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Flavio era stato incaricato di scrivere il biglietto di auguri per Matteo.
Visto che il suo connazionale stava tornando dall’ennesimo infortunio e aveva apportato cambiamenti importanti al suo team, qualcuno aveva creato un gruppo WhatsApp per organizzare un regalo di gruppo per augurargli buona fortuna.
Erano stati indecisi su cosa donargli, finché non erano giunti alla conclusione che una sua foto incorniciata accompagnata da un biglietto poteva bastare, in fondo era soltanto un simbolo del loro sostegno.
Flavio aprì la lista dei membri del gruppo e poi avviò anche l’applicazione delle note sul cellulare.
Facendo attenzione a non dimenticare nessuno, prese a digitare velocemente i nomi, ricordandosi addirittura di inserire le virgole e le iniziali maiuscole – Félix era stato categorico a riguardo, non era il caso di regalare a Matteo un biglietto sgrammaticato.
Flavio sbuffò. «Ma in quanti siamo? Che cazzo!»
Continuò a scrivere finché finalmente non ebbe terminato; diede un’altra occhiata alla lista, poi si alzò e uscì dalla stanza d’albergo, dirigendosi alla reception per chiedere di poter stampare una copia del biglietto.
Non vedeva l’ora di consegnare tutto a Matteo, e soprattutto era impaziente che il suo amico – colui che era anche il suo mentore, in un certo senso – tornasse a pieno regime nel tour e loro due potessero finalmente trascorrere del tempo insieme in giro per il mondo.
Una volta ottenuta la versione cartacea della loro dedica, inviò un messaggio a Félix per avvisarlo che era tutto pronto, dato che il tennista canadese aveva provveduto a far sviluppare e incorniciare la foto.
Il giorno seguente avrebbero fatto in modo di trovarsi tutti – o quasi – nella hall dell’albergo, attirando lì Matteo con una scusa, e lo avrebbero nuovamente accolto a braccia aperte come meritava.
Matteo entrò nella hall quasi di corsa, allarmato dal messaggio colmo di panico di Flavio.
Ma quando arrivò, si ritrovò di fronte a un gruppo piuttosto numeroso di suoi colleghi che gli sorridevano felici e impazienti.
Matteo fece scorrere lo sguardo tra i presenti, riconoscendo alcuni dei suoi amici più stretti e altri ragazzi con cui non gli dispiaceva chiacchierare.
«Che succede?» domandò confuso.
«Sorpresa!» strillò Flavio, avanzando verso di lui con un pacchetto in mano. «Questo è per te da parte di un po’ di gente, per augurarti buona fortuna per questa nuova fase della tua carriera!»
Matteo sgranò gli occhi, afferrando con cautela il regalo. «Ma siete impazziti? Non c’era bisogno di… grazie, ragazzi!»
«Prima di ringraziarci, aprilo, magari ti fa schifo» scherzò Sascha Zverev con una risata.
«Apprezzo anche solo il pensiero» replicò Matteo. «Ma devo leggere prima il biglietto?»
Flavio si strinse nelle spalle. «Come vuoi, è uguale.»
«L’ha scritto Cobolli!» esclamò Félix.
«Allora me lo tengo come piatto forte, chissà quanti errori ci saranno…» ridacchiò Matteo, beccandosi un pugno sul braccio dal connazionale.
Infine la carta regalo argentata venne rimossa, rivelando una stupenda cornice in legno scuro che circondava una foto di Matteo durante la finale di Wimbledon 2021.
«Ragazzi…» I suoi occhi si fecero lucidi, mentre con il pollice sfiorava il proprio volto immortalato in una posa in cui si stava chiaramente caricando al massimo, pronto a lottare fino all’ultimo per quel titolo.
«Nole non è presente, ma ha insistito per incorniciare proprio questo scatto» spiegò Sascha con un sorriso radioso.
Matteo sollevò nuovamente il capo e guardò negli occhi tutti i presenti, cercando di non scoppiare a piangere – non ancora almeno, prima doveva leggere il biglietto.
Flavio si offrì di tenere la cornice mentre lui spiegava il foglio.
«A voce alta!» lo incitò Musetti, avvicinandosi un po’.
«Ti sei ricordato di scrivere anche Borna?» domandò Félix a Flavio.
«Certo, per chi mi hai preso? La prossima volta lo fai tu, Mister Perfezione!»
