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Moon Girl & Devil Dinosaur – la Fan-storia

Chapter 11: Un Nuovo Equilibrio

Chapter Text

Era una sera come tante altre nel Lower East Side di Manhattan, ma per Lunella Lafayette era stata una giornata estenuante. Il sole era calato da per lo più un’ora quando Lunella rientrò in camera sua, nel suo appartamento. Uscì dal vano ascensore quasi come una furia, prese a calci la parte inferiore della testata del letto, poi dopo aver sfogato la rabbia si buttò sul di esso con la faccia compressa sulle lenzuola e urlò qualcosa. La testa le pulsava per la tensione. Accanto a lei c’era Casey, la sua migliore amica e compagna di avventure. L’aveva vista scalciare rabbiosamente e poi stendersi sul letto a farfugliare nervosamente qualcosa e a trattenere a stento la sua rabbia fino a che non ci fu il silenzio. ̶ Tutto bene, Lu?   ̶ Chiese Casey, rompendo il silenzio.
Al che Lunella le rispose con dei farfugliamenti incomprensibili.   ̶ Sai, stavo pensando a una cosa.   ̶ Riprese Casey.   ̶ Jayden è un tipo particolare, ma ci ha provato a dare una mano. Secondo me lui è sulla buona strada per diventare una persona migliore.
Lunella sospirò, portandosi le mani alla testa per massaggiarsi le tempie.   ̶ Non è questo il problema, Casey. Jayden è un pasticcione oltre che un impulsivo. E se finisse in guai più grossi di lui? Non posso pensare a salvare la città e proteggere lui allo stesso tempo.
̶ Ma forse è proprio di questo che ha bisogno.   ̶ Disse Casey dopo aver annuito.   ̶ Qualcuno che gli insegni a stare al suo posto e a trovare il suo equilibrio.
E proprio in quel momento la porta della camera di Lunella si aprì. Si aspettarono di trovare Mimi e invece fu suo padre James a entrare.   ̶ Lu!   ̶ Disse lui.   ̶ Ho sentito dei rumori provenire dalla tua stanza. Qe va tutto bene? 
  ̶  Ehm… Tutto bene, papà. Non preoccuparti!   ̶ Disse Lunella impacciata.
  ̶  Qe sei sicura?   ̶ Chiese James.   ̶ Mi sei sembrata infuriata. 
  ̶  Be’, signor…   ̶ Casey non fece in tempo a completare la frase che fu sùbito zittita da Lunella. 
  ̶  È colpa di Eduardo! Mi ha fatto arrabbiare un sacco oggi a Central Park. 
  ̶  Avete voi incontrato Eduardo?   ̶ Rispose James.   ̶ E cosa ti ha fatto? 
  ̶  Argh! Mi ha fatto talmente arrabbiare che non riesco proprio a parlarne. 
  ̶  Oh! Va bene… allora ti lascio in pace. A dopo.
Dopo che James ebbe richiuso la porta Casey si avvicinò a essa, verificò che non ci fossero altre persone in avvicinamento e poi chiuse il chiavistello molto silenziosamente.   ̶ In somma…   ̶ Riprese Casey.   ̶ Non vuoi far sapere di Jayden ai tuoi genitori, vero? 
  ̶ Sì!   ̶ Rispose Lunella.   ̶ Direi che non è il caso di metterli al corrente. 
  ̶ Qe davvero, Lu? Ancòra segreti? Qe non ti ha insegnato nulla il fatto di aver nascosto ai tuoi di essere Moon Girl? 
  ̶ Questo è diverso, Casey! È stato molto lungo e complicato convincere mia madre a ritornare sulla sua decisione di proibirmi di essere Moon Girl! Se venisse a sapere che accolgo un ragazzino alieno con superpoteri devastanti nella mia base sotto questa stessa palazzina prenderà il mio costume da Moon Girl, lo metterà in cassaforte e butterà via la chiave! No, no e poi no! Non posso rischiare! 
  ̶ Ma Lu! 
  ̶ Niente “ma Lu”, Cas! Di Jayden sappiamo solo io, te, Devil e Mimi. Non deve venire a saperlo nessun altro. Capito? Nessuno! 
  ̶ Va bene, come vuoi. Manterrò il segreto. Ma se pensi di tenere al guinzaglio Jayden ti dico sùbito che è una pessima idea. Jayden non è un animale. È una persona con dei sentimenti. Devi trattarlo come tale. Tenendolo come un animale in gabbia peggiorerai solo le cose.
