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Language:
Italiano
Stats:
Published:
2022-03-24
Completed:
2022-08-30
Words:
101,651
Chapters:
11/11
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5
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221
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20
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4,922

Barbarian Heart

Chapter 11: Capitolo 11

Notes:

(See the end of the chapter for notes.)

Chapter Text

Barbarian Heart
Capitolo 11

 

 

Izuku era un fascio di nervi vicino a Kacchan: finalmente avevano raggiunto la casa della madre nel villaggio vicino.

Si erano prima fermati a bere qualcosa in una locanda e a cercare una camicia un po' più larga per l'alpha – Kacchan ci teneva a fare una buona impressione sulla suocera –; era costata un po', ma gli cadeva a pennello, e il colletto e le maniche svolazzanti mettevano ancora più in risalto la sua figura.

«Deku, stai facendo agitare anche a me. Rilassati!».

«Io-io-io so-so-sono rilassatissimo!». Izuku era così teso da tremare.

Katsuki sbuffò e afferrò l'omega per il bavero.

«Ka-Kacchan?», balbettò confuso e per tutta risposta l'alpha lo baciò rudemente.

Dopo qualche secondo, nel quale Izuku rimase immobile come una statua, si sciolse e rispose a propria volta, stringendo Katsuki a sé, prendendo coraggio dalla sicurezza e dall'amore dell'alpha.

Stretti l'uno all'altro, notarono troppo tardi la porta della casetta davanti alla quale si erano fermati aprirsi lentamente.

«Izuku?».

L'omega si separò di colpo dal compagno e si girò verso la porta. «Ma-Mamma!».

«Izuku! Sei tornato!». Inko pianse di gioia e corse ad abbracciare il figlio. Le lacrime scendevano come cascate dai suoi occhi, esattamente come faceva Izuku. Katsuki poteva vedere nettamente la somiglianza. I due si strinsero in lacrime, felici di potersi rivedere dopo settimane.

«Come stai? Sono stata così in pensiero».

«Sto bene, mamma! Siamo solo a pezzi!», esclamò lui.

«Oh, scusami, che maleducata! Chi è il tuo amico?». Inko si girò verso Katsuki e si asciugò le lacrime dalle guance.

«Mamma, lui è Katsuki Bakugou, il mio compagno...».

Inko non aveva bisogno di sapere altro. Abbracciò Katsuki con lo stesso calore con il quale aveva accolto il figlio.

Bakugou non sapeva come gestire tutte quelle lacrime. Rimase impalato lì in mezzo al sentierino, aspettando che la mamma di Izuku sfogasse su di lui la gioia che provava, bagnandogli di lacrime la camicia nuova. Si limitò a delle leggere pacche sulla sua schiena.

Izuku intervenne per salvare il compagno dall'annegamento. «Mamma, andiamo dentro?».

Lei singhiozzò, annuendo, ed entrò dentro casa seguita dai due ragazzi.

Katsuki annusò l’aria più volte e si guardò intorno. Quella casa odorava di Izuku e la madre, più qualche aroma di tè e di omega slavato dal tempo.

La casa era rustica, con mobilio semplice, ma la dolcezza e la creatività di Inko riempiva ogni angolo con piccoli lavori ai ferri, uncinetto e macramè, colorando di fantasie la loro dimora.

Inko guardò curiosa quel comportamento, ma Izuku lo ignorò in favore di un piatto di biscotti della madre.

Katsuki seguì il suo naso e cercò la cameretta di Deku. Voleva vedere com'era il suo nido.

«Kacchan!», lo chiamò il compagno. «Non vuoi mangiare qualcosa prima?».

«Tra un momento», disse l'alpha, aprendo con sicurezza la porta della sua camera.

La luce che filtrava dalla sala era sufficiente per vedere al suo interno: era accogliente e comoda, e il naso di Katsuki abbastanza fino per percepire anche altri odori, soprattutto di erbe ma anche di un alpha; non era ovunque e per la sanità mentale di Bakugou non sul letto. Proveniva da un cassetto. Lo aprì e vi trovò dentro… «Cos'è questa merda!? Deku!». Era solo uno straccio liso, vecchio e pure bruciacchiato.

«Kacchan?», giunse la voce del ragazzo alle sue spalle.

«È del tuo padre alpha?», chiese scorbutico.

«Oh, no… è del mio maestro», arrossì l'omega, andando a rimettere il cimelio al suo posto.

Chiuse il cassetto con forza e ci si appoggiò contro. Aveva paura che Katsuki facesse saltare quel piccolo, vecchio ma importante pezzo di stoffa per aria.

«Dov'è l'odore di tuo padre allora?», chiese la prima domanda urgente che gli premeva sapere. Izuku gli aveva sempre e solo parlato della madre.

Lui fece spallucce. «Lui lavora in un altro villaggio e non torna mai a trovarci», mormorò, passandosi una mano tra i capelli ribelli. «Non lo vedo da quando ero un bambino molto piccolo. Quello me lo ha dato il mio maestro, per aiutarmi durante i miei primi calori. Non avendo l'odore di nessun alpha in casa erano molto difficili per me e stavo male».

Katsuki non ammorbidì lo sguardo. «Be', ora puoi bruciarlo, non ti serve più».

«È un ricordo e non lo brucerò, Kacchan. Rimarrà qui, a ricordarmi da dove sono partito e perché sono voluto diventare forte. Io però seguirò te, ovunque. Tu sei il mio alpha e non ti lascerò mai partire senza di me».

Katsuki batté più volte le palpebre. «Ehi! Sono io che dovrei dire queste cose a te, Deku! Sei tu quello che ha girato il continente!».

«Ma tu queste cose me le hai già dette, Kacchan. Era il mio turno di dirtele».

Katsuki pensò che Izuku fosse davvero molto stanco per parlare così, ma sentì un piacevole calore nel petto. «Sto morendo di fame, quando si mangia?», chiese per cambiare argomento.

«Credo il tempo che sia pronta la zuppa. Vuoi fare un bagno prima?».

«Certo».

«Allora puoi mangiare qualche biscotto nel frattempo, io faccio bollire l'acqua».

L'alpha portò con sé un biscotto e lo seguì fuori al pozzo, dove Izuku era andato a prendere l'acqua.

«Ti vergogni a stare da solo con mia madre?», domandò l'omega, senza voltarsi.

«Non voglio farla sentire a disagio». Bakugou odorò il biscotto. Sapeva di qualcosa che non aveva mai assaggiato prima.

«La mamma non si sente a disagio per un alpha in casa, tranquillo. Anche All Might è venuto a trovarmi qualche volta».

«Non c'era odore di alpha da nessuna parte se non in camera tua», disse lui.

«Be', All Might viene solo se ci sono io. L'ultima volta che ci ha fatto visita poi siamo andati...».

