lo sguardo sulle foto appese al muro ed una gli cattura immediatamente lo sguardo, facendolo girare di soprassalto. Il gruppo continua a camminare, ma lui è impalato sul posto che fissa una foto di Remus con gli occhi spalancati, il cuore che galoppa.
L’uomo, in Sindaco Vernon, sta continuando a parlare ma Sirius si avvicina alla foto. Man mano che si avvicina vede che l’uomo non è Remus. Gli assomiglia molto, o forse è Remus che assomiglia a quell'uomo. La placca sotto la foto recita ‘Lyall Lupin’ e lo ringrazia per gli anni di servizio come Auror.
“Sirius?”
Sussultando si volta per trovare Regulus in piedi di fianco a lui. Si schiarisce la gola e dà un occhio agli altri che stanno ancora camminando, mentre Regulus è qui, fermo insieme a lui. “Scusa io… ehm…”
“Oh” mormora Regulus fissando la foto e leggendo il nome sulla placca. Poi torna a guardarlo. “Sì, okay.”
“Cosa?” gli chiede.
Regulus alza un sopracciglio. “Sai cosa. Vai, Sirius, agli altri ci penso io.”
“Grazie” sussurra allontanandosi.
“Non ti affrettare. Staremo bene.” è la sua unica risposta e Sirius annuisce, grato, mentre continua ad allontanarsi.
Dal momento che non ha nessuna cazzo di idea di dove viva Lyall o in generale di come sia organizzato il Distretto 12, all’inizio è un po’ perso. Per fortuna, sa bene come incantare le persone e ottenere esattamente cosa vuole, quindi inizia a parlare letteralmente con chiunque incroci la sua strada per ottenere abbastanza informazioni da mettersi sulla giusta via.
Alla fine si ritrova a camminare su una serie di scalini traballanti, trattenendo il respiro mentre si avvicina ad una porta verde mare con un battente di ottone che lui fissa per alcuni istanti sentendosi progressivamente a disagio. Non ha mai usato un battente. E’ un’usanza? Le persone li usano davvero? Non si bussa direttamente sulla porta di solito? E quindi è lì solo per decorazione, o dovrebbe usarlo sul serio? Importa alla fine?
Resta lì in piedi per cinque minuti buoni chiedendosi se il suo modo di bussare potrebbe inflienzare o meno l’opinione di Lyall su di lui e poi si rende conto che sta facendo l’idiota, perché quell’uomo probabilmente non darà nessuna cazzo di importanza al modo in cui ha bussato nel momento in cui lo sentirà parlare di suo figlio.
Quindi prende un bel respiro, raccoglie tutto il suo coraggio e bussa per poi restare lì impalato mentre il panico si fa strada nel suo stomaco perché… e se avesse bussato troppo forte? Troppe volte? Il battente è lì e lo fa innervosire il fatto di non averlo usato. Può usare anche quello? Forse dovrebbe farlo. Forse-
La porta si apre prima che possa trovare una quadra su quale sia l’etichetta corretta in materia di ‘bussare alla porta del padre dell’uomo di cui sei perdutamente innamorato’.
Come Remus, Lyall è alto. E’ più vecchio dell’uomo nella foto dell’ufficio del sindaco, i capelli grigi e le occhiaie visibili. Sembra severo e Sirius capisce immediatamente da chi Remus abbia preso quell'espressione guardinga. Come Remus, Lyall è anche incredibilmente bello, invecchiato come il buon vino, se così si può dire.
“Salve” lo saluta Sirius cercando di non fare una smorfia quando si rende conto di essere stato troppo formale. “Um, ciao, so che lei non mi conosce, ma il mio nome è Sirius Black, sono…”
“Il mentore dei vincitori degli ultimi giochi.” completa Lyall quando lui si ferma. Sembra non avere la minima idea delle ragioni che potrebbero portarlo alla sua porta, il che è comprensibile dato che se non fosse per Remus, Sirius non avrebbe la benché minima ragione di essere lì. “C’è qualcosa che… posso fare per lei, Sig. Black?”
“Sirius, per favore” lo corregge rapido per poi mettersi le mani in tasca e schiarirsi la voce. “Io… speravo di poter entrare, se non è troppo disturbo. Vorrei parlare di una cosa importante. So che potrebbe essere confuso, signore, e lo capisco se non vorrà ascoltare, ma penso che sarà grato di averlo fatto, alla fine.”
