Chapter Text
Non sono abituato a svegliarmi nel rumore del caos.
Vivo da tutta la vita nella raffinatezza e nella ricchezza, avere a che fare con la realtà dura e sporca di Sand, è stato un viaggio tumultuoso che mi ha portato fino a qui, ad apprezzare le piccole cose che non ho mai fatto.
So fare il bucato, cucino regolarmente la sera per il suo ritorno dal lavoro o da qualche tournée, faccio la spesa online quasi ogni settimana e qualche volta esco per comprare qualcosa di delizioso da condividere al mattino.
Ciò che però apprezzo, di questa nuova realtà, sono le braccia nude di Sand che mi stringono lo stomaco quando ci addormentiamo assieme, anche solo dopo aver parlato fino a notte fonda.
Ieri sera, son tornato più tardi del solito, e Sand aveva preparato la cena per entrambi. Abbiamo condiviso il pasto in salotto, sul nostro nuovo divano di pelle, su cui ho dimenticato la coperta di pile, mangiando polpette fritte di maiale e di pesce l’uno dalle mani dell’altro, con qualche sorso di Coca Cola Zero e una manciata di patate al forno prese al supermercato due giorni fa.
Il nostro nuovo appartamento si trova poco lontano dal mio ufficio e dalla Villa di mio padre, da tutt’altra parte nel caso volessimo raggiungere la casa della mamma di Sand.
Ma siamo arrivati a un compromesso dopo la laurea e i nostri progetti; perciò, ho deciso di accontentare Sand con qualche nota d’eccezione nel contratto. Una donna delle pulizie che passa ogni due settimane a riordinare il nostro casino, una lavatrice nuova e un’asciugatrice d’ultimo modello che potesse permetterci di lavare con il sapore preferito di Sand – che io adoro sentire addosso ai suoi vestiti – anche tra un impegno all’altro di fretta, la scelta del cibo d’asporto da ordinare ogni sabato sera, se non andiamo da Yolo a bere qualcosa con i nostri amici o non partecipiamo a qualche mesiversario di Ton e Nick.
La prossima settimana arriverà la nuova televisione da installare in camera, forse ho anche convinto Sand a comprare un piccolo gattino da un amico per ravvivare le mura di casa.
La sua ossessione per le piantine nel nostro piccolo giardinetto è la sua cosa preferita, mentre io prendo un po’ di sole sulla sdraio, mi godo la sua schiena nuda che si curva quando comincia a fare il piccolo giardiniere che esplora il suo habitat naturale.
A ognuno la sua ossessione, eh.
«Devi fare la pipì?»
Ridacchio.
Mi pulisco le croste sugli occhi con le nocche, sbadigliando.
«No, mi sono solo… svegliato un po’ presto, prima che suonasse la sveglia.» Allungo una mano per spegnerla in anticipo, impostando poi il silenzioso per evitare di essere interrotto dal suono fastidioso che mi fa drizzare in piedi, anche durante il fine settimana. «Hai dormito bene? Sei stanco?»
«Mmh, si. Ieri abbiamo registrato il disco, ma per fortuna sono riuscito a tornare in anticipo. Tuo papà ti ha massacrato in ufficio?»
«Solo un po’.»
Si stringe piano a me, la gamba appoggiata sulla mia coscia mi accarezza lentamente.
«Mi ha chiesto quando… ci sposiamo, Sand.»
Guardo l’anello all’anulare di Sand, che porta sempre dal giorno in cui gli ho fatto una proposta lo scorso anno, come se fosse una promessa silenziosa che aspetta solo di essere portata a termine.
Tutti hanno sempre pensato che fosse Sand a voler bruciare le tappe prima del tempo, ma nessuno si aspettava che fossi io a chiedergli di passare il resto della sua vita con me. Io che sono sempre stato viziato, mi sono fatto avanti per il nostro futuro.
So solo che da quella sera, in questo nuovo appartamento un po’ spazioso, ma che sa di casa e del suo profumo, la mia vita è cambiata rapidamente.
Ne abbiamo discusso, però… non abbiamo mai scelto i fiori all’ingresso, il giorno, le cose che vogliamo fare, gli ospiti…
«Ci possiamo sposare anche il mese prossimo, sai che per me non è un problema.»
«Lo so, ma stai incidendo il tuo terzo disco, Sand. Stai facendo tante cose, insomma, non voglio che questa cosa sia un intral-»
Mi tira giù, per scoccarmi un breve bacio sulle labbra.
