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Bruciami Piano

Summary:

[Hiddlesworth; smut R18; 15K parole]
La stampa trova una lettera d'amore firmata da Tom Hiddleston, fa il giro dei social in poco tempo e la sua vita rischia di essere rovinata.
"Il Tevere, di innamorati, ne ha visti tanti. Eppure lui si sente il più felice di tutti."

Notes:

(See the end of the work for notes.)

Work Text:

Il mio vero dramma è non poterti avere né ora né mai. 
Non è un problema guardarti da dietro o seguire il tuo profilo assolato; non è un problema saperti nelle sue mani; non è un problema per me uscire con queste belle ragazze consapevole che non ti assomigliano in niente, neanche nel tono della pelle o la pigmentazione delle iridi. 
Riesco a mentire, a fare il doppio gioco. Io, Loki anche nella vita reale.
Eppure tu sei l'unico segreto che soffro a custodire. Vorrei dirtelo e la cosa assurda è che potresti addirittura capire. 
Tu che hai capito la mia paura della fama effimera, tu che non hai riso di me né sotto alle stelle di Atlanta né sotto alla pioggia d'Irlanda.
In quei momenti mi hai posseduto come nessuno ha mai fatto e nessuno potrà mai.
Ma non posso dirtelo.
E non per i tuoi figli, non per il lavoro, non per i paparazzi o per la fede che porti al dito. Non posso dirtelo perché perderei il tuo rispetto e la tua amicizia, e il solo pensiero mi uccide più del guardarti vivere appieno il tuo amore coniugale. 
Tu sei il sole ed io la lunga notte d'inverno. La notte fredda e londinese che non è abbastanza forte per guardare l'alba negli occhi e si accontenta di quel bacio ad occhi chiusi che il sole le elargisce apparendo all'orizzonte. 
Vorrei coesistere insieme a te.
Vorrei abbracciarti conscio che mi brucerò, fare l'amore con te e... di certo morire in quell'istante. 
Ma non posso darti il dispiacere della verità e l'affido a queste righe d'inchiostro per ricordarmi che, anche solo per pochi minuti, ho avuto l'ardore di confessarlo almeno a me stesso. 
Bruciami piano, ora e per sempre. 
Tuo, Tom.
 
 
 
-
 
Sembra il rumore di uno sciame d'api incazzato. O forse è una tempesta lontana. Qualcuno che tira l'aspirapolvere? O per caso c'è una partita importante nello stadio vicino all'hotel.
Hotel? Aspetta... è in hotel o a casa sua? Dove si trova?
È mattina, di questo ne è quasi certo. Ci sono... voci in lontananza e sembrano essere agitate, elettrizzate, in subbuglio. Lo costringono ad aprire gli occhi, a corrugare le sopracciglia dritte, lo forzano ad un risveglio che avrebbe volentieri rimandato.
Si rende conto che il rumore ronzante che l'ha svegliato in primo luogo era la vibrazione del proprio cellulare abbandonato sul comodino, si dà giusto il tempo di ricordarsi di essere effettivamente in una stanza d'albergo in vista di una serata di beneficenza e quando si sente abbastanza lucido allunga la mano per prendere l'iPhone. Che in quel momento smette di vibrare e lui può notare l'orario: 5.47.
Che... cavolo...?
Il cellulare riprende a vibrare ed è Brian, il suo agente. Capisce subito che qualcosa non va, perché a parte l'orario assurdo solitamente è India a farsi carico di qualunque faccenda. Risponde e la voce dall'altro capo è agitata ed irritata.
 
"Mioddio Tom ti stiamo chiamando tutti ininterrottamente da venti minuti! Luke sta impazzendo, India e Jon hanno già preso un aereo. Abbiamo quasi un centinaio di richieste in coda e il personale del De Russie sta già lottando con paparazzi impazziti."
 
Tom non capisce un accidente. Deve addirittura fare uno sforzo per capire che le persone nominate sono il suo pubblicista ed alcuni dei suoi manager, ed impiega un po' di più per realizzare che il De Russie è l'albergo di Roma in cui alloggia.
 
"Brian... scusa di che stai parlando?"
 
Un sospiro scocciato e "Sono quasi alla tua porta, aprimi che ne parliamo di persona."
 
Riaggancia, e Tom realizza che quello è probabilmente il peggior risveglio della sua vita.
 
-
 
Mezz'ora più tardi il quadro è chiaro, e tutto ciò che l'impeccabile, brillante, posato Thomas William Hiddleston vorrebbe fare... è sparire. Vorrebbe essere su Marte, o più razionalmente vorrebbe essere in un cottage sperduto tra le campagne inglesi. Rimpiange ogni scelta di vita e vorrebbe essere un semplice bibliotecaio, un professore di lettere, e vista la situazione gli andrebbe bene anche una carriera da tassista esaurito con la passione per i tessuti a stampe minimal.
 
"A qualcuno di noi devi dire di chi si tratta, Tom. Capisco la riservatezza eccetera eccetera, ma data la gravità della cosa capirai che perde tutto senso. È un fottuto casino."
 
Lui non sa cosa dire, ma di una cosa è certo.
Infatti scuote la testa, aggiusta gli occhiali sul naso.
 
"Non posso proprio."
 
Brian sbuffa, impreca, prende il proprio cellulare e chiama qualcuno.
 
"Luke, sei atterrato? Sì, sì la principessa innamorata si è svegliata ma non vuole dirmi chi è la donna misteriosa. Trovate il modo di risolvere 'sto casino prima del gala di stasera perché è la volta buona che mi licenzio. Come? Ah perfetto... no, lui ha spento il cellulare. Glielo dico io."
 
Il manager lo guarda e Tom non fa una piega, ma uno sguardo attento ne può vedere l'agitazione.
 
"Su Twitter è partito un toto scommesse per indovinare chi potrebbe essere la coppia che vorresti rovinare e sei in trend insieme agli hashtag #nottelondinese, #bruciamipiano e #thecheater. Ma tanto a te dei social non ti interessa, no? È un problema nostro."
 
Velenosissimo, ecco come sa essere Brian quando ci si mette.
Tom sta pensando ad altro, però.
Ripercorre con la mente la sera precedente, cerca di capire quand'è che possa essere stato così distratto ma sa di non aver fatto nulla di sbagliato. 
È solo sfortuna. O destino, sì, ma non ci vuole pensare.
 
-
 
"Tom, caro, mi ascolti?"
 
È passata un'ora, Brian si sta consultando con un guru delle public relations - come dice lui -, e ora l'arduo compito di districare quel groviglio di rovi che è la personalità di Tom spetta a Luke.
Tom non l'ha mai visto con il ciuffo così floscio, ma allo stesso tempo gli trova qualcosa di estremamente felice nello sguardo. Non è difficile immaginare come sia elettrizzato di fronte alla possibilità che un amore passionale e tormentato lo consumi dall'interno.
 
"Sì che ti ascolto Luke, ma ti ho detto già tutto quel che so."
 
Gli occhi verdi lo fissano, il kajal sciolto agli angoli interni lascia intendere che Luke la notte l'abbia passata in maniera molto diversa da Tom.
 
"Ok allora... riepilogo. Hai cenato al ristorante dell'albergo, hai preso un solo cocktail al banco del bar e dato che la musica frizzantina e struggente della piccola band sul palco ti ha ispirato, sei uscito per fare due passi e, colmo d'amore, ti sei seduto sulla panchina nei pressi del parchetto urbano per... scrivere sulla tua inseparabile e vecchia agenda. Non ti ha riconosciuto nessuno, ma dato che eri stanco e distrutto dai sentimenti sei tornato lentamente in albergo, e sei rientrato in stanza all'incirca intorno all'una di notte. Corretto?"
 
Lo sguardo di Tom ora è di rimprovero.
 
"Se ignoro tutti gli aggettivi ed innesti da romanzo rosa che ti sei completamente inventato... sì, confermo che i fatti sono questi."
 
Luke indugia in un sorrisino tutto strizzato che sembra voler dire che lui preferisca la sua versione dei fatti. Ma poi si aggiusta i capelli e prova a tornare su argomenti lavorativi.
 
"Beh, comunque come ti dicevo nessuno dell'agenzia o del tuo ufficio stampa ha ancora commentato l'articolo. Quello che ti chiedo..." e qui abbassa il tono della voce per non farsi sentire da Brian, che si è chiuso in bagno e quindi non sentirebbe lo stesso.
"Sei sicuro di non aver lasciato di proposito quella pagina a terra?"
 
Quanta fantasia che ha Luke. Ma dopotutto è un pubblicista, fa parte del suo mestiere.
 
"Sì che ne sono sicuro Luke. Innanzitutto non mi ero accorto che ci fossero giornalisti nelle vicinanze, e poi... che interesse avrei avuto a rendere nota tutta questa faccenda?"
 
L'espressione birichina che fa il ragazzo è qualcosa per cui ci vorrebbe del caffè forte, visto che non sono neanche le otto della mattina.
 
"Perché gli amori proibiti, Thomas, fanno chiacchierare più di qualunque altra cosa!"
 
Ed un brivido corre lungo la pelle di Tom che... no. Avrebbe voluto tutto per quell'amore, eccetto renderlo oggetto di chiacchiere e dibattiti pubblici.
 
