Chapter Text
«Lorenzo Sonego e AlterEdo» dice Roger infine. «Mi sembrate più solidi e amalgamati, avete presentato un singolo di vostra produzione che coinvolge, è orecchiabile e sicuramente ha del potenziale. Vorrei lavorare con voi e scoprire cosa ne verrà fuori» aggiunge.
I due ragazzi piemontesi sorridono increduli e si danno il cinque, per poi avvicinarsi al trio romano che invece non è stato scelto.
Tutti quanti si abbracciano fraternamente e, nonostante i Romani de Roma siano stati eliminati, augurano il meglio ai loro connazionali sotto lo sguardo orgoglioso e dispiaciuto di Roger.
Il giudice si alza per stringere la mano a Berre, Er Cobbo e Zeppio. «Mi dispiace tanto, però non arrendetevi» suggerisce con un sorriso.
«Roggie ha ragione: il vostro punk sporco e senza peli sulla lingua è fantastico» aggiunge Lenny, accostandosi a sua volta per salutarli, per poi congratularsi con Lorenzo e Edo.
Tutti sembrano sereni e, prima di andare via, i Romani de Roma vengono accolti da un vassoio pieno di leccornie preparate da Mirka, la quale ci tiene fino all’ultimo istante a consolarli e rassicurarli.
§ § §
Non appena la sigla di TenniX-Factor si conclude in dissolvenza, l’inquadratura si focalizza su una struttura non meglio identificata, mentre il solito cartellino informativo in sovrimpressione reca la scritta Belgrado, Serbia.
È allora il momento di una ripresa panoramica dall’alto, che mette in luce una distesa di campi da tennis in terra battuta baciati dal sole del primo pomeriggio: le linee bianche spiccano brillanti, una leggera brezza smuove la vegetazione tutt’attorno, il tutto ben accompagnato da uno studiato sottofondo di tipica musica popolare serba.
Alcuni stacchi su particolari dei campi da tennis, su quella che sembra una palestra super attrezzata, su numerose sedie in plastica che attorniamo quello che sembra il campo centrale.
Poi, da un ingresso laterale, entra lui.
Il Dio.
Il Grande.
Il Sommo.
Novak Djokovic, uno dei più rispettati interpreti e promotori della musica popolare serba nel mondo, cammina con fierezza fino al punto in cui di solito si trova la rete che divide le due metà del rettangolo di gioco.
È vestito con abiti semplici e rivolge un sorriso smagliante e divertito alla telecamera, pronto ad accogliere nel regno Djokovic i cinque talenti tra cui dovrà scegliere.
È evidente: non vede l’ora di cominciare.
Uno dei campi secondari situato nei pressi di quello centrale ospita un enorme gruppo di ragazzi e ragazze.
Le lingue slave sono le più parlate, mentre qualcun altro comunica in inglese e si domanda che cosa si stiano dicendo la maggior parte dei presenti.
L’atmosfera è allegra, accentuata anche dal cinguettio degli uccellini e dalla gioia generale per essere all’aria aperta e godersi un po’ di relax mentre si attende di potersi esibire di fronte a Nole.
Due ragazze parlottano tra loro, sedute su un paio di poltroncine imbottite.
«Questi qui parlano arabo per me» dice una in inglese, mettendo però in evidenza un forte accento spagnolo.
L’altra ride rumorosamente. «Non dirlo a me, io non ci capisco niente!»
Sono veramente bellissime, una vestita di nero e l’altra di bianco, con due tute total body identiche e super aderenti.
Vengono presto avvicinate da un ragazzo magro e slanciato che sfoggia un sorriso brillante e dei capelli ramati che sono uno spettacolo stupendo sotto i raggi dorati del sole.
«Ciao!» esclama lui.
«Ciao bello! Siediti qui con noi, dai» lo invita la ragazza dall’accento spagnolo.
«Io comunque sono Andrey» si presenta, prendendo posto accanto all’altra giovane donna.
«Io sono Aryna e lei è Paula» si presenta lei, per poi indicare la sua amica spagnola.
I tre cominciano a chiacchierare amabilmente, mentre tutt’intorno a loro è un vero e proprio delirio. Più che un gruppo di partecipanti a un talent show, pare di trovarsi di fronte al pubblico di una sagra di paese.
Il fratello di Nole, il quale possiede l’impianto sportivo e lo ha messo a sua completa disposizione per le selezioni, ben presto raggiunge i contendenti e saluta tutti con sorrisi e strette di mano.
«Quello è Djordje Djokovic, capito? Questo qua è uno dei più ricchi imprenditori di tutta la Serbia» bisbiglia un ragazzo alto quasi due metri a un altro più o meno della stessa altezza, osservando il nuovo arrivato.
Il secondo si stringe nelle spalle e in russo esclama: «Cazzo, pensa te!»
Dopo aver scambiato battute in chissà quali lingue slave non meglio identificate con alcuni ragazzi, Djordje scruta un foglio appoggiato su una professionale ed elegante cartella da presentatore televisivo.
«Allora… il primo gruppo che Novak vuole sentire sono i Soulmates» declama, guardandosi intorno.
Quattro ragazzi, tra cui ci sono anche i due russi che stavano borbottando fino a poco prima, si fanno avanti e si scambiano cenni e gesti per caricarsi a vicenda.
Stanno per incamminarsi insieme a Djordje, quando un tizio vestito come un giocatore di basket si piazza di fronte al fratello del giudice e incrocia le braccia sul petto.
Djordje lo fissa stranito, così come i componenti della band alle sue spalle.
«Scusa un attimo, amico! Io merito di esibirmi per primo, che cos’è questa storia?» lo apostrofa.