Lyall lo osserva per un istante in completo silenzio, chiaramente stupito, per poi fare un passo indietro. “Mi hai beccato in un buon momento, vieni entra.”
“Grazie” gli risponde seguendolo dentro.
Dopo il piccolo ingresso con un attaccapanni appena dietro la porta, c’è la sala principale. Sirius riesce ad intravedere la cucina di lato, pittoresca e piena di cose, e anche due altri corridoi che portano, probabilmente, alle altre camere. Lo studio ha due sedie con in mezzo un tavolino su cui sono poggiate una lampada ed una foto incorniciata di un giovane Remus che viene abbracciato da dietro da una donna sorridente che Sirius intuisce essere stata Hope Lupin. Resta senza fiato quando la vede perché un solo sguardo gli fa capire da chi Remus abbia preso quelle lentiggini ed i capelli. Sembrano entrambi così felici in quella foto, da lasciarlo senza parole.
E’ il tipo di foto che trovi nelle case in cui le famiglie sono piene d’amore e stanno insieme per quello e non perché sono obbligati, come invece era successo a lui. E’ il tipo di foto che Effie e Monty hanno un po’ ovunque. Il tipo di foto che ti fa pensare che non possa succedere nulla di male, che quella famiglia non conosca il dolore o la perdita.
“Non è mia intenzione essere scortese” dice Lyall richiamando la sua attenzione “ma gradirei sapere perché sei venuto qui.”
Sirius apre la bocca, la chiude e poi ripete il tutto cercando di capire da dove iniziare. Muove le gambe incessantemente. “Giusto. Allora, io… onestamente, non so come spiegarmi. Penso che dovrei… forse dovrei solo dirlo.”
“Di solito è un buon modo di iniziare.” concorda Lyall.
“Conosco suo figlio.” esclama ed entrambi si immobilizzano guardandosi. Lyall è fermo e sembra che non respiri nemmeno, così come Sirius. Qualcosa passa nello sguardo di Lyall, ma Sirius non riesce a definire cosa sia. Il silenzio si propaga finché Sirius non può più sopportarlo e sospira prima di iniziare a farneticare. “Voglio dire, ho avuto occasione di conoscerlo. Suo figlio dico. Di recente, quando ero nella Capitale. Ci siamo conosci entrambi per essere precisi, il che è stato-”
“Aspetta, un attimo.” Lyall alza una mano e Sirius chiude immediatamente la bocca. Le dita di Lyall stanno tremando anche se lo sguardo su Sirius è fermo. “Mio figlio. Lo… conosci.”
Sirius annuisce. “Sì, Remus. Ci siamo conosciuti, come ho detto. E’ stato assegnato al nostro appartamento come Senza Voce, ma ho fatto in modo che potesse togliersi la maschera. No, aspetti, l’ho detto male. Io… ci ho provato, con buone intenzioni giuro, ma alla fine ha scelto di togliersela da solo e… nell’appartamento è sempre stato libero di fare tutto quello che voleva, quindi… abbiamo passato un sacco di tempo insieme. Abbiamo parlato molto, ed ecco perché sapevo di lei. Lui è… brillante, Sig. Lupin, davvero.”
“Lui è…” Lyall si ferma e sembra che gli serva un momento per processare tutte le informazioni. Si porta la mano tremante alla bocca. Qualsiasi sia l’emozione che ha negli occhi, diventa via via più luminosa. “Sta bene? Remus… sta bene? Devo sapere se mio figlio… devo sapere se è…”
“Sta… diciamo che essere un Senza Voce non è esattamente una delle cose più belle della vita, per ovvie ragioni. Ma nonostante tutto sta bene, per quanto bene si possa state nelle sue condizioni.” gli dice Sirius. “E’ gentile, appassionato e non ha scordato il suo valore in questi cinque anni. Quando ero con lui, ho visto molti sorrisi e sentito molte risate, se questo può esserle di conforto.”
Lyall chiude gli occhi. “Lo è. Non puoi nemmeno immaginare quanto lo sia.”
“Mi ha parlato di lei e di sua madre con così tanto amore, Sig. Lupin” mormora, il cuore che si stringe quando lo vede riaprire gli occhi e li trova rigati di lacrime. “Penso che vorrebbe che sapesse che le vuole bene, che sente la sua mancanza e che spera che anche lei stia bene. So che le circostanze non sono delle migliori, ma dal momento che posso dirglielo, che posso farlo per lui, eccomi qui. Mi dispiace se sono stato indiscreto.”