-
 
Hanno parlato per quasi tutta la mattina, e Tom ha davvero avuto bisogno di un caffè. 
Un caffè italiano, sia chiaro. Che per uno abituato a bere solo e solamente tè inglese ha lo stesso impatto di una bomba nucleare a livello di neuroni e globuli rossi.
Hanno deciso di temporeggiare, di non fare dichiarazioni, di fare finta di niente.
Potrebbe sembrare una decisione sbagliata o addirittura una non-decisione, ma così facendo mentre da un lato aumenteranno voci ed ipotesi, dall'altro lato la faranno sembrare una questione poco importante scoraggiando chi si aspetterebbe menzogne ed insabbiature poco credibili.
 
Tom, adesso, ha un incontro con Giorgio Armani e non può proprio mancare.
È un attore con anni di scuola di teatro alle spalle, e nel momento in cui le porte del De Russie si aprono davanti a lui decide di recitare la parte del bellissimo lord inglese in visita alla città eterna. La parte dell'affabile, simpatico, affascinante uomo d'oltre-Manica capace di conquistare il mondo solamente grazie al proprio sguardo ed ai propri molteplici talenti.
I flash impazzano, gli uomini della sicurezza premono e spingono, il sorriso di Tom illumina la tarda mattinata romana e si rivolge in direzione di un gruppo di fan. Va da loro, firma un paio di fogli e si lascia scattare fotografie da cellulari con cover rovinate e schermi rotti.
Sente i loro commenti, i complimenti, una domanda dalla pronuncia calcata e grammaticalmente sbagliata gli gratta fastidiosamente l'orecchio e finge di non sentirla, continua a sorridere. 
 
"È un caso che su quella lettera tu non ti sia rivolto esplicitamente ad una "lei"?"
 
La ignora, saluta con un gesto ampio della mano, sale in macchina.
 
"Tempo di percorrenza?" Chiede un po' più secco di quanto avrebbe voluto ai suoi collaboratori.
 
"Mezz'ora se troviamo poco traffico, cosa che a Roma non succede mai."
 
Sfila il cellulare dalla tasca interna, si fa coraggio e lo accende. Indossa gli AirPod per non essere disturbato, ma son tutti troppo presi dal farsi venire buone idee, e nessuno parla più.
 
Ha una marea di messaggi, per una decina di secondi il suo telefono vibra tanto che pensa possa scoppiare da un momento all'altro. Scorre i messaggi cercando quelli di sua madre e delle sue sorelle e con sorpresa ne trova anche uno di suo padre.
 
"Le donne sposate sono tanto belle quanto pericolose, Tom. So che si dice che al cuore non si comanda, ma in verità è solo questione di reazioni chimiche all'interno del nostro cervello. Non ubriacarti, peggioreresti la situazione. Ci vediamo a casa. Papà."
 
L'amore attraverso gli occhi di un fisico, che poesia.
 
Risponde ai membri della sua famiglia, legge un quantitativo spropositato di messaggi di supporto ed altri più goliardici. Non risponde a nessuno.
 
Non ha sul cellulare le app per i vari social, Brian non mentiva quando ha detto che a Tom non interessano. Li usa per promuovere iniziative interessanti al massimo, ma in casi come questo ringrazia di non avere un trilione di notifiche. Internet è un posto terribile il più delle volte.
 
Adesso trova terribile anche la propria segreteria, però.
 
"Tom... richiamami."
 
Quella voce profonda e seria gli ha risuonato in testa rimbalzando da una cuffietta all'altra, l'ha stordito, gli fa girare tutto come se fosse su una giostra e non su una macchina di lusso.
 
Un solo messaggio vocale, nient'altro.
Cosa diavolo vuole da lui? Gli vuole fare la ramanzina?
Se lo immagina già.
 
"Tom vali troppo per perdere tempo dietro ad una donna sposata. Non vuoi una vita felice come me, Elsa e i ragazzi? Perché non mi hai mai detto di essere innamorato? Io ti avrei capito, ti avrei consigliato... la conosco?" E blablabla.
 
Schifezze. E Tom non ha nessuna voglia di sentirle.
 
-
 
È a metà pomeriggio che tutto cambia.
 
Era chiaro che non avrebbero potuto lasciare la situazione così com'era.
Sarebbero cominciate le domande ad ogni intervista e Tom non avrebbe potuto far finta di niente per sempre, e ancora peggio sarebbe stato ammettere i fatti. Questo avrebbe significato una "caccia alla donna" oltre il compulsivo.
 
Luke arriva di corsa nella parte della suite di Tom in cui ci sono anche gli altri e "GENIALE!" urla, facendo prendere un infarto a tutti quanti.
 
"Geniale, cosa?" Chiede Brian, che non è mai stato così vicino al licenziarsi in vita propria.
 
Il pubblicista lancia sul tavolo il proprio blocco degli appunti, appoggia frettoloso il tablet inclinandolo per farlo vedere almeno a Tom e agita le braccia tenendo il cellulare in mano.
 
"Lo usiamo come teaser per un film!"
 
Tom assottiglia gli occhi, mette da parte la rivista e sposta tutta l'attenzione sullo schermo del tablet che mostra quello che dovrebbe essere il bozzetto di una locandina.
Un cielo notturno su Londra e "Bruciami piano" come titolo.
 
"Spiegati Luke, sai che voglio cose chiare e lineari e che quando farnetichi mi fai incazzare."
 
Brian non ha una gran pazienza.
 
"Sì sì, subito. Tom, caro, quanto ti fidi di Elizabeth Olsen?"
 
Tom odia non seguire il filo delle conversazioni, ed odia ammettere che con Luke gli capita molte più volte di quanto vorrebbe.
Aggrotta le sopracciglia per la confusione e capendo che il suo pubblicista si aspetta davvero una risposta cerca di essere il più onesto possibile.
 
"Direi... molto. È una persona delicata e discreta ma non la conosco poi davvero così tanto."
 
"Ecco. Lei sembra essersi preoccupata per te, quest'oggi. Mi ha chiamato mezz'oretta fa per farmi una proposta e io credo che dovremmo accettare."
 
Brian ha le punte delle dita contro le tempie, sfrega in senso circolare e "Sii più lineare o ti strozzo."
 
"Praticamente avrebbe pensato di... far trovare ai paparazzi una lettera struggente quasi quanto la tua, indirizzata ad un uomo misterioso paragonabile alla notte stellata, in cui parla di questo amore astratto per il quale si sente in colpa dato che ha un marito. Capite?"
 
Tom no, non capisce. Perché vorrebbe immolarsi per una questione del genere? Lei così attenta alla propria privacy.
 
"A quel punto sia tu sia lei pubblichereste un post con il logo di cui qui vedete solo una bozza senza scrivere didascalie, e... voilà, sarebbe una sorta di mossa di marketing per annunciare un progetto insieme."
 
Il silenzio non è mai stato così ingombrante. Tom è diffidente, altroché.
Brian non sa cosa dire, che cosa inedita.
 
"Cosa fai? Cosa ne pensi?" Chiede vedendo Tom che si alza e fa per andarsene.
 
"Chiamo Lizzy."
 
-
 
"Non lo so che casino stai passando Tom, ma le tue parole mi sono arrivate. Le ho qui sotto pelle e non è giusto che ti massacrino mediaticamente per una faccenda che ti fa stare così male. Anche Robbie è d'accordo, tranquillo... ti supporta!"
 
Il succo della conversazione con Elizabeth, più o meno, è stato questo.
Ed ora Tom è nella stanza principale della sua suite per farsi preparare in vista della serata, e contemporaneamente per dare la propria opinione in merito al logo ufficiale da utilizzare come teaser.
 
Lizzy ha pubblicato una lettera tanto dolce e pregna di sensi di colpa da far impallidire l'amore stesso. E Tom... sente di volerle più bene che mai. Dovrà ricambiare il favore prima o poi, magari rendendole facilissimo il compito di lavorare a quel film nato dal nulla, di cui a onor del vero nessuno di loro sa ancora la trama.
 
Meno male stasera è vestito in blu. Lo tranquillizza.
Hanno appena postato la foto del logo e a quanto dice India, stravaccata in tuta sulla chaise longue del divano come fosse suo, hanno già cominciato a parlarne su Twitter.
Graham Norton condivide la locandina e "Ci hanno fregato alla grande. Nessuno più di me avrebbe voluto un retroscena così succoso per il divino ed inarrivabile Tom, ma sembra dovremo accontentarci di un film-capolavoro" scrive.
Tom sorride, ha come l'impressione che anche questo sia solo per dargli una mano. Graham ha fiuto per certe cose.
 
Brian ha preso una bottiglietta dal frigo bar, e dovrebbe essere un buon segno. Ha tirato un sospiro di sollievo, ha capito che quel piano dell'ultimo momento funziona e tutto quello di cui ora ha bisogno è un liquore che gli permetta di sopravvivere anche alla serata di beneficenza.
Luke si è ingellato i capelli e se ne sta a petto in fuori, orgogliosissimo di aver contribuito a risolvere la faccenda. Brian, forse, avrà bisogno di più di una bottiglietta per sopportare quel sorriso sbruffone.
 
Durante il tragitto in macchina Tom si prende del tempo per fare qualche telefonata, e con voce simpatica e melensa conferma il progetto del film con Elizabeth a chiunque.
Lo chiamano anche Benedict e Paul, e lui mente anche a loro. Instancabile, recita sempre una parte.
 
C'è solo un numero a cui non risponde.
Chris l'ha chiamato ancora nel primo pomeriggio, e Tom non aveva ancora voglia di sorbirsi una predica. E lo sta chiamando adesso che la macchina percorre il lungo viale alberato della vecchia villa patrizia in cui si tiene la serata, e potrebbe anche rispondere volendo. Potrebbe ridere della sua apprensione e dirgli come fosse tutta una mossa pubblicitaria, potrebbe fingersi impegnato e tenere corta la conversazione limitandosi a parole di circostanza, potrebbe sforzarsi e mettere tutto il suo dolce veleno nell'ennesima bugia.
Ma... non risponde.
Un po' perché non è certo di riuscire a mentire su quella questione a Chris, e un po' perché sa che gli servirebbero troppe energie poi per riuscire a mascherare il suo stato d'animo per il resto della serata.
 