Dopo questo scambio di battute Casey prese le sue cose, salutò la sua amica e si congedò. Lunella riprese fiato e si stese sul letto per rilassarsi. Così si presentò a cena con i suoi più tranquilla che mai. Poi arrivò l’ora di andare a dormire. La notte passò lenta, con pensieri confusi che turbinavano nella mente di Lunella. Era preoccupata. Preoccupata del fatto che stava nuovamente nascondendo un segreto ai suoi genitori, tranne a Mimi. Avrebbe voluto parlargli di Jayden ma il pensiero della proibizione di vestire i panni Moon Girl come successe l’altra volta la spaventava. Senza contare che aveva mentito allo S.H.I.E.L.D. Che succede se venissero a sapere che ha coperto la fuga di un alieno potenzialmente pericoloso? Doveva tenerlo nascosto per forza. Poteva farlo e lo avrebbe fatto di sicuro. Nei notiziari della sera avevano parlato dell’attacco dei droidi a Central Park ma non ci furono menzioni di alcun genere riguardo a interventi da parte di un ragazzino con antenne facilmente scambiabili per orecchie da coniglio. Dalle interviste delle persone coinvolte nell’evento hanno parlato dei droidi e di eventi non direttamente inerenti a essi, tipo le acque del lago elettrificate. Fenomeno che qualcuno ha ricondotto a un droide buttato in acqua presumibilmente da Devil. Nell’apprendere una simile notizia Adria la aveva redarguita severamente ma se l’era cavata con la raccomandazione di stare più attenta. Ci mancava solo andarci di mezzo per una sventatezza che né lei né Devil avevano commesso. Almeno lo S.H.I.E.L.D non verrà a sapere di Jayden. Il suo segreto era ancòra al sicuro. Poteva contare anche su Casey, Mimi e Devil. Doveva solo mantenere stretto il controllo su quella testa calda senza trattarlo come una bestia da rinchiudere. Con questi pensieri Lunella riuscì finalmente a rincuorarsi e a prendere sonno. Il giorno seguente, dopo la scuola, decise di dedicare il pomeriggio al suo laboratorio, un rifugio sicuro per le sue invenzioni nonché luogo da cui prepararsi per proteggere il Lower East Side da ogni minaccia. Quando Lunella scese nella sua base, trovò Jayden già lì. Era sdraiato sul pavimento a giocare a carte con Devil. Lunella salutò Devil. Così Jayden si accorse di Lunella e quando si voltò rivolse a lei un saluto vagamente timido. Lunella rispose al suo saluto in modo sbrigativo e indifferente e se ne andò al suo tavolo da lavoro. Quella risposta intristì Jayden, le sue antenne si abbassarono penzolando in avanti. Su incitazione di Devil i due ripresero a giocare a carte. Jayden sentiva il bisogno di distrarsi quindi non se lo fece ripetere due volte. Le ore passavano e Jayden, dopo aver finito di giocare con Devil, provò a più riprese di passare davanti al tavolo di lavoro per vedere cosa faceva Lunella. In tutte le volte che lui passeggiava davanti a lei con fare disinvolto e sfaccendato Lunella era sempre impegnata in qualche lavoro manuale, esperimento e scrittura di formule e calcoli su una lavagna. Di tanto in tanto il ragazzino guardava la piccola scienziata da lontano. Era lievemente nervoso, non sapeva cosa fare con lei. Né come rivolgerle la parola. A un certo punto vide che Lunella stava camminando per avvicinarsi all’angolo bar per prendersi un succo. Allora Jayden prese la palla al balzo e si avvicinò anche lui per prendere un succo. La ragazzina aveva già riempito di succo il suo bicchiere quando Jayden si era messo a sedere sullo sgabello vicino a lei. Lui prese il suo bicchiere, lo riempì di succo, prese una cannuccia e iniziò a bere a piccoli sorsi.   ̶ Allora…   ̶ Esordì Jayden in fine.   ̶ Come va? 
  ̶ Bene…   ̶ Rispose Lunella. 
  ̶ Bene, io sono contento…
Cadde il silenzio. Minuti di mortorio passarono fino a quando Lunella non riprese:   ̶ Con Devil come va? 
  ̶ Abbastanza bene. Non capisco una parola di ciò che dice… o meglio, grugnisce. Ma è un valido compagno di giochi. Tu, invece, te la intendi meglio con lui. O sbaglio. 