“Non lo sei stato. Tu… grazie.” Lyall si allunga a poggia la mano sul suo braccio per poi stringerlo leggermente. “Grazie. Grazie davvero”
Sirius prende un respiro. “Penso che lo vedrò ancora quando tornerò nella Capitale per i prossimi giochi. Mancano ancora sei mesi, ma sarei più che disposto a portargli una lettera da parte sua, se volesse scriverne una. O anche solo dirgli qualcosa, se vuole.”
“Lo rivedrai?” chiede Lyall spostando la mano, le sopracciglia alzate per la confusione.
“Io… sì, signore” ammette “intendo farlo accadere a qualsiasi costo. Corruzione, se necessario. Io… ho un certo ascendente sulla Capitale a dirla tutta. Sono… bravo a manipolarli per ottenere quello che voglio e per Remus, lo farò senz’altro.”
Lyall lo fissa e poi annuisce. “Questo è… ah, lungi da me il chiederti di non farlo. Da quello che capisco, Remus ha un margine più ampio di libertà quando è con te, vero?”
“Sì, signore.” gli dice “Non… non mi piacciono i Senza Voce” si ferma un attimo e poi strabuzza gli occhi “No, aspetti, mi è uscita male, non intendevo quello. Non mi piace come vengono trattati e io… io non permetto che lo siano quando mi vengono assegnati. Cerco di fargli capire che sono al sicuro e li tratto come dovrebbero essere trattati. Remus… lui non è il primo con cui ho insistito perché lasciasse che gli concedessimo i diritti umani di base ma è il primo che ha mostrato totale accordo. Di solito, il pericolo li trattiene dal farlo e non posso biasimarli, ma Remus… è diverso.”
“Ho sempre temuto che prima o poi si cacciasse in qualche guaio da cui non avrei potuto salvarlo, e adesso che lo ha fatto temevo che gli portassero via tutto, compresa la sua anima.” gli confessa Lyall. “Sapere che non è così, sapere che è ancora…” Lyall lo guarda con un leggero sorriso. “Mi hai fatto un regalo che non potrò mai ricambiare, Sirius. E io… non so nemmeno da dove iniziare per dirti cosa questo significhi per me. Mi piacerebbe scrivergli una lettera, se eri serio quando ti sei offerto di portargliela.”
“Ero serio” conferma rapido “Gliela porterò, signore, promesso. Credo anche che ne sarà felice.”
“E’ un rischio. Sono sicuro che lo sai, ma sento il bisogno di dirtelo comunque anche perché mi sento di dire che mio figlio non vorrebbe saperti in pericolo, nemmeno per questo. Se ti scoprissero sareste entrambi punti, o peggio, uccisi”
“Lo so” gli risponde Sirius senza esitare. “Starò attento, ovviamente, ma ne vale sempre la pena per lui e spero che lei sia d’accordo. Se… se mi scoprissero sarebbe in pericolo anche lei e capirei se non volesse correre il rischio. E credo lo capirebbe anche Remus.”
“No” mormora Lyall “Se tu sei disposto, lo sono anche io. Mio figlio è sempre stato così coraggioso, anche a suo rischio e pericolo ed ora è il mio turno di essere coraggioso per lui. Ci sono cose che non ho mai avuto occasione di dirgli e sono cose che merita di sapere, quindi se ne sei assolutamente certo…”
“Lo sono”
“Molto bene” Lyall si sporge in avanti e si alza dalla sedia. Si sposta vicino ad uno scaffale da cui prende quello che sembra un libro e lo porge a Sirius. “Questo è un album di foto, se ti va di dargli un'occhiata mentre io scrivo la lettera. Mi serve solo un momento.”
Sirius prende l’album e annuisce. “Ovviamente, si prenda il suo tempo.”
Lyall sorride e poi va nel corridoio a sinistra, presumibilmente per scrivere la lettera nella privacy della sua stanza, una cosa che Sirius comprende bene.
Per passare il tempo lui guarda le foto, grato per il fatto di essere solo, perché si ritrova in adorazione praticamente dalla prima pagina. Foto dopo foto, osserva Remys crescere e passare dall’essere un bambino al diventare un adulto. Lyall, Hope ed altre persone lo accompagnano in ogni foto. Ad un certo punto compare una ragazza e Sirius crede sia Lily, a giudicare dai capelli rossi e gli occhi verdi e dal modo in cui tocca la spalla di Remus.
