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Il sole stava tramontando sulle cime del bosco, solamente il vento che ululava faceva compagnia ad Ermal. Camminava solitario nel bosco, seguendo un sentiero che sapevano in pochissimi. Il tintinnio delle catene che trasportava accompagnava ogni suo passo, mentre accelerata il passo verso la baita. La notte stava arrivando.
Proprio al centro del bosco e nascosta dagli alberi si nascondeva una baita coperta dalla neve, invisibile e sconosciuta a molti.
Il vecchio capanno di caccia del villaggio.
Si sistemò il cappuccio color cremesi in testa, mentre qualche fiocco di neve cominciava a cadere dal cielo. All'interno di essa ad aspettarlo c'era il guardaboschi del villaggio Fabrizio, abbandonato su una sedia. Appena sentì la porta chiudersi alzò lo sguardo, mostrando un paio di occhiaie scure che gli scavavano il viso.
- Ci hai messo troppo. -
- Non ho potuto fare prima. E tu non dovevi dimenticarti le catene. - Ribbeccò Ermal, sfilandosi i guanti in pelle.
L'altro lo guardò storto, borbottando tra i denti.
Un borbottio che somigliava ad un ringhio.
- Non mi piace quel suono... - Disse il più giovane, cominciando subito ad organizzare il necessario. Fabrizio non lo rispose, si alzò solamente e si avviò verso il retro del capanno. Proprio lì una quercia dal fusto robusto proteggeva con le sue foglie il capanno. L'uomo si appoggiò all'albero, la schiena che si stese totalmente contro la corteccia.
- Fa presto. La luna sta sorgendo. - Ermal non se lo fece ripetere due volte. Fu veloce a circondare con le catene il corpo di Fabrizio, legandolo stretto alla quercia. Quando finì, bloccò il tutto con un grosso lucchetto.
- Al villaggio stanno facendo domande... - Cominciò sfilandosi la collana che reggeva la chiave del lucchetto. - ...Parlano di un demone che brancola nel bosco, nelle notti di luna piena. -
Fabrizio rise amaramente, mentr l'altro gli agganciava la chiave al collo.
- Sempliciotti di villaggio. - Biascicò il moro, mentre una fiamma ambrata passò per un attimo nelle sue iridi.
La neve non la smetteva di cadere, mentre il sole dava sempre più spazio alla notte.
- Devi andartene, ricciolè. Non è sicuro stare qui. - Disse Fabrizio, sentendo la bestia graffiare pigramente dentro di sè per uscire.
Stava per iniziare.
Ermal lo guardò negli occhi per qualche secondo, uno sguardo che valeva più di mille parole. Si avvicinò veloce, baciandolo sulle labbra disperatamente.
Si staccarono poco dopo, le fronti che si toccavano.
- Sarò qui domani mattina, dentro c'è cibo e vestiti caldi. -
- Va per favore Ermal, è già tardi. -
Un ultimo bacio e Fabrizio vide Ermal rialzarsi il cappuccio rosso in testa e sparire tra gli alberi.
Fabrizio fissò il punto da cui aveva visto andare via l'altro per qualche secondo, cercando di regolarizzare il respiro. Ma nulla sembrava fare effetto, perchè la bestia si era risvegliata e graffiava e mordeva per uscire.
Un ultimo respiro, e con i passi del suo amato finalmente lontani e poco udibili, Fabrizio con un ululo lasciò uscire il suo demone.