  ̶ Sì, è vero. Non sarà una vera lingua quella che parla Devil ma per me non è un problema comunicare con lui. Mi basta osservare bene i suoi segnali, selezionare le tonalità, associare a ogni tonalità un suo contesto comunicativo ed ecco che… 
  ̶ Ba’, riesci sempre a rendere noioso e inutilmente complicato qualsiasi cosa! Non si può proprio parlare con te! 
  ̶ Be’, scusami se io sono ciò che sono. Io sono una supereroina e la ragazzina più intelligente che si conosca. Mentre tu sei un alieno con superpoteri ma con poca materia grigia che non pensa prima di agire. 
  ̶ Non è una colpa se riesco a pensare con i miei tempi. 
  ̶ Ciò non toglie che pensare prima di agire aiuta a non combinare casini. Come è successo ieri. Qe ti rendi conto che ci sono andata di mezzo io per coprire la tua esistenza a tutti? Ho dovuto lasciar credere a tutti che i danni collaterali causati da te siano stati opera mia pure se nessun civile è stato coinvolto mortalmente, per fortuna. E tutto questo per evitare che lo S.H.I.E.L.D ti scoprisse. Qe ci hai pensato a questo? Qe ti importa di ciò che fai e di come lo fai? Ti conviene imparare a riflettere o mi renderai le cose solo molto difficili.
Detto questo Lunella fece per andarsene.   ̶ Se proprio lo vuoi sapere…   ̶ Disse Jayden.   ̶ Sì, in realtà mi importa di ciò che faccio. Tanto più quando ci si mette di mezzo la vita degli altri. Specialmente di quelli che si spendono per il bene altrui.   ̶  Con queste parole Lunella si fermò e si volse verso Jayden per sentire tutto ciò che aveva da dire.   ̶ Hai ragione. Ho esagerato e me ne scuso. Non volevo metterti in difficoltà. Nel mio peregrinare nel cosmo nessuno ho trovato che fosse disposto a darmi una possibilità che fosse una di integrarmi. Poi io sono approdato sulla Terra, dove ho trovato esseri fisicamente uguali a me, e le possibilità di integrarmi qua con le mie forze mi sono sembrate più a portata di mano. Ma con quei droidi attirati dalle mie antenne per un qualche motivo, tutto ciò che devo imparare sulla vita terrestre e lo S.H.I.E.L.D perfettamente in grado di annichilirmi al minimo errore tutto si è rivelato più complicato di quanto previsto. Tu sei l’unica che si è dimostrata disponibile ad aiutarmi, ad accogliermi. Perciò, nonostante le nostre diversità, non voglio fare nulla che metta in difficoltà te e chiunque a cui tu voglia bene.
Lunella era rimasta lì ad ascoltare il discorso del ragazzino e dopo un po’ di riflessione si avvicinò a lui e lo guardò. C’era qualcosa nei suoi occhi. Un misto di tristezza e determinazione che la colpì.   ̶ Qe sai qual è il problema, Jayden?   ̶ Chiese lei.   ̶ Ti manca la pazienza. Ogni cosa nell’universo richiede il proprio tempo. L’adattamento e l’integrazione sono due cose che richiedono il tempo che serve. 
  ̶ Ma quanto ci vorrà prima di essere pienamente adattato e integrato al nuovo contesto? Io non sono abituato ad agire in modo calcolato. Per ogni cosa che faccio mi sembra di dover passare sempre un esame. Non ci riuscirò mai!
Lunella si prese un momento per riflettere. Si ricordò di come si fosse sentita, all’inizio della sua vita da supereroina. Lo stress, l’ansia di dover essere sempre perfetta. Capì che Jayden stava attraversando qualcosa di simile.   ̶ Be’, di certo non ci riuscirai con questo atteggiamento!   ̶ Disse infine, posando una mano sulla sua spalla.   ̶ Non serve che tu sia perfetto in ogni cosa, ma devi imparare a collaborare. Non siamo nemici, Jayden. Tu sei un profugo e io sono la tua amica. Comunque hai fatto enormi progressi da quando sei venuto a vivere qui con me, nella mia base. 
  ̶ Qe dici davvero? 
  ̶ Ma certo! In queste settimane hai imparato a dosare bene la tua forza. Io sono certa che riuscirai anche in tutte le altre sfide. Sta solo a te provarci e perseverare. Con il mio aiuto.
Il volto di Jayden si illuminò appena.    ̶ Grazie, Lunella. Prometto che ce la metterò tutta. 