Nella maggior parte delle foto, Remus sorride. Non in quelle in cui era piccolo però e a quanto pare non era un bimbo allegro ma piuttosto uno che piangeva ed urlava parecchio, cosa che Sirius trova adorabile. Ma mentre cresce nelle immagini inizia progressivamente a sorridere sempre di più, sembrando sempre giovane e divertito dalla vita. Ci sono un sacco di risate catturate nei vari momenti e Sirius sorride di riflesso ogni volta che ne vede uno.
Sirius ne trova presto una preferita. Una foto con Lily. Dall’angolo se la sono chiaramente scattati da soli. Sembrano così giovani, forse sedici o diciassette anni se deve tirare ad indovinare. Lily tiene Remus dal mento e sta puntando la lingua contro il suo orecchio come se volesse leccarlo mentre la faccia di Remus è contorta in una smorfia sorridente che per qualche motivo fa riempire gli occhi di Sirius di lacrime. Ride da solo, accarezzando il bordo della foto, il cuore pieno e dolorante nel migliore e peggiore modo possibile.
E’ solo che…. Quello potrebbe essere il periodo in cui lui era nell’arena o subito dopo, quando tutto era così fottutamente difficile per lui. Fa male, in un certo senso, vedere le persone vivere con tanta leggerezza, come se il mondo non stesse cadendo in pezzi, perché in quel momento per loro era così. Allo stesso tempo, sapere che Remus abbia avuto tutto quello lo rincuora, sapere che è stato amato e felice.
Senza troppe sorprese, Remus era carino anche da giovane e non c’è alcun dubbio, almeno secondo Sirius, che fossero molte le persone che cadevano ai suoi piedi. Sirius per primo lo ha fatto, quindi li capisce molto bene. Questo però non vuol dire che gli faccia piacere imbattersi in una foto di Remus con un ragazzo con cui probabilmente stava uscendo, cosa che intuisce dal fatto che stanno baciando. Sirius stringe le labbra e fissa la foto per poi voltare pagina sbuffando.
Verso la fine le foto sono più diradate nel tempo e nello spazio. Ed Hope compare sempre meno Il sorriso dolce di Remus inizia ad affilarsi, soprattutto agli angoli come se fosse sempre pronto a combattere. C’è una polaroid di lui e Lily che fumano con le punte delle sigarette che si toccano mentre cercano di scacciare la camera, cosa che gli fa capire che dev’esserci stata una terza persona. In un’altra foto sta dormendo accanto a Lily ed entrambi hanno la bocca aperta: sono uno sull’altro e sembrano non farci caso. Sirius li fissa per parecchio. Non ha mai visto Remus dormire. Non ne ha mai avuto l’occasione e probabilmente mai l’avrà. E’ un peccato, perché Remus è adorabile quando dorme, almeno quando è comodo. Sembra gentile, il tipo di persona che sorride immediatamente appena incrocia il tuo sguardo.
Gli manca talmente tanto che è quasi patetico. Gli manca ogni istante, non importa cosa stia facendo e gli bastano pochi istanti da solo per rivivere nella sua mente ogni istante vissuto con lui. Non ne ha scordato nessuno, non un secondo, e a questo punto pensa che potrebbe davvero scordare qualsiasi cosa, tranne Remus.
Il suono di Lyall che torna nella stanza gli fa chiudere l’album e lo appoggia di lato, mettendosi a sedere diritto mentre Lyall torna a sedersi. I suoi occhi sono arrossati e leggermente gonfi, come se avesse pianto, cosa che gli stringe il cuore, ma cerca di non farci troppo caso.
“Remus non è una persona che si fida facilmente” mormora Lyall “ma so che si deve fidare molto di te per averti raccontato di sua madre. Non è qualcosa di cui parla molto. Perderla è stato difficile per lui, per entrambi, e sapere che te ne ha parlato mi fa capire quanto si fida, quindi farò lo stesso.”
“Grazie” gli risponde. “Non farei mai nulla per ferire Remus. Può credermi, Sig. Lupin.”
“E’ tutto quello che un genitore può sperare, sapere che i suoi figli hanno qualcuno che si prende cura di loro.” esclama Lyall mentre gli porge una busta sigillata, senza nessuna scritta esterna. Non tutti i genitori, pensa Sirius, ma non lo dice. “Apprezzo quello che stai per fare, più di quanto immagini.”
