Chapter Text
This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end
It hurts to set you free
But you’ll never follow me
The end of laughter and soft lies
The end of nights we tried to die
This is the end
The Doors, The End
When Lasombra’s dreams come true
On the day when the moon runs as blood
And the sun rises black in the sky
That is the day of the Damned
When Caine’s children will rise again ¹ .
0d10
Dio Brando sedeva sulla poltrona che solitamente spettava al patriarca dei Joestar e guardava, o, per meglio dire, era costretto a guardare, il grande ritratto di famiglia che occupava un’intera parete della sala ricevimenti. Il sé stesso di qualche lustro fa gli restituiva uno sguardo altezzoso ed entrambi i palmi stringevano le spalle del suo ghoul preferito con l’inconsapevolezza che proprio lui avrebbe dato inizio alla sua caccia di sangue. Il suo cuore era stato ritrovato², gli era stato rificcato nel petto e adesso accoglieva un paletto di mogano precedentemente bagnato in acqua benedetta, quindi, oltre al danno, stava subendo la beffa di un dolore indicibile che dallo sterno si stava irradiando per tutto il torace.
Le finestre ai lati delle sue spalle non lasciavano trapelare nemmeno le luci dei lampioni in strada. L’unica fonte di illuminazione era la fiammella di un mozzicone di candela lasciato a sciogliere sul tavolo altrimenti sgombro che gettava ombre oblunghe sul mobilio. La razionalità gli fece credere che le stelle fossero state spente grazie agli sforzi di quel pazzo di Jonathan o che di mezzo ci fossero i trucchetti dei Ravnos³, ma la speranza lo obbligò a sperare di sbagliarsi. Comunque fosse non avrebbe potuto verificarlo in alcun modo, impossibilitato com’era a muovere un muscolo, e fu solo un bene per la persona che aprì la porta e gli rivolse lo stesso sorriso garbato della notte in cui lo aveva tradito, perché se così non fosse stato lo avrebbe fatto a pezzi a mani nude.
«Buonasera, Domitor» Giorno Giovanna chinò appena il capo e si sfilò il soprabito per rivelare un magnifico completo viola «tenevo a vederla per l’ultima volta prima di congedarmi da lei per sempre. Spero che la cosa non le rechi disturbo».
Lo vide attraversare la sala e uscire dal suo campo visivo per appostarsi di fronte alla finestra sinistra.
«La luna stanotte è bellissima» riprese dopo alcuni secondi di silenzio «somiglia a una falce di sangue che taglia il velluto altrimenti intatto, mi dispiace che lei non possa assistere a questo spettacolo».
Se Giorno Giovanna avesse indugiato nell’esame dell’aura di Dio Brando avrebbe visto un nero non dissimile da quello delle ombre che oscuravano la volta celeste. La rabbia nei confronti di quel traditore era tale da scavalcare l’angoscia per ciò che comportava l’assenza totale delle stelle. Qualcuno – o era meglio dire qualcosa – le aveva spente per annunciare la fine imminente del mondo.
«Sono ancora più dispiaciuto del fatto che lei non condivida i nostri ideali, è una questione che ha sempre rammaricato il patriarca e che ci ha causato non pochi problemi… pur tuttavia, non se n’è mai fatto un cruccio tanto quanto la famiglia che l’ha accolto» Giorno voltò le spalle alla finestra e tornò a guardarlo «ma suvvia, si rallegri: il patriarca vuole perdonarla. Il patriarca perdona sempre alla fine».
Allungò un dito per sfiorare il paletto che fuoriusciva dal petto di Dio e abbozzò un sorriso malinconico, il terzo occhio lucido e appena dischiuso. Fu così che li trovò Jonathan Joestar entrando in sala, appena pochi minuti dopo l’ingresso del figlio bastardo. Quando parlò per rivolgersi a entrambi lo fece con una cadenza distante e priva di inflessioni emotive, quasi non appartenesse più a quella realtà.
«Giorno, mio caro» disse rivolto al Salubre «perché non stai trascorrendo i tuoi ultimi istanti da non morto col tuo branco?»
«La prego di concedermi questa trasgressione, padre» Giorno fece cadere il braccio lungo il fianco e si voltò a guardare il profilo del capofamiglia dei Joestar «volevo salutare il mio Domitore prima di congedarmi da questo mondo, se non le è d’intralcio. Provvedo immediatamente a raggiungere i miei compagni».
Si profuse in un breve inchino, guardò per un’ultima volta il vampiro impalettato e uscì dalla sala non senza prima essersi attardato per un istante a osservare il dipinto di famiglia.