Il serbo sgrana gli occhi, poi ridacchia. «Perché mai?»
«Perché io sono il numero uno. Ma tu lo sai quanti album ho già fatto uscire sul mercato, eh?»
Djordje scuote il capo. «No.»
«Allora dovresti rinfrescarti la memoria, bello! Io ho avuto una vita difficile, sono stato bullizzato e adesso merito di essere trattato con rispetto!»
Tutt’intorno a loro cala il silenzio, l’atmosfera allegra e festosa di poco fa si è sciolta come neve al sole, lasciando soltanto un velo di preoccupazione nei presenti.
Poi il serbo solleva fieramente il mento e pianta deciso gli occhi in quelli del ragazzo di fronte a lui. «Novak ha deciso così. Quello che decide Novak si rispetta.» Fa una pausa a effetto, lanciando sguardi vagamente minacciosi a chiunque capiti a tiro. «Chiaro?»
Detto questo, fa cenno ai Soulmates di seguirlo e lascia il campo da tennis insieme ai quattro componenti della band.
«Ma chi crede di essere, questo?» borbotta il tizio con cui stava parlando fino a poco prima, sfoggiando sulla testa una palla da basket evidentemente disegnata dal parrucchiere, il quale si è divertito a rimuovere parti di capelli e lasciarne altre per ricrearne le note linee.
Le due ragazze gli lanciano occhiate diffidenti, poi riprendono a chiacchierare e ridacchiare tra loro, mentre un tipo ben piazzato gli si avvicina e gli sorride amichevole.
«Dai, amico, rilassati» lo apostrofa.
Il tizio in tenuta da basket si volta a guardarlo, i suoi occhi sono due tizzoni ardenti. «Rilassarmi? Qui ognuno fa il cazzo che gli pare, mi trattano come l’ultimo degli stronzi! È una mafia!» prende a brontolare, alzando di parecchio il volume della voce.
L’altro lo fissa stranito e alza le mani in segno di resa. «Non esagerare» prova a replicare.
«Io non sono l’ultimo degli stronzi, hai capito? Ma tu lo sai chi sono io?»
«Borna, lascia stare» sussurra in croato una ragazza poco distante.
Il giovane ben piazzato squadra da capo a piedi quello che continua a sproloquiare e lamentarsi, rendendosi conto che è senza speranze. Vorrebbe dirgli che è il primo degli stronzi, non l’ultimo, ma decide di dare ascolto alla sua amica e si allontana, lasciando che il tizio continui a sbraitare per i fatti suoi.
Quando i Soulmates entrano nel campo centrale, si ritrovano di fronte uno spettacolo incredibile: casse acustiche sparse ovunque, strumenti musicali di altissima qualità luccicano sotto il sole, due comode poltroncine in vimini stazionano di fronte a essi e sono occupate da due uomini.
Due uomini che scherzano e ridono tra loro con estremo relax, per poi mettersi in piedi e accogliere calorosamente i quattro giovani appena arrivati.
«Ciao, amici!» esordisce Nole. «Benvenuti agli Home Visit! Ad accompagnarmi in quest’ultima fase di selezione, come vi è stato comunicato, ci sarà uno dei bassisti più esperti degli ultimi trent’anni, nonché uno dei promotori della musica esteuropea nel mondo grazie alla sua etichetta indipendente Koolarrow Records.»
I quattro concorrenti rimangono in silenzio e devono trattenersi per non scambiarsi occhiate interrogative, dato che nessuno di loro sembra avere idea di chi si stia parlando.
«Sto parlando del mio carissimo amico e fratello Billy Gould, più noto per essere uno dei membri fondatori dei Faith No More!» conclude Nole con entusiasmo, scambiando un sorriso con l’uomo brizzolato di fianco a lui.
«Ciao a tutti! Sono curioso di conoscervi, parlatemi un po’ di voi» interviene quindi Billy, tornando a sedersi vicino a Djokovic.
I componenti della band si sistemano ognuno al proprio strumento, finché uno di loro – un tipo alto due metri che imbraccia un basso che in confronto alla sua stazza sembra minuscolo – si accosta al microfono e prende la parola: «Siamo i Soulmates, ci piace suonare insieme e divertirci». Fa una pausa e scocca un’occhiata divertita al chitarrista. «Fatta eccezione per il nostro chitarrista Andrey che è sempre troppo serio e noioso» aggiunge.
«Sta’ zitto, polpo!» lo rimbecca l’altro.
Nole e Billy sembrano oltremodo divertiti e si godono quello scambio con estremo interesse.
Il bassista ride, poi riprende a parlare: «Lui è Andrey, appunto, io sono Daniil, mentre loro sono Karen e Aslan». Mentre sciorina i nomi dei compagni di band, indica prima il batterista e poi colui che si barrica dietro un poderoso mixer pieno di manopole, piatti da DJ e strumentazione di altissima tecnologia.
«Cosa ci suonate?» domanda Billy.
Daniil sorride orgoglioso e annuncia: «Tippa My Tongue dei Red Hot Chili Peppers». È evidente la voglia che abbia di interpretare il ruolo di Flea, il leggendario bassista della band americana.
Billy amplia il suo sorriso, il quale però è un misto ambiguo con un ghigno.
Nole annuisce e fa cenno ai quattro di cominciare, curioso di sentire come se la caveranno.
Un attimo di silenzio, poi Karen e Daniil scambiano un’occhiata complice e in simultanea cominciano a suonare – batteria e basso creano un incastro preciso, tra il rullo dell’uno e il martellare profondo dell’altro.
Poi tutta la band irrompe insieme, compresa la voce di Daniil che evidentemente è il cantante solista.
