Chapter Text
Quando si risvegliò, non sapeva quanto tempo fosse passato, scoprì di essere a letto senza ricordare come ci fosse arrivato e qualcosa di umido ma piacevolmente fresco gli era stato appoggiato sulla fronte.
Sollevò una mano per toccare il panno e poi passarsi una mano sulla guancia, perplesso.
Ricordava di essersi seduto sul pavimento, cercando di calmare l'ipersensibilità, la sovrastimolazione e il mal di testa... Era crollato lì? Oddio, era così umiliante.
L'imbarazzo che sentiva salire alle guance era più caldo di quanto si aspettasse.
In quel momento, la porta della stanza si aprì, mostrando Iwaizumi con una bacinella probabilmente piena d'acqua fresca, che lo notò subito sveglio ma gli fece segno di restare in silenzio. Chiuse la porta alle propria spalle e affiancò il letto, guardandolo con attenzione e un cattivo cipiglio che lo fece sentire un idiota. Gli ricordava un'altra persona che l'aveva guardato in modo molto simile prima...
"Come ti senti, Tendou?"
"Io direi bene, stanco più che altro... Che cosa succede?"
"Febbre. Ce l'hai avuta tutta la notte. Tooru ti ha trovato per terra ieri, dopo che me ne sono andato, e si sono spaventati a morte. Era solo febbre da stanchezza, non avevi altri sintomi che facessero intendere che stessi male, ma mi sento di dirti che dovresti prenderti maggiore cura di te."
"...hai ragione, doc." Febbre. Questo spiegava la sovrastimolazione così potente e inspiegabile in soli due giorni.
"Mi dispiace molto per avervi fatto preoccupare, non era mia intenzione, non mi ero accorto della febbre..."
"Il fatto che tu non te ne fossi accorto mi preoccupa ancora di più, se posso dirlo."
Tendou distolse per un attimo lo sguardo, fissando la coperta e cercando qualcosa da dire che non sembrasse totalmente idiota. Sapeva prendersi cura di sé stesso, lo faceva da anni, ma certe volte ignorare era più facile che spingersi in avanti per inerzia come aveva fatto fin troppo spesso dopo essere rimasto da solo.
Alla fine, però, fu Iwaizumi a cedere, andando a cambiargli l'asciugamano sulla fronte senza insistere, se non... "Scusami, non volevo giudicare."
"No, non ti preoccupare, ho sentito giudizi molto più gravi e indifferenti."
L'ex asso del Seijoh sembrò mostrare del senso di colpa sul viso, era abbastanza sicuro di averlo visto, ma tornò presto impassibile. "Riposati ancora un po', ti preparerò qualcosa da mangiare più tardi."
"Va bene, grazie, Iwaizumi-kun."
Rimasto solo, Tendou sospirò, allungandosi sul letto, piuttosto grande e comodo per essere soltanto quello degli ospiti. Si chiese se ogni tanto non ci dormisse anche uno dei ragazzi, magari quando avevano bisogno di spazio o per qualche altro motivo.
Non dormì profondamente dopo, rigirandosi tra le lenzuola e restando spesso a fissare il soffitto, perso nei propri pensieri.
Quando Iwaizumi tornò, si era messo seduto da qualche minuto, chiedendosi se sarebbe riuscito ad andare in bagno senza incontrare nessuno e tornare in camera per far finta di dormire e rimandare qualunque incontro fino al giorno dopo. Non sembrava l'idea dell'altro però.
"Come ti senti?" chiese, chiudendosi di nuovo la porta alle spalle, come se avesse capito che Tendou aveva bisogno di affrontare una persona alla volta.
"Meglio, grazie. Mi sono riposato molto."
"Ottimo. Vuoi provare a mangiare qualcosa? Ho fatto una minestra leggera, nel caso ti potesse dare fastidio."
Non aveva mai avuto cose chiamate crampi della fame, anzi, più volte i suoi compagni di squadra gli avevano fatto notare quanto mangiasse come un uccellino anche dopo il peggiore degli allenamenti, ma sapeva di dover mettere qualcosa nello stomaco. "Sì, mi piacerebbe, Iwaizumi-kun."
"Vuoi venire a tavola con noi?"
Una parte di lui pensò di rifiutare, di far finta di non sentirsela a stare in piedi, ma dall'altra non voleva essere maleducato con chi lo aveva ospitato né gli sembrava molto maturo nascondersi in camera come i bambini.
Sorrise allegramente, con un cenno."Sì, mi piacerebbe. E voglio scusarmi per la preoccupazione che vi ho causato, non era mia intenzione."
"Non ti preoccupare" rispose burbero il ragazzo più basso, tornando alla porta. "Ti aspettiamo di là. Se hai bisogno del bagno, è la prima porta che incontri sulla destra."
"Grazie..."
Deciso ad essere più coraggioso - dopotutto scappare in questo caso non era propriamente un'opzione -, si riordinò, spazzolando i capelli che per fortuna non aveva acconciato il giorno prima, evitando così rimasugli di gel e lacca, scelse una delle sue maglie anime preferite e dopo una veloce capatina al bagno, molto carino, avevano ottimi gusti i ragazzi, si sentì abbastanza in ordine per affrontare il nuovo incontro.
Non si aspettava il modo in cui Hanamaki e Oikawa lo affollarono nel momento in cui spuntò dal corridoio, con Iwaizumi dalla cucina che diceva loro di non esagerare e Matsukawa appoggiato al bancone che sembrava sollevato al vederlo in piedi, ma senza invadere i suoi spazi.
Alla fine i due che gli si erano avvicinati l'avevano sì toccato e anzi Hanamaki l'aveva pure abbracciato, ma ad un certo punto si staccarono, rendendosi conto di aver forse esagerato.
Ignorando la sensazione di calore a quelle preoccupazioni sincere - quando era stata l'ultima volta che qualcuno si era preoccupato per la sua persona? -, si inchinò davanti a loro, con le mani giunte. "Mi dispiace moltissimo di avervi fatto preoccupare! Sono stato così preso da pensieri e dal trasloco da essermi sovraccaricato, ritrovandomi a stare male proprio in casa vostra, sono mortificato, Hanamaki-kun, Oikawa-kun, Matsukawa-kun, Iwaizumi-kun."
"Non ti preoccupare, Tendou, l'importante è che ora tu stia meglio" rispose il ragazzo con i capelli rosa, facendogli strada fino al tavolo da pranzo, dove già era apparecchiato per cinque.
"Ammetto di aver perso qualche anno di vita, trovandoti sul pavimento, ma davvero, sono contento di vedere che stai bene" fu il commento di Oikawa, mentre gli stringeva una spalla ancora una volta e lo indirizzava al suo posto, sul lato più lungo tra lui e Matsukawa.
Anche se Tendou si era aspettato qualche domanda e qualche diffidenza in più, non poteva credere che bastasse così poco, i quattro non furono affatto invadenti durante la cena, parlando di cose tranquille e coinvolgendolo quanto bastava, senza forzarlo.
Principalmente Tendou si ritrovò a mangiare, aveva più fame di quanto si aspettasse e la minestra di Iwaizumi era particolarmente appetitosa, anche se a malapena riuscì a finire il proprio piatto, senza chiedere il bis che tutti pregarono successivamente.