Quando Dio e Jonathan si ritrovarono da soli, quest’ultimo gli strappò via il paletto dal cuore e rimase in piedi di fronte a lui, con le gambe leggermente divaricate e le dita dietro la schiena mollemente intrecciate, ma pronte a diventare nocche letali nel caso in cui Dio si fosse azzardato a commettere un passo falso.
«Avremmo potuto fare molte cose assieme» disse sempre senza espressione, come se la sua voce provenisse da un’altra dimensione «ma non hai voluto obbedire. Ci hai fatto tanto male da quando ti sei ribellato a noi»
«Il male!» ripeté Dio a canini spiegati, finalmente libero di esprimere il proprio rancore «Parli di male come se non ti riguardasse, come se quello che hai commesso non fosse esso stesso il male! Tu e quel bastardo di tuo figlio!»
«Mio figlio» scandì lentamente Jonathan «il mio legittimo figlio è stato divorato dalla persona che ho davanti e non mi verrà più restituito. Hai banchettato con la sua anima per rubare i segreti del tempo e abusarne a discapito della famiglia che ti ha accolto».
A quelle parole, le spalle di Dio sussultarono per un accenno di risata.
«Giusto, dimenticavo per te Giorno non è un figlio… molto umano da parte di chi si professa il buono della storia».
«L’umanità è appannaggio di chi ha il privilegio di invecchiare secondo natura» replicò Jonathan «pertanto, trasformare la discussione in una ritorsione morale sul valore dei sentimenti non mi sortisce alcun turbamento. Giorno si è rivelato una spia utile alla causa e un doppiogiochista le cui capacità diplomatiche mi hanno piacevolmente sorpreso, ma a parte ciò ai miei occhi resterà per sempre il ghoul che ti ha tradito per guadagnarsi un posto nel mondo. Un animaletto vampirizzato per tenere a bada il Sabbat e nient’altro».
Distolse lo sguardo da quel suo fratello adottivo che tanto gli aveva tolto e, come Giorno aveva fatto poc’anzi, mosse alcuni passi verso la finestra per ammirare il panorama notturno.
«La luna è bellissima stasera» disse con fare sognante, mentre spostava lentamente il capo per guardare la strada «e i ratti lasciano la sicurezza delle tane per divorare i vampiri ribelli⁴. Non so quale dei due fenomeni ritenere più propizio per la nostra nuova vita, anche se purtroppo, conoscendoti, non capirai nemmeno la metà del perché di tanta letizia».
Dio aprì la bocca per parlare, ma nel momento in cui la voce iniziava a erompere dalla gola Jonathan gli fu nuovamente vicino e lo colpì alla mandibola col pugno chiuso, senza preavviso, facendolo rovinare a terra con un dolore lancinante e il suono sgradevole delle ossa fratturate⁵.
«Mi fa male ridurti in questo stato» riprese Jonathan come se niente fosse «ho sempre trattato con rispetto chi decideva di abbandonarci per inseguire altri ideali, ma tu… proprio tu, diventare un Infernalista per rovesciarci, non dovevi farlo. Ti ho amato tanto quando eravamo fratelli…»
Che tu sia maledetto⁶!
La voce di Dio risuonò ben chiara nella testa di Jonathan che, pur non scomponendosi, aggrottò appena la fronte.
Schifoso bastardo! urlò telepaticamente Dio che, carponi per terra e tenendosi la mandibola con entrambe le mani, non aveva perso il lucore maligno negli occhi.
Parlare di amore a me che non ti ho mai ricambiato! Pazzo! Tu e la tua smania per l’affetto fraterno mi hanno sempre disgustato e continuerò a farlo finché ne avrò coscienza!
«Non so se la tua coscienza sia più sprecata in questo sentimento di odio che ti ha consumato per secoli o perché volevi vedere il mondo infestato di demoni⁷» se il tono di Dio era alterato dalla collera, quello di Jonathan, per contraltare, era calmo come la bonaccia «sono sincero quando dico che mi dispiace che la tua concezione di fine della realtà così come la conosciamo sia l’idiosincrasia della mia. Una Gehenna buona e una Gehenna malvagia, non è così che dovevano andare le cose… Non pensi anche tu che discussa in questi termini risulti tremendamente banale?».
Dio era ancora ai suoi piedi a soffrire come il dannato che era per il loop doloroso che gli era stato inflitto. Venne afferrato per i capelli e costretto a rimettersi in piedi in tutto il suo patetico rancore: la mandibola deformata dal colpo aveva assunto una piega sinistra e un rivolo di sangue gli era sceso dalle narici.
«Che ti piaccia o no, ti ho amato tanto» proseguì Jonathan «come parente acquisito, come uomo e come compagno della notte, e tu non hai saputo fare altro che ricambiarmi col disprezzo».