Sono ben amalgamati, non c’è proprio niente da dire, Nole e Billy li ascoltano e li osservano interessati, scambiando di tanto in tanto qualche commento.
Ya, ya-ya-ya, ya-ya-ya, ya-ya-ya, ya
Well, I'm an animal, something like a cannibal
I'm very flammable and partially programmable
Centuries of overuse, now I wear it nice and loose
Ya, ya-ya-ya, ya-ya-ya, ya-ya-ya, ya
Well, it’s ubiquitous, tell me, can you stick to this?
I'm on the brink of this and tell me what you think of this
I'm in the Beauregard, slow me down if I get hard
I ragazzi sembrano divertirsi mentre suonano, fatta eccezione per Andrey che rimane molto concentrato e attento a non sbagliare neanche una singola nota. Inoltre, il chitarrista si dedica anche ai cori e dà il massimo per essere perfetto in ogni istante.
Karen picchia preciso e concreto su tamburi e piatti, mentre Aslan si destreggia tra manopole e tasti colorati per dare un tocco più elettronico al tutto.
Daniil non si muove troppo, ma ogni sua mossa sembra studiata e dona al gruppo un che ti magnetico, proprio come un vero frontman dovrebbe saper fare.
We've only just begun
Funky monks are on the run
Gonna get you with the tip of my tongue
And when you walk away
I know what your kiss would say
Gonna get you now
Il ritornello scivola lieve e fluido, senza alcun problema e intoppo, finché i quattro non concludono la performance con un bellissimo assolo di chitarra nel quale Andrey mette tutta la sua anima, senza mai riuscire a stare fermo per un istante – il suo corpo è un tutt’uno con la musica.
Non appena l’esibizione termina, i due ascoltatori applaudono felici ed entusiasti, neanche fossero due fan al concerto della loro band preferita.
Poi entrambi si alzano e vanno a scambiare strette di mano e pacche sulle spalle con i membri della band, complimentandosi ripetutamente con loro.
«Dovremmo essere imparziali, però questo non ci impedisce di congratularci! Ci vediamo dopo, amici» conclude Nole, per poi tornare a sedersi insieme a Billy.
Djordje non ha bisogno di consultarsi con suo fratello per sapere qual è il prossimo artista da chiamare: tutto è già stato deciso e predisposto, proprio come nei migliori show televisivi.
Le due ragazze sono grate di essere state convocate, almeno hanno potuto sottrarsi alle continue lamentele del tizio in tenuta da basket.
Da quando la prima band ha lasciato il campo secondario, quel tipo non ha mai chiuso il becco e ha trascorso il tempo a girovagare avanti e indietro, cercando di convincere chiunque gli capitasse a tiro a dargli ragione.
Le giovani recuperano un sorriso smagliante e fanno il loro ingresso nel campo centrale, trovandolo allestito ad arte e privato della rete da tennis.
«Salve» saluta la prima, quella vestita di bianco e dal forte accento spagnolo.
«Ciao, amiche! Accomodatevi, prego, diteci un po’ di voi» le incoraggia Nole, per poi presentare nuovamente Billy e spiegare loro di chi si tratta.
«Noi siamo Aryna e Paula» dice poi la ragazza vestita di nero, dando di gomito all’amica. «Il nostro nome d’arte è Sabadosa, ovvero l’unione dei nostri cognomi. Siamo molto unite, migliori amiche, anime gemelle…»
«Ma i Soulmates non erano quelli di prima?» scherza Billy con un sorrisetto. «Comunque, cosa ci presentate?» domanda poi.
Aryna sorride raggiante, circondando le spalle di Paula con un braccio. «Una canzone allegra e solare, proprio come noi! Il titolo lo dice Paulita» spiega.
L’altra sorride. «Ram Pam Pam di Natti Natasha e Becky G.»
Nole e Billy non cambiano espressione, nonostante entrambi ignorino completamente di quale canzone si stia parlando.
Incoraggiano le giovani a cominciare e le due aspettano che la base cominci, scambiandosi un’occhiata complice e intensa.
Non appena la musica parte, le due cominciano pian piano a muoversi a ritmo, facendo comprendere ben presto ai due giudici che intendono anche eseguire una coreografia.
Si mettono comodi, pronti a godersi lo spettacolo.
Paula e Aryna sono bellissime, fasciate in tute aderenti e truccate alla perfezione, ma l’impressione è che quando si esibiscono non esista niente e nessuno intorno a loro.
Si immergono l’una nell’altra, si scambiano occhiate intense, si sorridono e si concentrano soltanto sui movimenti reciproci.
La prima a cantare è la spagnola, ovviamente avvantaggiata dalla sua lingua madre.
What you gonna do?
Si a la relación ya le di undo
No vuelvo a cometer errores
Y menos con alguien así como tú
Que me trata feo
Y no me pongo triste si no te veo
Tú mismo te lo buscaste
Y ya mi corazón no te ruega, se volvió ateo
Y tengo un novio nuevo que me hace
Ram pam pam pam pam
Ram pam pam pam pam
No me busques que aquí no queda na', na' de na'
Me hace
Ram pam pam pam pam
Ram pam pam pam pam
Tengo otro que me lleva a la disco a perrear
Il loro ballo è sinuoso e sensuale, ma è chiaro che non lo stanno facendo per attirare l’attenzione di qualcun altro, bensì per attirarsi a vicenda.
Non appena Aryna comincia a cantare, i loro corpi sono ormai sempre più vicini e ben presto si sfiorano e strofinano l’uno sull’altro senza alcuna vergogna.
È tutto naturale, fluido, affascinante.
