Chapter Text
Mani sui fianchi, Petrus osservò in silenzio quella che era appena diventata una proprietà condivisa tra Principi, Thélème e Ponte. Non poté fare a meno di chiedersi quando le problematiche del vecchio Continente sarebbero tornate ad investire le tre colonie, interrompendo l'idilliaca convivenza.
In buona parte grazie ai sacrifici ed agli sforzi della sua pupilla, Teer Fradee era sopravvissuta ad un pericolo che ne avrebbe potuto segnare l'epilogo, i coloni avevano saputo unirsi per fare fronte al male comune, ma l'alleanza era evidentemente meno solida di quanto De Sardet aveva sperato. Di questo se ne era reso conto presenziando alla riunione.
Le posizioni di tutti i governatori erano minacciate dalle proprie azioni passate: Burhan aveva perso di credibilità, il titolo di Dama Morange era provvisorio, e la sua figura minata dalle indagini su una sua eventuale implicazione nelle azioni di Costantin nel suo declino verso la follia. Infine, nonostante Petrus custodisse con estremo riserbo i segreti della Madre Cardinale, la sua accettazione verso le nuove teorie relative a San Matheus avevano seminato un certo, inevitabile, sconcerto, tanto che qualcuno vociferava di un possibile ritiro dell'anziana donna dallo scenario politico.
Tra gli isolani le cose non andavano molto meglio, sebbene Dunnacas avesse unificato buona parte delle tribù sotto alla propria corona da Gran Sovrano, Petrus era certo che le abitudini differenti dei litigiosi clan non avrebbero tardato a tornare a galla, soprattutto ora che la minaccia di un'invasione forzata e violenta era stata sedata. Nonostante i viticci e le ramificazioni legnose sui loro volti e sulle loro teste, quegli indigeni restavano uomini e donne fatti di carne, con pregi, difetti e desideri come qualunque altro essere vivente. Prima o poi qualcosa sarebbe cambiato ed avrebbe spezzato l'armonia, del resto, anche i nativi ritenevano che la vita fosse un ciclo continuo.
Per quanto lo riguardava, Petrus era ben lieto di trovarsi nella stessa stanza con il governatore Burhan a discutere di politica senza venirci alle mani, o quasi, memore della fresca rimozione del vecchio divieto per gli ecclesiastici di accedere alla città degli scienziati, uno sforzo a cui il governatore era stato obbligato, vista l'intenzione di dimostrare la propria nitidezza ospitando il cardinale e le sue indagini nel laboratorio in cui il dottor Asili aveva perpetrato le sue torture.
<Le ripeto, Eccellenza, che intendo concederle pieno accesso al laboratorio ed ai referti raccolti, ma comprenda la mia perplessità. Mi chiedo cosa spera di trovare in un laboratorio smantellato ed in carte che più uomini hanno analizzato a fondo diverse volte.>
<E in un caso chiuso, lo so. Il vostro avvocato ha fatto un ottimo lavoro.>
<Un modo piuttosto pallido di lusingarmi, Eminenza.>
Petrus si rese conto che stava accarezzando il proprio anello con le dita con un interesse eccessivo, si sforzò di spostare le dita più in alto, verso il risvolto che decorava il suo guanto destro all'altezza dell'avambraccio.
Burhan sospirò, in preda ad un moto di compassione decisamente più scenico che realmente sentito. L'espressione sul suo volto, sebbene fosse resa più morbida dallo sforzo di una manifestazione di empatia, restava comunque immersa in un'aura di fiera dignità, nonostante tutto il governatore Burhan restava uno dei più capaci e saggi manipolatori in grado di calpestare il suolo.
<Comprendo che, in fede al vostro rapporto con DeSardet abbiate necessità di ulteriori risposte con cui confrontare la vostra pupilla. Purtroppo i fatti sono stati analizzati e, per quanto brutali e crudeli siano stati, credo che l'azione migliore sia rassegnarsi all'amaro che hanno lasciato sul cuore, ed andare avanti.>
Petrus si chiese quante volte si era ripetuto quella frase, il governatore, per riuscire a dare così bene l'impressione di credere alle sue stesse parole.