“Lei è un buon padre, Signore.” Sirius si allunga a prendere la lettera, facendo un leggero sorriso. “In tutta onestà, è molto semplice prendere Remus a cuore. E’... speciale.”
“Mi trovi pienamente d’accordo” risponde Lyall ma le sue labbra sono strette in una linea sottile. “Sfortunatamente, non molte persone sono capaci di andare oltre quello che ha fatto per rendersene conto. Non ti ringrazierò mai abbastanza per averlo fatto, nonostante le persone che ha ucciso.”
Sirius lascia cadere la lettera, le dita che tremano mentre fa un passo indietro, gli occhi che si allargano. La lettera cade davanti ai suoi stivali e Lyall si blocca.
“Oh” dice, teso “Non lo sapevi… pensavo - ti ha detto così tante cose che non ha mai detto a nessuno e hai detto che avete parlato molto, quindi ho semplicemente immaginato che si fidasse al punto da dirti anche questo”
“No, ha… non ha menzionato questa parte.”
Il silenzio ricade tra loro come fosse una ghigliottina ed il cervello di Sirius non riesce a trovare un filo logico. Remus ha ucciso delle persone? Che cazzo? Non è… non ha senso. Remus non è mai stato nell’arena. Perché avrebbe - che ragione avrebbe potuto avere per…
E’ per questo che è un Senza Voce? Il suo crimine e l’omicidio? Cazzo, questo non se lo aspettava davvero. E come poteva? Remus non ha mai nemmeno accennato-
“Sirius” il tono di Lyall è cauto “So che… so che sembra una cosa brutta e che lo mette sotto una luce negativa, ma devi sapere che non è come credi. Permettimi di raccontarti come sono andate le cose prima di-”
“Ah, no” lo interrompe rapido scuotendo la testa. “Senza offesa, signore, ma non penso sarebbe una buona idea. Penso che si meriti la possibilità di spiegarsi da solo, per quanto io sia estremamente curioso di sapere.”
Lyall lo guarda “Hai ancora intenzione di incontrarlo?”
“Cosa? Certo” gli risponde stupito “Perché non dovrei?”
“Hai appena scoperto che mio figlio è un assassino” lo informa alzando un sopracciglio.
“Sig. Lupin, anche io sono un assassino. Ho ucciso dodici persone.”
Per un attimo restano a fissarsi mentre il silenzio torna tra di loro, perché questo è il tipo di mondo in cui vivono, uno in cui dire una cosa del genere può essere la verità e non sembrare nemmeno tanto strano. In realtà è strano, ma anche normalizzato in un certo senso. E’... è la realtà delle cose.
E in fondo… Sirius non ha nessun diritto di giudicare, giusto? E’ questa la verità. Ha ucciso dodici persone alla tenera età di sedici anni. E’ un fatto che non potrà mai cancellare. Ovviamente si era ritrovato in una situazione in cui non aveva scelta, dove o faceva così o sarebbe morto e non ha idea delle circostanze in cui si è trovato Remus quando è diventato un assassino.
Non conosce i dettagli né le ragioni dietro quel gesto. Quante persone o come. Forse è da pazzi, ma non gli importa. Non se lo aspettava, ma non cambia comunque nulla. Sente ancora la sua mancanza in ogni sua cellula e ha ancora intenzione di vederlo il prima possibile.
“Sembravi… contrariato.” dice Lyall
“Non per la storia dell’omicidio” gli risponde scuotendo le mani. Fa una pausa. “Mi fa sembrare matto eh? Voglio solo dire, che so che qualsiasi cosa sia, comunque sia successa, non sarà qualcosa di imperdonabile. No, ero solo sorpreso, onestamente e mi sento di dire che forse avrebbe dovuto almeno accennarlo. Non che io abbia il diritto di conoscere cose di cui non vuole parlare, ma penso che questo sia qualcosa che dici a qualcuno prima di andarci a letto, ecco tutto.”
Gli ci vuole un secondo prima di realizzare cosa ha appena detto e poi i suoi occhi si allargano di nuovo e la sua faccia si infiamma. Lyall lo guarda con le sopracciglia parecchio, parecchio, alzate.