  ̶ Bravo, Jayden. Ora, aspetta qui. Ti prendo delle cose. E poi si allontanò da lui correndo. Passarono pochi minuti nella quale Jayden tornò a bere il suo succo nell’attesa del ritorno della sua amica colmo di aspettative. Aveva già finito il suo succo quando Lunella ritornò da lui con entrambe le mani dietro la schiena. 
  ̶ Rieccomi di ritorno, caro! 
  ̶ Cosa nascondi là dietro? 
  ̶ È una sorpresa. Ora chiudi gli occhi.
Jayden eseguì e dopo qualche istante Lunella gli chiese di riaprirli. E così vide che la sua amica aveva due oggetti appoggiati sui palmi delle mani. Uno era una scatoletta scura con una M incisa sul coperchio e l’altro era un bracciale di metallo con delle rifiniture viola che si piegavano per formare una M.    ̶   Che roba sono?   ̶ Chiese Jayden. 
  ̶ Sono i miei regali di benvenuto per te. 
  ̶ Dei regali? 
  ̶ Certo! Tieni, ecco il tuo primo regalo.
E Lunella porse la scatoletta a Jayden. Guardandola per qualche momento capì che si doveva aprire a mo’ di ostrica. Quindi la aperse e vide due anellini di metallo con delle cose tipo gancio.   ̶ Che cosa sono?    ̶ Chiese Jayden. 
  ̶ Sono orecchini.    ̶ Rispose Lunella. 
  ̶ Orecchini? Ma qe non è roba da femmine? 
  ̶ Sciocchezze! Ormai anche gli uomini indossano gli orecchini oggigiorno. Lo dice pure Casey. Infatti quelli sono orecchini da uomo. O, come direbbe Casey, orecchini carini per un ometto carino. 
  ̶ Qe sul serio?   ̶ Chiese Jayden ridacchiando con un misto di imbarazzo e blandimento. 
  ̶ Certo. Parole sue non mie. 
  ̶ Va bene. E il secondo regalo che cos’è? 
  ̶ Quello è un braccialetto dell’amicizia. Dai, mettilo!
E Jayden se lo mise al polso. Il ragazzino se lo guardò per un po’.   ̶ È carino, penso.   ̶ Disse lui esitante. 
  ̶ Oh, e non è finita! Quello è un braccialetto che all’occorrenza può anche diventare un generatore di scudi.
E Jayden guardò bene il bracciale per cercare un qualcosa di somigliante a un pulsante che attivasse lo scudo. Toccò varie parti della sua superficie con le dita per un po’ finché finalmente non attivò lo scudo, il quale si materializzò all’istante davanti a lui.    ̶ Bello, eh?   ̶ Chiese Lunella. 
  ̶ Uao! Bello! 
  ̶ Vero, eh? Lo scudo che produce quel bracciale può resistere anche a un’onda d’urto di 275.000 kiloPascal. 
  ̶  Non so cosa vuol dire ma credo che mi piace. 
  ̶ Io ne sono convinta. Con questa meraviglia ora non c’è più esplosione che ti stenderà al tappeto. 
  ̶ Oh, molto fico! 
  ̶ Sì, molto fico! Ma ora torniamo agli orecchini. Vieni ti aiuto a metterteli.
E Lunella prese gli anelli, prese Jayden per mano e lo portò davanti a uno specchio. Posò gli orecchini sul tavolo, prese un ago e cercò di fare un buco su un lobo dell’orecchio di Jayden. Ma l’elevato fattore auto-guarente del ragazzino faceva guarire la ferita tappando sùbito il buco. Ci riprovò varie volte ma il risultato non cambiava. Ma poi le venne un’idea: tornò nel suo laboratorio, cercò un po’ e poi ritornò da Jayden con due piccole rondelle. Quindi rifece il buco sul lobo dell’orecchio di Jayden, ci infilò la rondellina ed ecco fatto un foro per l’orecchino. Fece la stessa cosa all’altro lobo e così Jayden poté mettersi gli orecchini alle orecchie. Jayden si guardò allo specchio con i suoi nuovi gingilli penzolanti.   ̶ Allora? Come ti sembrano?   ̶ Chiese Lunella. 
  ̶ Non sono molto convinto che degli orecchini si abbinino a me… Ma se dici che anche i maschi di questo pianeta li portano allora mi vanno bene.