Si ritrovò a godersi quell'atmosfera intima e tranquilla, per una volta senza ansie.
Non ricordava quando fosse stata l'ultima volta.
***
Aveva diviso gli spazi sia al dormitorio delle superiori che nei due precedenti appartamenti in cui aveva abitato, non era nemmeno abituato a stare da solo, la compagnia gli piaceva finché aveva uno spazio dove rifugiarsi in caso di qualche sovraccarico emotivo e sensoriale, quindi non gli ci volle molto per abituarsi alla sua nuova soluzione abitativa.
La casa era molto grande, dava a tutti lo spazio necessario per non starsi sempre intorno, tra la cucina, il terrazzo, il salotto, la zona studio accanto all'entrata e le camere.
Le dinamiche e la routine erano ciò che soprattutto Tendou si era ritrovato ad osservare con un certo fascino.
Per esempio c'era la mattina.
Soffrendo d'insonnia e ritrovandosi perciò sveglio per la maggior parte del tempo, aveva scoperto fin dal primo mattino che il primo ad alzarsi era Iwaizumi, per andare a correre. Tornava entro un'ora, decisamente sudato, ma sprizzando una certa energia e contentezza, come se quel momento dedicato a sé stesso al mattino lo mettesse di buon umore. Anche se il tutto era da intuire, dato che raramente perdeva il proprio cipiglio.
Tendou non si era sentito abbastanza a proprio agio da toccare qualsiasi cosa senza la presenza di uno dei propri anfitrioni, perciò aveva atteso il ritorno dell'altro prima di farsi strada nella zona cucina, ma quando per la terza volta Iwaizumi lo trovò seduto al tavolo ad aspettarlo, gli disse che non c'era niente di male se voleva farsi un tè senza doverlo attendere, soprattutto se aveva un certo ritmo al mattino.
"Non preparo niente prima di essere tornato dalla corsa perché nessuno degli altri tre si alza prima delle sette, ho tutto il tempo di farmi una doccia e preparare la colazione prima che si alzino" gli aveva spiegato, seduti a tavola, un tè davanti a Tendou e un caffè ("nero come la sua anima" secondo Oikawa) davanti ad Iwaizumi, mentre ascoltavano la sveglia provenire dalla camera da letto.
Il secondo ad alzarsi era di solito Oikawa, con uno schema abituale molto serrato che non poteva essere interrotto. Più o meno occupava il bagno dai venti ai trenta minuti, mentre nel frattempo Matsukawa si alzava e finiva per lavarsi la faccia nel lavandino della cucina, prima di venire a tavola con le palpebre ancora più cadenti del solito sotto le spesse sopracciglia.
L'ultimo a raggiungere la tavola era sempre Hanamaki, quello con i migliori orari universitari che gli permettevano di dormire anche fino alle otto, prima di dover portare il sedere fuori dal letto.
Tendou li trovava carini nel modo in cui finivano per gravitarsi intorno, pur facendo ognuno le proprie cose.
Di solito il rosso finiva per uscire insieme ad Hanamaki, visto che si dirigevano nello stesso posto, cosa che gli permetteva di vedere quanto bastava per capire meglio le dinamiche in quella casa che lo stava ospitando.
Aveva cominciato fin dal giorno dopo a cercare un nuovo posto dove stare, per non gravare sui quattro ragazzi più di quanto desiderasse, ma non sembrava esserci niente di adatto che non uscisse troppo dal proprio budget. Almeno riuscì a convincerli a pagare un piccolo affitto, così da sentirsi meno in colpa e non gravare troppo sui consumi e la spesa.
Si ritrovò a scoprire quei quattro ragazzi che fino a pochi anni prima aveva soltanto considerato avversari di un buon livello, a conoscerli a livello umano e in un paio di settimane, si sentì persino di definirli degli amici, almeno nella propria testa.
Con Hanamaki soprattutto si ritrovò a condividere qualche confidenza in più, almeno per quanto riguardava la loro passione comune, cioè gli anime e i manga.
Sulla propria vita privata aveva la bocca cucita.
Non aveva mai raccontato a nessuno cosa fosse successo alla fine del liceo, non dopo aver tagliato i ponti con tutti gli studenti della Shiratorizawa e aver lasciato Sendai, e l'idea di aprirsi per la prima volta lo spaventava e lo imbarazzava perché sapeva di aver fatto soltanto errori allora, non era pronto a ricevere un vero giudizio, un giudizio reale che non fosse quello creato dalla sua mente fin troppo fantasiosa.
Sapeva però di non star facendo un buon lavoro, non davanti a qualcuno che sapeva essere molto attento.
Oikawa era sempre gentile e disponibile nei suoi confronti, ma il suo sguardo attento e implacabile individuava ogni minimo sussulto che aveva al sentire nominare Ushijima Wakatoshi.
Il setter, essendo nella stessa squadra universitaria di Ushijima, lo nominava piuttosto spesso a cena quando tutti condividevano la loro giornata, spesso con tono petulante per qualcosa che l'asso aveva detto, anche se mai con fare denigratorio. Sembrava che i due avessero un rapporto amichevole e rispettoso in campo, ma che continuassero ad essere incompatibili al di fuori, avendo due caratteri così diversi.
Sapeva di pendere dalle labbra di Oikawa durante quei racconti, anche se cercava di fare finta di niente, dedicandosi al cibo nel piatto, ad aiutare Matsukawa a sparecchiare o a guardare distrattamente il telefono. Sapeva di esserlo perché amava sentir parlare del suo ex migliore amico. Sentiva la mancanza di tutta la squadra della Shiratorizawa, ma per due persone un po' di più e una di queste persone era Wakatoshi.
Era bello sentire che continuava ad andare a correre due volte al giorno tutti i giorni al di fuori degli allenamenti, a riempirsi le guance come un criceto quando mangiava neanche avesse tre anni e a correggere gli altri perché non capiva i luoghi comuni.
Aveva sentito una conversazione a bassa voce di Oikawa con Iwaizumi una sera, mentre gli faceva notare quella situazione, ma il futuro dottore gli aveva intimato di tacere altrimenti non avrebbero fatto sesso per un mese. Il setter si era lamentato molto, ma alla fine aveva mantenuto la parola, continuando a comportarsi come sempre e ad osservare senza dire niente.
Andava bene così.
Presto avrebbe trovato un buco dove trasferirsi e quella situazione non si sarebbe più presentata. Sperava di continuare a frequentare i quattro ragazzi, di avere di nuovo degli amici, ma non avrebbe più assistito a cene private e troppo tenere tra di loro dove si facevano gli occhi dolci e si raccontavano la giornata.
Avrebbe dovuto sapere, però, che la fortuna non era mai stata dalla sua parte.
Mai.
Era pomeriggio inoltrato e sapeva che sarebbe arrivato a casa prima di tutti e quattro i suoi coinquilini. Aveva pensato di aspettare la fine delle lezioni di Hanamaki, ma lui gli aveva detto di andare prima e non preoccuparsi. Gli era stata data una chiave di riserva proprio per quel mptivo quando era stato trovato seduto sugli scalini del condominio da Matsukawa due volte di seguito e sgridato da tutti per non aver detto chiaramente che aveva orari diversi dai loro. Iwaizumi era una tale mamma chioccia nel dirgli che non disturbare non era un buon motivo per stare seduto fuori ad aspettare.
