Work Text:
La tana non è un posto per furetti
Con i piedi scalzi, i jeans corti sfilacciati dal bordo fradicio e una canottiera che copriva il suo corpo ancora acerbo, una piccola Ginny saltellava da un sasso all'altro nello stagno dietro alla Tana.
"Ne ho presa un'altra! Guarda, Fred, stavolta deve essere un maschio!" Ron, sorridendo e spalancando la bocca, gridava al fratello e gli mostrava il suo bottino: le dita stringevano il corpo di una rana grossa quando il pugno di suo fratello Charlie e il rosso dovette usare anche l'altra mano per evitare che scappasse.
"Se trovi un rospo, possiamo darlo a Ginny da portare a Hogwarts, l'anno prossimo!" esclamò George, avvicinandosi al fratello ed esaminando l'animale.
Ginny sbuffò, mentre si asciugava le mani sulla maglietta. "Primo: non voglio portare un rospo. E secondo: se proprio dovessi farlo, vorrei prenderlo io, il mio rospo!" gridò, immusonita perché non era ancora riuscita ad acchiappare niente.
L'aria di luglio era afosa e appiccicosa, mentre i ragazzi si divertivano a sguazzare nel piccolo stagno. Non c'era molto da fare, alla Tana d'estate, e ci si creava un po' di avventura con quello che c'era a disposizione.
"Guardate, una biscia d'acqua!" Fred teneva fra le mani quella che a Ginny sembrava una corta cintura impazzita: un piccolo serpente di almeno due piedi si contorceva fra le dita del fratello.
"Non penso mi piacciano i serpenti, Fred… Anzi, ne sono proprio sicura…" disse, guardando con disgusto la biscia scura che tentava di districarsi dalla sua trappola.
"Dovrai pur…" iniziò Fred. "…portare qualcosa!" finì George.
Di sicuro non quella cosa lì. Ginny si guardò intorno e George le indicò un tritone dagli spiccati colori sgargianti che prendeva il sole arrampicato su una grossa pietra sul bordo dell'acqua: oh, quello sì che era bello! La ragazzina si avvicinò velocemente, ma l'animale, avendo fiutato il pericolo, scappò. "Oh, per le calze sporche di Godric!"
"Imprechi già come una Grifondoro, vedrai, sarai dei nostri anche tu!" George le sorrise e poi la schizzò, mentre la rincorreva. Ginny rise e scappò.
George venne richiamato da uno dei fratelli e tornò sui suoi passi, mentre la ragazzina avvistava un altro tritone, più piccolo e dai colori più tenui, tutto nelle sfumature del verde. Dopo averlo adocchiato per un po', notando che era immobile su un masso piatto, Ginny si avvicinò camminando sull'erba, fuori dall'acqua. Incurante della terra che si incollava ai piedi, silenziosa e veloce, allungò una mano e strinse le dita intorno al piccolo corpicino freddo.
"Ho preso un tritone! Ho preso un tritone!" esclamò trionfante, saltellando allegra e alzando il braccio e mostrando il suo bottino ai fratelli.
"Scema, quella è una lucertola!" la prese in giro Ron, ridendo a crepapelle e indicandola con il dito.
Una lucertola? Ginny guardò l'animale che si divincolava per fuggire e fece l'errore di allentare la presa per osservarla: subito la lucertola si contorse e riuscì a scappare, cadendo verso il terreno. La ragazzina allungò una mano e l'acchiappò al volo, sorridendo felice quando ci riuscì.
La risata di Ron, però la distrasse. "Sei proprio imbranata!" Perché? Ginny spalancò gli occhi quando, dopo due strattoni dati bene, la lucertola scappò, lasciandole fra le dita solo la coda. No! Continuò a guardare la coda che seguitava a dimenarsi nonostante non fosse più attaccata alla sua padrona e Ginny lentamente abbassò la mano.
Ron rise ancora, più forte, e lei sentì le lacrime pungerle gli occhi. Con un orgoglio degno di Godric Grifondoro in persona, si girò stizzita, per non mostrare quanto lui l'avesse ferita e lasciò andare la coda. Con passo svelto, ma senza correre, si incamminò verso casa, maledicendo Ron e la sua mancanza di sensibilità ed empatia.
Stava camminando da qualche minuto quando, passando in mezzo a una manciata di alberi, notò fra l'erba una scatola di legno di piccole dimensioni. Avvicinandosi notò che più che una scatola, sembrava una piccola gabbia: era infatti circondata da piccole sbarre di legno, come per intrappolare qualche creatura. Si chinò a osservarlo e notò effettivamente un animale al suo interno. Un gatto, forse, o uno snaso bianco. Esistevano snasi bianchi? Ginny non ne aveva mai visti. Ma le zampette sembravano simili, con quelle piccole ditina…
La creatura era acciambellata e stava dormendo con gli occhi chiusi, e lei poteva vedere benissimo il suo pelo lungo alzarsi e abbassarsi. Il musetto era piccolino e appuntito, anche se coperto da una zampina. Il suo corpo era più lungo di quello di un gatto, ma più snello di quello di uno snaso. Che animale era? Ginny provò a infilare un dito fra le sbarre per toccarlo e scoprì che era morbidissimo, ma che non si svegliava. Controllò ancora il respiro e guardò il pelo che si alzava su e giù, pensando a cosa fare.