Bakugou iniziò ad ascoltare la storia di Izuku e morse il biscotto. In quel preciso momento, tutte le sue sinapsi implosero. Katsuki conosceva già il sapore di qualcosa di dolce, dato dal miele che raccoglievano nel bosco, ma non del cioccolato, più esattamente del cacao nell'impasto e della glassa di cioccolato sopra di essi. Si bloccò di colpo, incapace di stare appresso alla parlantina veloce del compagno e mugolò in estasi. Chiuse gli occhi e azzerò il mondo circostante. Il sapore del cioccolato gli si sciolse in bocca, facendogli esplodere ogni papilla gustativa in un tripudio di sapori. «Cazzo Deku, credo di avere un orgasmo».

Izuku si girò verso di lui, il pezzetto rimanente di biscotto ancora tra le sue dita. Era così preso dal suo racconto su All Might da aver ignorato le sensazioni date dal legame con Katsuki.

«Tu sei cresciuto mangiando questi? Non mi stupisco che sei così dolce», disse Bakugou, infilandosi il resto del biscotto in bocca, tornando indietro da Inko a prenderne altri.

Gli occhi verdi di Izuku divennero della stazza di due arance mature, il volto si tinse di un rosso brillante. Kacchan che gli faceva un complimento così diretto al di fuori del letto?! Stava per avere un orgasmo anche lui.

«Voglio la ricetta di questi!», pretese l'alpha da dentro casa.

Un urletto spaventato precedette la risposta di Inko. «Ce-Certo, caro. Dopo cena ti mostro come si preparano».

«Kacchan, vieni ad aiutarmi a portare dentro i secchi d'acqua», lo chiamò Izuku, per farlo allontanare dalla madre. L'alpha tornò fuori con tutto il piatto di biscotti in mano.

«Dovevi dirmelo subito di questi cosi, saremmo venuti immediatamente a conoscere la zietta!», sbuffò l'alpha, allungandone uno verso Deku affinchè lo mangiasse.

Lui sorrise e lo accettò, mugolando anche lui. A quel piacevole suono, Katsuki decise che avrebbe cucinato per il proprio compagno solo le cose più buone, e c'era solo un modo per farlo. «Voglio girare anche io il continente assieme a te, Deku».

«Come?», chiese confuso il ragazzo, con la bocca piena.

«Voglio andare in giro a conoscere nuovi piatti da poterti cucinare!», disse deciso. «Tu devi aver assaggiato un sacco di piatti che io non conosco», spiegò.

«Oh... Be', sì. Ci sono certi ingredienti che si trovano solo in certe zone... Però la carne del tuo villaggio è la più buona che io abbia mai assaggiato, soprattutto se cucinata da te, Kacchan!».

«Muoviamoci con questo bagno che voglio andare a cena!».

Deku ridacchiò alle guance di Katsuki un po' arrossite. Era divertente che cercasse ancora di nascondere le sue emozioni, quando poteva sentirle benissimo.

Izuku preparò l'acqua calda in pochi minuti, grazie al camino che Inko aveva acceso prima che arrivassero, e riempì la grande vasca di legno che avevano in bagno.

«Prima l'ospite!». Izuku gliela indicò come fosse una guida turistica.

«Non insieme? Mi sembra grande abbastanza », disse l'alpha.

«Mh... Se vuoi sì, ma di solito...».

«Di solito?», chiese Katsuki, che già aveva iniziato a spogliarsi.

«Si fa il bagno da soli... Cioè... Io vado!».

Katsuki lo afferrò per un polso e lo tirò indietro.

Izuku era di nuovo rosso e attraverso il legame sprizzava imbarazzo.

«Forza, devi lavarmi la schiena», disse l'alpha, annusando interessando i vapori profumati che salivano dall'acqua.

«S-Sì, pe-però...». Gli occhi di Izuku andavano veloci alla porta.

«Vorresti dire che stanotte non dormiremo insieme perché c'è tua madre?», chiese Katsuki.

«N-No, no no! Dormiremo insieme, ma... Solo... Solo dormire...». Izuku congiunse le mani davanti al naso. «Ti prego, Kacchan!».

«Ok, quindi che problema c'è se ci laviamo insieme?», chiese l'alpha.

Izuku arrossì ancora. «Perché saremmo nudi e appiccicati».

«La verità è che non sai se riesci a resistermi?»

Izuku annuì piano, gli occhi stretti per l'imbarazzo.

«Io non ti toccherò Deku, ma voglio condividere tutte queste esperienze con te, quindi tappati la bocca ed entra in vasca con me».

Izuku annuì, ma non era molto convinto.

Chiuse la porta a chiave e guardò incerto Kacchan che finiva di spogliarsi. E lui doveva contenersi mentre gli lavava la schiena?! Come avrebbe fatto?! Alla luce aranciata delle candele profumate di sua madre, Kacchan era ancora più bello. Ormai era spacciato. Però… In effetti… ora che era a casa… «Torno subito!», esclamò come un rombo di tuono e scappò dal bagno prima che Katsuki avesse potuto fermarlo.

L'alpha, ormai nudo, lo precedette nella vasca.

Un mugolio lasciò le sue labbra piene appena schiuse. La sensazione di essere avvolti da una pozza d'acqua così calda era come una carezza sulla pelle. Gli ricordò quando era molto piccolo e la mamma gli faceva il bagnetto nei pentoloni.

Si portò al naso tutte le boccette e i saponi che c'erano sul bordo vasca. Profumavano fin troppo e gli facevano pizzicare il naso. «Etchù!». Con uno starnuto, la boccetta rosa che stava odorando cascò dentro l'acqua. «Merda», borbottò andando a tentoni nell'acqua per tirarla fuori, ma nella superficie della stessa iniziò a spuntare della schiuma rosata al profumo di gelsomino.

Quando finalmente riuscì a tirarla fuori, Izuku fu di ritorno, ma ormai la vasca era coperta di soffici bolle.

«Ah, Kacchan! Non sapevo ti piacesse il gelsomino», sorrise l'omega.

«Non lo avevo mai sentito», mentì l'altro.

«È rilassante e fa un sacco di bolle!».

Con una baldanza che prima non possedeva, Izuku si sfilò vestiti e biancheria; sul suo ventre c’era tatuata la lettera K, la stessa che Kacchan aveva tatuata sul braccio sinistro, con le ali di un drago a decorarla. Li mise su una panca lì vicina ed entrò in acqua dietro Katsuki, abbracciandolo per le spalle, dove sfoggiava anche lui un nuovo tatuaggio: un’enorme lettera I sul lato destro.

Katsuki restò stranito a quella rinnovata euforia. «Tua madre è uscita, per caso?».

«No, sta finendo di cucinare».

«Ah», fece lui, sospettoso, voltandosi appena indietro per guardare l'omega: sorrideva felice e si versava una lozione all'odore di alloro su un palmo.