Ma torniamo all'appartamento.
Il quartiere dove vivevano i quattro a Tokyo era in una bella zona e facile da raggiungere con i mezzi, tanto che era già distratto dai pensieri sull'anime che lo aspettava a casa più o meno nel suo orario di rientro.
Quando però fu quasi sulle scale del condominio, qualcuno lo chiamò per nome. Una voce che conosceva bene come il suo manga preferito. La voce del suo primo e vero amico...
L'ultima persona che si aspettava di trovare lì era Ushijima Wakatoshi in persona.
Eppure eccolo, bloccato in fondo agli scalini nello stesso modo in cui era bloccato lui in cima alla piccola rampa, entrambi riconoscendosi facilmente come se non fossero passati quasi più di due anni dal loro ultimo incontro. Sembrava ieri che si erano congratulati uno con l'altro dopo la cerimonia del diploma, prima che Tendou venisse tirato da parte da un'altra persona e tutto precipitasse.
Almeno fu il primo a riprendere il controllo del proprio corpo e con una velocità invidiabile che non aveva mai avuto prima, corse alla porta del condominio e la aprì al volo con la chiave giusta, prima di sbatterla in faccia all'altro, che si era affrettato a seguirlo senza arrivare in tempo. Si fissarono da un lato all'altro del vetro per qualche secondo, prima di mimare un 'mi dispiace' a fior di labbra e scappare via, ignorando la chiamata di Ushijima e il suo bussare appena alla porta. Fece le scale a tre a tre, almeno quelle gambe così lunghe servivano a qualcosa, il cuore che batteva a mille come se avesse appena giocato la partita della vita, invece era soltanto la sua mancanza di esercizio fisico degli ultimi anni. Riuscì a raggiungere l'appartamento e poi di volata la propria stanza, ricordandosi appena di togliere le scarpe perché era un movimento talmente automatico da non richiedere un pensiero attivo.
Soltanto quando fu chiuso nella stanza da letto, riuscì a riprendere fiato per qualche secondo prima che il primo accenno di mal di testa per via del sovraccarico emotivo che si stava accumulando al centro del petto si presentasse.
Di nuovo era fuggito via come un coniglio.
Si faceva particolarmente schifo.
Trattenne un singhiozzo e si rannicchiò a terra, cercando di tenersi insieme, mentre un concentrato di emozioni tra imbarazzo, senso di colpa e tristezza lo invadeva.
***
Erano quasi le sette di sera quando Matsukawa rientrò a casa, portando la spesa che aveva preso dal konbini in cui lavorava.
Non aveva ricevuto messaggi strani da nessuno dei suoi ragazzi né dal loro coinquilino temporaneo, quindi si aspettava una serata normale come quelle dell'ultimo mese da quando Tendou si era trasferito da loro. Apprezzava la compagnia dell'ex middle blocker, nonostante fosse parte dei suoi incubi liceali, ma se doveva essere sincero sentiva la mancanza dello spazio privato che avevano avuto loro quattro prima del suo arrivo. Anche se Tendou era veramente attento a non disturbare e a non essere invadente nei confronti dei suoi ospiti, restava sempre una quinta presenza in casa a cui non riuscivano ad abituarsi.
Non voleva essere uno stronzo e sapeva che il rosso stava facendo fatica a trovare una casa che rientrasse nel proprio budget, ma si era ritrovato a tenere un occhio sugli annunci di ricerca di coinquilini in facoltà, pronto nel caso ad indirizzare Tendou.
Nonostante questi pensieri, aveva preso una grossa barretta di cioccolata per l'altro, un'offerta di pace che serviva più per calmare la propria mente che per il centrale stesso. Anzi lui avrebbe sicuramente capito il messaggio e l'avrebbe bonariamente preso in giro.
Quello che non si era aspettato, data la normalità della serata, fu trovare Ushijima Wakatoshi seduto sugli scalini del condominio, immobile come una statua e mostrando una strana emozione sul suo volto normalmente stoico. Sorpresa, shock.
Oh merda, non era attento come Oikawa, ma iniziò ad avere i propri sospetti, mentre recuperava il telefono per inviare un messaggio in codice nella chat di gruppo che riassumeva perfettamente la situazione: una foto veloce del suddetto asso della pallavolo seduto sui gradini del loro complesso. Avrebbe detto più di mille parole.
Si schiarì la voce, mentre si passava una mano tra i riccioli neri, per attirare l'attenzione dell'altro.
"Ushiwaka?" disse, prima di rendersene conto e correggersi. "Ushijima, cosa fai qui?"
"Non c'è bisogno di correggerti, Matsukawa, immagino che Oikawa vi abbia influenzato con quel soprannome."
"In effetti sì..."
Tutti loro erano familiari con Ushijima. Non solo perché giocava con uno di loro, ma anche perché era una delle poche persone che sapevano della loro relazione poliamorosa e che li appoggiava. Era sempre stato attento e discreto, gli volevano bene, anche se si guardavano bene dall'ammetterlo di fronte a Oikawa ad alta voce, non avrebbero sentito la fine delle sue lamentele.
"Ho visto Tendou Satori, il mio compagno di squadra al liceo. Lui abita qui?" Dritto al punto, come al solito.
Si chiese quale sarebbe stata la frase giusta da parte sua, la verità o una balla, fare finta di scoprirlo adesso o rivelare che lo stavano ospitando. Dire la verità forse sarebbe stato più saggio, visto che non aveva modo di accordarsi sulla stessa storia con i suoi fidanzati finché non fossero tornati.
"No, è solo di passaggio. Lo stiamo ospitando a casa nostra."
Chiunque altro avrebbe fatto domande, anche soltanto come cazzo fossero finiti i quattro del Seijoh ad ospitare il middle blocker della Shiratorizawa tra tutte le persone, ma non l'asso che fece un semplice cenno.
"Voglio parlare con lui. Io ho bisogno di parlare con lui. Puoi dirgli che lo aspetterò qui per tutto il tempo che gli servirà a calmarsi?"
"Calmarsi?"
"Si è spaventato molto quando mi ha riconosciuto. Ho paura che possa aver avuto un sovraccarico emotivo. Cosa che dalla tua faccia non vi ha mai spiegato, immagino."
"Immagini bene..."
Ushijima sospirò, restando impassibile. "Tendou è un estroverso altamente sensibile, provare tante emozioni insieme o emozioni molto forti e intense possono destabilizzarlo e portarlo ad un sovraccarico. In quei momenti ha bisogno di calma e di riposo finché non si sentirà meglio e potrà affrontare ulteriori emozioni. Potrebbe aver bisogno di tempo per calmarsi e non ama essere toccato in quei momenti, lasciagli i suoi spazi. Portagli soltanto questo messaggio, io resterò qui."
Matsukawa si ritrovò ad annuire, assimilando quelle informazioni che spiegavano già molte cose del comportamento di Tendou nei mesi in cui l'aveva conosciuto, e si diresse subito all'appartamento. Normalmente avrebbe invitato l'altro ad entrare, ma era sicuro che Ushijima avrebbe rifiutato, proprio per quello che gli aveva spiegato.