Rimango pietrificato tra le sue braccia, guardando i suoi occhi da boba fissi su di me.
«Ehi, tu sei la cosa più importante per me, Ray. Possiamo sposarci anche tra una settimana, ciò che sto facendo nella mia vita, è per vivere al meglio la nostra assieme.»
«Sei sicuro?»
«Sono sempre sicuro quando si tratta di te, baby.»
Intreccia le dita della mano con le mie, baciandomi ancora teneramente.
Sand mi ha dato così tanto in questi ultimi sette anni assieme.
Siamo arrivati alla soglia dei trent’anni, con una vasta marea di ricordi e di progetti. Qualcosa l’abbiamo realizzato, tante altre cose sono mutate, ma non mi pento affatto di nulla. Rifarei tutto da capo, pur di avere ciò che ho adesso.
Anche se mi fa ancora un po’ strano stare qui, con lui, senza sentirmi estremamente annebbiato dal sapore dell’alcool che scorre nelle mie vene, è confortante sapere che al risveglio è sempre al mio fianco, nella nostra casa, al sicuro con me.
Rimaniamo abbracciati per un po’, ci baciamo in modo pigro l’uno stringendoci all’altro.
Sono abituato a passare il fine settimana a casa, in compagnia di Sand, piuttosto che di altre persone. Devo ammettere che ci siamo ritagliati un bel po’ di tempo assieme da quando abbiamo ufficializzato la nostra relazione anni fa, ma in maniera inevitabile, in quanto anche il resto dei nostri amici ha cominciato a fare passi da gigante o mancava a qualche rimpatriata o festa di compleanno privata.
Adesso, che lavoro regolarmente da mio padre in maniera saltuaria, mi sto concentrando sul prendere un secondo ostello nei pressi di Chiang Mai, in modo tale da ampliare i nostri orizzonti. Siamo tutti d’accordo di voler ricominciare qualcosa di nuovo, e tanto vale che i miei investimenti comincino a fruttare prima del mio stesso matrimonio.
Cheum si trasferirà a breve con April a Chiang Mai, probabilmente la nomineremo co-direttrice del nuovo ostello, appena finiranno gli ultimi lavori di ristrutturazione, mentre io e Mew rimarremo qui a mantenere onore all’inizio di tutto.
La mano di Sand finisce al di sotto della mia maglietta del pigiama, e d’istinto mi sfugge un gemito soffocato sulle sue labbra.
«Ray…»
«Scusami, è… non volevo, non…»
«Ti stai scusando perché sei arrapato?»
Ride.
«Si… io… non voglio che pensi che voglia sempre farlo, d’accordo?»
Da quando ho smesso di bere, non è stato facile riuscire a controllare la voce nella mia testa.
Sono sobrio da anni, ma ogni volta che percepisco il profumo dell’alcool, è come ricadere in un loop di terrore che mi porta giù. Mi lascio travolgere da qualche sorso di vino a cena, una volta ogni tanto se sto festeggiando con qualche amico o con Sand, soprattutto con lui, prima di dover attuare qualche tecnica di controllo dell’ansia o scrivere alla mia terapista per prendere un nuovo appuntamento.
Ho fatto tanti passi avanti, veramente.
Sand è stato di supporto, ai tempi in cui riuscivo solo a pensare a questo, mi aveva convinto a chiamarlo sempre, a qualsiasi ora, in maniera tale da raggiungermi per farmi distrarre. Capitava che passassi le notti nel suo vecchio appartamento condiviso con Nick o che venisse alla Villa, mi baciava o finivamo a far sesso, e devo ammettere che quel tipo di sesso era più soddisfacente di qualsiasi altra cosa, soprattutto al mattino.
«Mmh, ma sono io che voglio farlo, baby.»
«Sand…»
Mi bacia piano il collo, spingendomi di lato per dargli la schiena.
«Non ti va? È da tanto tempo che non lo facciamo al mattino.»
Infilo una mano sul retro della sua nuca, ansimando piano e sussultando quando le sue labbra schiuse mi baciano il collo, la colonna vertebrale, mentre le dita mi afferrano i fianchi con la stessa lentezza e tenerezza dei suoi baci.
«Sono un po’ stanco, ma si, io…»
«Ci penso io a te, non preoccuparti.»
Ci vuole solo qualche minuto prima che i boxer e la maglietta cadano oltre al bordo del letto, altri cinque perché Sand prema la sua pelle nuda contro di me, dopo essersi spogliato per rimanere nel medesimo stato.