Mucha cadena, mucha vaina
Pero eso pa' un carajo te sirvió
Ya te pelamos la banana
Usted tuvo una reina en frente pero no la vio
Aquí está heavy la demanda
Eso lo sabes tú y lo sé yo
Pero jugaste con la carta que no era y ahora tu jueguito ni lo viste, se jodió
Poi le loro voci, così come i loro corpi, si uniscono ed eseguono il resto del brano insieme. Ogni tanto si alternano, ma tutto suona come un unico grande insieme indissolubile.
Nole e Billy le osservano e ogni tanto il cantante serbo agita il capo a ritmo di reggaeton, profondamente divertito e coinvolto dalla performance.
L’esibizione si conclude con Aryna e Paula che stanno l’una con le mani sui fianchi dell’altra, i volti a pochi millimetri di distanza e le labbra che per un breve istante si sfiorano.
Poi entrambe scoppiano a ridere e si voltano verso i giudici per controllare la loro reazione, forse aspettandoli di trovarli sconvolti o sorpresi.
I due, tuttavia, se la ridono e si danno di gomito, guardandole con occhi luccicanti e pieni di gioia.
«Ci avete rallegrato la giornata, ragazze!» esclama Nole, trattenendosi per non raggiungerle e stringerle in un abbraccio.
«Ne siamo felici» afferma Paula.
«Comunque vada, ci siamo divertite e abbiamo mostrato le vere noi» concorda Aryna, raggiante e addirittura più rilassata rispetto a prima.
«A dopo» le congeda Billy, osservandole mentre lasciano il campo da tennis.
Sembra che camminino a un metro da terra.
Quando il fornito gruppo di ragazzi e ragazze lascia il campo secondario per dirigersi a quello centrale, l’ambiente si svuota quasi completamente, lasciando soltanto le Sabadosa, i Soulmates, il tizio in tenuta da basket e altri due tizi che ridono come ragazzini e chiacchierano in una lingua incomprensibile.
L’assembramento di persone – saranno almeno una quindicina – indossa jeans scuri e maglie rosso fuoco, imbracciando strumenti a fiato e a percussione di diversa entità.
Ognuno di loro ha cucito sul petto il proprio nome di battesimo, in modo da non dover perdere troppo tempo a presentarsi prima dell’esibizione.
Billy spalanca la bocca e si volta verso l’amico, lanciandogli un’occhiata interrogativa.
Nole si stringe nelle spalle e ghigna divertito.
Il bassista dei Faith No More comincia a leggere i nomi di battesimo sulle t-shirt dei nuovi arrivati: Borna, Borna G, Marin, Donna, Petra, Mili, Petra M, Ivan, Nino…
«Siete serbi?» salta su tutto entusiasta, agitandosi sulla poltroncina e sfregandosi le mani.
«No, signore, siamo croati» risponde colui che riporta il nome Marin sulla maglia.
Pare un po’ il capogruppo, tanto che il resto dei presenti lo lasciano parlare senza intromettersi.
Nel frattempo si sistemano in una formazione che hanno precedentemente deciso, lasciando rilucere al sole tamburi, violini, contrabbassi, zampogne, fisarmoniche, cornamuse, trombe, tromboni, flauti e chi più ne ha più ne metta.
Billy non sta più nella pelle, gli fanno male le guance a furia di sorridere. «Ma qualcuno di voi canta?»
Nell’aria si spande una risata generale, poi Marin risponde pacato: «Faremo cantare i nostri strumenti, signore. Noi siamo i Veselje, che in croato significa baldoria. Il nostro scopo è soltanto quello di divertirci e divertire chi ci ascolta.»
Nole sembra riscuotersi da quella bellissima atmosfera e, come da copione, spiega a tutti i presenti chi sia Billy e quale sia il suo importantissimo ruolo nella promozione della musica esteuropea nel mondo.
«Andiamo, Djoker, piantala! Voglio sapere cosa ci suonano!» lo interrompe infine il bassista dei Faith No More, facendo l’occhiolino a una ragazza di nome Donna che se la ride insieme a un tizio alto e ben piazzato di nome Borna.
«Abbiamo pensato alla nostra personale versione di Take On Me degli a-ha. Ci piace sperimentare e inserire un po’ di tradizione croata anche nei grandi successi anni Ottanta» conclude Marin.
Billy ormai non nasconde più alcuna emozione, ha gli occhi che luccicano e si sporge in avanti come per godersi meglio ciò che sta per accadere.
Nole annuisce e i Veselje al gran completo cominciano a suonare.
È qualcosa di incredibile.
Ognuno ha la sua parte e la esegue senza alcun bisogno di avvalersi degli spartiti, tutti sanno perfettamente quando attaccare, quando fermarsi e dove armonizzare.
La cosa più affascinante e intrigante della loro rivisitazione, però, è il mood tremendamente allegro e festoso che riescono a imprimere al brano.
Mettono voglia di ballare, di muoversi, di scatenarsi e non pensare più a niente, producendo quello che è un misto tra un ritmo ska-punk e una gioiosa canzone folk con atmosfera di convivialità, aroma di vino e suono di infinite risate.
Nole e Billy devono trattenersi per non saltare in piedi e muoversi a ritmo, profondamente affascinati da quel miscuglio di strumenti classici e folkloristici, uniti per omaggiare uno dei più famosi brani degli anni Ottanta.
La mancanza di un cantante non pesa affatto sul risultato, l’esecuzione è perfetta e mai noiosa, tant’è che quando si conclude i due giudici non riescono a smettere di sorridere.
Nole riesce a stare seduto, ma Billy è completamente partito per chissà quale fantastico pianeta: si alza e pretende un abbraccio da tutti i componenti della banda, urlando come un pazzo per l’entusiasmo, come se si sentisse finalmente a casa.