Si ritrovò a fare le scale più in fretta di quanto fosse necessario, spinto in avanti dalla necessità di sapere che l'altro ragazzo stesse bene e non si fosse magari fatto male in qualche modo, magari nella fuga poteva aver sbattuto la testa o che cazzo ne sapeva lui. Non aveva una vena tragica come Oikawa, né affondava troppo nella propria testa come Hanamaki, ma la situazione preoccupante, le stesse reazioni così emotive di Ushijima per quello che l'aveva conosciuto, l'avevano messo in abbastanza ansia.
In un minuto fu nel genkan familiare, dove trovò la giacca di Tendou e le sue scarpe lasciate cadere alla rinfusa proprio oltre la porta. Doveva essere entrato in un tale stato da non avere nemmeno la mente per lasciare in ordine. Non si era nemmeno messo le ciabatte.
Riordinò velocemente l'ingresso, prima di lasciare il sacchetto della spesa sullo scalino, non c'era niente che si potesse rovinare per così poco, ma recuperò la cioccolata, magari poteva essere di qualche aiuto essendo il cibo preferito del rosso.
Bussando alla porta, sperava di fare del proprio meglio per Tendou. Sapeva gestire gli attacchi di panico e altre situazioni stressanti, poteva farcela. Se fosse crollato per l'ansia pure lui, aiutare Tendou sarebbe stato impossibile.
Bussando di nuovo, visto che non aveva ricevuto risposta, annunciò che stava per entrare, avrebbe avuto occasione in futuro per scusarsi di tanta scortesia.
Ricordava quando Oikawa era arrivato di corsa dopo aver trovato Tendou svenuto sul pavimento un mese prima, non gli piaceva l'idea di ripetere l'esperienza, ma almeno quando individuò l'altro sul pavimento, lo trovò rannicchiato, ma con gli occhi aperti e vigili, anche se arrossati di un pianto molto evidente che ormai si era esaurito.
Si fermò sulla soglia e si accucciò a terra, facendo dei movimenti lenti e parlando a bassa voce. "Tendou, ehi..."
"Ehi..."
Sentirlo parlare lo tranquillizzò più di quanto si aspettasse, mentre offriva la barretta di cioccolata, sentendosi un po' stupido. "Ti ho portato questa..."
"...ancora i sensi di colpa perché mi vorresti fuori dai piedi, Matsukawa-kun?"
"...odio quando capisci le cose in questo modo, cazzo" borbottò, prima di sussultare in modo evidente e scusarsi. "Non volevo..."
"Non c'è problema. Wakatoshi era ancora di sotto, vero?"
"Sì. Ha detto che ti aspetterà finché non ti sarai calmato, qualunque sia il tempo di attesa."
"Ovviamente." Era impressionante come un ragazzone così allampanato potesse formare una palla tanto perfetta, mentre tornava a nascondere il viso nelle ginocchia ancora coperte dai jeans, sospirando. "L'ultima volta che l'ho visto era la cerimonia del diploma... vederlo oggi... non credo di essere in grado di parlarci."
"Vuoi che lo mandi via?"
"Non se ne andrà. O se lo facesse, domani mattina sarà di nuovo qui. È un tale testardo."
Non era mai stato curioso come Oikawa sui loro trascorsi, credeva molto nel fatto che ognuno dovesse mantenere la propria privacy e non fosse obbligato a condividere la propria vita soltanto perché era stato colto in un momento di vulnerabilità. Era pronto a offrire il proprio sostegno senza fare alcuna domanda. Questo non significava che non volesse sapere, ma se era nel suo destino restare all'oscuro, si sarebbe adattato. Oikawa avrebbe dato di matto, poco ma sicuro, il suo pettegolo preferito.
Quando squillò la canzone 'Drama Queen' che tutti loro avevano messo come suoneria personalizzata di Oikawa, gli scappò un piccolo sorriso.
Pensi al diavolo...
"Tooru, dimmi."
"No, dimmi tu, Issei! Cosa sta succedendo? Devo ancora prendere la metropolitana e ci metterò mezz'ora ad arrivare. Aggiornami."
Il setter non aveva parlato a bassa voce, ma cercò di abbassare il volume della chiamata per non invadere rumorosamente lo spazio di Tendou, anche se fu contento vederlo sciogliere la posa quanto bastava per recuperare la cioccolata e scartarla per darci un morso. Un punto per Matsukawa.
"Non è il momento, Tooru. Sono qui con Tendou."
"Oh... merda! Passamelo!"
"Eh?"
"Passamelo, devo dirgli subito una cosa!"
"Non credo che sia il momento..."
"Passami il telefono, Matsukawa-kun, la parte peggiore della mia crisi l'ho avuto prima che arrivassi."
Fece un cenno, offrendo il cellulare, ma il centrale si limitò ad attivare il vivavoce con una ditata veloce e avvicinare un po' il viso. "Dimmi, Tooru."
"Voglio che tu sappia che non ho detto niente a UshiWaka della tua presenza a casa nostra né altro, volevo che tu lo sapessi! Lo so che non sono stato sottile nel volermi fare i fatti vostri, ma non avrei mai violato davvero la tua privacy, anche se Hajime non avesse minacciato di colpirmi se non avessi tenuto la bocca cucita."
Guardò il rosso aprirsi in un sorrisetto sincero e privo di quel filo di malizia che sembrava perennemente abitare sulla sua faccia e che al liceo l'aveva fatto incazzare ad ogni partita. "Non l'avrei mai pensato, Oikawa-kun, so che sei più gentile di quanto la tua persona faccia pensare."
"Cosa significa la mia persona??"
"Grazie, Oikawa-kun."
"Non c'è bisogno di ringraziarmi, ma non cambiare argomento. Io sono e sembro gentile, non mentire."
"Certo, certo."
"Matsukawa Issei, smettila di ridere!"
Cercò di trattenere la nuova risata, mentre si sentiva riempire di amore per il setter.
"UshiWaka è ancora di sotto?"
"Sì" rispose lui, riprendendosi il telefono, mentre il rosso si ritraeva un po' al nome, ma sembrava aver ripreso il controllo di sé stesso abbastanza da sdraiarsi sul pavimento supino mentre ascoltava.
"Lo allontano io, se ce ne fosse bisogno."
"Tendou? Cosa preferisci?"
"Ho bisogno di tempo. Tempo per lasciare Tokyo sarebbe l'ideale, ma mi va bene anche una notte intanto."
"Così male?" La voce di Oikawa suonò più statica, ma si avvertì chiaramente la preoccupazione.
"Non ne avete idea."
"Anche Hajime e Takahiro sono in viaggio, ci vediamo tra poco!"
Chiusero la chiamata e restarono a fissarsi, mentre Tendou continuava a sgranocchiarsi la cioccolata, sembrando più tranquillo ma anche rassegnato, dal modo in cui gli parlò dopo qualche attimo di silenzio. "Non posso credere che tu non voglia sapere niente."