"Ginny!" La ragazzina sentì uno dei fratelli chiamarla: si girò verso il sentiero: sentiva dei rumori indistinti, ma capì che presto sarebbero apparsi sulla curva della stradina, così, senza pensarci ulteriormente, afferrò la scatola con le mani e corse verso casa. Aveva trovato un animale da portare a Hogwarts!
Nel giardino della tana passò nell'erba alta e schivò due gnomi, mentre un vermicolo per poco non la fece inciampare e lei scivolò per un tratto, ma riuscì a tenere la scatola fra le mani e a non farla cadere. Passò dall'entrata della cucina, sperando che non ci fosse nessuno e, guardandosi intorno, corse verso la scala che portava ai piani superiori.
Zampettò fino al terzo piano e fu soloi una volta davanti alla porta che sentì la madre gridare il suo nome. "Ginny, sei tu che hai lasciato le impronte di terra per tutta casa?"
Merlino! Si affacciò alla scala tenendo lontana la scatola, nel caso sua madre fosse stata lì sotto a vederla ed escalmò: "Scusa mamma, mi scappa la pipì!" e così dicendo scappò in camera sperando che la madre si accontentasse e non l'andasse a cercare.
Una volta nella sua stanza, chiuse la porta alle sue spalle, appoggiò la scatola sul letto e si inginocchiò sul pavimento per osservare per bene l'animale: dormiva ancora.
Ginny sbuffò. Tastò la scatola dappertutto, per capire il suo funzionamento, quando capì che su uno dei lati corti c'era uno sportellino che saliva e scendeva e che consentiva di liberare l'animale.
Lentamente lo sollevò e allungò una mano dentro la gabbia. Sfiorò la pelliccia bianca dell'animale, scoprendo la sua morbidezza. Spalancò gli occhi dalla gioia quando lo accarezzò, ma subito dopo l'animale si svegliò di soprassalto, spaventandosi. Il musetto del suo nuovo amico si volse intorno, cercando di capire dove si trovasse e poi, forse perché non riconosceva il posto in cui era, fece un rumore sibilante con la bocca e si rintanò indietro, verso le sbarre della gabbia.
"No, piccolino, non avere paura, non voglio farti del male…" Ginny allungò ancora la mano verso il musetto dell'animale, ma questo alzò il pelo, mostrò i denti e subito dopo azzannò l'indice della ragazzina. "Merlino! Ahia!" gridò, per poi succhiarsi il dito.
Si sedette sui talloni e rimase a guardare quel piccolo roditore che la fissava dal fondo della gabbia. "Scusami, hai ragione non dovevo svegliarti. Anch'io mi arrabbio quando Ron lo fa per dispetto…"
"Ginny!" La voce della madre la chiamò ancora e, capendo che non poteva negarsi un'altra volta, si alzò, ancora con il dito in bocca.
"Ok, piccolino. Ti lascio da solo per cinque minuti. Mi raccomando..."
Prese la scatola da sotto e l'adagiò sul pavimento, spingendola appena sotto al letto. "Ti lascio lo sportellino aperto, così se vuoi uscire, puoi farlo" lo istruì, chinandosi di nuovo alla sua altezza, ma rimanendo lontana dalle sbarre di protezione. Sistemò il copriletto in modo che nascondesse la gabbia ma lasciasse aperta la porticina e si affrettò a raggiungere la porta della stanza.
Quando l'aprì trovò sua madre nel corridoio. Oh, santo Merlino! "Ginny" la chiamò ancora la strega. "Ron dice che… Ma cos'è questo odore?" chiese, corrugando la fronte e cercando di guardare dentro la camera della ragazzina.
Odore? Ah, giusto, sì, lo aveva notato anche lei, subito, ma poi non ci aveva fatto più caso: era il suo nuovo animaletto ad avere quell'odore particolare. Ma ancora non era pronta a confidarlo a qualcuno. E se poi non glielo avessero fatto tenere? E se sua madre le avesse detto che non poteva portarlo a Hogwarts? Cercando di evitare che Molly entrasse in camera, cosa che stava cercando di fare attraverso la porta socchiusa, tentò di distrarla. "Mmm… Devo essere io, mamma. Siamo stati allo stagno e…" Lasciò la frase in sospeso con intenzione, perché sapeva che sua madre non avrebbe ascoltato altro, dopo la parola 'stagno'.
E infatti fu subito accontentata.
"Allora fila subito a far la doccia!" Ginny sorrise e si portò una mano alla fronte. "Signorsì, signora!" esclamò, chiudendo la porta, e corse via mentre sua madre scuoteva la testa. "E metti nella cesta i tuoi vestiti, prima che inzuppino tutto!" le disse ancora, mentre Ginny scappava lungo la scala.
