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Il secondo quadro
Luna era seduta tra tanti schizzi fatti con una matita rossa su una carta marroncina, abbandonati sui cuscini della poltroncina di vimini, sul tavolinetto basso, sulle mattonelle della veranda e alcuni venivano trascinati via dal vento.
Neville iniziò a raccoglierli per evitare che il vento se li portasse via. "Lei è sempre stata diversa" pensò. "Mi è anche sempre piaciuta, ma non credevo che sarei mai finito in una situazione così strana".
«Vedo che stai studiando la struttura della spada sussurrò. «Vuoi fare un altro dipinto legato a quello che ti ha portato più successo?».
Luna gli sorrise. «Penso che io possa ancora dire tanto su quella storia» sussurrò. «Voglio creare una suggestione più vivida e precisa questa volta. Plasmare più pathos».
I suoi occhi erano sporgenti e una ciocca di capelli chiari le divideva in due il viso. «A cosa pensi?» chiese.
«A Draco» mormorò Neville. «Quando pensi che tornerà?».
«Presto, appena avrà finito a Londra» rispose l’artista. «Non ci abbandonerebbe mai, nessuno dei due» soffiò.
Neville sistemò i fogli in una carpetta. «Nel primo quadro c’erano tre figure. Se fossimo noi?».
«Mi piace l’idea che il prossimo quadro abbia il fuoco della nostra passione» rispose lei.