<Farò tesoro del vostro consiglio. Tuttavia non cambia la mia missione, consideratemi...> un sorriso compiacente si allargò sotto ai baffi grigi del cardinale, condito di una falsa umiltà che non trovava riscontro nella preziosa tunica che indossava <...un semplice archivista. La morte del governatore di Nuova Sérène riguarda anche San Matheus, ed è mio il compito di spiegare alla madre Cardinale come è stato possibile che un governatore sia stato avvelenato.>
Burhan sollevò lo sguardo, gli occhi sottilmente serrati. <E cosa sperate di scoprire, Eminenza? Asili è stato giudicato colpevole, la sua punizione è stata eseguita. Continuo a non vedere come possa essere utile rivangare il passato.>
Petrus inclinò leggermente la testa, mantenendo il sorriso compiacente. <Non sottovalutate la complessità delle conseguenze politiche, governatore. Certo, Asili ha pagato per i suoi crimini, ma l'ombra di Costantin si allunga ancora su Teer Fradee.>
Burhan non rispose, Petrus comprese da quel silenzio di aver fatto centro, il governatore era perfettamente al corrente di cosa intendesse il cardinale, ma si prese comunque la briga, ed il gusto, di infierire.
Fece alcuni passi avanti, con movenze distanti arrivò a piazzarsi di fronte alla finestra, uno sguardo malizioso nei confronti del panorama fuori, mentre dietro ai reni, le dita della mano destra si chiusero morbidamente attorno al polso della mano sinistra.. <Con l'assenza di Costantin, le dinamiche delle colonie sono destinate a cambiare.> Il suo tono, una sinfonia di intelligenza e sicurezza, era calibrato sapientemente per sottolineare il pronostico che stava rivelando. <I Principi potrebbero decidere di abbandonare l'isola, ritirandosi nel loro territorio e lasciando Ponte e San Matheus a risolvere da soli i loro affari, il delicato equilibrio tra le potenze sarebbe infranto, o peggio, potrebbero avanzare un moto di sfiducia, e pretendere il dominio totale dell'isola e delle sue risorse.>
Burahm si passò una mano sulla fronte, meditando sulle parole di Petrus. <Ma cosa c'entra il mio laboratorio con tutto questo?>
Petrus si voltò verso di lui per osservarlo da sopra alla spalla, forte di una mente fin troppo acuta e calcolatrice decise di muovere la sua ultima mossa. Il suo volto, sottolineato da una luce sfavillante negli occhi, trasmetteva un compiacimento misurato <Forse, governatore, il vostro laboratorio nasconde più segreti di quanto possiate pensare. È chiaro che Asili non può essere stato il solo a tessere la tela della sua follia. Avvelenare decine di isolani e di bifolchi, quello è follia. Avvelenare un governatore... quello è un atto sovversivo. Immagino sia anche nel vostro interesse avere queste risposte a portata di mano, quando i Principi inizieranno a fare queste domande.>
Burhan sollevò lo sguardo, gli occhi penetranti di Petrus puntati su di lui. L'aria si era fatta densa, carica di tensione. Anche se in scacco, il Leone non si sarebbe arreso facilmente, non senza un ultimo ringhio ed un colpo di coda <Cosa state suggerendo, Eminenza? Che Hikment non è altro che un covo di tradimenti e cospirazioni?>
Petrus sorrise con una sottile malizia. <Suggerisco che potrebbero esserci dettagli sfuggiti all'occhio comune. La vostra collaborazione potrebbe rivelarsi cruciale per evitare futuri problemi. Dal vostro punto di vista si tratta delle prove concrete della vostra innocenza, dal mio, sarebbe un apprezzabile atto di benevolenza da parte vostra.>
Burhan soppesò le parole di Petrus, il suo orgoglio e la sua esperienza politica presenti sotto forma dell'espressione appena crucciata sul suo volto. Burhan era un nuovo troppo navigato per tradirsi con qualche smorfia, ma in qualche modo era perfettamente conscio di quali acque stesse navigando, e della pericolosità dell'uomo di fronte a lui. <Ebbene, Eminenza, se ritenete necessario indagare ulteriormente, autorizzo la vostra indagine. Ma siate cauto, perchè io non tollererò intrusioni eccessive nel mio territorio.> Un "io" non necessario, riposto ad arte per suggerire ben altri significati al cardinale, significati ben più minacciosi.