“Oh cazzo, voglio dire… merda, scusi, scusi il linguaggio signore.” esclama, la voce acuta per via del panico mentre il cuore corre all’impazzata. “Non volevo.. Non avrei dovuto dirlo. Non so perché l’ho detto. Per favore non pensi che me ne sono approfittato. Giuro che non l’ho fatto. E’ stato reciproco ed io ero quello nervoso e, francamente, anche insicuro riguardo al… sesso. Voglio dire, perché non lo avevo mai fatto, ma mi sono fidato di Remus ed è stato perfetto…”
“Sirius”
“Io non… non l’ho costretto, non lo farei mai. Aveva tutta la libertà di fare o non fare quello che voleva. Avrebbe anche… potuto picchiarmi credo. Anzi si, forse gliel'ho detto una volta. E poi… poteva anche uccidermi e quindi ecco tutto. Merda, scusi per l’imprecazione. Solo… non voglio essere irrispettoso in casa sua, Signore. Lo giuro. Sono solo leggermente nel panico al momento e sto cercando di farle capire che non ho mai, in nessuna occasione, costretto suo figlio a venire a letto-”
“Sirius” lo interrompe di nuovo Lyall, col tono più alto.
“Lo amo” esclama e poi si blocca, intrecciando le mani davanti a sé e fissando Lyall con gli occhi spalancati. Sente che la sua faccia sta per sciogliersi.
“Oh santo cielo” dice Lyall piano e poi una piccola risatina gli scappa dalla bocca e continua a crescere finché non si appoggia indietro sullo schienale tenendosi lo stomaco. E’ una risata a pieni polmoni che fa eco in quella casa vuota e che vuota non dovrebbe essere. Gli ci vuole un po’ per calmarsi e una volta che ci riesce deve anche asciugarsi le lacrime mentre scuote il capo. “Oh, santo cielo. Mi ci voleva.”
“Sig. Lupin?” chiede Sirius piano.
“Chiamami Lyall, e dammi del tu, te lo sei meritato dopotutto.” dichiara guardandolo con un affetto per cui Sirius non è preparato. Sembra.. Caldo. Anche compiaciuto. “Scommetto che Remus si diverte un sacco con te.”
“Io… di direi di sì” ammette. “Pensa che io sia un casino, e penso che abbia ragione.”
Lyall scuote la testa divertito. “Devo dirtelo, avevo capito che c’era qualcosa tra voi, dal modo in cui ne parlavi. L’amore che provi per mio figlio non è così discreto.”
“Solo cercavo di non incentrare il tutto su di me.”
“E’ tutto a posto Sirius.” gli risponde Lyall gentile. “E’ confortante sapere che è amato. E… non mi sorprende nemmeno troppo, non conoscendo mio figlio. Sicuramente sa che non dovrebbe fare una cosa del genere ma…” il suo volto si addolcisce in un misto di dolore e orgoglio. “Diciamo che Remus non è mai stato bravo a fare solo quello che dovrebbe essere fatto. E per quanto sia preoccupante, sono grato di sapere che non è cambiato.”
Sirius schiarisce la voce e si china a raccogliere la lettera. “Sì, okay e… scusa per… sai…”
“Non preoccuparti" gli dice “E’ Remus. Non mi sarei aspettato altro da lui, onestamente.” poi guarda l’orologio prima di tornare a guardare Sirius. “Se vuoi tornare in tempo prima che i tuoi tributi salgano sul palco, cosa che ti consiglio per evitare di alzare sospetti, dovresti andare adesso. Io resterò a guardare in televisione - purtroppo il fianco malandato mi costringe a stare a casa per la maggior parte del tempo. Sono grato di averti conosciuto Sirius, e grazie per amare mio figlio come lo ami.”
“Sì, okay” Sirius si alza. Mette via la busta e si china per prendere la mano di Lyall e stringerla appena gliela offre. “Grazie sig. Lupi- em, Lyall”
“Dubito che ci rivedremo” mormora Lyall lasciandogli la mano. “Ma non mi dispiacerebbe se mi sbagliassi. Se ti trovassi mai da queste parti, sei il benvenuto.”
Sirius sorride, incapace di fare altrimenti, fiero di aver guadagnato l’approvazione di LYall. “Se mai venissi qui, mi assicurerò di passare.”
“Bene, ora vai” gli dice con una risatina.
Con un sospiro Sirius annuisce, lo saluta e si volta per andare. Percepisce il peso della busta per tutto il tragitto.