«Vi dico una cosa: ‘fanculo questo cazzo di talent, io vi voglio alla Koolarrow!» esclama poi, circondando le spalle di Marin e Borna G.
«Va bene, adesso lascia andare i miei ragazzi» lo rimprovera bonariamente Nole, profondamente divertito.
Billy torna a malincuore a sedersi accanto all’amico, mentre tutti i componenti dei Veselje sciamano fuori dal campo centrale.
«Questi sono dei fottuti geni, sono miei!» afferma Billy, rimettendosi comodo sulla poltroncina e lasciandosi sfuggire un sospiro estasiato.
Nole scuote il capo: ormai l’abbiamo perso.
Quando il tizio in tenuta da basket lascia il campo secondario, un sospiro di sollievo collettivo si fa sentire forte e chiaro.
«Oh, almeno la smette di rompere i coglioni!» sbotta Aryna, che ormai non ne poteva più delle sue infinite lamentele e ha dovuto trattenersi per non prenderlo a pugni in faccia.
Tutti la guardano straniti, poi scoppiano a ridere e le danno ragione.
Intanto, tutto impettito, il nuovo concorrente marcia fino a ritrovarsi un po’ troppo vicino ai due giudici.
Ha un’espressione furente, un atteggiamento bellicoso e subito riversa su di loro tutta la sua frustrazione: «Voi due! Ma avete idea di chi sono io, eh? Sono nella scena rap australiana da prima che voi nasceste, non posso essere trattato così! Un po’ di rispetto, eh che cazzo!»
Nole gli rivolge un sorriso tirato perché già lo conosce, ma non è più certo di aver fatto bene a scommettere su di lui durante le precedenti fasi di selezione.
Billy si fa improvvisamente serio, come non lo era mai stato fino a quel momento. Incrocia le braccia sul petto e sfida il tizio con lo sguardo. «Amico, io proprio non so chi sei. Illumina questo povero ignorante, per favore.»
«Mi prendi per il culo?» Quello, un cappellino bianco al rovescio sulla testa che balla perché non è infilato fino in fondo, gonfia il petto e sbraita: «Io sono K1ng Kyrg1os, scritto con il numero 1 al posto della i. Perché io sono il numero uno. Chiaro?»
Billy non si scompone. «Ah, mai sentito» commenta, stringendosi nelle spalle.
Questa risposta sembra far infuriare ancora di più Kyrgios, il quale lo addita e riprende a sproloquiare: «Avevo esplicitamente chiesto di potermi esibire per primo, perché io ho da fare, che cazzo credete? Ho degli impegni, io! Non ho tutto il giorno per stare qui ad aspettare in eterno.»
Un altro gesto da parte di Billy minimizza la questione. «Se non volevi aspettare, potevi anche non presentarti. Nessuno ti obbliga, amico.» Il bassista americano ride. «Almeno avresti facilitato il compito a Djoker, facendogli scegliere tra quattro artisti anziché cinque.»
«Stai cercando guai?» Kyrgios fa un altro passo avanti e a quel punto Billy si mette in piedi.
Nole li osserva e si passa una mano tra i capelli. «Dai, ragazzi, non litigate…»
«Com’è che ti chiami?» abbaia il concorrente in faccia all’uomo di fronte a sé.
«Bill» replica l’altro con apparente calma, senza mai perdere il sorrisetto beffardo che lo caratterizza. «Forse non sai chi sono, ma nemmeno io so chi sei, quindi siamo pari. Abbassa la cresta e se devi eseguire una cazzo di canzone, datti una mossa. Altrimenti levati dai coglioni.» Il suo modo di parlare è sempre piuttosto sostenuto, nessun eccesso di rabbia né gesto avventato.
Nole teme che stia per succedere qualcosa di grave e si prepara al peggio, ma proprio in quel momento Kyrgios batte in ritirata e, continuando a borbottare tra sé e sé, si avventa ad afferrare il microfono.
Non si spreca neanche a presentarsi o a dire quale brano eseguirà, così Nole fa cenno a uno dei suoi tecnici di attaccare con la base e, dopo aver consultato qualche appunto su un piccolo taccuino che tiene in grembo, informa Billy che l’australiano eseguirà la cover di Giving What It's Supposed To Give di un certo DaBaby.
I due si scambiano uno sguardo complice e sospirano, poi si concentrano sul concorrente.
Non appena la base parte, Kyrgios comincia a sputare tutto il suo odio – o qualsiasi emozione stia provando – nel microfono.
E, nonostante tutto quello che è successo fino a quel momento, i due ascoltatori non possono negare che ci sappia fare.
She gave me head and that head was givin' what it's supposed to give
I came out here and got on, 'cause I was doin' what I was supposed to did
The way she ate me up and ate them kids, I don't think she want no kids (Let's go)
Le movenze sono quelle di un rapper nato, l’abbigliamento – canottiera da basket su maglia a maniche corte, jeans larghi, cappellino al rovescio – anche, insomma, il ragazzo sembra aver studiato alla perfezione ogni mossa da compiere, ogni dettaglio del proprio stile, ogni singolo istante della sua comparsa trionfale di fronte alle telecamere.
Man mano che ascoltano, però, i due giudici si rendono anche conto che il testo della canzone presentata è davvero pieno di cliché razzisti, maschilisti e ostentazioni di ricchezza.
Non che si aspettassero qualcosa di corretto e rispettoso da parte dell’australiano, ma forse avrebbe quantomeno presentare un brano meno esplicito.