Lo trascinò fino alla finestra, la cui vista restituì a entrambi uno scenario straniante dominato dal disco lunare infuocato ben visibile al di sopra delle palazzine di epoca vittoriana. Strano a constatarsi, il silenzio innaturale della notte, come di agguato collettivo degli Assamiti⁸, interrotto solo dallo squittio di qualche ratto sporco di vitae che si arrampicava lungo le grondaie, rendeva l’atmosfera ancora più inquietante. Dio Brando aveva sempre immaginato la fine del mondo come il tripudio della disperazione delle vacche che si assoggettavano al volere dei demoni, per cui quella calma così anticlimatica lo spaventò e lo rese ancora più furioso allo stesso tempo nonostante fosse costretto a rivivere il déjà-vu del dolore alla mandibola che gli stordiva i sensi. Sembrava che a parte loro due e i ratti non esistesse più altra creatura senziente: invece di scendere in strada e disperarsi per la fine imminente, le vacche erano semplicemente scomparse. Non un urlo di sorpresa, non un occhio mortale che si domandava delle ombre che avvolgevano la terra, non il lamento di una preghiera⁹. Tra tutte le apocalissi che Jonathan poteva aver escogitato, quella era in assoluto la più terribile.
«Il mio desiderio più grande è sempre stato vedere Caino pentito tra le braccia di Abele… Vorrei che almeno loro si riappacificassero, che tornassero a essere creature benedette dal Creatore… Sai» gli sussurrò all’orecchio, gli occhi socchiusi e sempre la mano stretta attorno ai capelli di Dio «non mi importa nemmeno di diventare un eletto di Enoch perché proseguire la mia non esistenza nell’Oltretomba non è mai stato il mio obiettivo principale. Voler rivedere il sole in quanto essere corruttibile dalla vecchiaia, piuttosto, lo ritengo uno scopo infinitamente più nobile, ma riconosco anche che non tutti sono disposti ad abbandonare la propria carne corrotta dalla magia di Lilith per tornare a vivere come natura comanda».
Mollò la presa dallo scalpo del rivale e alzò gli occhi al cielo: adesso, per non lasciare da sola la luna rossa, stava sorgendo un sole nero che, come fosse stato generato dal paesaggio antropico, si spingeva lentamente oltre il profilo delle case per raggiungere la compagna.
Sappi una cosa…
Dio gli si aggrappò a fatica a una spalla: Era evidente che il dolore gli stesse costando la sanità mentale, ma ciò non era sufficiente ad annichilirlo del tutto.
Sappi che se dovessi riuscire nel tuo intento… sappi… che ti odierò per sempre… ti darò la caccia e non avrò pace finché non ti avrò ammazzato con le mie stesse mani… dovessi io diventare un altro Caino, da me non avrai altro che odio.
«Vorrei poter riprovare tristezza almeno per una volta per capire meglio il significato della tua minaccia» disse Jonathan senza curarsi dell’abito sgualcito e macchiato di sangue dalla morsa di Dio «ma, razionalmente parlando, suppongo che non andremo mai d’accordo qualsiasi direzione prenderanno le nostre nuove vite. Peccato, perché da parte mia continuerò a sperare in eterno in una tua redenzione¹⁰. Intendi quindi raccogliere le vestigia del lascito di Caino anche se nascerai in un mondo migliore?».
Non esistono mondi migliori, Jonathan.
«Capisco».
Un grosso ratto percorse la balaustra e si fermò a metà strada per annusare speranzoso verso i due vampiri protetti dal vetro. Il pelo era sporco di sangue e tra i denti teneva un orecchio in procinto di polverizzarsi al cui lobo era infilato un orecchino molto simile a quelli indossati da Giorno. Se Dio non avesse abbandonato la propria umanità tanto tempo prima avrebbe provato il terrore più grande di fronte a quella intuizione, e forse fu proprio questo che gli permise di porre a Jonathan una domanda la cui risposta affermativa gli sarebbe costata la follia.
Cosa stanno divorando i topi?
«Intendi chi, forse».
Trascorse un lungo istante.
Perché?
«Perché il bene superiore conta più della famiglia. Non preoccuparti, nessuno di loro ha sofferto mentre diventavano agnelli di Absimilard; li rivedremo tutti quando rinasceremo».
Sapevano che sarebbero diventati mangime per topi?