Petrus annuì rispettosamente ed allargò le braccia per accompagnare un inchino palesemente ossequioso <Vi assicuro che la mia indagine sarà discreta, governatore. La verità, in ogni sua sfumatura, sarà la mia unica guida.>
In serata il cardinale avrebbe voluto mettere da parte le cospirazioni. All’interno di quell’alloggio che era stato dedicato al Legato gli sembrava di poter avvertire ancora le risate basse della ragazza, quando appena pochi mesi prima il capitano Vasco aveva ottenuto il permesso di oltrepassare quella porta.
C’era ben più di un similitudine tra quella sera ed il momento in corso, così come all’epoca ricordava l’odore dell’incenso che Aphra aveva comprato dai venditori all’ingresso della città, un piccolo vizio a cui la scienziata tutta d’un pezzo non aveva voluto rinunciare. Così come quella sera, il garzone che si era occupato della consegna non un volto sconosciuto a Petrus.
Kharim era decisamente giovane, ma altrettanto sveglio e con uno spiccato interesse per il proprio guadagno, non necessariamente economico. Un aspetto che in qualche modo aveva il potere di evocare un sorriso genuino sotto ai folti baffi grigi sul volto di Petrus, quel giovane, già interessato al potere, in qualche modo gli ricordava sé stesso, con qualche anno di meno. Non mancava qualche aspetto che destava la sua preoccupazione. Kharim infatti era completamente ateo, un tratto in comune tra molti cittadini del Ponte, ma anomalo, considerando che fu l’intervento di Petrus, parecchi anni prima, a salvare il ragazzino da una malattia letale proprio grazie alle sue cure ed alle sue preghiere. Negli anni la sua fedeltà non era mai venuta meno, ma quella fede che Petrus aveva cercato di trasmettergli con tanto zelo, Kharim l’aveva sempre rifiutata, sfidandolo addirittura.
Come quella sera, si era presentato alla porta con il pacchetto di incensi tenuto tra le mani, l’odore percepibile anche attraverso la carta che tratteneva l’involto. Indossava un lungo caftano dai colori sbiaditi, stivali ed un cappello piumato abbattuto sul lato sinistro del volto. <Posso entrare?> Chiese, fronteggiando il cardinale quasi ad arte, con il tono dimesso e l’espressione neutrale dovuti ad un cliente occasionale <Devo consegnare questi incensi alla signorina Aphra.>
Petrus non aveva bisogno di parole, gli bastò abbassare le sopracciglia, e rivolgere uno sguardo torvo al volto del ragazzo, per spingerlo a rivedere rapidamente la propria situazione, ed aggiungere una lenta panoramica all’abbigliamento del thélèmita, seguita da un malcelata tensione sulle labbra premute tra di loro con maggiore disappunto. Solo dopo quel cenno, quasi invisibile, Petrus si decise a lasciarlo entrare nell’atrio dell’abitazione, ed a chiudere la porta.
<Stai migliorando Kharim, ma non mi aspettavo certo che ti dimenticassi un dettaglio importante come il rancore tra la nostra gente.>
<Che ci posso fare> ironizzò il ragazzo, allargando le mani, platealmente innocente <sono così buono da tollerare qualche gonnella thélèmita nella mia città, finchè paga.>
Petrus non si definiva un violento, ma in quell'occasione scelse di sedare la coda di pavone del ragazzo assestandogli una sonora patta dietro al capocollo.