These niggas beefin' for IG, but bitch, I want to kill
Kept gettin' blessed, 'cause bitch, I hustled, I ain't wanna steal
I'll whip this bitch out now in front of all these cameras, niggas know what it is
My hitta out here slidin' with a warrant, I think he want it still
Them pussies pulled me over on the lil' four-way (Four-way)
The DA asked me for a picture, I wore Dior to my last court date
Nigga ask if I got a pass, I tell 'em, "No way" (No way)
Bitch, we like AIDS, I'm on your ass, we on your ass, bitch, we won't go 'way (Go 'way)
Billy e Nole hanno gli occhi sgranati e in un certo senso vorrebbero interrompere quella performance, ma in fondo sanno che è giusto dare spazio a tutti gli artisti in gara.
Il cantante serbo poi non può lamentarsi: conosceva il temperamento di Kyrgios e ha comunque scelto di portarlo avanti nella competizione.
Questo è il prezzo da pagare.
L’australiano comunque dimostra un innegabile talento nel destreggiarsi tra un sacco di parole pronunciate a velocità assurda, riuscendo a scandirle meglio di quanto non faccia quando parla normalmente.
Per fortuna la performance si conclude in fretta e Nole prega l’Altissimo affinché non lo buttino fuori dal programma per colpa del comportamento irrispettoso del suo concorrente.
«Adesso avete capito con chi avete a che fare, eh?» sputa infine Kyrgios, mollando il microfono sull’asta e lasciando il campo centrale più incazzato di prima.
I due uomini si rilassano un po’ sulle poltroncine e si lasciano sfuggire una risatina.
«Dai, almeno è stato divertente» ironizza Billy.
Nole sospira pesantemente: «Sarà meno divertente quando verrò licenziato e rimpiazzato con qualche pop star glitterata…»
Gli ultimi a esibirsi sono due ragazzi sui trent’anni che raggiungono i due giudici mentre chiacchierano amabilmente con Djordje Djokovic.
Non è inglese quello che usano per comunicare.
Salutano cordialmente il fratello del loro giudice, si scambiano un ultimo sguardo di incoraggiamento e con un enorme sorriso raggiungono i due uomini nel campo centrale.
«Speriamo che almeno questi siano normali» scherza Billy, dando di gomito all’amico.
«Ciao a tutti e due» li accoglie Nole nella sua lingua madre.
I giovani concorrenti rispondono allo stesso modo, lasciando di stucco Billy – il quale, però, avendo bazzicato spesso in quelle zone dell’Est Europa, capisce cosa si dicono.
«No! Anche voi siete croati?»
«Proprio così» conferma il più alto dei due, sorridendo dell’espressione estasiata di Billy.
Prima di lasciarli proseguire, Nole procede con le spiegazioni di rito, per poi invitare il duo a presentarsi.
«Siamo Paktić e Mević e ci piace cantare insieme.» Il più alto dei due sorride divertito, notando l’espressione spaesata di Billy.
«Aspetta un attimo…» Il bassista dei Faith No More strappa il taccuino dalle mani di Nole e scorre le annotazioni con un dito, fermandosi poi per indicarne una in particolare. «Ecco! Qui dice che vi chiamate Mate Pavić e Nikola Mektić, allora perché…»
I due croati scoppiano a ridere e il più basso interviene per spiegare meglio come stanno le cose: «Io sono Nikola, lui è Mate. Paktić e Mević… beh, sono due combinazioni dei nostri cognomi».
Mate annuisce. «Sì, dovete sapere che noi ci divertiamo a fare cose del genere nel tempo libero. Per esempio, il motivo che ci ha spinto a partecipare al talent è stato che quando uscivamo in macchina la finivamo sempre a cantare su qualunque canzone passassero in radio. Un giorno un nostro amico era con noi, lo abbiamo fatto di fronte a lui e di nascosto ci ha iscritto a TenniX-Factor.»
Tutti e quattro scoppiano a ridere, ma il più divertito ed entusiasta di tutti è proprio Billy, il quale ha dipinta sul viso la tipica espressione di chi starebbe ad ascoltare i mirabolanti racconti di quei due per ore e ore.
«A questo punto, fate sentire al mio amico Billy cosa sapete fare!» li invita Nole.
«Con piacere!» Mate si avvicina a uno dei microfoni, seguito a ruota da Nikola.
«Abbiamo scelto una delle canzoni che più ci piace cantare in macchina» spiega Pavić.
«Ovvero?» si incuriosisce il bassista americano.
«È un brano croato, si intitola Ima li nade za naš ed è una canzone d’amore» dice Nikola.
«Già, ma non vogliamo svelare niente: ci piace lasciare un velo di magia, di non detto…» Si volta a strizzare l’occhio al suo socio, poi entrambi ridacchiano.
«La conosco, bellissima!» strilla Billy, agitandosi sulla poltroncina perché non sta davvero più nella pelle.
Tutti sorridono, poi una base dalle tinte leggere e volutamente romantiche permea l’aria, dando ai ragazzi l’input per cominciare il loro momento di gloria.
Znam da ipak misliš, da sam kriva ja za sve
I da moja sreća tvoju uzela je
Kako zbog mene, nemaš sve što imam ja
I kako je tužna samo tvoja sudbina
A ne znaš, da nisam ni ja sretna s njim
I kako se svako jutro sijedna probudim,
Pa mi dođe da te još jednom pitam ja, imali nade za nas
I due sono molto presi dalle parole che pronunciano, alternandosi e suddividendosi le frasi, come se stessero mettendo su una sorta di botta e risposta tra loro.
Si guardano e rischiano di scoppiare a ridere in ogni momento, forse memori dei momenti in cui erano chiusi in macchina a gridare senza criterio quelle stesse parole.