Dio non avrebbe mai saputo se i suoi nemici di vecchia data sapessero del destino che li aveva attesi, perché avvertì un tepore invadergli le membra: Jonathan era entrato in trance e stava consumando la propria vitae. Le labbra si dischiusero e un rivolo di sangue sgorgò da esse. Con una mano si pulì il volto, mentre con l’altra tenne Dio stretto a sé. La sentenza finale che il fratello ribelle udì dal patriarca fu soltanto:
«Basta vampiri».
Accadde tutto molto lentamente e molto velocemente: La terra vorticò attorno al sole nero in senso orario, i palazzi si sgretolarono e i ratti divennero mucchietti di ossa e pelo; il terreno sotto i loro piedi si spaccò, l’orologio a pendolo segnò senza sosta la mezzanotte nonostante il giorno e la notte non esistessero più e la realtà che li circondava divenne una massa informe i cui stati della materia si mescolavano e si separavano all’infinito, e anche loro stavano diventando parte di questo tutto che si rimodellava per dare vita a qualcosa di nuovo¹¹, e mentre i suoi ricordi da vampiro svanivano assieme alla consapevolezza di quello che era stato, l’ultima cosa che Dio poté fare prima che l’oblio lo inghiottisse fu guardare la fonte del proprio rancore e lanciargli la più terribile delle maledizioni.
Che la tua stirpe muoia giovane, che i vostri alleati siano puniti con la morte e i sopravvissuti soffrano per i compagni perduti fino alla fine dei loro giorni. Questo è il lascito di Dio Brando, progenie di Moloch¹², alla famiglia Joestar. Sia così sempre e per sempre¹³.
Le ombre si impossessarono di lui. Il calore del corpo di Jonathan svanì e i due fratelli rivali non furono nient’altro che nulla.
̴
Il cocchiere tirò le redini e i cavalli si arrestarono. Dal finestrino della carrozza si scorgeva il frammento di una villa imponente immersa nel verde. Senza attendere di ricevere alcun permesso, spalancò la porticina, lanciò fuori la valigia coi suoi pochi effetti e balzò a terra con fare teatrale.
Sollevò il capo e la vista di quella casa enorme gli fece provare una sorta di euforia selvaggia trattenuta a stento: sì, un giorno quelle ricchezze gli sarebbero appartenute di diritto.
«Ma chi…».
Si voltò appena. A pochi passi da lui vi era un ragazzino con la faccia da idiota sporca di terra e gli abiti da rampollo sgualciti. Gli venne incontro sorridente e gli chiese:
«Sei Dio Brando, vero?».
Lui ricambiò con un altro sorriso, seppur beffardo. Non sapeva dare una spiegazione razionale al proprio sentimento, ma avvertiva crescergli dentro un’antipatia tale verso costui da desiderare di fargli del male.
«E tu devi essere Jonathan Joestar…».
… E già ti odio a morte.
JOJO BY NIGHT
FINE
***
¹Dal Libro di Nod.
²Dio si era asportato il cuore con Il Cuore di Tenebra (Serpentis •••••).
³Si riferisce alla Disciplina Chimerismo, che permette di creare illusioni più o meno credibili e tangibili.
⁴Espediente Narrativo/Plot Device (Animalità ••••• •••••). Potere esclusivo di Absimilard, permette di Diablerizzare a distanza tramite ratti e insetti.
⁵Disciplina Combinata Pugno Pneumatico (Potenza •• Temporis ••).
⁶Comunicazione Telepatica (Auspex ••••• •).
⁷Si riferisce a Richiamo della Grande Bestia (Daimonion ••••• ••••).
⁸È un riferimento a Silenzio di Morte (Quietus •).
⁹Espediente Narrativo/Plot Device (Ottenebramento ••••• •••••). Con questo potere, l’Antidiluviano Lasombra ha prosciugato le anime di tutti gli esseri viventi e ha ricoperto la Terra con una nube di oscurità.
¹⁰A causa della maledizione che affligge i Veri Brujah, Jonathan non è più in grado di provare emozioni.
¹¹Ingarbugliare il Filo di Atropo (Temporis ••••• ••••).
¹²Moloch è uno dei fondatori della stirpe Baali e, in questo UA, il sire di Dio Brando.
¹³Condanna (Daimonion •••••) ottenuta con un tiro di Intelligenza ••••• • Occulto ••••• •• con difficoltà pari alla Volontà di Jonathan (••••••••••). La maledizione diventa permanente con cinque successi.
Sono apparsi: Dio Brando (Seguace di Set Riabbracciato Baali, 5°), Giorno Giovanna (Ghoul Baali Abbracciato Salubri Antitribù, 10°-9°), Jonathan Joestar (Ridestato Abbracciato Vero Brujah, 4°).
Menzionati: George Joestar II (Ridestato Abbracciato Vero Brujah Diablerizzato da Dio Brando, 5°).