Quindi toglie la vibrazione al cellulare, lo mette in una tasca interna bassa, lontana dal petto, e si prepara a scendere dall'auto.
 
-
 
Conversazioni, sorrisi, bicchieri di vino bianco in mano, flash e profumi costosi. 
Gli occhi di tutti addosso nel momento del suo intervento, musica armoniosa e d'accompagnamento in sottofondo, gli applausi e pezzi d'arte d'incomparabile bellezza alle pareti e qua e là lungo le colonne del salone principale.
A Tom l'Italia piace così tanto da fargli dimenticare qualunque altra cosa.
 
Gli sembra di essere in un altro tempo, fuori da qualunque periodo storico, dentro ad una bolla di perfezione e cultura. La difficoltà è ricordarsi di mantenere la solita maschera di buone maniere e ironia, perché tra quei quadri e quelle terrazze che affacciano sulla Città Eterna è fin troppo facile credere di essere liberi di essere se stessi.
 
Forse la sua vera debolezza è nascosta là, tra quegli anni di studi di lettere classiche, tra le pieghe della passione che nutre per la lettura, i romanzi, la poesia e la bellezza.
L'hanno probabilmente reso un sognatore, ed invece sarebbe stato più saggio attenersi a materie più logiche e scientifiche. Dopotutto aveva buoni risultati anche in quelle.
 
Il presidente della fondazione ha concluso l'intervento, l'atmosfera si è fatta meno rigida ed ora tutti gli invitati sono liberi da formalità e doveri. Possono divertirsi per quanto un contesto tanto formale ed importante conceda.
L'accento italiano che si sente in ogni dove però mette di buon umore Tom, che ha dimenticato la questione della lettera, del film, di Elizabeth.
 
Ha dimenticato addirittura quanto si sia sentito violato nello scoprire che la lettera d'amore più vera, trasparente e sincera che abbia mai scritto abbia fatto il giro del web. E sul web rimarrà per sempre, lui lo sa. Al massimo potrà chiedere di esercitarne i diritti di modo che sia presente solo nel film, e che venga cancellata da tutti gli altri siti. A volte si può fare.
 
Ma adesso non sta pensando a questo. Adesso sta contando le mille luci di Roma viste da quel versante della collina. Il Tevere luccica, il Colosseo è aranciato e contrasta tanto con la notte da sembrare il terreno di un altro pianeta.
Quella terrazza deve avere qualche potere, e Tom non sente neanche più le chiacchiere della padrona di casa, Irma, che racconta ad alcuni ospiti di come suo figlio stia portando avanti gli studi di scienze politiche perché punta ad entrare nella classifica di Forbes degli under 30 più influenti del mondo.
Si sono ovviamente accorti di come il suo sguardo sia volto all'orizzonte, ma nessuno lo richiama perché sono ben contenti che un ospite tanto importante si perda nelle bellezze della loro città.
 
Tom conosce l'italiano quanto basta per non sentirsi mai tagliato fuori, ma è costretto a voltarsi confuso alla mezza imprecazione in romanaccio stretto della beneducatissima Irma.
Non fa in tempo a chiedere garbatamente se vada tutto bene.
 
"Tom... volevi farci una sorpresa?"
 
Se qualcuno gli prestasse attenzione, vedrebbe che non capisce assolutamente a cosa si riferisca la donna, ma nessuno bada a lui. Lo sguardo di tutto il gruppetto, e in realtà di tutti i presenti, è rivolto alla larga e sinuosa gradinata che abbraccia il fianco del giardino. Così anche Tom si decide a guardare da quella parte ed una volta inquadrato il soggetto, ne è certo, perde immediatamente ogni maschera, ogni costrutto, dimentica tutti gli anni di recitazione.
 
Chris Hemsworth sale i gradini mantenendo lo sguardo alto, il suo passo è sicuro ed elegante, prepotente, predatore. È vestito di bianco, la giacca ha un solo bottone d'oro che gli stringe la vita, gli scolli della paramantura e della maglietta sottostante cadono a picco dando ancora più verticalità a quel corpo già di per sé alto che troneggia sugli altri senza sforzo. Ha la barba cortissima, sembra quasi non ci sia, ed i capelli biondo scuro acconciati in un ciuffo un po' spettinato, folto, come se fosse sulla spiaggia con la sua tavola da surf in mano ed attendesse onde abbastanza buone per buttarsi nell'oceano. Ha collane che si aggrappano al suo collo taurino, ha grossi anelli attorno alle dita, ha cordini che spuntano anche ai polsi.
È completamente fuori luogo. È bellissimo.
 
Guarda Tom dritto negli occhi per almeno gli ultimi quindici scalini, e solo una volta giunto sulla terrazza sposta l'attenzione sui padroni di casa, più per cortesia che per interesse.
 
Lo accolgono con saluti entusiasti, non fanno una piega né per il suo abbigliamento da matrimonio balneare né per essersi presentato lì senza invito. E certo. A Chris Hemsworth fila sempre tutto benissimo. Nessun intoppo, nessun fuori programma, nessuna porta in faccia.
 
"Mi sono interessato alla causa grazie al mio amico Tom" dice.
E Tom vorrebbe tirargli un pugno su quella faccia perfetta e sempre abbronzata. È quasi certo che si farebbe male alla mano però, vista la sua struttura ossea solida e scolpita.
 
Dal canto suo non spiccica parola, solo sorrisi falsi e sottilissimi. I suoi occhi di ghiaccio sono lontani, infastiditi, confusi.
Era così preoccupato per lui da essere andato di persona fino in Italia per fargli la predica? 
Dall'Australia sono un bel po' di ore, chissà che bel disturbo che deve essersi preso.
 
Approfitta nella maniera più educata possibile del fatto che nessuno stia più badando a lui e si sposta all'interno, appoggia il proprio bicchiere su un vassoio e segue le opere d'arte probabilmente rinascimentali fino ad un lato più in ombra.
La cosa in realtà gli dà un po' di fastidio, ma non è una novità che sia così. Quando il sole arriva, dopotutto, la notte si fa da parte.
 
Il pensiero della lettera lo colpisce di nuovo, fortissimo, e perde tutte le piccole certezze che era riuscito a conquistare fin lì. 
Ed ecco che tutte in una volta montano rabbia, frustrazione, dispiacere, senso di impotenza. 
Ha bisogno di uscire, e meno male che quel salone è pieno di porte a vetro che affacciano su balconcini o logge perché l'alternativa sarebbe stata tornare alla grande terrazza e non ne ha affatto voglia.
 
Gli si velano gli occhi di lacrime e la gola gli si serra in un nodo più stretto che mai. Si sente soffocare, allenta la cravatta, slaccia il primo bottone in alto e ringrazia il cielo che oltre alla porta vetrata non ci sia nessuno.
 
Tra tutti i suoi appunti, tra tutti i fogli che ha riempito di pensieri nel corso della sua vita... perché è stato trovato proprio quello? Perché?
Il più intimo di tutti, il più vero, il più sofferto.
È un sollievo essere riusciti a salvare la situazione, certo, ma ci sono stati momenti nel corso della giornata in cui avrebbe solamente voluto alzarsi e dirlo chiaro e tondo a tutti, levarsi il peso. E ricoprire tutto e tutti di vergogna, altroché.
Ed invece si ritrova a dover ricoprire di menzogna quel sentimento così puro che prova.
Finché doveva tenerlo solo per sé poteva andargli bene. L'omissione è al limite tra bugia e verità, è un non detto dall'aria torbida e confusa, è pane per i suoi denti. 
Ma... mentire a riguardo gli è difficile. Non può negarlo.
E nel mondo ci sarà sempre qualcuno che non crederà mai del tutto alla storia della mossa di marketing. È una magra consolazione, ma si ritrova a pensare che vorrebbe che qualcuno capisse per davvero cosa si cela dietro a tutta la questione. Senza bisogno che lui lo dica, dannazione.
 
Roma, da quel balconcino, è meno austera.
Non vede più il teatro di morte di migliaia di gladiatori, non vede più in prevalenza costruzioni di pietra e luci arancioni. Vede distese gonfie e nerastre che se ci fosse abbastanza luce riconoscerebbe come chiome folte di alberi, vede case dai tetti spioventi ammassate l'una sull'altra in sali e scendi che serpeggiano lungo le sponde di un pezzo di Tevere meno romantico e più vero. La luna non c'è, la foschia la copre. 
Sente il profumo dell'umidità serale, quello dell'erba tagliata nel giardino sottostante e... improvviso, ma non propriamente inaspettato, quello di lui.
 
"Scappi dal centro dell'attenzione? Insolito per te, Chris."
 
L'ha detto senza neanche voltarsi, non vede come Hemsworth lo guardi tutto quanto, dalla suola delle scarpe alla punta dei capelli ordinatamente pettinati all'indietro in un'onda morbida.
 
"Sei tu che scappi Tom, io ti inseguo solamente."
 
Lo affianca affacciandosi a sua volta su quel panorama di costruzioni senza fine, ma i suoi occhi sembrano trovare più importante il profilo di Tom.
 
"Beh... visto che non mi togli il fastidio di dovertelo chiedere, ti accontento: che ci fai qui?"
 