«Cosa c'è sotto, Deku?».

«S-sotto?!». Di colpo, Izuku tornò a essere nervoso.

«Ora sei strano», spiegò Kacchan.

Izuku frizionò la lozione tra le mani e lo spalmò sulle spalle del compagno, massaggiandole. «Ah! Ma no, che dici! Sono solo rilassato». Izuku gli diede un bacio sulla testa e continuò il massaggio.

«Uhm, sarà...». Katsuki chiuse gli occhi. Si sarebbe rilassato anche lui.

Grazie al calore e alle sapienti mani di Deku, sentì i muscoli sciogliersi e rilassarsi lentamente. Quando i palmi dell'omega salirono al suo scalpo per lavargli i capelli iniziò a fare le fusa.

«Non è bellissimo, il bagno caldo?», chiese Deku in un soffio.

«Uhm, ammetto che ha il suo fascino, ma in questo modo nessuno andrebbe mai a lavorare», borbottò Bakugou.

«Però lavarsi con l'acqua calda è meglio!».

«Uhm, te lo concedo», mormorò Katsuki ad occhi chiusi. Avrebbe potuto addormentarsi.

Izuku sorrise. Con qualche miglioria in più, l'intero villaggio ne avrebbe giovato, non solo lui.

Rimasero in silenzio a godere dell'acqua calda finché Inko bussò piano alla porta.

«Izuku? La cena è pronta », lo chiamò piano.

«Arriviamo!», esclamò il ragazzo, alzandosi immediatamente dalla vasca con uno sciabordio d'acqua.

Katsuki perse l'appoggio con la schiena, spalancò gli occhi di colpo, e si aggrappò con le mani ai bordi della vasca. «Che succede, Deku?!».

«È pronta la cena, muoviamoci», disse affrettato Izuku, prendendo un asciugamano per togliersi di dosso la schiuma.

Katsuki mise su il broncio, ma si alzò anche lui dalla vasca, prendendo poi l'asciugamano che gli passò il compango. Erano morbidi, di un tessuto del tutto diverso da quello che conosceva. Izuku era cresciuto in un mondo completamente diverso dal suo: doveva fare in modo che non gli mancasse nulla.

Si passò l'asciugamano tra i capelli e si mise ad osservare assorto Deku che si vestiva con gli abiti del regno di Yuuei. Gli mancava vedergli indosso le cose della sua gente. Quando Deku si piegò in avanti per raccogliere i propri pantaloni da terra, vide uno strano luccichio tra le sue natiche. Senza stare a pensarci, lo afferrò per un gluteo e glielo portò verso l'esterno per vedere meglio cosa fosse.

«A-ahn, Kacchan! Cosa fai?!», gemette l'omega, allontanandosi immediatamente.

«Che cazzo hai, il culo di ferro?!», disse Katsuki.

Izuku mise entrambe le mani a nascondere la sua apertura. «No-Non è niente».

«Merdeku, non farmi incazzare...», ringhiò lui.

«È-È solo il mio plug...», borbottò in imbarazzo.

«Il tuo cosa?».

«Serve a bloccare i miei umori. È come un... tappo». Izuku era sempre più rosso in volto.

«Perché lo hai messo?», chiese confuso Katsuki.

«Perché così anche se mi bagnavo non avrei sporcato l'acqua... Né mi sarei sentito a disagio...»

«Se ti bagnavi?». chiese confuso l'alpha.

«S-Sì». Izuku si tirò su i pantaloni. «Qui li usiamo spesso, Kacchan. Non è una cosa onorevole per un omega andare in giro mentre profuma di eccitazione né sicuro, e accanto a te mi capita spesso».

Katsuki strinse gli occhi, concentrato al massimo per capire meglio quell'usanza. «Quindi sei sempre eccitato quando siamo vicini?».

«Praticamente sì», pigolò l'altro.

«E quello evita che altri alpha ti si avvicinino o che io ti tocchi?».

«Tu mi puoi toccare sempre, quando siamo soli». Izuku gli sorrise. «Questo serve solo perché io non sia una preda per altri alpha, o che qualcuno sparli di me perché non so contenere la mia voglia».

«Che stupidaggini. Nessuno penserebbe questo di te a casa».

«La mamma non frequenta nessuno da quando ho memoria, non mi sembra... educato, ecco... Inoltre non siamo ancora sposati con il rito del regno di Yuuei e non è ben visto qui avere una relazione con il proprio partner prima del matrimonio».

«Oh, quindi sposiamoci», disse semplicemente l'alpha.

Izuku porse un sorriso dolce con le guance tinte di rosato e si sfiorò l'orecchino che portava al lobo. «Mi piace».

«Domani», disse Katsuki.

«Voglio che ci sia anche All Might, spero riesca a venire in così poco tempo», disse Izuku.

Non era un "no", era più un "Va bene, ma dobbiamo organizzare in fretta".

«Allora andiamo a chiederglielo dopo aver mangiato».

«Non so dove sia, gli manderò un messaggio via piccione. Lo devo dire subito alla mamma!».

Con ancora la camicia aperta, Katsuki venne trascinato in cucina, e per poco a Inko non venne un infarto.

«Potevate fare con calma, non si fredda se aspettate qualche...».

«Mamma!», la interruppe Midoriya. «Io e Kacchan ci sposiamo domani sera!».

«Co-Cosa? Così all'improvviso!».

«In realtà è come se già lo fossimo». Izuku si allentò il colletto della camicia e mostrò alla madre il segno del marchio alla base del proprio collo. «Nel suo villaggio questo equivale a sposarsi».

La donna si portò le mani alla bocca, le lacrime agli occhi.

«Mamma, non piang–».

Inko li strinse entrambi a sé e pianse di gioia. «Sono così felice», singhiozzò.

Izuku cinse la vita di lei, prese la mano di Katsuki e la mise sulle spalle della madre, così da rinchiudere tutti in un unico caldo abbraccio.

Ora si sentiva a casa.

Katsuki sorrise. Inko lo aveva accolto come un figlio, esattamente come i propri genitori avevano fatto con Izuku.

«Ora andiamo a mangiare o si fredda», disse Inko tra le lacrime.

I due annuirono e la accompagnarono a tavola. Ci avrebbe pensato Izuku a servire tutti.

Katsuki riuscì infine ad abbottonarsi la camicia, anche se lentamente. Non voleva creare fastidi come unico alpha. Non conosceva ancora bene il mondo di Izuku, ma aveva capito che era completamente diverso dal proprio. Ora capiva meglio anche il fraintendimento che c'era stato con il corteggiamento. Forse non era stata tutta colpa di Kirishima. Forse. Di certo averlo menato era servito ad alleviare lo stress. Era come sempre un’ottima valvola di sfogo.