Scrollò le spalle, appoggiandosi allo stipite della porta e piegando una gamba per appoggiare le braccia incrociate sul ginocchio. "Sono curioso, ma posso vivere senza sapere, finché non è qualcosa che ti mette in pericolo, immagino... non voglio farmi i cazzi tuoi, Tendou, davvero."
"Non... non ho mai detto a nessuno cosa è successo alla fine dell'ultimo anno."
"Non sentirti obbligato, Tendou, resto qui anche se non mi dici niente."
"In realtà... ho sempre tenuto molti segreti nella mia vita, ma ora avrei davvero bisogno di parlarne."
"Sei sicuro?"
Vide il rosso annuire, ma attese una risposta verbale, invitandolo a continuare. "Sì, ne sono sicuro."
"Ok, ti ascolto."
Cominciò a parlare a manetta, con ampi gesti delle mani. "Premessa. Sono gay. Non so se sia palese da qualcosa in particolare, ho avuto amici che se ne sono accorti subito e altri che non l'hanno capito finché non gliel'ho sbattuto in faccia, è solo importante ai fini della mia storia. Ho capito di esserlo piuttosto presto, sono sempre stato precoce e beh la mia palese preferenza per l'estetica maschile dei personaggi manga era un grosso indizio. Prima parlavo di segreti mai detti... questo è uno di quelli. Prima del liceo, non ho mai avuto un vero amico a cui dirlo e i miei genitori erano assolutamente fuori discussione." L'aggiunta finale fu sottolineata da una smorfia.
Matsukawa si sentì subito pervadere da una sensazione di familiarità. Iniziava a capire dove questa storia sarebbe andata a parare, ma non commentò. Era il momento di Tendou.
"Vengo da una famiglia ricca e tradizionale, mio padre è l'erede di una famosa azienda e ha sempre chiesto da parte del suo unico figlio un comportamento privo di difetti. Ma il suo unico figlio ero io, con tutte le problematiche che ti puoi immaginare e pure di più, per esempio il bisogno di uno psicoterapeuta che mi aiutasse con la mia ipersensibilità, i miei capelli rosso naturale che mi rendevano il peggior pugno in un occhio di qualsiasi fotografia di famiglia e poi ero pure omosessuale. Ho cercato di tenere tutto questo per me per anni, nonostante gli appuntamenti combinati con ragazze di buona famiglia e la pressione costante di mio padre e mio nonno perché mi uniformassi ai loro standard. Nonostante non mi avessero dimostrato un briciolo d'amore da quando ero nato, non volevo deludere nessuno e facevo del mio meglio, chiedendo solo di mantenere le mie passioni finché non mi avessero distolto dai miei impegni, i miei manga, i miei anime, la pallavolo. Permettermi di entrare nel club di pallavolo al liceo è stato il regalo più grande che potessero farmi. Lì ho trovato i miei primi veri amici e mi sono innamorato."
"Oh" gli scappò, prima di chiudere la bocca di scatto sentendosi stupido.
Tendou ridacchiò, appoggiato su entrambi i gomiti per sostenersi la faccia. "Chiedi pure, Matsukawa-kun."
"Chi era?"
"Semi Eita. Era il setter del nostro anno."
"Ricordo... al terzo anno fu sostituito da Shirabu del secondo, giusto?"
"Esatto."
Ricordava Semi Eita, un ragazzo dal fisico muscoloso e i capelli grigi all'ultimo anno, probabilmente tinti perché li ricordava di colorazioni diverse tra una partita e l'altra. Anche se ai tempi pensava che tutti i membri della Shiratorizawa fossero degli stronzi con la puzza sotto il naso, non ricordava di essersi mai particolarmente punzecchiato con lui. Ricordava anche Tendou girare molto intorno al setter, anche se ai tempi non gliene importava poi molto, era stata solo osservazione della squadra avversaria durante gli incontri sul campo.
"Carino, mi ricordava Hajime."
"Lui e Iwaizumi-kun hanno molti tratti in comune, soprattutto le caratteristiche da genitore della squadra. Chiamavo Semi 'mamma cigno', per via dell'aquila del nostro simbolo, non gli piaceva per niente."
Ridacchiò al pensiero. "Aveva le sue buone ragioni, cioè mamma cigno, davvero?"
"Era un soprannome fantastico, non capisci niente, Matsukawa-kun!"
"Se lo dici tu."
"Nel frattempo... si avvicinava il diploma, avevamo perso la finale per andare al campionato nazionale, quindi c'era solo studio, la scelta dell'università, sai anche tu. Mio padre mi aveva scritto ad una facoltà di Economia, non era neanche lontanamente di mio interesse, ma sarei andato nella stessa università di Ushijima ed avremmo condiviso la stanza al dormitorio, e anche Semi era diretto a Tokyo, avremmo potuto continuare a frequentarci e tutto."
"Non ti sei mai dichiarato...?"
Tendou si bloccò, guardando verso il basso e facendo il sorriso più triste e amaro che avesse mai visto. "Avrei soltanto rovinato la nostra amicizia, non pensavo che ricambiasse i miei sentimenti, non aveva mai dato l'impressione che gli piacessi di più che come un amico e per me restare suo amico era più importante di un sogno romantico. Mi sarei portato il segreto nella tomba se questo mi avesse permesso di continuare a stare al suo fianco."
Per un attimo, gli ricordò quello che lui, Oikawa, Iwaizumi e Hanamaki si erano confidati dopo essersi dichiarati, come tutti loro fossero stati spaventati all'idea che dei sentimenti potessero rovinare il rapporto che avevano. Hajime era stato veramente spaventato ai tempi, tanto che avevano pensato non sarebbero mai più riusciti a tornare a ciò che erano stati, ma una comunicazione attenta e sincera aveva permesso loro di superare ansie e difficoltà, soprattutto quelle mentali.
Non voleva giudicare l'operato di Tendou, era troppo facile farlo da esterno alla vicenda, e attese il proseguimento del racconto.
"Qualche giorno prima della cerimonia del diploma, però, mio padre mi chiese di tornare a casa e mi presentò ad una nuova ragazza di un'ottima famiglia, credo fosse figlia di un politico influente, mi parlò dell'importanza di un tale legame, del fatto che ci saremmo fidanzati appena finiti i miei anni universitari, mi costruì in pochi minuti quella che sarebbe stata la mia vita costruita e decisa da lui. Ho sentito una gabbia chiudersi intorno a me, la sensazione che non avrei mai avuto le grandi avventure nella vita dei miei personaggi preferiti, nemmeno la grande storia d'amore su cui fantasticavo sempre... mi sentii esplodere. Sinceramente, credo di essermi dissociato dal mio corpo in quel momento perché ricordo quello che ho detto, ma come se avessi visto tutto da bordo campo invece che dirlo io, non lo so, ho uno strano ricordo di quel momento."
"Gli hai detto che eri gay?"
"Sì. Così, dal nulla, senza nessuna preparazione, anche se credo l'avessero capito sia lui che mia madre, ma pensassero di potermi cambiare."
La sensazione di déjà-vu ora era perfettamente sensata. Matsukawa poteva capire benissimo.