Ogni tanto sbagliano quando attaccare, ma c’è qualcosa di incredibilmente energico, coinvolgente e contagioso nel loro atteggiamento e nella loro genuina semplicità.
Billy sospira e si volta verso Nole per commentare: «Sembrano proprio innamorati…»
L’altro evita di rispondere e rimane concentrato sull’esibizione dei suoi concorrenti, finché non giunge il momento del ritornello.
Mate e Nikola lo cantano all’unisono, circondandosi le spalle con le braccia e chiudendo gli occhi. Gridano al cielo ogni parola, creando un effetto che sa di liberazione e serenità.
A prescindere dal testo della canzone, da chi li sta ascoltando e dal fatto che stanno partecipando alle selezioni di un importantissimo talent.
A čini mi se da bih i ja dao pola života svog
Da sam opet dušo samo dio srca tvog
Jer nema dana kada na te ne pomislim,
Kako da se onda i ja s tim pomirim
Jer dao bih sve godine, mladosti sve, da si opet kraj mene
L’armonia tra Mate e Nikola è palpabile, tant’è che i due giudici finiscono per emozionarsi più di quanto avrebbero pensato e applaudono entusiasti non appena l’esibizione si conclude.
«Io non ci ho capito un cazzo, ma va benissimo!» Billy si getta letteralmente su di loro e tutti e tre scoppiano a ridere.
«Smetti di molestare i miei concorrenti, sì o no? Vieni qua, te la traduco io la canzone» lo richiama Nole all’ordine, ma un enorme sorriso non può che campeggiare anche sulle sue labbra.
Il duo croato li saluta e lascia il campo centrale. Sembrano allegri, tranquilli e felici.
Billy prende ancora una volta posto accanto all’amico e annuisce. «Hai una squadra da urlo, se escludiamo il l’australiano frustrato perché non può giocare nell’NBA e quindi fa rap…»
Nole torna bruscamente alla realtà e alza gli occhi al cielo. «Non ricordarmelo, sento già il fiato sul collo di quelli della produzione!»
«Però… c’è un però.» Il bassista schiocca le dita.
«Cioè?»
Billy ghigna con fare cospiratorio e si sporge verso di lui. «Amico, devi pensare al drama.»
Kyrgios sembra essersi calmato o, quantomeno, ora sta zitto.
È seduto in un angolo del campo secondario, per i fatti suoi, e sembra in fase di meditazione.
Paula e Aryna gli lanciano un’occhiata, poi spostano lo sguardo su Andrey – con cui ormai hanno stretto amicizia – e ridacchiano.
«Secondo voi è credibile?» chiede la spagnola.
«Cosa?» Aryna si stiracchia sulla sedia.
«Che sta riflettendo su ciò che ha fatto.»
Andrey scuote il capo. «Macché.»
Aryna getta ancora l’occhio in direzione di Kyrgios, poi ridacchia per l’ennesima volta. «Ma chi, lui? Non ha un cervello, come pensi che possa riflettere?»
Tutti e tre ridono e così si conclude la discussione dedicata al rapper australiano, anche perché proprio in quel momento i compagni di band di Andrey lo raggiungono e cominciano a prenderlo in giro, facendo battute e insinuazioni sulle sue nuove amiche.
Intanto tutti i croati si sono riuniti in un grande gruppo ben assortito e continuano a fare baccano, ridendo e scherzando nella loro lingua madre.
Poco dopo vengono raggiunti però da Aryna che, da curiosa qual è, comincia a rivolgersi a loro in inglese e alla fine coinvolge anche Paula e la band dei russi, finché tutti quanti non finiscono per trascorrere quei momenti insieme.
Tutti tranne Kyrgios, il quale non sembra neanche accorgersi di ciò che gli succede attorno, completamente alienato in un’altra dimensione.
Tutto si interrompe però quando Djordje Djokovic torna dai ragazzi, annunciando loro che suo fratello vuole vedere la compagine croata al completo, compreso il duo di cantanti che si sono esibiti per ultimi.
Come uno squadrone, i partecipanti si muovono in massa e tornano nel campo centrale, dove ad attenderli ci sono Nole e Billy che, rilassati e sereni, sorseggiano un drink fresco e invitano anche loro a fare lo stesso, indicando una serie di vassoi pieni di bicchieri contenenti liquidi colorati.
«È tutto analcolico, non preoccupatevi. Altrimenti Billy non sarebbe più sobrio da un pezzo, visto quanti ne ha già fatto fuori!» scherza Nole.
Quasi tutti si servono, tranne i più timidi o nervosi che preferiscono evitare.
«Cari amici, ho una buona e una cattiva notizia da darvi» esordisce il giudice, facendo saettare gli occhi sui volti dei tanti presenti.
«Ma la cattiva può avere un risvolto positivo» interviene Billy con un sorriso.
«Allora?» si fa avanti Mate Pavić, troppo curioso per aspettare oltre.
«Ebbene, ho deciso di scegliere tra voi, perché altrimenti quelli della produzione mi danno del corrotto se porto avanti entrambi…»
Qualche risata sfugge al controllo dei ragazzi, poi il silenzio torna a regnare sovrano.
«Quindi ho deciso che voglio Paktić e Mević ai Live con me!» annuncia Nole entusiasta, accostandosi subito al duo per congratularsi e abbracciarli fraternamente.
Dopodiché anche Mate e Nikola si abbracciano, ridendo ed esultando come se avessero già vinto la competizione. Si saltano letteralmente addosso e sprizzano gioia da tutti i pori, dandosi il cinque e scambiandosi pacche soddisfatte.
«Veselje, per voi purtroppo TenniX-Factor finisce qui. Più che altro è un problema logistico, ma voi siete spettacolari» spiega il giudice, aggirandosi tra i componenti della banda per stringere la mano a tutti.