 

*

 

Fu durante la cena che Katsuki si rivolse direttamente alla madre di Izuku, e non per la ricetta della zuppa. «Zietta, perché non vieni a vivere nel mio villaggio?». Lui non portava nessuna scaglia di drago, aveva chiesto al compagno di insegnargli le basi per poter comunicare senza intermediari, magici o non.

«Nel tuo villaggio?», chiese confusa e sorpresa la donna.

«Mia madre ti accoglierebbe a braccia aperte».

«Ma la mia casa è qui», mormorò lei con un sorriso.

«Ma vedresti più spesso Deku e avresti più compagnia».

«Kacchan, mia mamma non sa nemmeno da dove vieni. Forse dovrebbe venire in visita prima di pensare a un passo del genere», sorrise Deku.

Inko li guardava confusi. «Cosa vuol dire "Deku"?».

Izuku arrossì appena. «È un soprannome che mi ha dato Kacchan. Vuol dire “granello di pepe” nella sua lingua»

«Oh... E come mai...?».

«Perché mi piace mangiare la roba piccante», rispose Katsuki.

Izuku si strozzò con il suo bicchiere d'acqua. Il marchio pulsava di imbarazzo.

Katsuki bevve un sorso d'acqua tirando su anche dell'aria, per riempire il silenzio imbarazzato che avevano generato le sue parole.

Inko guardò la scena confusa. «Siete molto carini insieme», mormorò. «Sono contenta che Izuku abbia trovato un alpha che si prenda cura di lui».

«Mamma!», borbottò il ragazzo in imbarazzo.

«Cosa c'è? Lo avrei preso a padellate in testa se fosse stato un alpha solo chiacchiere come tuo padre».

«Non mi hai mai raccontato di lui», intervenne Bakugou.

«Non c'è nulla da raccontare», disse dura Inko. Quando si parlava di lui cambiava atteggiamento. «Mi ha messo incinta e se n'è andato appena lo ha scoperto».

«Quindi non sei marchiata?».

Inko scosse il capo. «No, le responsabilità non facevano parte di quell'individuo».

«È perfetto, Deku! Tua madre potrebbe trovare un alpha per lei nel nostro villaggio».

Izuku sollevò un sopracciglio. Lì aveva visto diversi alpha soli anche in età della madre, ma vivere al villaggio sarebbe stato pesante per lei.

«Non lo so, Kacchan, mia madre non ha un gran spirito d'avventura».

«Può venire solo a trovarti e a conoscere i miei genitori. Se trovasse un alpha ma si sentisse a disagio potrà sempre tornare qui con il suo compagno: nessuno è obbligato a stare al villaggio».

Izuku ci pensò, guardando la madre.

«Vieni da molto lontano?», chiese lei.

I due si scambiarono un'occhiata.

«Tre giorni di cavallo da qui».

«Uhm, non è poi così lontano», ragionò lei.

Tenne per sé i propri pensieri, mentre Izuku sudava più copioso di Bakugou. «Fo-Forse è il caso di mangiare».

Inko sorrise gentile. «Hai ragione, altrimenti si fredderà. Avrò tempo per conoscere il mio genero, appena ve la sentirete». La donna sorrise incoraggiante, iniziando a mangiare.

Midoriya sapeva di aver fatto un grave errore: non iniziare a parlare a manetta di Katsuki come era solito fare. Era ovvio che la madre avesse intuito che c'era qualcosa su di lui che doveva rimanere segreta, e la parlantina di Izuku era un rischio. Iniziò a borbottare la sua ansia e preoccupazione contro il cucchiaio di minestra. Il brusio di sottofondo che si andò a creare azzerò il tintinnio del cucchiaio contro il piatto degli altri due.

Bakugou si schiarì la gola un paio di volte prima che Izuku gli prestasse attenzione.

«Mh?», fece lui, con il cucchiaio a coprirgli le labbra.

«Stai borbottando e non mangiando».

«Ah! Scu-scusa, Kacchan!». Izuku iniziò a mangiare veloce e si mise a guardare il proprio piatto in silenzio.

Katsuki lo odiava quando faceva così. Fu lui stesso a mettere fine all'ansia del compagno. «Il mio villaggio si trova dentro il Bosco di Fuoco. Voi ci chiamate barbari».

«Ba-barbari?», balbettò sorpresa Inko. Squadrò Katsuki dalla vita in su.

Midoriya divenne di un colore tra il bianco e il verdognolo. «Ka-Kacchan...».

«È la verità, Deku, e sei tu che le devi spiegare in cosa siamo diversi dall'idea che avete di noi».

«Avrei... Avrei voluto ti conoscesse meglio, prima...», soffiò a disagio, voltandosi poi verso sua madre, le mani congiunte a coprire naso e bocca. «È una storia lunga da raccontare».

«Dopo cena pensavo di andare a casa degli Uraraka per fare una partita a carte. Perché non mi accompagni, così me la spieghi lungo strada, Izuku?». Inko gli offrì un sorriso teso.

«Uraraka non è la tua amica a cui abbiamo affidato Kiri e gli altri?», chiese Bakugou. «Quella con la faccia tonda».

«Sì, è lei. Siamo amici d'infanzia perché i nostri genitori stessi lo sono».

«Capisco», disse solo l'alpha.

Izuku tornò a guardare la madre: non gli chiedeva mai di accompagnarla e basta: quando andavano insieme era per rimanere lì entrambi. «Vorrei parlartene dopo cena, ma tutti insieme, se per te va bene».

Lei non perse il leggero tono di tensione nel viso. «Quando vuoi».

La cena passò su per giù nel silenzio più totale, rotto solo dalle posate nei piatti.

Katsuki non era più abituato alla tranquillità da quando stava con Deku. Si schiarì la gola, provando a fare conversazione. «La zuppa è molto buona, ma preferisco i biscotti».

«C'è il cioccolato in quelli», scherzò Izuku.

«Non esiste la zuppa al cioccolato?».

«Esiste la cioccolata calda».

Katsuki fermò il cucchiaio a metà strada e parte del contenuto gli ricadde nel piatto. «Cos'è?».

«Dopo te la faccio provare».

Katsuki prese la ciotola e la sollevò, così da poter mangiare più veloce, ingozzandosi fino a rendere lindo il piatto.

Izuku sorrise e mangiò anche lui veloce. Voleva mettere a suo agio la madre, raccontandole tutta la storia. Già il fatto che non avesse urlato era stato positivo.

«Preparo la cioccolata», mormorò Inko una volta finito di mangiare.

Katsuki si alzò con lei e la seguì al piano cottura per vedere cosa avesse dovuto fare; rimaneva a qualche passo di distanza da Inko, ma era bene attento agli ingredienti che prendeva: latte, miele e una polvere nera, che doveva essere quella cosa che chiamavano cacao.

«Quando hai capito che Izuku era il tuo compagno?».

Il barbaro sollevò il viso alla madre di Izuku. «Credo dal nostro primo incontro nel bosco: ha cominciato a parlare anziché scappare a gambe levate da me e dal mio amico drago».