"Non mi hai richiamato."
E la sua voce è profonda come nel messaggio che gli ha lasciato in segreteria, seria alla stessa maniera ma forse un po' più triste.
 
Tom si fa coraggio e indossa di nuovo la sua maschera, sorride sereno e si volta verso sinistra in direzione di Chris.
 
"Dovevo mantenere il segreto fino a stasera, non me la sono sentita di richiamarti perché con te non so se ci sarei riuscito. Scusa se ci sei rimasto male, ma non è stato semplice..."
 
Di solito le sue rassicurazioni hanno un gran potere su Chris, ma stavolta non gli si forma alcuna piega attorno agli angoli della bocca, i suoi occhi non si tingono di sollievo e non ammorbidisce neanche un po' la postura che rimane invece tesa e sull'attenti.
 
È uno sguardo che Tom non sa per quanto potrà reggere.
 
"Con me non sai mentire, dici?"
 
C'è qualcosa che gli sta scavando dentro, e non sa se sia per quel momento di incertezza e frustrazione che l'ha spinto a cercare un posticino per stare da solo, ma sa solo che si sente più debole e scoperto che mai. Vulnerabile, e Chris sta premendo dove le pareti sono già crepate.
 
"Certo che no" risponde ostentando tranquillità.
"Sai benissimo di riuscire a leggermi dentro Chris, con te non ho bisogno di spiegarmi."
 
Tom in quella frase ci ha messo un po' di veleno. Non sa resistere a qualche frecciatina anche perché tanto Chris non se ne accorge neanche.
Eppure stavolta fa una faccia strana, non reagisce nel modo in cui ci si aspetterebbe in seguito ad un complimento. Ma Tom è certo di non aver lasciato trapelare sarcasmo, quindi non capisce che stia succedendo.
 
"Io... mi prendo la mia parte di colpa, Tom. Sono venuto anche per dirti questo."
 
Ad Aprile non fa esattamente caldo a Roma, ma solitamente non c'è nemmeno freddo.
A Tom però si ghiacciano le ossa. Ha un'annichilente, totalizzante, paralizzante sensazione di abbandono e terrore.
 
"N-non capisco" farfuglia, ed il suo accento si sente tutto quanto.
 
Chris è mortalmente serio, ha qualcosa negli occhi che sa di tristezza liquida, dispiacere vero e tangibile. Non sono lacrime, ma luccica alla stessa maniera.
Cerca lo sguardo di Tom e chissà cosa ci vede dentro.
 
"Ad Atlanta mi hai confessato di avere il terrore dei grandi pubblici, e che quel tuo ridere ed intrattenere sono esercizi che hai imparato in uno dei tuoi primi corsi di teatro. Mi hai detto che devi immaginare che siano tutti innamorati di te, e solo così ti senti abbastanza sicuro per non risultare mai a disagio o fuori luogo. Era... durante la prima sessione di conferenze dopo l'uscita di Infinity War, e tutti quanti ti facevano ossessivamente domande riguardo alla morte di Loki."
 
Tom non parla, non sa che faccia stia facendo e sente il proprio cuore in gola.
 
"Mi hai detto che nessuno ti aveva mai visto in quello stato e che ti fidavi di me... ed io ti ho ascoltato, non ti ho giudicato, ti ho addirittura fatto ridere con quella stupida battuta che adesso neanche ricordo. Ed abbiamo bevuto una birra nascosti su quel furgone scoperto nella periferia della città."
 
Il silenzio che riempie la distanza tra loro due è in un certo senso solenne.
Tom lo sta vivendo malissimo. Non mentiva quella volta: lui il panico non lo sa davvero gestire.
Chris invece sta solamente aspettando. Non si sa cosa, ma quando evidentemente gli sembra essere passato sufficiente tempo, continua.
 
"Per quanto riguarda l'Irlanda invece ci ho dovuto pensare un po' più a fondo. Da quanto ti conoscevo Tom? Cinque giorni? E per cercare luoghi più simili possibile a quelli a cui avevano pensato per la sceneggiatura ci hanno portato in queste distese di prati e rocce. Io una pioggia forte così non l'avevo mai vista, sai? E tu invece non vedevi l'ora di andare in avanscoperta... mi hai fatto fare la figura del moccioso spaventato, maledetto." 
 
La figura di Chris di tanto in tanto si sfoca. Tom sta cercando di non piangere.
 
"Ti ho seguito perché ti vedevo già come qualcuno da cui imparare, e siamo finiti in quell'anfratto scoglioso e pieno di piante strane che scendevano da tutte le parti, ma la pioggia è aumentata e ci siamo presi qualche minuto per valutare se fosse il caso di tornare indietro. Ero io, lì, quello più spaventato... ma ti ho visto ridacchiare e ti ho chiesto a cosa stessi pensando. Ti ricordi cosa mi hai risposto?"
 
Non riesce nemmeno ad annuire, è già tanto che riesca a respirare.
 
"Sei così bello in mezzo a tutto questo scenario apocalittico Chris, almeno se ci troveranno morti tu farai bella figura." E mi hai preso così in contropiede che io... boh, davvero, dallo stupore credo di aver quasi rischiato di dimenticare questo episodio. Ma ora ricordo bene come tu poi ti sia imbarazzato tutto d'un colpo, e mi abbia chiesto scusa più volte sulla via del ritorno."
 
Silenzio, ancora.
Poi Tom però si fa coraggio ed insiste con quel che sa fare meglio: negare.
 
"Ed hai viaggiato dall'Australia a Roma solo per dirmi qualche nostro aneddoto e mettermi in ombra a questa serata in cui sarei dovuto essere l'ospite d'onore?"
 
"No" risponde subito Chris ergendosi, stringendo il pugno sul parapetto elaborato della balconata.
"Io... né sotto alle stelle di Atlanta né sotto alla pioggia d'Irlanda ho riso di te. Ecco perché sono qui."
 
Ma ormai Tom ha imboccato quella strada sicura, anche se dolorosa. Arriverà prima o poi a non provare più niente, ne è certo.
Perciò rende più tagliente il proprio sorriso, il labbro superiore sparisce completamente, le sue rughette caratteristiche gli piegano gli angoli degli occhi.
Si fa velenoso, ride dell'insinuazione di Chris fingendosi divertito per davvero. Spera di avere l'effetto di una coltellata nel petto.
 
"No aspetta, Chris. Non mi starai dicendo che ti sei ritrovato nella lettera che ho scritto per il film?"
 
Hemsworth non ride, ma non vacilla nemmeno.
 
"Tom smettila con le bugie."
 
"No, tu smettila con il tuo ego" risponde subito con fredda cattiveria.
E questo fa stringere le labbra a Chris, li allontana come non sono mai stati.
"Vieni qui senza invito perché tanto sono tutti troppo affascinati dal tuo bell'aspetto per dirti che sei completamente fuori luogo, ti basta sorridere e sono tutti ai tuoi piedi. Ma io sono qui per una causa benefica, ci son cose più importanti delle tue maledette manie di protagonismo, Christopher."
Prende fiato. Tiene una mano sul parapetto e con l'altra punta il petto di Chris per sfogare almeno in parte il disperato bisogno che ha di toccarlo. Il limite tra la voglia di picchiarlo e quella di stringere i suoi muscoli è sottilissimo.
"Come se non bastasse, poi, non ti sforzi neanche di fingere che ti importi di questa causa. Lasci i padroni di casa e gli altri ospiti per seguire me e... vaneggiare riguardo a coincidenze tra la lettera che io ed il mio staff abbiamo scritto per il film con Elizabeth ed aneddoti che ti riguardano. Ti rendi conto che stai alludendo che io abbia una cotta per te, Chris? Capisci l'assurdità di quello che dici? So che per l'ego dell'uomo più bello del 2014 potrebbe essere un duro colpo, ma non tutti sono innamorati di te. Non tutti vogliono... portarti a letto. Fattene una ragione."
 
Tom è serio, ha perso letteralmente ogni gioia, ogni sollievo. Si sente pesante come il piombo, schiacciato dalla gravità sta sprofondando sotto terra ad una velocità impressionante.
Si nutre dello sguardo vagamente smarrito di Chris, come se finalmente avesse cominciato a dubitare magari anche solo in parte della propria convinzione.
 
"E adesso lasciami tornare in terrazza almeno per un saluto, dopodiché ti lascerò il centro del palcoscenico come piace a te."
 
È così pieno di soddisfazione per quel discorso, per averlo mortificato, per aver sfacciatamente mentito sulla questione, da farsi quasi un po' schifo da solo.
Tom Hiddleston è questo. Contorto piacere in perversi giochi di manipolazione e menzogna.
La ripugnanza di sé e l'amor proprio, in Tom, sono amanti che bruciano di passione, che si intrecciano per raggiungere il culmine e offrire il meglio dei due mondi, ma costretti a separarsi perché si consumano solamente coesistendo nello stesso spazio. 
Nel voltare le spalle a Chris ed andando deciso verso quell'angolo più in ombra della sala dei quadri, Tom sente l'orgasmo della ripugnanza di sé esplodergli contro le pareti interne del cervello. È un orgasmo corrosivo, stordente, lo obbliga a socchiudere gli occhi nel varcare la soglia, inspirare forte, deve cercare di domare il capogiro che preannuncia la solita sensazione di miseria e vuoto.
 
Che però... non arriva.
O meglio: non fa in tempo ad arrivare.
 