I suoi pollici mi accarezzano i fianchi, spingendomi verso di lui.
Alzo un po’ il bacino, guardando i suoi occhi che mi incitano silenziosamente a posizionarmi nella maniera più adatta.
«Mi fermo?»
Fa scorrere le labbra sul lobo del mio orecchio, lo morde piano.
«No, continua, per favore.»
Mi accarezza come se fossi fatto di vetro, facendo attenzione a premere i punti che più possono farmi sospirare estasiato. Prende, morde e afferra la pelle con le dita e con la bocca, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo, ansimando il mio nome come se fossi la sua parola preferita.
Sand ha sempre avuto la brutta abitudine di rendere sensuale e lento il sesso, soprattutto con me. Mi fa apprezzare i piccoli attimi infiniti in cui mi accarezza, i modi in cui sussurra contro al mio orecchio qualcosa di estremamente sporco che può farmi eccitare ancora di più, la dolcezza che sprigiona quando ingoia tutti i miei gemiti soffocati dal piacere.
Mi fa scivolare con la guancia sul materasso, allargando le mie cosce con una mano.
La punta del suo naso mi sfiora la curva del sedere, poi la sua lingua bagnata comincia lentamente a prepararmi. È lento, lentissimo, a tratti i suoi movimenti sono sciatti, ma il corpo non collabora, reagisce ad ogni tocco, e quando le sue dita mi aprono ancora, per allentare l’anello dei miei muscoli, so perfettamente che cosa sta cercando di fare.
«Sand…»
«Cosa?»
«Ti prego, Sand…»
«Non facciamo sesso da tre giorni, non voglio farti male.»
Sbuffo.
La sua lingua mi accarezza ancora un paio di volte, traccia una lunga scia oltre al bordo prima di entrare dentro, accompagnata da tre dita.
Sento che le piega lentamente, nel punto perfetto che mi fa rabbrividire tra le sue braccia.
«Sand… Sand…» Borbotto piano, in maniera incoerente e annebbiato dallo spasmo. «Per favore, fottimi, Sand.»
Mi morde il collo con la punta dei denti, sorridendo contro la pelle umida.
«Sei avido, oggi, eh.»
«Non è colpa mia, non mi fotti ogni giorno. Sai quanto è difficile prepararsi da solo?»
Piega le dita dentro di me, annuendo con una risatina.
«Per fortuna che c’è il tuo ragazzo a prendersi questo ingrato compito.»
«Dillo ancora, Sand…»
Ride.
Una delle cose che mi piace di Sand è che è sincero. Quando facciamo sesso non smette mai di parlare o di chiedere, preferisce avere delle continue rassicurazioni da parte mia, ma ci sono tante cose che piacciono a me che è costretto a dover accontentare.
Mi piace che dica che gli appartengo, qualcosa che sia un po’ sporco, le parole dolci quando mi entra dentro e vedo solo le stelle, riescono ad accentuare il mio piacere e forse un po’ del suo ego semi inesistente.
«Il tuo ragazzo.»
Leva le dita da dentro di me, le sostituisce rapidamente col suo cazzo che già gocciola in cerca di attenzioni.
Il mio corpo lo avvolge d’un tratto, da far mancare il fiato ad entrambi per alcuni secondi.
Anche se sono anni che andiamo a letto assieme, Sand mi dimostra così spesso che ciò che mi ha dato fino ad ora non era niente ad oggi.
La sensazione calda e bagnata che scivola dentro di me mi fa stringere le lenzuola tra le dita quando Sand comincia a tirarsi un po’ fuori per poi rientrare con altrettanta facilità.
La testiera del letto nuovo sbatte sulla carta da parati scolorita, le mani di Sand mi tengono fermi i fianchi per tenere l’incessante ritmo che mi fa sospirare forte.
«Ray… merda, ma perché sei così stretto?»
«Non mi fotti abbastanza, te l’ho detto.»
Rilasciamo una piccola risata, che poi scivola in sussulti e sospiri soffocati dal piacere che aleggiano nella stanza.
I suoi capelli mi accarezzano il retro del collo, la voce esce ariosa contro la mia pelle bagnata.
«Più forte, di più… Sand, ti prego…»
Il rumore delle molle che scricchiolano diventa incessante, le sue dita mi afferrano i fianchi con sempre più forza. Sento dolore, le ginocchia anche se premono sul materasso mi fanno male, la voce si affievolisce a sussurri, poi a imprecazioni e alla fine al suono dolce del suo nome.