«Dra-Drago?», balbettò la donna e per poco non le sfuggì il mestolo di mano.

Katsuki si girò verso Izuku. «L'ho detto bene? È la parola corretta?».

L'omega si affrettò a raggiungere i due.

«Sì, drago è la parola giusta. Ma non è come credi, mamma! Kiri è una creatura intelligente e leale, molto gentile anche».

«Avrei qualcosa da ridire sull'intelligente», borbottò Katsuki.

«Come hai fatto a parlare davanti a un drago, Izuku?», chiese Inko. «È forse un superpotere, il tuo?».

«Non avevo paura di lui».

Inko allargò gli occhi verdi. «Quindi, nemmeno di lui?», chiese indicando Katsuki con un dito.

«Beh, all'inizio ero un po' spaventato… non di lui in sé, ma dell'idea che avevo dei barbari. Kacchan mi ha mostrato quanto mi sbagliassi».

Inko osservò l'ospite e si chiuse nei propri pensieri per qualche secondo. «Ti faccio vedere come si cucina la cioccolata calda». Se Izuku non aveva avuto paura di lui, non ne avrebbe avuto nemmeno lei.

Il figlio le sorrise a quelle parole. Rimase lì accanto a loro, mentre la madre spiegava tempi e quantità a Katsuki. Sperò che anche All Might accettasse così il suo compagno, e che anche a Shouto andasse bene, quando si fosse deciso a dirlo in famiglia.

 

*

 

Passarono un paio d’ore a parlare.

Izuku spiegò alla madre che tutte le cose che conoscevano sui barbari erano risalenti a prima dell'avvento al potere dell'attuale capo villaggio, e che erano un popolo di cacciatori orgogliosi e valorosi. Katsuki aveva preparato da solo altre cioccolate calde a fargli compagnia. Avrebbe consumato l'intera scorta in pochi giorni continuando con quelle dosi. Inko ascoltò quei racconti rapita, finché il loro orologio a dondolo cinguettò a ricordare che erano le dieci.

«Oh, cielo! È già così tardi!», esclamò la donna.

«Devi proprio andare?», domandò Izuku.

«Saranno già preoccupati, Izuku caro...». Inko si alzò e radunò in fretta e furia i piatti.

Izuku si affrettò ad aiutarla.

Portò lui stesso le stoviglie al lavabo, e cominciò a lavare i piatti.

Inko gli diede in bacio tra i capelli. «Tesoro, starete comodi nel vostro letto?» chiese con delicatezza.

«Certo, va benissimo», disse rigido Izuku.

«Preferite vi stenda in terra i tuoi sacchi a pelo? Non credevo che il tuo compagno fosse così grosso».

«Non preoccuparti, mamma, ci penso io. Vuoi che ti accompagno?».

Prima Inko glielo aveva chiesto in codice per poter parlare a quattrocchi con lui, ma ora che gli aveva spiegato meglio dei barbari era un po' tranquillo.

Lei negò lenta con il capo. «Stai con il tuo compagno, Izuku».

Lui annuì, abbassando appena lo sguardo.

«Deku?», lo chiamò Bakugou con un ringhio.

Izuku sussultò e si voltò verso di lui. «Si?»

«Accompagnamo insieme la zietta!».

«O-ok!». Sapeva che Bakugou aveva captato il suo nervosismo tramite il loro legame.

«Davvero, cari, non preoccupatevi», sorrise Inko.

«Zietta, l'hai detto tu a Deku di stare con me, e io voglio fare una passeggiata».

«Va bene, allora», sorrise lei.

Izuku lanciò al compagno uno sguardo pregno di sorpresa: no, Bakugou di sicuro non vedeva l'ora di andare a letto. Quindi perché proporsi di accompagnare la madre?

Il barbaro aveva lo sguardo severo, ma non aggiunse altro.

Izuku sorrise incerto, preferendo rimanere in silenzio.

 

*

 

Sulla strada dell'andata, Bakugou restò a qualche passo di distanza da Izuku e la madre che chiacchieravano tra di loro; non dovendo più mantenere il segreto, Izuku raccontò alla madre tutte le cose meravigliose che aveva scoperto sul popolo di Kacchan. Furono meno di dieci minuti di cammino, ma Izuku raggiunse un nuovo record di parole pronunciate al secondo.

«Sembra davvero un bel posto», sorrise Inko.

«Lo è!». Izuku sorrise solare.

Una volta arrivati, Bakugou fissò serio la casa, compiaciuto di vederla ancora integra.

La cosa che lo impensierì fu il silenzio; sperò solo che quella maghetta li avesse già portati in locanda.

Inko si fece avanti e bussò alla porta, i due giovani rimasero in disparte ai piedi della breve scalinata, guardandosi di sottecchi.

Fu proprio Ochaco ad aprire. «Inko, ti stavo aspettando!», sorrise lei. «Oh!». Trasalì appena e si sporse di lato rispetto alla donna. Con un ampio cenno della mano e un sorriso salutò gli altri due.

«Ciao, Ochaco», sorrise Izuku.

«Ciao, Faccia tonda...», sbuffò il barbaro.

«Ho accompagnato i vostri amici alla locanda per cena» disse Ochaco.

Katsuki sospirò di sollievo e si portò una mano al cuore. Almeno erano al sicuro, e non in prigione o imbottigliati da quella maga in qualche provetta dopo aver azzerato la sua pazienza. «Bene, allora noi torniamo a casa», disse l'alpha.

«Non vi fermate?». C'era un pizzico di delusione nelle sue parole.

«Kacchan è molto stanco e io pure. Preferiamo andare a dormire».

La ragazza sorrise. «Certo! Avete fatto un lungo viaggio! Allora, a domani».

Izuku le sorrise e si congedò anche dalla madre.

La porta di casa Uraraka venne chiusa, e Izuku e Katsuki tornarono sui loro passi, mano nella mano. Senza la madre vicino, Izuku tornò a rilassarsi.

«Deku, guarda che se non vuoi fare sesso, anche se non c'è tua mamma in casa, non dobbiamo farlo per forza». Le parole fin troppi oneste di Katsuki lo colpivano sempre come pugnalate.

Izuku aprì la bocca per parlare, ma nessuna parola uscì da essa. Si ritrovò ad arrossire a dismisura. «Non è quello...», riuscì a mormorare alla fine.

«E cosa, allora?».

«Non è che io non voglia... ti ho già detto l'effetto che mi fa starti vicino».

Bakugou ghignò, tronfio di sé. «Per me hai solo bisogno che io marchi la tua cameretta».

«Marchiare in che senso?»

«Tipo...». Bakugou parlò nella lingua del Popolo del Bosco di Fuoco, a lui più congeniale: «Tipo prenderti in ogni angolo della camera».