Tom era troppo stordito da se stesso per accorgersi del movimento dell'altro, e si ritrova afferrato per un braccio, voltato, buttato contro il muro lì accanto.
Chris gli va addosso quasi al punto di premergli contro, ma ci sono ancora un paio di centimetri a separarli. Non gli ha mollato la piega del gomito e non ha nemmeno allentato la presa.
Non dice niente, non fa alcunché. Solo... lo guarda dentro agli occhi ad una distanza che hanno avuto unicamente sul set.
Tom è immobile, paralizzato, sopraffatto da tutto quello che è accaduto in quella giornata infinita. Perché Chris non lo lascia andare? 
È inevitabile adesso ammorbidirsi un po', corrotto dalla stretta di Hemsworth, dal suo profumo intenso che sa sempre un po' di oceano e sale. Il suo viso così serio, quasi arcigno, lo distrae. Non è padrone dei propri muscoli facciali nel perdersi in quelle iridi blu come un mattino striato di cirrostrato rado e brillante, nello scendere con lo sguardo lungo il naso dritto e marcato, arenarsi sulla sua bocca. Ha una linea dura, ma non appena Tom la guarda quella si schiude.
E non è una sua impressione, no.
Il battito aumenta ulteriormente ed impazza nella sua gola, inspira, ha paura. Forse delle proprie azioni.
 
"Chris..." espira piano nel mezzo dei respiri corti.
 
All'interno della sua testa, lui, lo sta già baciando.
 
"Tom..." e la sua voce è bassa sia nel tono sia nell'intensità. Mette i brividi.
"Da quanto tempo provi questo?"
 
Ed avrebbe senso mentire ancora a parole quando il proprio corpo urla così tanto la verità?
Non gli resta che rialzare lo sguardo e ritrovarsi ad essere fragile di fronte agli occhi di colui che ama. Rimettersi al suo giudizio, al suo volere, come solo un fiore senza più radici può fare in balia di un uragano.
 
"Non umiliarmi più di quanto io non mi senta già, per favore." 
Ma non è né supplicante né disperato. Si sente rassegnato, sul ciglio della porta di una stanza in cui è rimasto per dieci anni abbondanti ed in cui si è crogiolato sperando di poterci restare per sempre. Eppure è ora di uscire perché il padrone di casa l'ha stanato, ha capito che cosa facesse davvero lì dentro e... beh, semplicemente non gli è più concesso. Non ne ha mai avuto il diritto in verità.
 
Chris non dice nulla a riguardo, non insiste, non mostra sdegno, delusione o ripugnanza.
A Tom sembrerebbe quasi un fatto curioso se non fosse distratto dal suono del proprio cuore che va in frantumi.
 
La presa sul gomito si allenta ed il corpo di Chris si allontana. 
"Ti devo chiedere un passaggio, Tom. Io sono venuto qui in taxi."
 
Infierire evidentemente non rientra nei suoi piani.
E Tom a onor del vero ne è ben contento. Del passaggio lo è un po' meno, ma è solo questione di un ultimo viaggetto dopotutto.
Il solo pensarlo comunque gli fa pizzicare gli angoli degli occhi.
 
"Mh va bene. Dove vai?"
 
Chris si è staccato del tutto, si aggiusta la giacca, lo guarda in un modo indecifrabile e poi con un tono che lascia trapelare l'ovvietà della cosa fa accapponare la pelle di Tom usando solo tre parole.
 
"Al tuo albergo."
 
E certo. Figuriamoci.
 
-
 
Brian, Luke, India e tutti gli altri fortunatamente hanno levato le tende dalla sua camera. Sembrava che ormai ci si fossero piantonati dentro nel corso della giornata.
Ma adesso la questione della lettera ritrovata era più o meno risolta, e a quanto pare hanno tutti di meglio da fare.
Tom è solo nel semibuio della stanza da letto. Scalzo ma con ancora addosso i pantaloni asciutti e di qualità di quella sera, la giacca è su una sedia lontana e la camicia ha polsini ed i primi bottoni slacciati. Seduto sul grande matrimoniale sente il soffice tappeto solleticargli le piante dei piedi, l’odore un po’ intenso dei fiori che gli addetti alle pulizie gli hanno portato in tarda mattinata, il nodo alla gola. Che sì, non se ne è mai andato.
 
Ha rovinato la cosa più bella della sua vita, non sa se potrà mai perdonarselo.
 
Riportare alla mente gli occhi di Chris gli fa un male al petto quasi tangibile, sente il sangue agglomerarsi tutto in viso ed in testa, quel che gli bagna gli occhi è bollente e denso. Gli sembra quasi di poter piangere fluidi diversi dalle lacrime, come se potesse mettere fuori l’anima sottoforma di plasma ed il proprio cuore sciolto.
 
Quando sono arrivati al De Russie Chris non ha detto niente. Prima di scendere dalla macchina l’ha guardato in un modo tutto nuovo, ancora, ed ha stretto la bocca.
Tom non ha retto a lungo quello sguardo, si è limitato a sbattere le palpebre, camuffare il più possibile il disagio e poi ha volto l’attenzione fuori dal finestrino constatando tra sé che a parte uomini della sicurezza non c’era nessun altro. Niente giornalisti, per fortuna. Di certo qualche paparazzo nascosto ci doveva essere, ma niente di cui preoccuparsi.
Erano scesi in sincrono e solo una volta nell’atrio si erano separati, in silenzio.
 
Tom adesso pensa se quella possa essere l’ultima volta in cui si vedranno all’infuori di contesti di lavoro.
Si mette le mani tra i capelli sostenendosi la testa, i gomiti piantati nelle cosce, la postura più abbandonata che mai. Lui… sarebbe dovuto andare a trovarlo a casa, nei prossimi mesi. Avrebbero fatto altre partite con l’Xbox di Chris, il quale teneva in serbo solo per lui il videogioco di Thor, vecchio ormai di sei o sette anni; avrebbero fatto qualche nuotata nella sua piscina coperta come sempre, sarebbero andati a guardare l’oceano, avrebbero mangiato carne grigliata e Tom gli avrebbe parlato delle costellazioni. A Chris piaceva ascoltarlo a fine giornata, dopo che per tutto il tempo lui aveva corso avanti ed indietro pieno d’entusiasmo e l’altro l’aveva assecondato.
Ed avevano persino valutato l’ipotesi di passare insieme anche qualche giorno tra Natale e capodanno, a Londra però.
 
Pensare di aver fatto quei programmi e sentirli adesso sfumare, a Tom, mette una tristezza totalizzante.
Non si accorge neanche di aver cominciato a piangere, non si accorge delle macchie più scure di lacrime salate sui pantaloni e non si accorge di far fatica a respirare.
Si accorge solamente del rumore della serratura elettronica della propria stanza. E lui si alza terrorizzato, ma gli gira quasi la testa per lo sconvolgimento e… è più impreparato che mai nel ritrovarsi Chris una decina di passi più in là, in piedi accanto al tavolo in cui sono sparsi qua e là i fogli del lavoro che tutti hanno svolto durante la giornata, ed al centro il grosso vaso pieno di fiori non più freschissimi.
 
Deve avere una cera smarrita e confusa oltre ogni dire, perché Chris solleva il braccio mostrando subito la tessera magnetica e “Il mio bell’aspetto, come lo chiami tu, serve anche per ottenere cose come questa.”
 
“Non… non c’è niente di cui essere fieri nell’essere un potenziale violatore di domicilio.”
Ma la sua voce trema, non si asciuga via la disperazione dalla faccia solo per mantenere una certa dignità.
 
Disperazione che Chris vede tutta perché la porta-finestra del balcone è aperta ed oltre al venticello fresco della notte romana entrano anche i riverberi delle lampade esterne affisse al muro e quelli della città.
Non è poi così tanto strano che il suo istinto sia lasciare sul tavolo quella tessera ed incedere veloce e deciso in avanti verso Tom, e abbracciarlo.
 
Se Tom respira adesso sente tutta l’essenza di Chris e non capisce bene che effetto gli faccia, a dire il vero.
Trema perché ora che il suo sentimento è svelato si sente stupido ed indifeso, ma non può non sentirsi rassicurato da tutto ciò che i suoi sensi riconoscono come punto di riferimento e porto sicuro.
Non ricomincia a piangere, ma si abbandona contro quel petto ancora vestito di cotone sottile candido all’interno delle braccia più muscolose, calde e morbide che conosca. Lui le sue le tiene molli lungo i fianchi, non sente neanche il bisogno di aggrapparsi a Chris. E in fin dei conti come potrebbe? Con che diritto potrebbe calpestare ancora di più i confini della loro amicizia?
 
“Quando ho letto quella lettera…”
 
“No, sta’ zitto. Non voglio parlare di quella lettera.”
 
Le mani di Chris si separano. Una rimane nell’incavo della zona lombare e l’altra sale fino alle vertebre cervicali.
Tom si sente cingere tutto il collo in lunghezza ed i suoi muscoli si sciolgono piano.
 
“Se non ne parlo come fai a capire quello che voglio dirti?”
 
“E che fine ha fatto il “ci capiamo senza bisogno di parlare”?”
 
“Hai sempre ragione tu, vero?”
 
Tom tace, e quando Chris scioglie l’abbraccio le sue lacrime si sono asciugate tutte quante. La maggior parte sulla giacca bianca su cui appoggiava.
 
“Spero tu capisca allora cosa voglio dire senza che io parli, Tom.”
 
Si guardano e per l’ennesima volta in quella serata Hiddleston non riesce a decifrare gli occhi di quello che dovrebbe essere il suo migliore amico.
È quindi una doppia sorpresa quando Chris, rapido e preciso, prende il viso di Tom con entrambe le mani e se lo porta vicino andandogli incontro contemporaneamente e… baciandolo. Sì, baciandolo per davvero.
Bocca su bocca, labbra incastrate ed occhi socchiusi.
Non quelli di Tom però, che rimangono aperti ed increduli, e le sue mani si sollevano ma solo per andare ad appoggiarsi su quel petto sconfinato e spingere per allontanare.
 