Il ragazzo si guardò allo specchio mentre le sue antenne restavano tese. Lunella notò l’aria un po’ dubbiosa e seria del ragazzino. Così si mise a strofinare le mani sulla sua testa in segno di confidenza. La sua mano strofinava il suo capo quando a un tratto Jayden emise una breve risatina involontaria. Interdetta Lunella accarezzò la testa del ragazzino come per capire una cosa. A seconda di come Lunella passava la mano sul capo lui rideva in modo incontrollato. Dopo varii tentativi localizzò l’area delle carezze a un punto del capo di Jayden compreso fra le sue antenne. In fine Lunella capì di aver trovato il punto sensibile di Jayden. Allora si mise a passare le dita in quel preciso punto e Jayden iniziò a ridere in modo in controllato.   ̶ No! Dai, Così mi fai il solletico!   ̶ Disse Jayden fra le risate.
Ma Lunella non lo ascoltò e continuò con il solletico.   ̶ Smetterò solo se lo ammetterai!   ̶ Disse lei continuando a solleticare imperterrita. 
  ̶ Che cosa?   ̶ Chiese Jayden. 
  ̶ Che i miei orecchini ti sono piaciuti.
Lunella continuò con il solletico per svariati minuti, con le antenne di Jayden che si muovevano ai lati in maniera convulsa, finché finalmente Jayden ammise:   ̶ Va bene, va bene, hai vinto! Gli orecchini mi piacciono!
E Lunella smise di solleticare. Ma Jayden continuò a ridacchiare per qualche altro istante fino a quando non si riprese. E in quel momento l’espressione del ragazzino cambiò. Da calma, dubbiosa e timida com’era prima l’espressione di Jayden divenne più distesa e sorridente.   ̶ In somma…   ̶ Disse Jayden un po’ impacciato rivolgendosi a Lunella.   ̶ È questo sei stata a fare tutto il tempo. 
  ̶ Certo! 
  ̶ Be’… Grazie. Lo apprezzo tanto!
Ci furono istanti di silenzio. Mentre il silenzio riempiva la base sotterranea, Jayden osservava i nuovi regali con un sorriso imbarazzato però autentico. Intanto Devil, passando da quelle parti, si accorse dei due ragazzini che stavano vicini l’uno all’altro davanti allo specchio. Si avvicinò e vedendo gli orecchini di Jayden emise dei grugniti di apprezzamento. Lunella confermò l’apprezzamento e poi, incrociando le braccia, rivolse a Jayden uno sguardo deciso ma gentile.   ̶ Ricorda, Jayden.   ̶ Disse con un tono serio.   ̶ Non sei alla fine del tuo cammino ma non sei nemmeno all’inizio. Devi lavorare sodo per dimostrare di essere all'altezza, sia per te stesso che per le persone che ti circondano. La strada è tutta da percorrere ma io credo in te.
Jayden annuì, lanciando un'occhiata veloce a Devil, che emise un grugnito d'approvazione.   ̶ Non ti deluderò, Lunella.   ̶ Disse con determinazione, il tono della sua voce privo di esitazioni.
Lunella si lasciò scappare un sorriso.   ̶ Buona risposta.
E in quel momento si sentì un cicalino. Era la segnalazione di un nuovo crimine che stava succedendo in quel momento. Allora Lunella corse a mettersi il costume da Moon Girl e poi si preparò a partire.   ̶ Devo andare. Il dovere mi chiama. Tu cerca di non distruggere nulla nel mentre. 
  ̶ Ci proverò!   ̶ Rispose Jayden con una risatina nervosa mentre le sue antenne si alzavano lievemente, segno della sua ritrovata fiducia. 
  ̶ Ah, un’altra cosa Jayden.   ̶ Disse Moon Girl fermando Jayden. 
  ̶ Cosa?   ̶ Ti perdóno. 
  ̶ Grazie!   ̶ Rispose Jayden con un sorriso sincero e con le antenne che si tendevano in alto, segno della sua letizia.
Mentre Moon Girl e Devil Dinosaur andavano in missione, Jayden se ne tornò in camera sua e si sdraiò sulla sua brandina. Mentre fissava il soffitto, rifletteva su cosa aveva appena passato. Un pensiero in particolare attraversò la sua mente. Era consapevole che ci sarebbero state altre sfide che lo attendeva, ma per la prima volta sentì che con Lunella al suo fianco poteva davvero farcela. Intanto, sopra di loro, nel Lower East Side, le cose procedevano normalmente, come nulla fosse. Calme e placide come un corso fluviale. A parte per Moon Girl impegnata nell’ennesima impresa eroica.