<Posa quella roba e siediti, immagino che tu abbia quelle informazioni che ti ho chiesto.>
Kharim fece scivolare l'involucro lungo la superficie del tavolo verso il cardinale, accompagnandolo con la mano lentamente <Attenzione. C'è davvero l'incenso.> alla fine restava per sempre un garzone di bottega, e con la stessa verve fu lui a pretendere in cambio il piatto con gli avanzi delle cena del cardinale, per poi accomodarsi e proseguire il pasto in vece dell'anziano.
Petrus armeggiò con spaghi e carta, separando gli incensi con un sorriso sotto ai baffi, in un contesto diverso, meno urgente, li avrebbe usati per stuzzicare la ricercatrice, sottolineandole quanto non fosse da lei il legame emotivo con un semplice profumo.
Tra le sue mani si trovavano alcuni taccuini, un paio di lettere ed un frammento di quello che poteva apparire come un sigillo di pietra o una moneta, frutto di un conio che non aveva mai visto in vita sua, almeno per quello che riuscì ad intendere da un primo esame, soppesandola e cercando di completare a forza di fantasia il disegno inciso su una sola delle due superfici.
Nel breve silenzio di quell'indagine Kharim si mise comodo dedicandosi a quel pasto rubato, ma presto tornò a far sentire la propria voce, con le parole alterate dal boccone ancora in bocca. <Mi chiedo cosa nascondano queste carte. Sicuramente qualcosa di importante. Dovresti pagarmi di più, credo. Un cardinale che fa affari con un garzone del Ponte... cosa ne penserebbero i tuoi amici?>
<Penserebbero che non si parla con la bocca piena. E dire che l'educazione te l'ho insegnata, ragazzo.> La risposta di Petrus fu spontanea e confidenziale, per nulla intimidito dall'atteggiamento spavaldo del giovane. Gli occhi del cardinale rimasero intenti a studiare in quegli appunti che andava sfogliando, dedicando a quelli la sua attenzione principale, per cercare di ottenere un'anteprima ed organizzare le sue prossime mosse. Di quell'attenzione, solo una piccola parte, periferica, scivolava sul ragazzo, a cui ribatteva con il tono serio di un genitore severo. <Così come ti ho insegnato che non si ritratta mai un accordo, a meno che tu non voglia svegliarti con un coltello in gola.>
Il garzone non si lasciò intimidire, alzando un sopracciglio con un sorriso complice. <Beh se dovesse accadere, chi potrebbe dire che la colpa non sia tua? Forse non sei un insegnante così bravo come credi. Cardinale.>
<Se non ti conoscessi direi che mi stai chiedendo attenzioni.> A quel punto fu evidente per Petrus che l'esuberanza di Kharim richiedeva un tocco più preciso, un freno. <Non ti farò immischiare oltre in questa storia, Kharim. Un uomo ben più potente di te è morto, ed io sono troppo vecchio, posso permettermi di seppellire un solo figlioccio alla volta.> Lo sguardo dell'anziano era rivolto negli occhi del giovane, raramente nella vita Petrus aveva messo tanto a nudo i propri sentimenti e sebbene Kharim non avesse mai messo in dubbio l'affetto di quell'uomo che per anni lo aveva nutrito, trovarsi di fronte a quella verità lo costrinse al silenzio e ad abbassare lo sguardo verso il piatto.
<Mangia l'arrosto e torna a casa Kharim. Ti preparo dei soldi per gli incensi, e qualcosa per te, hai fatto un ottimo lavoro.> Aggiunse Petrus allontanandosi dal tavolo per recuperare la propria scarsella e contare i soldi come promesso. Lasciava sempre cadere un paio di monete in più, uno sbaglio voluto che aveva sempre messo un sorriso sul volto del piccolo demonio, contento di aver in qualche modo abbindolato il proprio maestro.
Quella sera il cardinale avrebbe voluto mettere da parte le cospirazioni, eppure lo attendeva una notte di indizi da leggere. Gli appunti dell'avvocato che si era occupato del processo contro Asili, tanto per cominciare, e poi i diari dello stesso dottore.