«Ti piace che il tuo fidanzato sia dentro di te, vero?»
«Si… merda, si… il mio fidanzato, si, cazzo, per favore, Sand… Sandie… ti…»
Scivola fuori, afferrandomi dal retro delle cosce mi fa sedere in grembo al suo cazzo.
Con le braccia avvolte alle sue spalle, comincio a dettare il ritmo al posto suo. Calzante, forte, veloce, da riuscire a strappargli qualche grido che soffoco con dei teneri baci sulle sue labbra.
Ci strappiamo la pelle con le unghie, gli occhi semichiusi e le labbra schiuse rilasciano l’uno il nome dell’altro.
È così profondamente giusto e perfetto, fatto apposta per noi.
«Ray, baby… aspetta… Ray… vieni qui, per favore. Ho bisogno di un bacio, ti prego, non…»
Mi tiro giù, per incontrare le sue labbra che si schiudono sulle mie.
Ma i nostri movimenti scoordinati e irregolari non riescono a farci baciare per più di una volta, ci stringiamo solo per tenerci ancora più profondamente ad ogni spasmo che risale lungo al nostro corpo.
Siamo sudati, appiccicati, sconvolti.
Le mie unghie si conficcano nella sua schiena, le cosce le rilascio scivolare lungo ai suoi fianchi.
«Non ne hai mai abbastanza di me, vero?»
Il suo sorriso sfocato mi bacia le labbra, la punta del naso arrossata.
«Si, ma è colpa tua che sei così bravo a non darmene mai abbastanza.»
Questa frase è una piccola provocazione che ci diciamo l’uno l’altro dal primo momento, e quanto darei per tornare indietro e rifare tutto, ma riprendendomi Sand dall’istante in cui ha cominciato a prendersi cura di me, senza chiedere il permesso, solo perché… è così tipico di lui, ecco.
«Ray… Ray…»
Stringo le cosce intorno ai suoi fianchi, annuendo ad occhi socchiusi.
Le sue labbra mi baciano il collo, le mie mani finiscono ad afferrare il retro della sua nuca.
«Anche io… anche…»
Sand raggiunge l’orgasmo prima di me, con qualche carezza mi aiuta a rilasciare contro al suo stomaco, in meno di due minuti.
Quando crolliamo avvolti tra le lenzuola, sudati e sporchi, il suo tenero abbraccio mi fa un po’ sorridere, ma Sand sembra rendersene conto in fretta, perché si sporge curioso verso al mio viso.
«A che cosa pensi?»
Scrollo le spalle.
«Sai, è bello… il sesso mattutino, con te.»
Gli strizzo piano la guancia, con una piccola risata.
«Sono un po’ pigro, però fai sempre quello che dico… sei un fidanzato d’oro.»
«Con un fidanzato viziato.» Aggiunge, sorridendo prima di darmi un dolce bacio. «Ti amo veramente tanto, Ray. Lo sai?»
Gli accarezzo lentamente la guancia, annuendo in silenzio.
Mi sono sempre ritenuto sfortunato per non aver mai avuto l’affetto di mia madre.
Ma Sand mi ha insegnato che l’amore può essere tutto, lui è l’amore che ha scaldato quel vuoto che ho provato per tutta la vita. Non ha riempito un buco, ha solo stretto le sue braccia su di me, per avvolgermi dal dolore, fino ad aiutarmi ad uscire, con più consapevolezza.
Le nostre dita si intrecciano l’un l’altro, sotto la luce dell’ombra del sole che spunta dalla finestra con le tapparelle socchiuse.
«Che ne dici se stasera cominciamo ad organizzare il matrimonio?»
«Ne sei sicuro?»
«Più che sicuro, baby.»
Mi bacia piano la fronte, accarezzandomi il viso con dolcezza.
«Noi siamo come due fili rossi invisibili che si sono legati, sai? Io e te, l’uno l’opposto dell’altro, che ci siamo ritrovati nella stessa realtà, fino a stringere un nodo… che ci legherà per sempre. È un gran bel passo, qualcosa che voglio fare.»
«Ci credi sul serio?»
«Credo a tantissime cose da quando sei nella mia vita, Ray.»
Avvicinando il viso al mio, alzo quest’ultimo per strofinare piano la punta del naso contro la sua.
«Meno male che ci sei tu, Sand.»