Izuku sentì il proprio cuore battere forte e arrossì a dismisura. Era solo grazie al plug che non si stava bagnando in maniera incontrollata.

Ricevette un bacio sulla guancia e Bakugou lo tirò un po' di più verso la loro meta.

«Però è la casa di mia mamma», cominciò a protestare Izuku.

Katsuki si girò a guardarlo con la coda dell'occhio e il suo ghignò si ampliò. «D'accordo».

«Cos'hai in mente?», chiese Izuku preoccupato.

«Io? Nulla. Se non lo vuoi fare non insisto mica», detto ciò si aprì con fare casuale due bottoni della camicia.

Izuku si convinse che lo aveva fatto solo perché odiava i vestiti. Cercò di non guardare il suo petto più del dovuto. Perché il suo villaggio doveva essere così ben illuminato?!

«Ci deve essere un fiume qui vicino», disse a quel punto Katsuki, annusando l'aria e indicando delle lucciole nascoste dalla vegetazione.

Izuku trasalì. «S-S-Sì, Kacchan! Lo usano per i mulini!».

«Mostramelo», disse solo l'alpha.

«Non... Non vuoi andare a dorm–». Bastò un'occhiata obliqua di Katsuki per farlo ingollare a vuoto. «Subito!».

Gli strinse la mano e cercò una via di accesso tra i cespugli per portarlo verso il fiume. Katsuki camminò fino alla sua riva e si sedette a terra, costringendo Deku a fare lo stesso. Le lucciole danzavano intorno a loro, e i due rimasero con il naso per aria a osservarle.

«Qui sembra quasi di essere al villaggio», mormorò Katsuki, intrecciando le dita a quelle di Izuku.

«Senti già nostalgia?», domandò in un fiato.

«No, ma mi manchi tu».

Izuku abbassò lo sguardo. «Scu-Scusami...».

«Non è un problema». Katsuki portò le nocche di una mano ad accarezzargli una guancia. «Posso baciarti, Deku?». Katsuki finì a malapena di porgere la domanda che le labbra di Izuku era già sulle sue.

Midoriya sospirò felice e lo abbracciò con foga, tanto che i due rotolarono sul prato umido della notte.

Nel movimento, la camicia di Katsuki si aprì del tutto e la mano dell'altro fu lesta a posarsi su un suo pettorale

«Qui ti senti più a tuo agio?», chiese Katsuki, con la bocca rapita da tanti piccoli baci.

«Ah... non so...». Izuku era indeciso a parole, ma non si staccava da lui. «Se qualcuno mi vedesse a pomiciare in maniera così sfacciata... la gente parlerebbe male...».

«Il primo che parla male di te gli stacco la testa», mormorò l'alpha contro le sue labbra.

«Kacchan, non puoi...». Izuku sorrise e passò le mani tra i suoi capelli in lievi carezze.

Bakugou ghignò e si sporse a baciare il proprio compagno. «E chi mi fermerà? Tu?».

«So essere molto persuasivo». Izuku ghignò e sorrise fiero a Bakugou.

«Immagino», mormorò l'alpha contro le sue labbra. «Ricordo quando sei sceso a patti con me e sei venuto al villaggio, slegato e a cavallo di Kiri. Mi sei piaciuto subito».

«Sul serio?», sorrise Izuku. A quel tempo lui era troppo intimorito per trovare Kacchan interessante sotto quel punto di vista.

«Be', ti ricordo che ti ho fatto la corte da subito, anche se non te ne sei accorto».

«Già...», mormorò dolcemente l'omega.

Scese con le mani alla cintola di Bakugou e iniziò a slacciargli la cintura, continuando a scambiarsi baci umidi con lui. Appena liberò il sesso del'alpha, lo prese subito nel pugno, mosse la mano dapprima lentamente, prendendosi cura solo della punta già bagnata.

Katsuki sospirò roco e chiuse gli occhi appagato, le mani di Izuku su di lui gli facevano girare la testa.

«Ti piace, Kacchan?», mormorò l'omega, ricevendo in risposta un ringhio.

«Smettila di fare domande di merda e continua, Deku».

Izuku ghignò e si accucciò vicino a Kacchan per poi avvicinare la bocca al suo sesso. Lasciò che la mano di Katsuki si tuffasse tra i suoi capelli e glieli tirasse appena. Si lasciò sfuggire un piccolo gemito, che sapeva avrebbe eccitato ancora di più Bakugou, e iniziò a succhiare la punta del suo sesso, lasciando che la mano scendesse a prendersi cura di tutta la lunghezza rimanente. Il sapore di Kacchan sulla lingua lo fece gemere ancora, invogliato a dare il meglio di sé per assaporarlo meglio.

Katsuki sospirò tra i denti, cercando di non fare rumore. Le loro voci nel silenzio della notte sembravano ancora più forti, e i rumori che Izuku produceva con la bocca ancora più osceni. «Ti amo...», ringhiò strozzato il barbaro, tirando di nuovo appena Izuku per i capelli. Lo accompagnava nei movimenti, forzandolo un poco. Sapeva che Deku poteva prenderne di più. Glielo aveva già dimostrato più volte e adorava il modo in cui i suoi occhi verdi si riempivano di lacrime piccanti.

«Bravo, Deku», mormorò con la sua voce alpha.

Izuku si soffocò contro il suo sesso, annaspando l'aria con il naso. Gemette strozzato contro la carne dell'altro, senza però fermarsi.

Katsuki annusò forte l'aria. Mancava qualcosa. Dov'era l'odore delizioso del suo omega? Schiuse un occhio: Izuku era ginocchioni sull'erba e aveva già i glutei sollevati. Che spreco, odiava quel plug!

«Toglieteli...». La sua voce era normale, ma il timbro basso e sensuale.

Deku si separò da lui, attaccato al suo sesso per le labbra con un filo di saliva. «C-che?».

«I pantaloni e quel dannato plug!», ringhiò Bakugou.

«M-ma Kacchan, siamo all'aperto... lasciami finire così.

«E tu? Se non vieni anche tu mi fai sentire un alpha inutile, Deku!».

Izuku era da troppo che teneva i propri umori sigillati. Sapeva che avrebbe fatto uno scempio. «Andia-Andiamo in acqua, allora».

Bakugou si alzò di scatto, portando il compagno su con sé, si scalcagnò gli stivali e si tolse i pantaloni. Una volta spogliato del tutto si avvicinò a Deku per aiutarlo a fare lo stesso, ignorando qualsiasi sua lamentela sul fatto che ce la facesse anche da solo o qualcosa del genere. Una volta che furono entrambi nudi, lo prese per mano e lo accompagnò fino dentro l'acqua illuminata dalla luce della luna, che arrivava alle loro cosce.

Era fresca placida, disturbata solo dal suo lento scorrere.