«Piantatela, voi due!» Matteo si fece coraggio e cominciò a pronunciare ad alta voce le parole stampate sul biglietto: «Caro Matteo, siamo davvero felici che sei di nuovo tra noi e speriamo con tutto il nostro cuore che ci rimarrai molto a lungo. Siamo orgogliosi di te, sei la persona più forte e determinata che esista e ti meriti…» Fu costretto a fermarsi e tirò su col naso. «Siete pazzi, mi avete fatto piangere!»
«Continua!» disse Thanasi, evidentemente eccitato.
«Meriti di avere una lunga carriera piena di successo. Con affetto e stima, i tuoi amici e colleghi Félix, Cobbo, Nole, Sonny, Kokki, Muso, Wave, Rublo, Sascha, Carlitos, Hubi, Grigor…» Matteo fu costretto a interrompersi, accostando maggiormente il foglio al volto. «No, aspettate… qui c’è scritto Grigio!» sbottò, scoppiando fragorosamente a ridere.
«Grigio?» chiese Sascha confuso.
«Grigio, come il colore. In italiano si dice grigio» spiegò Musetti, per poi lanciare un’occhiataccia a Flavio.
Questi si diede una manata sulla fronte. «Ma porca troia, quel cazzo di correttore automatico mi ha inculato anche stavolta!»
Félix alzò gli occhi al cielo. «Perché ricontrollare il biglietto prima di stamparlo era troppo difficile, vero?»
«Ma l’ho riletto cinquanta volte!»
«Scusate, ma grigio sarei io?» chiese Grigor, accostandosi a Matteo per dare un’occhiata alla lista dei nomi.
«Proprio così» confermò Flavio sconsolato.
Carlitos gli circondò le spalle con un braccio. «Tranquillo, sono cose che capitano. Sarebbe successo anche a me, non ho dubbi!»
Matteo scosse il capo e rise ancora, per poi picchiettare sulla spalla del bulgaro. «Quindi… grazie, Grigio!» scherzò.
«L’importante è che si capisca, su» cercò di sdrammatizzare Hubi.
Matteo annuì, finendo di leggere l’elenco dei nomi e controllando che Flavio non avesse fatto altri errori – quasi ci sperava, perché era troppo divertente prenderlo per il culo!
«Scusa, Mattè» bofonchiò infine Flavio, rivolgendogli un’occhiata colma di sensi di colpa.
Matteo lo attirò a sé e gli scompigliò i capelli con fare affettuoso, anche se sapeva che detestava che gli venissero incasinati in quel modo – e in effetti lo fece proprio perché lo conosceva alla perfezione.
Flavio si lasciò torturare e stranamente non protestò, poi Matteo lo lasciò andare e si aggirò tra i presenti per ringraziarli a uno a uno.
«Ti ho aggiunto al gruppo che abbiamo creato per il regalo, così se vuoi puoi ringraziare anche gli assenti» lo informò Kokki quando gli fu davanti.
Matteo lo abbracciò fraternamente e gli disse: «Spero che anche per te d’ora in poi le cose vadano meglio e che gli infortuni ti lascino in pace».
«Allora teniamo le dita incrociate l’uno per l’altro» replicò l’australiano con un sorriso.
Quando Matteo ebbe scambiato pacche, strette di mano e abbracci con tutti, tornò a osservare la fotografia incorniciata mentre pian piano la hall si svuotava e quasi tutti i suoi colleghi se ne andarono.
Afferrò Flavio per la manica della felpa e se lo strinse accanto. «Adesso mi devi raccontare tutto, disgraziato!»
«Solo se la smetti di prendermi per il culo!»
«Non te lo posso assicurare» sghignazzò.
«Ci vediamo ragazzi» salutò Hubi con un sorriso gentile. «Grigio, vieni con me?»
Matteo sentì Flavio sbuffare al suo fianco e rise ancora più forte.
«Questa tortura non finirà mai…» sospirò il più giovane.
«Te la sei cercata!»
«Che antipatico, anziché proteggermi come hai promesso a mio padre, guarda come mi maltratti!» si lagnò Flavio.
Matteo gli scompigliò nuovamente i capelli e stavolta l’altro protestò, correndo a cercare protezione dal suo quasi coetaneo Carlitos.
I due andarono via tra le risate e Matteo rimase solo nella hall, il biglietto e la cornice ancora tra le mani.
Era talmente felice, si sentiva amato e apprezzato dai suoi colleghi e quell’errore di battitura di Flavio aveva reso quel momento di condivisione ancora più speciale.
Si avviò verso l’ascensore, recuperando il cellulare dalla tasca della felpa: aveva ancora tante persone da ringraziare.