"Mi ha cacciato di casa, senza niente, un soldo, uno straccio addosso, mi ha buttato fuori. Se non avessi avuto il Dormitorio pagato fino al diploma, non sarei riuscito nemmeno a stare all'Accademia. Riuscii a recuperare le mie cose quando le buttarono via perché un paio di domestiche me lo fecero sapere e presero il rischio di portarmi gli scatoloni dei manga e dei vestiti prima che venissero distrutte... devo molto a loro. Però questa non è la parte peggiore..."
"No?" Si ritrovò a chiedere, cercando di capire cosa potesse esserci di peggio di essere rifiutato dai propri genitori. Avendo subito la stessa cosa alla fine del liceo, Issei sapeva che senza i suoi fidanzati sarebbe impazzito.
"Il giorno del diploma, Semi venne da me e mi dichiarò i suoi sentimenti, dicendo che gli dispiaceva non essersi accorto prima di quello che provavo e che aveva pensato io non fossi interessato. E io gli ho detto che in realtà non mi piaceva, che non mi era mai piaciuto romanticamente e che per me era solo un amico."
"Oh Tendou..."
Si fece avanti prima di rendersene conto, cercando di toccarlo, su una spalla, su un braccio, ma il rosso si tirò su con uno scatto, ritraendosi ai tentativi e respirando affannosamente. Se fino a quel momento aveva tenuto bene il controllo, ora a raccontare quella parte perse la compostezza, iperventilando. Ricordò come Ushijima gli avesse detto di non toccare Tendou prima di aver ricevuto l'ok e si tirò indietro a propria volta, per lasciargli lo spazio. Non sapeva cosa fosse meglio fare in quel caso, aveva già affrontato qualche attacco di panico tra Hanamaki e Oikawa, ma non era la stessa cosa, non voleva sbagliare.
Per i primi minuti, Tendou respirò a fondo, seduto ora ma di nuovo rannicchiato in una palla, riprendendo il controllo di sé stesso, poi improvvisamente borbottò:"Il modo in cui mi guardò, Matsukawa-kun. Gli spezzai il cuore. Gli feci così male... Semi non era il tipo da aprirsi in quel modo, era il tipo da rimuginare molto prima di parlare, eppure aveva deciso di dichiararsi e io gli dovetti dire la più grande bugia nella storia delle bugie... perché mi vergognavo, non avevo più niente, manco una casa, un soldo in tasca, non sarei nemmeno partito per Tokyo, cosa gli potevo dare se non un fardello. Semi meritava di partire e farsi la sua vita, non di avere me come zavorra."
"Mi dispiace tanto, Tendou."
Gli rispose con un cenno, giocherellando con il bordo della felpa.
"Come sei arrivato qui allora?"
"Mia nonna. Non starò qui a raccontarti le vicissitudini della mia splendida famiglia, mia nonna paterna si era separata dal resto della famiglia prima che nascessi, però di nascosto ai miei genitori, si era messa in contatto con me quando avevo dieci anni circa, le ricordavo sé stessa credo. Mi aveva detto che se mai avessi avuto bisogno di qualcuno un giorno, perché sapeva che un giorno avrei avuto bisogno, di contattarla. Lo feci subito dopo aver lasciato Semi lì nel giardino dell'Accademia, chiedendole aiuto in lacrime. Mi fece venire a prendere da un nipote della sua nuova famiglia che mi aiutò a recuperare le mie cose e a lasciare Sendai senza guardami indietro. Ho lavorato nel suo negozio di fiori per più di un anno in un'altra regione, mettendo da parte quanto bastava per potermi trasferire a Tokyo. Quando mi avete incontrato alla caffetteria qualche mese fa, avevo appena trovato lavoro lì, ma ero a Tokyo già da tempo, in cerca di una sistemazione stabile." Fece una pausa, alzandosi in piedi di colpo come un pupazzo a molla e iniziando a camminare come se improvvisamente fosse un concentrato di energie e dovesse sfogarle. "E così ora sai tutta la mia storia. Sono pronto ai giudizi. Fai del tuo peggio."
"Tendou, siamo amici da poco, non ho diritto di giudicare. Posso solo dirti che..." Soltanto i suoi fidanzati e le loro famiglie lo sapevano, ma gli sembrava giusto aprirsi dopo il modo in cui l'altro si era confidato, fargli sapere che non era solo. "Anche io sono stato buttato fuori casa dai miei genitori perché ero in una relazione poliamorosa con tre maschi. Triplicemente colpevole. Mi dispiace che tu ti sia vergognato di questo, ma sappi che non dovevi essere tu a vergognarti... L'unica cosa che posso dirti è che avresti dovuto parlarne con i tuoi amici, ma non posso giudicarti per non averne parlato. Non so se ne avrei parlato con i miei migliori amici, se non fossero stati anche i miei ragazzi e non avessero capito che era successo qualcosa prima ancora di vederci di persona, soltanto a sentirmi al telefono."
Di nuovo con un movimento improvviso, Tendou si lasciò cadere seduto al suo fianco e gli appoggiò la testa sulla spalla, rischiando di accecarlo con i capelli ancora sparati a punta. "Mi dispiace anche per quello che è successo a te, Matsukawa-kun."
"Grazie... posso dire che sono stato fortunato ad avere Tooru, Hiro e Hajime... e i loro genitori che mi hanno preso sotto la loro ala, per così dire, dandomi tutto il supporto emotivo e psicologico di cui avevo bisogno." Ai tempi la famiglia Oikawa l'aveva aiutato anche economicamente con un piccolo prestito per poter studiare finché non era riuscito a conquistare una borsa di studio e a trovare lavoro per coprire le proprie spese, era sua idea restituire tutto non appena ne fosse stato in grado.
"Ti invidio tanto, avete una relazione meravigliosa."
Non gli disse frasi di circostanza che un giorno avrebbe trovato anche lui una relazione altrettanto bella, soltanto sorridendogli e lasciando che restasse appoggiato alla sua spalla finché avesse voluto.
Restarono così per una decina di minuti, finché non sentirono la porta d'ingresso aprirsi e le voci sommesse degli altri ragazzi.
"Se vuoi restare qui, parlerò io con loro, so che potrebbero diventare un po' troppo per te."
"Ti ringrazio, ho bisogno di un po' di tempo da solo. Puoi... raccontare loro quello che ti ho detto, Matsukawa-kun, se vuoi. Anzi, evitare di doverlo ripercorrere non mi dispiacerebbe."
"Certo, se non è un problema."
"Nessun problema. Grazie, Matsukawa-kun."
"Di cosa? Non c'è bisogno che mi ringrazi. Finisci quella cioccolata, però, metti almeno quello nello stomaco."
"Non dico mai di no alla cioccolata."
Si sorrisero, prima di lasciare la stanza, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando più serenamente Tendou da solo.
***
Quando Hanamaki arrivò finalmente sotto casa dopo quel messaggio di Matsukawa e la successiva telefonata di aggiornamento da Oikawa, non si sorprese di trovare ancora lì Ushijima, aveva capito che non se ne sarebbe andato senza parlare con Tendou.
Oikawa e Iwaizumi erano già lì, ma dalla conversazione che colse avvicinandosi, non dovevano essere arrivati da molto.
"UshiWaka, perché sei passato di qui? Tu abiti da tutt'altra parte."