«Ed è qui che entro in gioco io!» salta su Billy, impaziente di rivelare quale sia stata la sua geniale idea.
Tutti gli occhi si concentrano su di lui.
Il bassista sorride e sfodera un pacchetto di biglietti da visita, passando a distribuirli ai membri dei Veselje. «Qui trovate il mio numero, la mia mail e tutti i riferimenti per contattarmi. Se siete interessati, mi piacerebbe molto lavorare con voi e darvi il benvenuto nella famiglia Koolarrow!» annuncia infine.
Tutt’attorno si scatena il delirio più totale – perché si sa, i croati sanno sempre come fare baldoria…
Intanto Djordje Djokovic torna al campo secondario per prelevare i Soulmates e le Sabadosa, lasciando ancora una volta Kyrgios ad aspettare.
Lui, tuttavia, non sembra essere più interessato a ciò che lo circonda e continua a stare seduto per conto suo, immerso in chissà quali pensieri.
I sei ragazzi si presentano al cospetto del giudice, il quale subito si premura di servire drink colorati anche a loro.
«Devo dire che sono molto indeciso, devo ammetterlo. Il mio amico Billy mi ha fatto riflettere su un sacco di aspetti che da solo non avrei minimamente preso in considerazione, si vede che è un vero esperto di mercato musicale e ha fiuto per gli affari» spiega Nole, per poi assumere un atteggiamento pensoso.
«Ricordati del drama, Djoker…» sussurra il bassista dei Faith No More con fare cospiratorio, lasciando attoniti i partecipanti.
«Così mi confondi ancora di più le idee, Billy!» Nole scuote il capo, poi allunga in collo in cerca di qualcuno e, non appena individua suo fratello, gli fa cenno di avvicinarsi.
Djordje lo raggiunge e i due scambiano qualche parola in serbo, facendo intendere ai concorrenti soltanto il nome dell’unico ragazzo rimasto ancora nel campo secondario: Kyrgios.
Tutti rimangono in attesa per più di un minuto, poi Djordje fa nuovamente il suo ingresso in campo, seguito da uno svogliato e quasi abbattuto Kyrgios.
Daniil si volta verso Karen e in russo esclama: «La scommessa è ancora aperta!»
«La vinco io» replica il batterista.
«Sono sicurissimo che questo coglione si prenderà il nostro posto» afferma Daniil convinto.
«Staremo a vedere: non mi gioco l’opportunità di mettere le mani sulla tua scacchiera nuova di zecca se non sono certo di avere ragione» conclude Karen.
«Qualcuno può parlare in una lingua comprensibile, per favore?» domanda Paula confusa, sempre più preoccupata perché non sa che ne sarà di lei e Aryna.
La sua amica ride nervosamente e cerca di tranquillizzarla, ma subito dopo Nole attira nuovamente l’attenzione su di sé.
«Non gli ha offerto il drink, secondo me lo caccia» bisbiglia Karen all’orecchio di Daniil.
L’altro sbuffa. «È tutta scena, vedrai.»
«Ci ho riflettuto molto» esordisce Nole.
«Prima vorrei dire qualcosa.» È stato Kyrgios a parlare, interrompendo ancora una volta il giudice.
Qualcuno gli lancia un’occhiataccia, ma Djokovic gli fa cenno di proseguire.
«Magari i miei atteggiamenti non vi piacciono, ma ehi, io vengo dal ghetto. Ho dovuto combattere contro i bulli, risollevarmi dopo una brutta depressione, ho perfino tentato il suicidio una volta… insomma, ho avuto una vita dura. Quindi ho imparato a prendermi ciò che mi spetta, e io so che questo è il mio posto perché sono il migliore.» Kyrgios fa una pausa, avvicinandosi a Billy e tendendogli la mano. «Tregua, fratello?»
L’altro, prima di accettare le velate scuse dell’australiano, si volta verso l’amico serbo e ghigna, poi sillaba una parola a fior di labbra in modo che soltanto Nole possa comprenderla: dra-ma.
Kyrgios a quel punto dà una pacca prima al bassista americano poi al suo giudice, e infine torna al suo posto con un sorrisetto furbo sulla faccia.
Daniil dà di gomito a Karen. «Visto? Aspetta e vedrai, la scacchiera me la tengo!»
Nole sospira e infine sorride. «Va bene, allora… so che è un grosso rischio, però ho deciso di darti un’altra possibilità perché il tuo talento è innegabile. K1ng Kyrg1os, pronto per i Live?»
A quelle parole segue un’altra gomitata di Daniil nelle costole di Karen, uno sbuffo stizzito da parte di Aryna e un let’s go pieno d’orgoglio e foga gridato dall’australiano.
«Spero di non pentirmene» lo ammonisce il giudice.
«Questo programma del cazzo farà soldi a palate grazie a me!» esulta tronfio Kyrgios, l’espressione soddisfatta e sorniona di chi è riuscito a ottenere ciò che voleva con qualsiasi mezzo.
Aryna non può nascondere una profonda delusione, mantiene lo sguardo basso e borbotta tra sé e sé, mentre Paula cerca invano di tranquillizzarla.
«In quanto a voi, Soulmates e Sabadosa, come ben sapete mi è rimasto soltanto un posto libero in squadra.»
I ragazzi sono sempre più agitati, tranne Aslan che pare non sentire affatto la tensione, ma allo stesso tempo si accorge che Andrey sta cominciando a mangiarsi le unghie e allora si limita a lanciargli un’occhiata e ad allontanargli la mano dalla bocca.
«E ho deciso che quel posto appartiene a…»