“Sei impazzito?!”
 
Ma quella spinta non è assolutamente niente per la forza e l’ostinazione di Chris, che ha ancora tra le mani la sua faccia e gli basta un nonnulla per ritirarselo contro e baciarlo di nuovo infilando però la lingua stavolta.
 
Lo stomaco di Tom pare prendere fuoco a quella sensazione. La lingua di Chris nella sua bocca, oddio.
Gli gira la testa, non lo respinge neanche più, resta lì e prende. Prende e basta.
 
Non capisce i perché nonostante continui a chiederseli, non trova fili logici o spiegazioni. Non c’è proprio senso al fatto che Chris Hemsworth lo stia baciando leccandogli il fondo della bocca in una camera d’albergo, tenendolo ben stretto, respirandogli in faccia con occhi chiusi ed un impeto da amante pregno di passione e desiderio.
 
Ogni giro ed affondo di quella lingua lo rende sempre meno lucido, al punto da ritrovarsi a ricambiare, al punto da ritrovarsi a cambiare l’intento del proprio tocco e trasformarlo in qualcosa che ha voluto talmente tanto da perderci la ragione. Scivola con i palmi accarezzando il costato e poi l’addome di Chris, e mosso da alcuni dei propri istinti più primordiali gli slaccia il bottone d’oro che gli teneva chiusa la giacca, si intrufola al di sotto dei lembi ora slegati ed il tessuto leggerissimo della maglietta non è abbastanza per impedirgli di sentire perfettamente quel mix tra solchi e dune, quel connubio tra sodo e duro, la carne calda, tesa, scolpita con dedizione e pazienza giorno per giorno. È nel momento in cui afferra il bacino di Chris che qualcosa esce da solo dalla sua gola e sì, è un gemito.
Cosa che Hemsworth sembra apprezzare perché gli si preme ancora più addosso, apre le dita come per sentirlo proprio tutto quanto, infila la lingua oltre ad un limite in cui davvero nessuno è mai andato.
Poi non si sa cosa gli passi per la testa, perché si stacca all’improvviso lasciando Tom a bocca semi aperta nel vuoto, la lingua un po’ sollevata.
 
“Una cosa, però… te la devo dire Tom.”
Sta ansimando, respira affannato ed è tutta adrenalina. Non aspetta alcun cenno per continuare.
“Io non l’ho mai capito. Mai, chiaro? Altrimenti… non so come sarebbero andate le cose e io ti giuro che è tutto il fottuto giorno che ci penso.”
 
Il cuore di Tom ha ancora la forza di sanguinare.
 
“Probabilmente avresti chiesto un altro partner per il ruolo di Loki” risponde espirando quasi strozzato.
 
“Oh no, ti assicuro. Tu sei l’unico vero Loki di questo mondo.”
 
Quella specie di pausa dovrebbe essere almeno vagamente imbarazzante, ed invece Tom può sentire chiaramente quanto sia forte il loro legame, può percepire più tangibile che mai quella chimica di cui tante volte hanno parlato nelle varie interviste.
 
“Non sei il tipo che pensa ai se ed ai ma del passato, Chris.”
 
Al contrario di lui, che è capace di perdercisi per ore ed ore.
 
Il biondo scuote appena la testa, anche le sue mani adesso sono sui fianchi dell’altro.
 
“Ho scoperto che per te posso fare un sacco di cose assurde.”
 
Tom sorride, tutto spigoli e sadico compiacimento.
 
“Tipo raggirare un receptionist per ottenere una chiave magnetica e sgattaiolarmi in camera in piena notte?”
 
“Anche. Ma pensavo più che altro… al venire qui con il preciso intento di baciarti, almeno.”
 
L’espressione sul viso di Tom cambia di nuovo. I suoi neuroni stanno ricominciando a funzionare.
Sospira.
 
“Perché Chris? Lo sai che non ha senso.”
 
Il senso delle cose… che roba bizzarra.
 
“Non hanno senso tante cose Tom, ma il mio volerti baciare tutta notte non rientra proprio tra queste.”
 
E per poco non collassa lì sul posto.
 
“Tutta la notte?”
 
Cosa diavolo passa per la testa di Chris?
Che adesso sorride come fa quando il suo ego tocca l’iperspazio.
 
“Fammi stare qui per stanotte, Tom.”
 
“Ma… i miei collaboratori e lo staff dell’albergo lo sapranno di sicuro e non so cosa potrebbero mai pensare di una cosa così. Se qualche indiscrezione dovesse prendere a serpeggiare, che ne sarebbe delle nostre vite? La tua, poi…”
 
È incredibile come Tom si stia preoccupando di queste cose e non strettamente del fatto che Chris abbia appena detto di voler passare la notte insieme a lui. E non ha l’aria di alludere al modo in cui l’hanno passata là ad Atlanta, su quel furgoncino scassato a guardare il cielo.
 
“Lo so, Tom, lo so. Ti chiedo… una sola notte, e non uscirà da qui. Resterà in questa camera, in questa piccola città.”
 
“Questa piccola città Chris è letteralmente Eterna” dice in un sorriso involontario.
 
E gli freme proprio tutto quanto quando l’altro, in un tono dolcissimo e caldo, gli dice quello che non sapeva di voler sentire come risposta.
 
“Allora è il luogo giusto in cui passare una notte del genere, direi.”
 
Baciarsi ancora è inevitabile, ma stavolta è Tom a cominciare.
È il bacio di chi ha bramato in silenzio quel momento per anni perdendoci il sonno e a volte persino la ragione. Aveva sempre pensato che sarebbe stato impossibile e quindi non si era mai lasciato andare alla vera disperazione, ma una cosa a cui non si era mai aggrappato era la speranza.
Speranza che adesso, suo malgrado, esplode potente in quel bacio bagnato e profondo fatto di lingue che si leccano e labbra che premono e succhiano alternatamente. Speranza impossibile da non provare visto il modo in cui le mani di Chris lo stringono decise, gli sfregano addosso passando dall’afferrare completamente le ossa del suo bacino al lasciare il calco delle dita sulla zona lombare. Infila la prima falange oltre al bordo del cintone dei pantaloni, la cintura in pelle stringe ma lui è più ostinato. Si aggrappa alla camicia e tira, la sfila, Tom gli respira in bocca senza riuscire più a controllarsi.
 
Di riflesso anche lui fruga, ma Chris è più in disordine e non serve neanche il minimo sforzo per arrivare a toccargli la pelle della schiena, quei cordoni perfetti che conducono in ogni direzione.
Vorrebbe prendere fiato, ma anche se non avesse tutta quella lingua in gola boccheggerebbe sempre più ad ogni bottone che Chris slaccia affrettato, impaziente.
Sentire nelle proprie mani il suo torso nudo però lo costringe a staccarsi, a scendere a caso per baciargli la mandibola sfregando contro la barba corta andando fino alla zona sotto all’orecchio. Non può fare a meno di schiudere la bocca e succhiare piano le linee formate dai tendini ed i muscoli della gola, e ricevere in risposta un certo tipo di respiri pesanti gli manda in briciole il cervello, altroché.
 
Quando arriva alla base del collo, dove il tessuto bianco è abbastanza scollato da preannunciare clavicola e pettorale, le mani di Chris gli hanno aperto totalmente la camicia e si sono infilate sotto di essa per risalire tutta la schiena fino in cima. Lo sta toccando come anche altre hanno fatto nel corso della sua vita, certo, ma gli sembra che mai nessuna l’abbia fatto tanto intensamente e con gli stessi risultati.
È eccitatissimo, il cuore è nella bocca dello stomaco e rischia seriamente di collassare per la tachicardia.
 
Lì per lì infatti pensa che le proprie gambe stiano cedendo da sole, ma poi si rende conto che Chris si è fatto avanti e lo sta praticamente buttando sul letto in un modo vagamente gentile visto che sostiene lui quasi tutto il suo peso.
Averlo su di sé è qualcosa di incredibile ed indescrivibile. La sua mole schiaccia per forza di cose, ma non soffoca. Le loro gambe sono incrociate per qualche istante, si ritrova la sua bocca sulla gola, le mani che scorrono, ma stavolta lungo i fianchi e verso l’addome. Sempre più giù arrivando ad afferrare la fibbia della cintura, tirando, slacciando.
Prima di fare qualunque altra cosa alla patta dei suoi pantaloni però si solleva e Tom lo può guardare in tutto il suo splendore. Quello selvaggio, reale, grezzo e primordiale che ha nella vita di tutti i giorni. Troneggia in ginocchio incastrato alle sue cosce e senza levare lo sguardo da lui si toglie la giacca che Tom aveva solamente sbottonato. È così sexy mentre si spoglia.
Afferra la camiciola leggera, la solleva, la sfila.
 
Tom Hiddleston si sente l’uomo più fortunato dell’universo ad avere tutta quella roba solo per lui. Sì, anche se è solo per una notte… sarà suo.
 
Trema per davvero di fronte a tutta quella carne perfetta, polposa, invitante. E Chris deve accorgersi del suo sguardo perché non torna giù a riempirlo di baci o a finire di aprire i suoi pantaloni. Resta lì a guardarlo di rimando, più incerto, più umano.
 