"Dovevi restituirmi dei DVD e mi avevi detto di passare quando avevo tempo, anche se tu non c'eri e ho cambiato il mio percorso di corsa oggi per arrivare fin qui."
Il setter sembrò imbarazzato, anche se tutti loro sapevano che aveva detto così a Ushijima molto prima che Tendou si trasferisse momentaneamente da loro, più per fare dispetto all'altro e non ammettere di essere uno smemorato e di continuare a dimenticarsi i DVD nel mobile sotto la televisione.
"È per via di Tendou che ultimamente mi facevi domande sulla Shiratorizawa?"
L'imbarazzo fu stavolta ancora più marcato. "Sì, scusami, Ushijima. Tendou non sembrava voler aprirsi con noi ed ero curioso."
"Ti avevo detto di smetterla di impicciarti, Trashykawa."
"Ehi!"
Iwaizumi prese parola, alzando lo sguardo sull'alto giocatore di fronte a loro con cipiglio più serio del suo solito. "Mi dispiace, UShijima, per come si è comportato questo idiota."
"Non è un problema. Io voglio soltanto parlare con Tendou."
Si intromise nel discorso Hanamaki, sapendo di mostrare molta preoccupazione per quello che ormai era diventato un amico per lui, più che per i suoi ragazzi. "Issei ci ha detto che Tendou non si sente ancora di parlarti. Non puoi aspettare che ti facciamo sapere quando si sentirà pronto?"
L'espressione di Ushijima era la più espressiva che gli avesse mai visto fare, sembrava un misto di shock, preoccupazione ma anche determinazione. "Ho paura che se non ci parlo subito, sparirà di nuovo."
"Sul serio?" I volti di Oikawa e Iwaizumi riflettevano il suo enorme stupore. Avevano capito che era successo qualcosa di importante in passato, ma una reazione così...
"L'ha già fatto. Se ne è andato senza dirmi niente. Non voglio che lo rifaccia. Ho sofferto molto per il suo comportamento."
"Sei arrabbiato con lui?"
Sembrò pensarci seriamente prima di parlare. "No. Ero deluso quando è successo perché era il mio migliore amico e avrebbe dovuto fidarsi di me, poi mi sono preoccupato molto, ma non sono mai stato arrabbiato. So che ha avuto le sue ragioni. Vorrei solo parlarne finalmente."
Si scambiarono un'occhiata, capendosi senza parlare. Non potevano far salire Ushijima in casa e non potevano lasciare che restasse lì sotto casa. Magari Tendou ci avrebbe messo tutta la notte!
"Senti, Ushijima. Per stasera potresti tornare a casa, lascia un po' di tempo a Tendou per riprendersi, Issei ha detto che era molto agitato e non vorrebbe saperti qui fuori all'aperto, lo faresti sentire ancora peggio. Non possiamo prometterti di trattenerlo con la forza se volesse andare via, ma ti avviseremo nel caso, va bene?"
Hanamaki non poteva che concordare con Oikawa. Non potevano fare più di così, a meno di non costringere Tendou a parlare con l'altro, ma non sembrava la condotta migliore per quella situazione così delicata.
Inizialmente pensarono che Ushijima non li avrebbe ascoltati, ma sospirarono silenziosamente di sollievo al vedere il ragazzo così stoico annuire. "Va bene. Tornerò domani allora. Grazie. Buonanotte, Oikawa. Iwaizumi. Hanamaki."
Lo salutarono, osservandolo cominciare a correre lentamente e presto girò l'angolo in fondo alla via.
L'ex asso del Seijoh finalmente rilassò le spalle, inclinando il collo all'indietro e facendolo appena scrocchiare. "Questa tensione non era quello che mi ero aspettato per la fine della giornata."
"Nemmeno io, Haji. Saliamo?"
Annuirono tutti, prima di entrare.
Parlando a bassa voce per non disturbare, ma abbastanza forte perché fossero uditi dalle camere da letto per far sapere del loro arrivo, si fermarono nel genkan a togliersi scarpe e giacche.
Matsukawa li raggiunse in un paio di minuti, salutandoli tutti con un bacio dolce e l'espressione sollevata. Sapevano tutti che il loro ragazzo più calmo tendeva ad assorbire molto gli umori di chi aveva intorno e tenerseli dentro, influenzando il proprio, e per questo non riusciva ad essere il ricevente di tante confidenze. Hanamaki poteva solo sperare che Tendou non gli avesse chiesto di tenere il segreto, così che potesse sfogare come si sentiva. "Per un attimo ho pensato avreste invitato Ushijima a salire."
"Scemi sì, ma non fino a questo punto" gli rispose ironicamente, spintonandolo all'altezza del gomito, prima di allungarsi a passargli le dita tra i riccioli neri, offrendogli un conforto silenzioso che l'altro apprezzò, dal modo in cui strofinò la testa contro la sua mano per incoraggiarlo a continuare. Sorrise, allargando le braccia per offrire allora un abbraccio completo, dove subito l'altro si rifugiò, stringendogli le braccia intorno ai fianchi mentre lui gliele passava intorno alle spalle. Presto sentì Iwaizumi e Oikawa circondarli con un ulteriore abbraccio, riconoscendo chi stava toccando dove soltanto dalla conformazione delle braccia e dal modo con cui si muovevano intorno, senza nemmeno aprire gli occhi. Sentì Matsukawa riprendere fiato e rilassare il suo intero corpo, circondato com'era dai suoi ragazzi con la consapevolezza che l'avrebbero preso al volo ogni volta che avesse avuto bisogno.
"Puoi e vuoi parlare un po', Issei?"
"Sì, Tendou ha detto che preferirebbe non doverne riparlare così presto e che vi spiegassi tutto io... credo non voglia neanche mangiare."
Oikawa annuì, staccandosi appena. "Lo lasceremo tranquillo per stasera, abbiamo mandato Ushijima a casa, quindi non dobbiamo preoccuparci di nessun ex-Shiratorizawa perduto per un po' e tu avevi preso qualcosa da asporto a lavoro, no?"
Matsukawa fece un cenno, sciogliendo l'abbraccio, e andò a recuperare il sacchetto.
Tutti si misero comodi per stare in casa, tra pigiami e tute troppo grandi persino sui loro corpi alti e muscolosi, e presto erano accoccolati intorno al kotatsu di fronte alla televisione spenta, le gambe intrecciate sotto e il cibo riscaldato condiviso tra una bocca e l'altra, ogni boccone accompagnato da un bacio o un buffetto su una guancia, mentre Matsukawa raccontava ciò che gli aveva detto Tendou.
Alla fine, Iwaizumi sospirò forte, irritato. Non con il rosso ovviamente. "Questi genitori che non dovrebbero chiamarsi tali."
Hanamaki annuì, dandogli manforte.
Tutti e tre non nascondevano bene l'odio che provavano per i signori Matsukawa che avevano rifiutato Issei soltanto perché non si allineava ai loro standard e non fecero un lavoro migliore con la famiglia Tendou che era stata ancora più crudele con il loro unico figlio, anche se ridurlo ad una gara di merda era l'ultima cosa che volevano. Buttare fuori qualcuno con i soli vestiti addosso o lasciandogli prendere le proprie cose era uno schifo a prescindere.