Invece di andare in bagno, però, scese in cucina dove Ron stava trafficando in dispensa. "Che fai, Ron?" esclamò ad alta voce e suo fratello, colto di sorpresa, sbatté la testa contro uno degli scaffali dove erano impilati barattoli e contenitori.
"Ginny!" gridò lui, preso alla sprovvista e la sorella gli rise in faccia.
"Che fai? Mangi di nascosto?" chiese, allungando il collo verso gli scaffali.
"Preparo un panino con l'arrosto di ieri per me, Fred e George. Abbiamo fatto una gara di corsa e ho perso…" spiegò sconsolato lui. Ginny però non lo ascoltava più, ma stava guardando il pane che reggeva in una mano e il contenitore con l'arrosto nell'altra: forse anche il suo animaletto era affamato. Cosa avrebbe potuto dargli da mangiare? E da bere? "Perché non prepari tu i panini per tutti?" le propose lui, mentre appoggiava il tutto sul piano della cucina e apriva il contenitore dell'arrosto.
Ginny sbirciò all'interno e vide che, dopo aver fatto i tre panini, non ne sarebbe avanzato altro. E Ron era sempre abbondante quando si trattava da mangiare.
"Volentieri! Perché non vai di là in salotto con Fred e George, così io vi porto tutto quando è pronto?" Ron non riusciva a credere alle proprie orecchie, probabilmente, e accettò con gioia.
Aspettò che il fratello uscisse dalla cucina e Ginny preparò il pane per i tre panini. Prese le tre grosse fette di arrosto e in tutte tagliò una striscia in mezzo, posizionando poi su ciascun pezzo di pane i due tranci di carne; poi li ricoprì e tagliò il panino in due lungo la diagonale. Avvolse il tutto in tre tovaglioli e li portò ai suoi fratelli.
"Ecco ragazzi, ve li ho tagliati così riuscite a mangiarli meglio" spiegò, con un sorriso di finta innocenza. I due gemelli la guardarono straniti, cercando di capire cosa stesse macchinando, probabilmente, ma lei fece ancora finta di niente. Ron, invece, non si accorse di niente e fu felicissimo di ricevere un panino non preparato da lui.
Ginny tornò in cucina, prese due scodelle, quello che era avanzato dell'arrosto e la caraffa dell'acqua. Tramite la scala di servizio salì fino al terzo piano, stando attenta a non incrociare sua madre, e tornò in camera sua.
Socchiuse piano piano la porta, sentendo rumori strani all'interno della camera e, immaginando che l'animaletto stesse esplorando l'ambiente, si assicurò che non fosse davanti all'uscio pronto a scappare fuori. Ma appena mise piede dentro, vide una palla di pelliccia scappare intorno al letto e capì che non sarebbe fuggito, anzi forse era spaventato e per quello si era nascosto.
Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò piano alla gabbia. "Ehi, piccolino, non è che hai fame?" gli chiese, sedendosi a terra e appoggiando le due ciotole vicino alla porticina aperta. Riempì quella che aveva destinato all'acqua con la caraffa e nell'altra spezzettò un po' l'arrosto.
Il piccolo si mosse curioso e alzò la testolina ai rumori della ragazzina. "Ciao" gli disse lei, senza allungare le mani per non spaventarlo ulteriormente. Ginny prese un pezzo di carne e glielo allungò nella gabbietta e sorrise felice quando l'animale si sporse verso di lei e lo annusò. Aprì la bocca e, pensando che potesse morderla di nuovo, senza volere fece cadere il cibo.
Osservò l'animale raccogliere l'arrosto con i denti e girarsi per nascondersi mentre lo mangiava. "Devo darti un nome, non posso chiamarti piccolino…" disse ancora, mentre lo guardava avventurarsi fuori dalla gabbietta per avvicinarsi alla ciotola con l'arrosto. "Che ne diresti di Bert? Ti piace? Trovo che ti stia bene. Sempre che tu non sia una femmina…" Ginny si chinò per cercare di vedere se l'animale avesse gli attributi che lo dichiaravano un maschietto, ma lui soffiò, facendo un saltello indietro.
La rossa strabuzzò gli occhi. "Ok, va bene, va bene, ti lascio stare… Vabbè, al massimo ti chiamerò Berta, dai. Intanto che mangi vado in camera di Percy, aspettami qui…" gli spiegò,come se potesse capire le sue parole e i suoi ragionamenti. O come se avesse davvero voglia di andare da qualche altra parte.
Ginny si alzò e uscì di nuovo dalla stanza, andando a bussare alla porta di una delle camere del primo piano. "Percy?" chiese, prima di aprire il battente, ma prima che potesse entrare, una voce alle sue spalle la colse di sorpresa.
"Ginny!" La ragazzina sobbalzò, come se fosse stata scoperta a commettere una marachella. Si voltò verso il fratello e tentò di sorridergli.
"Percy, ho proprio bisogno di te!" dichiarò, con un sorriso. Lui però, la guardò guardingo.
"Ci sono Fred e George? Mi volete fare uno scherzo?" disse, mentre il suo sguardo vagava dietro di lei in cerca dei malfattori.