Katsuki si sporse appena in avanti per baciare le spalle di Deku e la sua pelle macchiata di lentiggini si increspò in mille brividi. Le mani dell'alpha scivolarono lungo il suo corpo e un suo dito si inserì dentro l'anello del plug, sfilandolo poi con un pop umido. Copiosi umori scorsero sull'interno coscia di Izuku e nell'aria si librò un bouquet di odori che fece salivare l'alpha, il quale si portò il plug al viso e lo leccò, come fosse una caramella.

La testa di Izuku si illuminò di rosso come le chiappe di una lucciola. «Ka-Kacchan!».

«Delizioso», mormorò l'alpha.

Izuku fece per riprenderlo, ma Katsuki sollevò in alto la mano, tenendolo ancora al dito come fosse un anello.

«Se non stai fermo potrebbe cadermi in acqua». Bakugou ridacchiò meschino e diede un bacio colmo d'affetto sulla fronte di Izuku. «Voltati per me, Deku», mormorò l'alpha.

Izuku obbedì solo dopo aver preteso un bacio di Katsuki sulle labbra. Con un lento sciabordio, gli diede le spalle e si inclinò in avanti.

Bakugou lo abbracciò da dietro e insinuò la propria erezione tra le sue natiche, che scivolò alla perfezione tra di esse, aiutata nella lubrificazione dai fluidi dell'altro. «Devo prepararti con le dita, Deku?»

«Non ce n'è bisogno...», miagolò Izuku.

Katsuki annuì e baciò il collo di Deku sul marchio, prima di infilare lentamente in lui il proprio sesso.

Izuku, però, indietreggiò di colpo con il bacino e lo accolse dentro di sé tutto in una volta. Entrambi i ragazzi spezzarono il silenzio della notte con un gemito all'unisono. Katsuki adorava Deku così ingordo. Gli mise una mano sul fianco e una sopra il morso. «Fai tanto il ritroso, ma sei un pervertito, Deku!».

Izuku mugolò piano, portandosi le mani alla bocca.

«Va bene, sarò silenzioso anche io». Katsuki afferrò il compagno e iniziò da subito a scoparlo con forza.

L'acqua sciabordava tra le loro gambe e gli lambiva la pelle asciutta con piccole gocce.

Izuku gemette ovattato contro le mani che ancora premeva sulla bocca. Al villaggio del Popolo del Bosco di Fuoco non si poneva certe limitazioni, ma qui era diverso. Qualcuno avrebbe potuto scoprirli così all'aperto e la cosa lo eccitava, anche se dentro di sé provava una cocente vergogna. Non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere prima di allora e Katsuki lo stava colpendo così ben mirato alla sua prostata e con talmente tanta forza che Izuku era assolutamente certo che volesse testare la sua resistenza a trattenere i rumori. Di certo non poteva far nulla per il suono dei loro bacini che si scontravano e degli umori che lubrificavano il loro rapporto. Era così concentrato a frenare i gemiti che stava trattenendo anche il respiro.

Bakugou se ne accorse e smise di muoversi di colpo, rimanendo con il sesso seppellito dentro il corpo dell'omega. «Che c'è, Deku, non ce la fai più?». Con la mano che teneva sul marchio, afferrò i polsi del ragazzo e glieli allontanò dal volto, portandosi appresso dei fili di bava e una nuvoletta di fiatone.

«Kah-chan», sospirò l'omega ormai stremato da quella prova di resistenza. Provò a muovere le anche, ma Katsuki lo teneva ben fermo. «Ti prego, a-alpha». Sapeva che il compagno non gli negava mai nulla sotto preghiera. Sembrava che Kacchan provasse orgoglio quando riusciva a soddisfarlo.

«Va bene, ma stai fermo», ridacchiò impietoso.

Izuku annuì, sospirando tremulo. Rimase immobile anche se Bakugou tolse la mano che lo bloccava in vita e annaspò quando venne afferrato per il retro delle cosce dalle forti braccia dell'altro, rimanendo sospeso a gambe larghe con la schiena spalmata contro il petto del barbaro. D'istinto allacciò le braccia dietro il collo di Katsuki, per evitare di cadere in avanti, ma così non c'era più nulla a poter bloccare i suoi gemiti.

Si morse le labbra, ingoiando il piacere che provava ad ogni spinta dell'altro. Poteva sentire ogni muscolo di Katsuki tendersi per lo sforzo, rendendo impossibile tenere un tono di voce accettabile. Era la prima volta che lo facevano così. Izuku si sentiva esposto in maniera indecente. L'emozione era tale da far scendere lungo il proprio sesso le prime gocce di seme. «Kacchaaaww~». Buttò la testa all'indietro e arcuò la schiena, rendendo ancora più profonde quelle spinte. Il suo richiamo fece spaventare un gufo che aveva il nido in un albero vicino e volò via, ma il mondo intorno a loro stava diventando sempre più vacuo e distante per lui. Era così perso dal piacere da riuscire a sentire solo il proprio battito del cuore e il respiro di Kacchan sulla pelle. Ogni spinta del proprio alpha dentro di sé era vitale come in respiro. Era tutto troppo intenso per durare ancora a lungo. «Kacchan!», urlò forte l'omega, assieme ad altri versi pieni di goduria. Schizzò l'acqua del fiume con il proprio seme in lunghe parabole e si strinse forte attorno al membro dell'altro.

Katsuki gemette strozzato a quelle sensazioni e sentì il nodo cominciare a formarsi. Sarebbe stato fantastico annodare Izuku come al solito, ma non poteva: non erano al loro villaggio, non era saggio annodarsi all'esterno lì. «Reggiti», ringhiò all'orecchio di Izuku.

Izuku fece forza con le braccia a quel comando e Bakugou diede le ultime spinte prima di togliere il proprio membro da Deku e sostituirlo con quattro dita a simulare il nodo. Non sapendo dove mettere il proprio sesso, semplicemente spinse verso l'alto e gli diede ristoro tra i glutei sodi di Izuku, marchiando la nivea pelle della sua schiena di candido e denso seme. Katsuki si lamentò estasiato. «Sei bellissimo, Deku». Gli leccò la cicatrice del marchio e posò un bacio sopra di essa. Con cautela fece rimettere i piedi in acqua a Deku, tenendo ancora le dita dentro di lui e il nodo tra i suoi glutei. «Stai bene?».

Izuku annuì, ma le ginocchia gli cedettero, e Katsuki fu lesto a tenerlo per il bacino. «Kacchan... È stato troppo intenso...», sospirò beato.

«Non è passato tanto dall'ultima volta che lo abbiamo fatto», commentò Katsuki.

«Sì, ma sei un pervertito tanto quanto me».

«Mai detto il contrario», ghignò l'alpha. E dire che all'inizio era insicuro e impacciato, ma dopo i primi tempi aveva maturato subito piena fiducia in se stesso e in loro. Strofinò la testa contro quella dell'altro. «Almeno, questo da quando ti conosco, Deku».