“Tom, senti…”
 
Ecco. Il cuore di Tom ricomincia a ricoprirsi di foschia e condensa pronta a ghiacciarsi a quell’indugio.
Avrà capito di stare andando troppo oltre, e anche se prima era stato tutto dettato dalla foga e dalla situazione, adesso avrà realizzato di stare esagerando. Non solo perché si tratta del suo – in teoria – migliore amico, ma perché soprattutto si tratta di un uomo. E Dio, mica può farsela con un uomo. È sposato lui.
 
Non sta più bello dritto sulle proprie ginocchia ma si affloscia un po’ pesando sulle cosce di Tom, con la punta delle dita gli accarezza un lato del fianco e si perde per un attimo in un solco lasciato dalle pieghe schiacciate della camicia dentro ai pantaloni, strozzata dalla cintura. Poi parla, e la sua voce rispecchia il tremore del suo sguardo.
 
“Io sono arrivato fin qui ed ora… non so cosa fare, non so cosa possa piacerti. Cioè oddio sei un uomo, ti piaceranno le cose che piacciono a me più o meno, ma… insomma capisci?”
Sfugge con lo sguardo, forse la perplessità sorpresa negli occhi di Tom è troppo.
“Vorrei tirartelo fuori, ma non ho mai avuto a che fare con… cioè, oltre al mio. Ed è stranissimo pensare di farlo. Già è strano volerlo, ed io…”
 
Tom sta cercando di mettere insieme i pezzi ma non capisce bene se Chris sia in paranoia perché non sa bene come comportarsi a letto con un altro uomo o se si stia semplicemente pentendo.
Il punto è che la sua attenzione è tutta per tre sole parole.
 
“Chris, scusa ma mi sono perso a “vorrei tirartelo fuori”. Mi dici cosa succede in maniera più chiara?”
 
Sospira, Chris. E mette entrambe le mani ai lati delle cosce dell’altro.
 
“La tua lettera era piena di passione ed io sono qui che non so se sono in grado di approcciarmi al tuo cazzo, capito ora? Mi rendi un maledetto vergine, Tom.”
 
Ah, cielo. Eccolo il suo Chris: un misto di sfrontatezza e dolcezza, un bambinone gentile e affamato.
Gli piace da impazzire.
Tom sa di essere in certi casi la sua guida ed il suo punto fermo perché è più bravo nei ragionamenti e nella logica, ma qui non si tratta di certo di questo.
Deve solo adattare alla situazione il solito metodo per tranquillizzarlo. Sì.
 
Sorride perché non può non farlo dopo una confessione del genere. Ha un ego anche lui e a dirla tutta è gigantesco. Si solleva sui gomiti e poi fa leva sui polsi, si sfila un po’ per avere più spazio di manovra e gli mette una mano sul bicipite nudo.
 
“Non serve che ti agiti, sai? Con quanti uomini pensi che io sia stato?”
 
Gli occhi blu lo guardano trasalendo, la bocca si stringe e sembra non voler lasciare andare nessuna risposta.
 
“Va bene te lo dico io. Zero, Chris. Ti è chiaro? Sono vergine tanto quanto te.”
 
Le narici di Chris si dilatano e respirano pesante, Tom non gli lascia il tempo di rispondere.
 
“Sì, anche a me ha fatto lo stesso effetto quando me l’hai detto poco fa. E… se vuoi saperlo, sono certo che saprai benissimo come approcciarti al mio cazzo, sai? Ma se hai bisogno di un po’ più di tempo per prepararti…”
Gli accarezza il torace, l’addome, incastra le dita attorno al bottone dei suoi pantaloni. E contemporaneamente gli si avvicina con il viso e gli soffia sulla bocca, lo guarda negli occhi.
“Posso cominciare io.”
 
È Chris che adesso si lascia condurre come fosse un ragazzino di cinquanta chili, ma l’effetto di Tom è qualcosa che lo ammalia completamente. Per questo quella mattina stessa ha mollato tutto quel che aveva in agenda ed è volato dritto da lui. Gli hanno inoltrato l’articolo di gossip in cui c’era la lettera di Tom e già alla seconda riga aveva capito che stesse parlando di lui. Non aveva lasciato spazio alle domande razionali e sensate, non aveva dubitato neanche un attimo.
Aveva detto di voler stare vicino al suo amico e non ha voluto sentire neanche mezza protesta.
Tom… innamorato di lui. Roba da non crederci.
 
Tom che adesso lo bacia piano insistendo con il movimento di quelle dita lunghe e un po’ ossute sulla sua pancia piatta, che lo volta senza sforzo levandoselo da sopra e mettendolo schiena al materasso. Scende a baciargli di nuovo la gola mentre fa quello a cui prima ha solamente alluso: gli slaccia i pantaloni.
Le loro gambe fin lì sono state intrecciate, ma adesso Tom sposta la sinistra e gli si mette sopra a cavalcioni, scivola più giù e Chris crede di morire nel sentire la sua bocca sullo sterno. Ma peggio – o meglio – ancora è quando Tom abbassa anche la zip e afferra il cintone ai lati per tirare verso il basso.
E lui non può fare altro che assecondarlo, sollevarsi appena con i fianchi per lasciare che gli sfili via quel che vuole.
 
Gli sta leccando quelle meravigliose onde dure che sono i suoi addominali, ha la faccia liscia liscia di barba appena fatta, e quando se lo sente indugiare sull'ombelico ha uno spasmo di pura elettricità. Deve prendergli la testa tra le mani, infilare le dita nei capelli leggermente ricoperti di cera e qualche altro prodotto chimico e dolcissimo.
 
"Tom..."
 
Sospira solo il suo nome, ed Hiddleston si sente padrone del mondo. Imperatore incontrastato della più grande bellezza che ci sia.
Gli adduttori di Chris sono qualcosa di peccaminoso, se ne rende conto quando leccandone uno sente improvvisamente il bisogno di percorrerlo tutto verso il basso e solo una volta incontrato l'elastico dei suoi boxer va a prendersi anche l'altro, succhiando nella discesa.
Percepire quelle grandi cosce agitarsi per impazienza e piacere è un incentivo ad insistere su quei punti, e non ci vuole molto perché i sospiri graffianti di Chris diventino ringhi gorgogliati. Da animale.
 
Non è per magnanimità che Tom si decide a scendere ancora più giù, ma è per fame.
C'è un odore di maschio tale lì tra le cosce di Chris da dargli alla testa. C'entra quasi certamente la pura chimica, perché il proprio cervello reagisce rilasciando ormoni e chissà quali altre sostanze alla sola idea di poter assaggiare il sesso chiuso in quelle mutande.
Gli basta sollevare il tessuto per vederlo, ed adesso sì che si sente morire.
Al punto da correre immediatamente su con lo sguardo, a cercare il suo e trovarlo subito piantato verso di lui.
 
Chris ha occhi annebbiati e pieni di aspettativa, le sopracciglia corrugate, la bocca schiusa. Vorrebbe spingerselo tra le gambe, vorrebbe sentirselo dove non sapeva di poterlo desiderare. Già solo immaginarlo gli fa esplodere una pulsazione che non è proprio ignorabile.
E Tom sembra essersi ripreso, sembra aver raccolto sufficiente coraggio ed essersi deciso a recuperare un po' di quella facciata languida di quando ha capovolto la situazione e gli si è messo sopra a cavalcioni. 
 
"Chris... sei molto più di quanto avessi mai osato immaginare."
 
Glielo dice tirando giù i boxer, alitandogli addosso, costringendosi a guardare quella carne dura e umida, tesa soltanto per lui. 
Conosce molto bene Chris. Sa che leccargli l'ego vale tanto quanto leccargli direttamente il sesso, e forse è per quello che l'ha sempre fatto ogni volta in cui gli è stato possibile e... trova che sia il momento giusto per dirglielo. Probabilmente per stemperare la tensione che gli attanaglia cuore e stomaco.
 
"Hai mai guardato le mie interviste, Chris?"
 
Tira fuori la lingua, la appoggia al centro del grosso cazzo, dà una lappata profonda ed immediatamente tutto il suo corpo si contrae. Esattamente come quello di Hemsworth.
In risposta alla sua domanda ed al suo gesto comunque riceve solamente un ansito a bocca e polmoni aperti, da pelle d'oca.
 
"Tutte quelle volte in cui tu non c'eri e loro mi chiedevano cosa ne pensassi di te... mh, credo che desiderassero disperatamente sempre più dettagli sulla nostra amicizia e così ho pensato di essere il più onesto possibile. Nei... limiti di quello che mi era permesso dire, ovvio."
 
Lecca ancora ma parte da più in basso, quasi alla base. Si arrischia a guardare verso l'alto e la faccia di Chris è pura poesia. Poesia Bukowskiana, si intende. Rozza, bellissima, selvaggia, sconvolta.
Un filo di saliva si stacca denso dalla punta della lingua di Tom e si deposita in una goccia trasparente sulla punta del sesso. È rossastra, piena di sangue, lucida e carnosa.
 
"Mi sentivo come su un palco o dentro ad una vetrina osservato da migliaia di occhi, ma io... guardavo solo te."
 
La mano tra i suoi capelli stringe, Tom appoggia le labbra sottili sull'erezione e continua a parlare sfregando sulla sua stessa saliva. È viscido, è meraviglioso.
 
"E... ogni complimento era come muovermi solo per te, spogliarmi un pezzo alla volta. Era come poterti toccare, accarezzare, leccare come sto facendo adesso. Sognavo di farti indurire, Chris... sognavo di fartelo gonfiare tanto da obbligarti a toccarti ed incasinarti la testa perché non sapevi più a che cosa pensare per godere."
 