"Eh? No, no, ci sono solo io… Senti… volevo chiederti… Hai tu il libro di Charlie sugli animali? Quello che ha comprato l'anno scorso e ha lasciato qui a casa?"
Percy entrò in camera prima di lei, ma stette attento a un qualsiasi scherzo gli potesse capitare, controllando velocemente tutta la stanza. "L'enciclopedia sugli animali, dici?" domandò, andando verso la libreria sopra la scrivania. Ginny entrò dietro di lui, ma Percy le lanciò un'occhiataccia ai piedi e con una mano la fermò appena ebbe varcato l'uscio. La ragazzina annuì, fermandosi: la camera di suo fratello era in ordine e pulita, esattamente come lo era lui, al limite del noioso, ma ubbidì perché voleva che lui le desse il libro con le foto degli animali.
Il ragazzo si allungò a prendere un grosso tomo e glielo porse, ma quando la vide fare fatica a reggerlo, ebbe pietà di lei. "A cosa ti serviva?" le domandò, prendendoglielo dalle mani e aprendolo sulla scrivania.
"Devo cercare il nome di un animale che ho visto" spiegò la piccola e Percy sorrise, annuendo e facendole cenno di venire avanti. Insieme sfogliarono le pagine e intanto Ginny raccontò di Bert, ma senza dire che era ospite in camera sua in quel momento.
"Sembra un… eccolo qua! Un furetto!" esclamò il fratello maggiore, indicando a Ginny una piccola foto e un trafiletto all'interno di una pagina nel mezzo del libro. Furetto? Mmm, che nome strano… però l'animale non era proprio uguale, forse nella forma, ma nel colore del manto proprio no.
"Il mio… Quello che ho visto io è bianco. Questo sembra… marrone…" constatò.
"Dove hai visto un furetto? Non sono animali presenti in natura…" le chiese, guardandola con sospetto.
"Cosa vuol dire che non sono presenti in natura?"
"Sono stati i maghi a creare i furetti. Hanno preso delle puzzole e le hanno trasfigurate affinché fossero addomesticabili e hanno continuato a farlo fino a quando non sono nati i Furetti."
Ginny spalancò gli occhi: davvero? Ma era una bellissima notizia! "Oh, ma è una cosa affascinante!" Percy sorrise, mentre continuava a leggere le poche cose che c'erano scritte.
"Sì. Pensa che i babbani non ne sono a conoscenza, pensano di averlo fatto loro…" le disse ancora, quasi ridacchiando.
Purtroppo non c'erano altre informazioni utili, tipo cosa mangiassero e come si allevassero, ma lei se lo fece bastare.
Tornò in camera prima che Percy si ricordasse che lei non aveva risposto alla sua domanda.
"Bert! Ci sei?" domandò, appena si richiuse la porta alle spalle. Un leggero sospirare, ritmico e cadenziato, le fece capire che il furetto stava dormendo. Dormendo! Ma ancora? Ginny sbuffò e provò ad avvicinarsi alla gabbia, ma la trovò vuota. Si guardò intorno e, un po' spaventata ma anche consapevole che era lì, si mise a cercarlo.
Fu solo dopo venti minuti di ricerche che lo trovò: Bert si era addormentato fra i panni puliti che sua madre aveva lasciato in camera sua il giorno prima, in una cesta nell'angolo della stanza. Ginny rimase a guardarlo qualche istante: era così carino! Acciambellato e con le zampette sotto al musetto, sembrava un angioletto. Sorrise, mentre allungava una mano per accarezzarlo. Il piccolino non si svegliò, ma si mosse, come infastidito, così ritirò la mano e lo lasciò stare.
Uscì dalla stanza e tornò dai fratelli, dimenticandosi di Bert fino a sera.
*
"Ginny, c'è uno strano odore…" Fred osservava la porta della sua camera dal pianerottolo e Ginny si ricordò di Bert, spalancando gli occhi. "Va tutto bene?"
"Certo, Fred, cosa dovrebbe esserci di strano? Saranno i vestiti sporchi di oggi, quando abbiamo rincorso le rane allo stagno. Ora li metto da lavare" disse, entrando furtiva in camera. Effettivamente c'era un odore un po' più forte e si sentiva in tutta la stanza. E c'era anche un altro odore: di escrementi e pipì. Bert aveva fatto i suoi bisogni! Merlino!
Andò a naso a cercare il regalino che le aveva fatto il suo nuovo amico e quando lo trovò, in un angolino dietro il cassettone, lontano dalla sua gabbietta, Ginny si guardò intorno per capire come raccoglierli e pulire.
Bert le corse incontro e lei tentò di fermarlo per paura che finisse sopra la sua cacca e sporcasse dappertutto, ma il piccolo si spaventò e fece un verso strano, per poi soffiare come aveva fatto prima, quando l'aveva morsa.
Oh, per Godric! Ma si spaventava sempre? Gli corse dietro. "Scusa, piccolo, scusami…" Bert si era rintanato ancora fra i vestiti puliti e la guardava con un musetto spaventato, così si inginocchiò e, incurante dell'odore che c'era in camera, tentò di tranquillizzare l'animale. "Non volevo spaventarti…" Riuscì ad allungare lentamente una mano verso di lui e il furetto non aveva più emesso rumori strani o spaventati.