Izuku girò un po' il volto, rivelando guance imbronciate e rosse.

«Ti sei divertito almeno?», chiese a quel punto Katsuki, baciandogli la punta del naso.

Izuku fece scorrere gli occhi di lato e come annuì piano le intime pareti si strinsero contro le dita dell'altro; strinse tra loro le natiche muscolose per far provare la stessa pressione anche al nodo di Kacchan, e gli rubò un sospiro.

«Dobbiamo finire così più spesso...».

«Perché?», mormorò Izuku.

«Adoro il tuo culo», gli disse contro la gola.

Izuku si ritrovò a ridacchiare e fece cenno a Katsuki di volersi sedere nell'acqua.

L'altro lo aiutò a sistemarsi e rimase stretto a lui.

Con mani stanche, l'omega iniziò a lavare via il sudore e gli umori come meglio poteva.

Bakugou sorrise e lo aiutò con una solo mano.

«Scusa se sono stato strano da quando siamo qui...», mormorò Izuku.

«Non scusarti, Deku».

«Invece sì... non voglio che pensi che mi vergogno di te o qualcosa del genere».

Bakugou gli baciò il marchio. «Lo so, lo sento».

«Mi sono accorto che non sento più questo posto casa mia», mormorò Izuku. Alzò il viso agli sprazzi di cielo nero illuminato dalla luna che si vedeva tra le fronde degli alberi, e appoggiò il retro del collo sulle spalle di Katsuki. «Il tuo villaggio... il nostro villaggio è il primo posto in cui mi sono sentito davvero accettato per quello che sono». Non era solo il fatto di esistere in quel luogo, ma di far parte di una comunità che sapeva della sua esistenza e lo ringraziava per esserci.

Katsuki prese a pulirgli la schiena, rimanendo in silenzio ad ascoltare le parole di Deku. Utilizzò una sola mano non volendo togliere l'altra dal nodo posticcio che aveva creato con le dita. Non voleva lasciare Deku insoddisfatto sotto quel punto di vista.

«Quando diventerai capovillaggio smetteremo di viaggiare, così potremo dedicarci alla nostra gente».

«Non accadrà molto presto. Potrai continuare ad aiutare ancora tante persone in terre lontane, Deku».

L'omega sorrise e gli diede un bacio sulla guancia. «Ti amo, Kacchan». Strofinò la testa contro la sua. «Resta per sempre con me».

«Non ti lascerei mai, Deku», mormorò l'alpha contro il suo collo.

Izuku sorrise. «Grazie, Kacchan».

Passarono il tempo a sciacquarsi placidamente fino a quando gli spasmi intorno alle dita di Katsuki non si placarono. Fu allora che decisero di uscire dall'acqua per asciugarsi un po' e l'alpha gli riconsegnò il plug che aveva tenuto al dito tutto il tempo.

Izuku lo infilò con un movimento fluido e nessuna sensazione di fastidio. Si chinò a prendere i propri vestiti e quelli di Kacchan, passandoli poi a quest'ultimo.

Appena furono pronti, nonostante i capelli bagnati, si presero per mano e camminarono verso casa di Izuku, più rilassati e complici di prima.

 

***

 

Alle prime luci dell'alba, il sonno di Izuku e Katsuki venne interrotto da un ticchettio contro il vetro della finestra del proprietario della camera.

«Mhn, vai tu», si lagnò Midoriya.

«È casa tua...», sbuffò l’altro in un ringhio.

Deku nascose la testa sotto il cuscino, ma quel picchiettio continuò senza sosta. «E va bene! Ho capito!», sbuffò, tirandosi su dal letto. Caracollò alla finestra e si tenne alla parte interna del davanzale. La fonte di quell'insistente beccare contro il vetro era di un piccione reale con un messaggio legato a una zampetta.

L’omega cercò di tenere aperto un occhio abbastanza a lungo per vedere cosa diceva il messaggio, scritto nella calligrafia pulita e perfetta di Shouto:

"Stasera io e Inasa ci sposiamo. Ci piacerebbe celebrare una cerimonia congiunta con voi".

Il suo cervello ci mise qualche secondo in più del dovuto per processare quello che stava leggendo.

Shouto era sempre molto diretto: quello non era un invito alle nozze reali. Era molto di più.

Gli stava chiedendo di sposarsi tutti insieme.

Sorrise e andò a prendere inchiostro e pergamena. Doveva assolutamente scrivere a All Might di raggiungerlo il prima possibile! Voleva che fosse presente al suo matrimonio.

Kacchan aprì un occhio affilato verso di lui. «Deku, cos'è tutto questo casino?!».

L'omega lo ignorò, troppo preso a scrivere. Shouto non si sarebbe arrabbiato se avesse usato il suo piccione, giusto? Lui sembrava comunque aspettare che gli desse il suo messaggio, e qualche briciola di pane per pagargli il disturbo della lettera.

Izuku scrisse la missiva per All Might, la affidò al piccione, poi si vestì con un cambio di abiti da avventuriero puliti presi dal proprio baule. «Kacchan! Dai, svegliati! Dobbiamo andare da Shouto!».

«Che?! E che fine ha fatto il dormire? Ieri abbiamo fatto tardissimo!».

«Dormiremo di pomeriggio. Ho usato il suo piccione per far portare un messaggio a All Might. I piccioni reali hanno una sorta di radar magico che permett–».

Katsuki gli tirò un cuscino in faccia per farlo zittire. «Dopo! Ora dormiamo».

Midoriya sbuffò. «Con tutta la cioccolata che hai mangiato potresti stare sveglio un mese».

«Sssh!». Katsuki lo afferrò per il polso e lo riportò a letto. Per mettere bene in chiaro che non intendeva alzarsi, mise Izuku sdraiato di pancia e usò le sue chiappe come cuscino, abbracciando il resto del suo corpo come un orsacchiotto di peluche.

Izuku mise su il broncio, ma decise che si meritavano un alto po’ di riposo.

Chiuse gli occhi e si assopì.

Riuscirono a dormire per qualche altra ora, poi un bussare alla porta d'ingresso li destò di nuovo.

«Vado io!». La voce di Inko sembrò un coro angelico.

Deku e Kacchan stavano riassaporando un dolce e tiepido sogno in cui si stavano per rituffare che la porta della camera si spalancò di scatto.

Un alpha gigantesco abbassò il capo per evitare di sbattere la testa contro lo stipite ed entrò in camera impettito.

«Non vi preoccupate! Perché ora ci sono qui io a fare da testimone!».

 

... Fine. 
Gala & XShade

 

Notes:

Hello everyone!
Good news to all you who don't understand Italian.
We have begun the translation of our story into English to make it accessible to more people.
English is not our native language but we hope to make it clear enough. xD
See you all at the next BKDK story ♡