"Vorrei fosse possibile aiutarli" commentò Oikawa, giocherellando con il riso.
"Dovremo aspettare di sapere cosa vorrà fare Tendou e poi proseguire da lì."
"Magari potremmo offrire il nostro appartamento come territorio neutrale per un incontro. Tendou potrà cacciarlo via in qualsiasi momento non si sentisse più a proprio agio o anche solo chiudersi nella sua stanza, no?"
"È una buona idea. La proporremo se ce ne sarà occasione."
"Se qualche anno fa mi avessero detto che ci saremmo preoccupati di due giocatori della Shiratorizawa, avrei riso fino a scoppiare dell'assurdità della cosa" commentò, con un sorriso divertito e un po' ironico. "Si vede quanto siamo maturati tutti a parte Oikawa."
"Fanculo, Hiro-chan! Nessuno di voi ha dovuto condividere sia le classi universitarie che la squadra con UshiWaka!"
"Ne hai raccontato ogni secondo così tante volte che è come se fosse successo."
Ridacchiarono tutti mentre il castano si lamentava, cercando di distrarsi finché non avessero trovato una risposta ai problemi dei loro amici.
***
Seduto sul divano di casa MatsuHanaIwaOi - come li aveva simpaticamente soprannominati neanche fossero una delle sue ship preferite, Hanamaki l'aveva già messo come nome della loro chat di gruppo a quanto sapeva -, si stava sforzando di restare fermo con la tazza di cioccolata calda che gli aveva preparato Iwaizumi tra le mani nonostante la temperatura settembrina all'esterno fosse ancora tiepida, lasciando che fossero soltanto le sue ginocchia ossute a saltellare, ogni tanto sbattendo una contro l'altra prima di allontanarsi di nuovo.
Sentiva i quattro ragazzi prepararsi nella camera principale.
Stavano aspettando il loro ospite e poi li avrebbero lasciati soli, anche se non gli sarebbe dispiaciuto dire loro che non dovevano andarsene per forza, annullare tutto anche se aveva dato la propria parola di sentirsi pronto a parlare. Eppure ora che dopo tre giorni in cui si era nascosto dentro casa fingendosi malato sul posto di lavoro aveva accettato di incontrarsi con il suo ex-migliore amico, si sentiva sul punto di vomitare.
Tutti e quattro i suoi nuovi amici avevano giurato e spergiurato che Ushijima non era arrabbiato, che voleva solo parlare faccia a faccia. Per fortuna, aveva tre anni di amicizia dietro di sé che gli ricordavano che l'asso non era mai stato un tipo violento o attaccabrighe, anzi sempre calmo e composto, da quando lo conosceva l'aveva sentito alzare la voce due o tre volte e sempre in campo durante partite impegnative, mai al di fuori. Se aveva detto di essere calmo, doveva esserlo.
Purtroppo il suo lato più pessimista faceva fatica a non pensare agli scenari peggiori e soltanto il lato razionale della sua mente gli sottolineava quanto certi pensieri fossero totali assurdità.
"Tendou, ho dei marshmallow da mettere nella cioccolata, se vuoi. È una cosa molto americana, ma in effetti è piuttosto buono."
Alzò gli occhi su Hanamaki, vestito e pronto per uscire, e scosse la testa, coprendo la tazza perché non gli saltasse in mente di metterci qualcosa. "Piano con le offese, per favore. La cioccolata è buona da sola, non c'è bisogno di metterci niente, Hanamaki-kun."
"Oh scusa, super esperto cioccolatiere" rispose, alzando le mani, con un sorrisetto.
"Dagli avvenimenti di questa giornata e della quantità di cioccolata che ritornerà a casa con voi, prenderò in considerazione l'idea di perdonarti."
"Oooh quanto melodramma!"
Iwaizumi si appoggiò allo schienale con entrambi i gomiti e gli lanciò un'occhiata attenta, i suoi occhi verde foresta erano seri e completamente concentrati su di lui. "Hai bisogno di qualcos'altro, Tendou?"
"No, grazie, Iwaizumi-kun. State facendo già fin troppo per me."
"Tu pensa alle cose più importanti. Ushijima sarà qui a momenti."
L'attenzione con cui i quattro avevano imparato le attenzioni nei suoi confronti, come non toccarlo eccessivamente se non era lui ad iniziare il contatto e parlare a voce bassa, lo scaldava dentro come poche cose avevano fatto negli ultimi due anni.
Prima che potesse rispondere, suonò il campanello e Oikawa andò ad aprire, salutando il compagno di squadra con più tranquillità del suo solito entusiasmo.
Lasciò la tazza sul kotatsu, sentendo subito la mancanza del calore quando le sue mani cominciarono a sudare freddo mentre si alzava e si girava verso l'ingresso.
Ushijima si stava togliendo le scarpe, ringraziando con la sua voce grave per l'ospitalità.
Indossava una tuta della sua squadra e, se non fosse stato per il colore della divisa e per i lievi cambiamenti del suo viso più maturo ora che avevano vent'anni, sarebbe sembrato un normale rientro dell'asso da una corsa di allenamento. Tendou l'avrebbe aspettato nel loro dormitorio perché non era così pazzo da provare a tenere il suo ritmo di corsa, preferendo leggere un manga nell'attesa e poi raccontare gli ultimi spoiler della sua serie preferita a qualcuno che non aveva mai seguito niente di quel mondo, ma che l'aveva ascoltato come avrebbe fatto qualsiasi amico nei confronti di un altro.
Si sentì tremare la voce, ma si diede una mentale pacca sulla spalla, quando riuscì a parlare per primo, attirando l'attenzione dell'asso fermo nel genkan.
"Ciao, Wakatoshi-kun" lo salutò, mancando della solita allegria mentre guardava con una certa apprensione l'ex compagno di squadra, ma anche con il più piccolo filo di speranza per la risposta che presto sarebbe arrivata.
Le iridi verde oliva dell'asso si fissarono nelle sue, prima di avanzare nella sua direzione.
Tendou pensava si sarebbe seduto sul divano per parlare un po', invece con sua enorme sorpresa, quando furono uno di fronte all'altro, Ushijima lo attirò in un abbraccio così stretto da togliergli il fiato.
Rimase fermo, immobile, sconvolto dal contatto ma senza sentire il bisogno di ritrarsi, anzi lentamente sentì le mani salire ad aggrapparsi al retro della felpa, ricambiando l'abbraccio con più forza di quanta se ne sentisse.
"Sono felice di vederti, Satori."
Gli occhi si fecero bagnati, mentre nascondeva la faccia nella sua spalla. Sentì come un rumore di fondo gli altri quattro andare via silenziosamente, lasciandoli soli come programmato. Era molto più concentrato sulla calda sensazione di serenità e affetto che lo stava prendendo all'altezza del petto.
Ushijima non era mai stato avvezzo al contatto fisico così stretto, preferendo pacche sulle spalle e strette di mano anche nei momenti più affettuosi, eppure aveva cominciato lui per primo quell'abbraccio e non sembrava volersi staccare.
Cazzo, era stato semplicemente un enorme stupido.
Stringendolo più forte, si ritrovò a sussurrare. "Anche io, Wakatoshi-kun..."