Si lasciò accarezzare e uscì dalla cesta, girandole intorno, in una danza strana, quasi scoordinata, ma per lui del tutto fattibile. Il suo corpicino lungo gli permetteva delle acrobazie e una coordinazione quasi magiche e Ginny rimase a guardarlo per un attimo, sorridendo felice. Dopo poco, però, il furetto si avvicinò ancora al posto dove si era scaricato e lei capì di non poter più rimandare.
Si alzò in piedi e uscì dalla stanza per raggiungere la cucina e cercare secchio, spugne e stracci.
Sul pianerottolo incontrò Ron, mentre scendeva le scale, che la guardò strano mentre si chiudeva la porta alle spalle. "Ginny c'è un odore… Ma viene da camera tua?" le chiese, con un tono seccato e cercando di allungare l'occhio dentro la stanza.
"Ma cosa dici, Ron! Sei tu che puzzi. E lo stai portando in giro dappertutto. Hai fatto la doccia, oggi?"
Ron si stupì e si chinò per cercare di annusarsi la maglietta. "No, non l'ho fatta. Dici che sono io?"
Sorridendo un po' malevola, Ginny annuì: se suo fratello avesse scoperto Bert, sarebbe stato un guaio. Lui non era capace di mantenere un segreto e lei voleva che non girasse più intorno alla sua stanza. "Dovesti farla subito, fidati". Ron annuì, sparendo verso il bagno e la sorella scese le scale per andare in cucina.
Quando tornò su, armata di tutto quello che le serviva, aprì la finestra per far girare l'aria, perché effettivamente l'odore era proprio forte, e si mise a pulire e a raccogliere cacca. "Odio la cacca… Bert, ma se ti metto una scatola con la terra, come quella del gatto, per te andrebbe bene?" Bert, forse incuriosito da quello che stava facendo le venne vicino e iniziò a curiosare e ad annusare. Ginny rise e giocò un po' con lui, mentre continuava a pulire. "Ehi, Bert, ti va di venire a Hogwarts con me?" gli chiese, mentre gli lanciava una pallina di stracci e magic scotch che lui andava a prendere, per poi correre in tondo per la stanza.
"Ok, Bert, aspettami qui che vado a portar giù questa roba e a vuotare il secchio…" Uscì dalla stanza, finì il suo giro e tornò indietro. Quando aprì la porta, però, con orrore vide Bert sul davanzale della finestra: il furetto si era arrampicato sulla scrivania e stava cercando di scappare! Ginny gridò, ma poi si ricordò che doveva mantenere il segreto, così si chiuse la porta alle spalle e corse verso la finestra. Tutto ciò, purtroppo, spaventò Bert che si rintanò sotto al letto, dentro alla gabbietta.
"Ginny, tutto bene?" Molly fece capolino nella stanza, seguita da George, che era accorso quando l'aveva sentita gridare.
La ragazza lanciò un'occhiata alla parte della gabbietta che si vedeva attraverso lo spazio fra il pavimento e il copriletto e si avvicinò alla porta. "Sì, mamma, tutto bene. Sono scivolata e mi sono spaventata, così ho gridato…"
"Ti sei fatta male?" Molly era seriamente preoccupata.
"No, non preoccuparti, non sono caduta."
Sua madre sorrise. "Bene…" Ma poi si guardò intorno. "Oh, hai aperto la finestra. Sì, hai fatto bene, c'è un odore strano, qui…"
Per fortuna Ron chiamò sua madre dal salotto e Molly uscì dalla camera senza più dire niente, ma George rimase sulla porta a guardarla. Fece un sorrisino. "Che succede, qui?"
Ginny scosse le spalle in un gesto che sperò fosse abbastanza innocente. "Niente, che dovrebbe succedere?"
"Mah… Non saprei… Però…"
"George, scusami, ma ora ho proprio sonno, penso che andrò a dormire…"
"Dormire? Ma è prestissimo!" Ginny alzò ancora le spalle e cercò di liquidare il fratello, ma capì da sola che lui non era convinto.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, corse a chiudere la finestra per evitare che Bert si sfracellasse in cortile: quello sì che sarebbe stato difficile da spiegare!
***
La notte fu abbastanza tranquilla, ma prima dell'alba Bert si svegliò e volle giocare ancora. Ginny era un po' insonnolita, ma lo accontentò, imparando cosa gli piacesse fare e come si muoveva. Era sempre più convinta che nessuno avesse mai pensato di portare un furetto a Hogwarts e che lei sarebbe stata la prima.
Quando si risvegliò, scese in cucina per fare colazione, ma si scontrò con i fratelli che parlottavano fra di loro e si interruppero quando lei si avvicinò per prendere il bollitore. "Cosa avete da guardarmi così?" chiese, mentre sentiva tre paia di occhi seguirla in ogni movimento.
"Pensavamo di andare allo stagno…" inizò Fred.
"…vieni con noi?" continuò George.
Ginny scosse il capo. "No, oggi no. Andate voi" rispose la ragazza, riempiendosi una tazza.
"Dai, Ginny, vai con loro, così io posso…" Ron venne interrotto da una gomitata di Fred e da un'occhiataccia di George. Come? Perché Ron voleva che uscisse di casa? Cosa doveva fare?
"Non ho capito. Cosa devi fare?"
Ron sembrava agitato. "Senti, sappiamo che nascondi qualcosa in camera tua e…"
"Ma perché non ti fai gli affari tuoi? Io non nascondo niente!" si inalberò lei, ma quando vide il fratello correre sulla scala, fece appena in tempo ad appoggiare il bollitore sul ripiano e a rincorrerlo.
"Ron, non entrare in camera mia!" gridò, ma quando arrivò al pianerottolo del terzo piano trovò tutti e tre i fratelli davanti alla sua porta, mentre Ron la spalancava. Ginny inorridì: avrebbe fatto scappare Bert!
"No!" urlò, come se ne andasse della sua vita.
Sua madre si affacciò dal quarto piano e anche Percy fece capolino sulla scala. "Cosa sta succedendo?" chiese Molly, con quel tono che non ammetteva un silenzio come risposta.
"Mamma, Ginny nasconde qualcosa in camera… Oh, per Godric, ma cos'è?" gridò ancora Ron, mentre entrava nella stanza e Bert gli passava accanto correndo per scappare dalla porta.
"Merlino! È un gatto!"
"Non è una gatto, è uno snaso!"
"Deve essere un ratto gigante!"
"Ma se è bianco!"
Le voci di tutti si confusero, mentre Molly e Percy li raggiungevano scendendo i gradini, ma Ginny ebbe occhi solo per Bert che aveva preso le scale ed era corso verso il salotto.
Velocemente gli corse dietro e sentì che anche Ron la seguiva, mentre tutti gli altri, in modo molto meno caotico, li stavano raggiungendo.
"Eccolo, è lì!" gridò Ron, indicando l'angolo dietro all'orologio a pendolo. Si mosse velocemente verso il furetto e Ginny, subito dietro di lui, vide chiaramente l'animale arcuarsi e soffiare mostrando i denti. "Attento! Potrebbe mordere!"
Ron aveva allungato le mani verso Bert, ma all'avviso di Ginny si bloccò, rimanendo con le braccia a mezz'aria. Ginny, con movimenti lenti e misurati, gli andò vicino e lo superò, chinandosi davanti al furetto. "Vieni, Bert, nessuno ti farà del male. Ron urla tanto, ma non fa niente…" Misurando parole e gesti, si chinò per tranquillizzarlo e il furetto si fece prendere in braccio.
Ginny passò davanti a Ron, ai gemelli, a Percy e a sua madre, guardandoli tutti negli occhi. "Vergogna… Spaventare così un povero animaletto…"
*
Ginny si sedette sul letto e guardò la gabbietta al suo fianco, dove Bert stava dormendo pacifico: ci aveva messo una vita a tranquillizzarlo e dopo averlo fatto giocare un po' il poveretto era stremato e si era addormentato.
Come se avesse saputo il momento preciso in cui farlo, sua madre bussò alla porta della sua stanza, aprendola subito dopo. "Ginny… dobbiamo parlare…"
La ragazza annuì: sapeva che sarebbe successo, quindi era preparata. Ma quando vide entrare anche i fratelli, dietro a Molly, si incupì. "Loro no" ordinò: Ron e i gemelli volevano ingannarla per entrare nella sua stanza di nascosto!
"Molly entrò con un sorriso da mamma e spiegò: "Loro sono venuti a farti le loro scuse. Vero, ragazzi?"
Si voltò verso di loro e Fred e George annuirono, un po' dispiaciuti, ma non abbastanza, secondo lei, mentre Ron sbuffava. "Dovevi dirci che avevi un fru… Come ha detto che si chiama, Percy?" sussurrò poi all'indirizzo di Fred.
"Furetto. Ron, è un furetto" precisò lei, incrociando le braccia al petto. La strega si sedette sul letto, di fronte a lei. "Ginny, dove hai preso un furetto?" La ragazzina alzò le spalle e guardò da un'altra parte: sua madre non avrebbe approvato il fatto che lo avesse trovato senza dire niente a nessuno.
"Ieri non l'aveva" sentenziò, ancora, Ron. "Ma dopo che siamo tornati dallo stagno…"
Stranamente, i gemelli rimasero zitti. "Forse lo ha catturato mentre…" continuò il fratello, ipotizzando versioni.
Ginny sbuffò forte e gridò: "L'ho trovato! L'ho trovato per strada!", per poi zittirsi e controllare la gabbia di Bert, ma lui non fece una piega e continuò a dormire.
Molly allungò una mano sulla sua. "Dove lo hai trovato?" chiese dolcemente, lanciando però un'occhiata sbilenca alla gabbietta.
"Era lungo la strada, in un prato. Ho trovato la gabbia e dentro c'era Bert…"
"Bert! Che nome del…" Ron ricevette una gomitata da George e si zittì, ma Ginny gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe generato magia involontaria a breve.
"Se era nella sua gabbietta, vuol dire che qualcuno potrebbe averlo perso, ci hai pensato?"
Ginny annuì: sì, ci aveva pensato. Anche perché Percy aveva detto che non era un animale che si trovava in natura, quindi non poteva neanche esserci finito dentro per sbaglio. Senza contare il fatto che a lui la gabbietta piaceva molto, si capiva che era 'sua'.
"Forse il suo padrone…" Ginny volse il viso verso la finestra. Aveva pensato anche a quello, ma lei voleva tenersi Bert. Voleva portarlo a Hogwarts!
"Ora è mio…" disse, ma poco convinta.
"Ginny…" Molly si sporse verso la figlia e sussurrò. "Il suo padrone lo starà cercando, Ginny. Probabilmente gli manca. Come ti sei affezionata tu…".
"Doveva starci più attento, allora!" esclamò, per non dover ammettere che era vero.
Parlarono ancora un po', valutando tutte le opzioni disponibili, ma in fin dei conti non c'era molto da fare: non sapendo di chi fosse l'animale, non potevano restituirlo e Ginny ne era al corrente.
"Ginny…" Sua madre sospirò ancora, mentre ripeteva il suo nome per l'ennesima volta. "Facciamo così: scriverò un annuncio magico. Se non verrà nessuno a reclamarlo, potrai tenerlo…"
Ginny spalancò gli occhi, sorpresa e piena di gioia. "Grazie!" esultò, abbracciandola.
"Sì, ma non voglio storie nel caso che il suo padrone si presenti, intesi?"
Ginny annuì e lanciò un'occhiata a Fred. Lui le fece l'occhiolino, prima di guardare il gemello e capì che ci avrebbero pensato loro.
Ma Molly era la loro madre da quattordici anni. "Fred, non fare quella faccia, all'annuncio penso io, prima che tu ci scriva un indirizzo diverso dal nostro".
Fred, preso di sprovvista, perché era proprio quello a cui avevano pensato, non riuscì a ribattere sull'argomento, ma non poteva di sicuro stare zitto. "Mamma, ma io sono George!"
Molly lo guardò perplessa e poi scosse la testa. "Scusami, George" disse, ma quando uscì dalla stanza, Ginny fu l'unica a vedere la sua espressione: non ci aveva creduto!
***
Dopo due settimane, due settimane in cui la famiglia Weasley si stava abituando all'odore di Bert e i ragazzi avevano iniziato a giocare con lui, tutti erano rassegnati al fatto che avrebbe fatto parte della loro famiglia: nessuno era venuto a reclamarlo. E gli annunci magici giravano per tutta la comunità nel giro di due giorni, quindi voleva dire che il furetto non era stato perso, ma abbandonato.
Quel pomeriggio Ginny stava giocando in salotto con Bert, invece di andare fuori a giocare, perché l'animale non era abituato a uscire e non poteva stare da solo. Purtroppo, dopo che aveva scavato una buca fra i cuscini del divano e quello del materasso di Percy, aveva mordicchiato il pendolo con l'orologio del nonno, aperto i pacchi di farina nella dispensa e combinato altri piccoli danni che alla sua famiglia non erano piaciuti per niente, quando era sveglio, lei doveva occuparsi di lui. Così stavano giocando sul tappeto del salotto e Ginny lo guardava correre in quel suo modo strano e un po' si impensierì.
"Bert… Ma a te manca il tuo padrone?" Non aveva mai pensato al fatto che forse anche lui si affezionava alle persone.
Il campanello suonò e la ragazzina si alzò per andare ad aprire. Mentre lo faceva, Bert la vide e le corse addosso, arrampicandosi sulla gamba. Le sue zampette erano maledettamente mordaci, ma ormai stava iniziando a farci l'abitudine.
Quando arrivò davanti alla porta, notò che sua madre era già arrivata ad aprire e sull'uscio c'erano una donna e un ragazzino che doveva avere più o meno la sua età.
Appena fece un passo avanti, Bert le scappò dalle braccia e corse verso di loro, per poi risalire sulla gamba del ragazzino e facendo un sacco di versetti.
"Flash!" gridò lui. Flash? Ginny capì che doveva essere il padrone del furetto: lui lo aveva riconosciuto e gli stava facendo le feste come quando torni a casa dal tuo cane e lui scodinzola festoso. In più la donna fece vedere a sua madre uno dei volantini con l'annuncio magico che aveva messo per cercare il proprietario.
"Venite dentro, accomodatevi" li invitò Molly, ma Ginny non riuscì a fare niente, nient'altro che osservare come il ragazzo riusciva a prendere il furetto con naturalezza e a giocare in modo esperto con lui.
"Ciao" disse, poco dopo, avvicinandosi a lei. "Sono Colin Canon. Ti sei occupata tu di Flash?"
Ginny annuì, ancora incapace di parlare, mentre sentiva le due donne parlare di tè in cucina e chiacchierare.
"Grazie, lo stavamo cercando da due settimane…" continuò il ragazzino, non ricevendo risposta.
"Come hai fatto a perderlo? Non è che volevi abbandonarlo?" Il ragazzino spalancò gli occhi. Osservandolo bene, Ginny notò, appesa al suo collo, una macchina fotografica. Rialzò lo sguardo sul suo viso. "Chi sei?"
Lui si stranì. "Ehm… L'ho detto, sono Colin…" Lo sguardo del ragazzino corse verso la porta della cucina, come se cercasse l'aiuto di sua madre, ma non la chiamò. "Devi scusarmi, non so come funziona qui da voi, io…"
Lì da loro? Che intendeva? "Sai, io ho ricevuto questa lettera solo due settimane fa e ho scoperto…" Le mostrò una busta da lettera simile a quella che aveva ricevuto lei la settimana prima: era la convocazione a Hogwarts.
"Sei un NatoBabbano?" gli chiese e lui, con un'espressione perplessa, annuì.
"Mi sa di sì. Non so bene come si dice…"
A Ginny fu subito più simpatico. "Vieni di là. Parliamo di Hogwarst, mentre giochiamo con… come hai detto che si chiama?" chiese, indicando il nonpiùsuoBert.
"Lui è Flash. Come…" Si indicò la macchina fotografica sul suo petto mentre andavano verso il salotto. Colin lasciò che il furetto scendesse dalle sue braccia e iniziasse a correre sul tappeto, mentre si sedeva vicino a Ginny.
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Ron entrò in camera di Ginny, che finalmente aveva la porta spalancata e si sedette sul suo letto, mentre lei attaccava con il magic scotch il poster delle Sorelle Stravagarie al muro.
"Così Bert se n'è andato, eh?" esordì lui.
Ginny era tranquilla, però. "Sì, ma Colin ha detto che posso andare a trovarlo domani e tutti gli altri giorni. Dice che gli fa piacere sapere qualcosa di più su Hogwarts prima di andarci, così ne approfittiamo" spiegò lei.
Suo fratello annuì. "Così non avrai un animale da portare a Hogwarts, però".
Ginny alzò le spalle. "Non fa niente. Forse devo aspettare l'animale giusto per me" spiegò e Ron rimase stupito dalla sua maturità.
Quello che la sorella non gli disse era che occuparsi di un furetto era impegnativo e dover continuamente stare attenta che non combinasse guai, o tentasse di uccidersi, anche se solo per curiosità, era estenuante. E poi l'idea di poter giocare con lui a casa di Colin solo quando ne aveva voglia, le piaceva.
"Ah, bene. Pensavo di doverti offrire Crosta per consolarti…" spiegò Ron, tirando fuori il suo brutto topo dalla tasca.
Ginny lo guardò sgranando gli occhi: a lei Crosta non era mai piaciuto, e non lo avrebbe voluto neanche se l'avesse pagata, ma sapeva che Ron ci teneva parecchio, quindi il suo gesto, o meglio il suo pensiero, era veramente carino.
"No, non c'è bisogno, ma ti ringrazio."
Ron sorrise e si rinfilò Crosta, che un po' si ribellò, in tasca. "Ma come ha fatto a perdere il furetto?" chiese.
"Oh, è una cosa buffa e spaventosa allo stesso tempo!" iniziò Ginny. "Colin e Dennis, suo fratello, stavano litigando per via della lettera di Hogwarts; sai, loro sono Nati Babbani e non erano a conoscenza di niente così la cosa ha portato un po' di scompiglio nella famiglia e tanta gelosia da parte di Dennis.
Così, stavano litigando, e quando Dennis ha guardato Flash –il vero nome di Bert- è sparito e non sapevano dove fosse finito. È stata magia involontaria, quella che provocano i bambini senza volerlo."
Ron spalancò gli occhi. "Un evanesco a tutti gli effetti! Merlino, poteva accadere anche a noi, con tutte le volte che ci è successo!"
"Eh, sì, hai ragione" ammise lei, che non ci aveva mai pensato. Il fratello si accarezzò la tasca, in un gesto di protezione verso il suo animaletto, ma poi rise ed esclamò: "Comunque è meglio così: Bert era un nome veramente bruttissimo!"
Gli occhi di Ginny si infiammarono alla sua frase e soprattutto al tono che usò per prenderla in giro. Mentre Ron rideva di lei, le venne un'idea: guardò in alto, cercando di buttare indietro il più possibile gli occhi e disse: " Merlino, Ron, mi sta venendo un attacco di magia, presto, nascondi Crosta!" E così dicendo iniziò a tremare e a fingere di provocare magia involontaria. Spalancò la bocca in modo pittoresco e alzò, allargandole, le braccia.
"Metti in salvo Crosta! Presto! Sento che…" Ron scappò fuori dalla sua stanza spaventato, urlando e Ginny sentì che in corridoio inciampò in qualcosa e cadde, imprecando e brontolando.
La ragazzina rise, scuotendo la testa: far ammattire Ron era molto più divertente di avere un furetto!