Lo prende in mano, adesso. Ed è caldo, ingombrante, quasi pesante. 
Apre le labbra e se lo mette in bocca. È sapido e pieno, ha il sapore di lacrime dense.
Chris se lo gode per due sole discese, e non può credere a quello che vede. Tom lo sta succhiando ad occhi socchiusi e guance tese, ha le dita strette attorno alla base della sua erezione mentre la lingua gli ruota attorno alla cappella e lo avvolge tanto da sembrare che sia un corpo sciolto fatto per accoglierlo nella maniera più tiepida e piacevole possibile.
C'è... un sacco di spazio lì dentro. E la cosa gli dà i brividi.
Gli sente il palato molle, il principio della gola, la pressione delle guance che stringono sia salendo sia scendendo. 
Non ha mai ricevuto niente del genere, e la ragione ci mette pochissimo a scollegarsi completamente.
 
Non c'è proprio spazio in tutta quella lussuria per i sensi di colpa, ed inclinandosi con il bacino nel modo che più gli piace si tira contro improvvisamente la testa di Tom impattando chissà dove dentro a quella gola. Stringe, gode, ansima, forza di più.
Lui... di solito ci mette un po' per venire, ma lì in quella bocca, di fronte al sali e scendi obbligato della bocca di Tom, tutta tesa, sottile tanto da essere invisibile, sente che potrebbe metterci pochi minuti. Più potente che mai percepisce il legame che ha con quell'uomo e, Dio, vuole di più. Ha paura che non gli basterà una notte intera con lui.
 
Se lo stacca con la stessa forza con cui se lo è spinto sul cazzo, rompendogli la gola.
E Tom non si sposta in uno scatto infastidito, non lo guarda con l'astio di chi è stato usato come un buco qualsiasi, non lo insulta in alcun modo. Si limita a sbavare ancora sul sesso duro ed ora gocciolante, a guardarlo in maniera liquida e arrossata, a respirare flebile e sottile prima di deglutire a fatica.
 
E poi... Cristo. Sorride.
Sorride in quel suo modo caratteristico e si vede tutto il suo masochismo, la sua perversione, quel suo essere rotto e perfettamente integro contemporaneamente.
 
"Sei l'animale più bello del mondo Chris" dice tra gli ansiti spezzati, guardandolo dritto negli occhi e... ottenendo precisamente quello che voleva.
 
Hemsworth infatti lo tira per i capelli, si aiuta con l'altra mano, lo solleva mettendolo dritto sopra di sé.
 
Il suo corpo chiaro coronato dalla camicia bianca aperta e sgualcita, i pantaloni sbottonati, la faccia rossa ed i capelli spettinati. Chris trova solo una risposta a quella frase.
 
"E tu sei la mia preda preferita, Tom."
 
Non c'è proprio più spazio per gli indugi, per le titubanze date dagli stereotipi e le paranoie. 
C'è solo il bisogno di strusciarsi pelle su pelle, c'è l'urgenza di togliersi ogni vestito, baciarsi ancora a bocche aperte e lingue che più che leccarsi vogliono entrare, ficcare, scavare.
Chris lo butta sul materasso, gli si mette sopra, gli tira via i pantaloni e gli slip facendogli prendere fuoco alle gambe pallide e delicate, lo tocca sul sesso come se fosse qualcosa con cui ha avuto a che fare ogni giorno della propria vita. 
E non lo tocca come tocca se stesso, no, ma si infila tra le sue cosce prendendogli tra le dita anche la sacca dei testicoli e guardando come la sua faccia si stravolga tutta a quella foga.
 
Il viso di Tom che gode è di certo qualcosa che non uscirà mai più dalla sua testa.
I suoi lineamenti semplici e senza età si fanno così impudici nell'aprire la bocca ed inspirare tutta l'aria possibile per riempirsene, i suoi occhi di ghiaccio sembrano sciogliersi nell'abbraccio delle ciglia corte, la luce che si portano sempre dentro è più calda, più umana, più lasciva.
 
Chris perde tutta la pazienza, non ce la fa proprio a mettersi lì e ragionare sul da farsi, pensare quale sia il modo migliore per portare entrambi ad un godimento congiunto.
Di solito si prende tempo per leccare, esplorare, aprire poco per volta, ma qui... beh, non c'è assolutamente niente di paragonabile a quello a cui è abituato.
 
Scende sulla piega della gola di Tom, si sposta a lato e sugge il trapezio. Vorrebbe morderlo tanto da strapparlo mentre apre le mani sulle sue cosce e le forza a schiudersi di più, a flettersi, ad accoglierlo come farebbero quelle di una donna. 
Nel momento in cui i loro sessi si stringono tra i loro addomi però comincia a montare la frustrazione, e le gocce di sudore rotolano lungo il suo viso annidandosi nel piccolo fossato al di sopra della clavicola sinistra di Tom.
Si alza e le sue mani premono forte nel percorrere a ritroso le lunghe gambe di Hiddleston, lo guarda negli occhi, digrigna i denti a labbra strette.
 
"Mi fai impazzire" dichiara dal nulla, ed è il modo più semplice per dirgli che vorrebbe fargli così tante cose tutte insieme da aver quasi paura di ridurlo in briciole.
 
Troneggia su quel materasso mentre tenendolo per i polpacci gli drizza le gambe e se le richiude davanti, le appoggia contro il proprio petto e voltando appena il viso gli lecca e gli bacia una caviglia. Non sa neanche lui cosa stia facendo.
 
Tom è ad un passo dal chiederglielo, ma poi si paralizza, geme e si aggrappa alla coperta sotto di sé come se potesse salvarlo da tutto quel peccato. Ormai è all'inferno però, e non può fare altro che bruciare.
 
La punta bagnata del cazzo di Chris Hemsworth gli preme addosso nel mezzo del solco, ma non mira al suo piccolo buchino. Sguscia piano verso l'alto, gli accarezza tutta quella carne sensibile e ricettiva, inviolata, affonda dove è più soffice, dove la sacca dei testicoli comincia ad allargarsi e, stretta dalle cosce chiuse, forma un rigonfiamento dolcissimo e piegolinato di pelle rosa scuro. 
È glabro lì in mezzo Tom, ed è uno stupido dettaglio a cui però Chris non può non fare caso mentre spinge e tutto il suo sesso gli scorre addosso come fosse il letto perfetto per lui. Un letto in cui infilarsi per ritrovare se stesso, un letto in cui affondare lasciando fuori tutto il resto del mondo.
E quando metà dell'erezione si ritrova schiacciata ed accolta contemporaneamente dalle cosce di Tom, in effetti, a nessuno dei due importa più di nulla che non sia quell'attimo.
 
I muscoli della schiena e delle natiche di Chris si contraggono e pulsano nel ritrarsi ed affondare ancora. Le loro bocche gemono, gli occhi entrano gli uni negli altri.
Ma sono le mani quelle che lavorano di più. Cercano i rispettivi corpi, stringono, graffiano. Non respingono mai.
 
Il nome di Tom aleggia nell'aria ad ogni spinta che diventa sempre più vigorosa, urgente, affannata. E Tom stesso non sa come sia possibile godere di un cazzo che gli sfrega tra le cosce e solo occasionalmente gli accarezza il suo, eppure è così. I suoi occhi sono umidi, le labbra arrossate, il cervello completamente perso nell'oblio.
 
Sarà per questo che geme di stomaco, afferra il fianco di una natica di Chris, graffia e trova il modo per parlare e dirgli di fermarsi. La cosa incredibile è che Chris si fermi per davvero.
 
"Hai... hai detto solo per stanotte, no?"
 
Il biondo ha la bocca schiusa per gli ansiti, gli zigomi avvampati, le tempie, la fronte ed il collo ricoperti di sudore leggero.
 
Annuisce, ma "Anche se ora non ne sono più poi così sicuro, cazzo."
 
Le dita di Tom si posano su una mano di Chris, la sollevano portandola verso il proprio viso, se la passano sulle labbra.
Labbra che si aprono, e la lingua scorre su medio ed indice solleticando ogni polpastrello. Poi la bocca vi si chiude intorno, e la testa di Chris gira nello stesso senso in cui si sente leccare le dita.
 
"Ah... Tom..."
 
Sono solo un po' bagnate, ma a Tom basta far capire le proprie intenzioni. Conduce quella stessa mano più giù, morbidamente, e gliela fa appoggiare sulla propria natica tonda e tesa per via della posizione delle gambe ribaltate.
 
"L'unica certezza che abbiamo è stanotte Chris, quindi voglio che ci rimanga addosso per sempre, ed io... voglio avere per tutta la vita la sensazione vividissima di te... dentro."
 
La mano di riflesso stringe, la linea delle labbra si indurisce.
Tom capisce che è il momento giusto per infierire e si offre tutto muovendo i fianchi, facendo scivolare il sesso di Chris all'indietro puntellandoselo più giù possibile.
 
Lo prende per la nuca, si fa guardare. Bellissimo e sporco, sfacciato, malizioso come il demonio.
 
"Entrami dentro Chris, rompimi tanto da farmi sentire solamente roba tua."
 
Nessuno gli ha mai parlato così, e non credeva gli avrebbe fatto quell'effetto.
Quelle sue dita umidicce vanno in automatico là dove non si era ancora attentato ad andare. Quel piccolo buchino che aveva sentito per un solo istante e gli aveva dato i crampi alla pancia, adesso, è sotto al suo polpastrello e lui entra senza riuscire proprio a pensare che possa fare male o dare fastidio. Anzi sì, per un secondo ci pensa.
 
"Non provare a fermarmi Tom. Capirai quanto cazzo sei sempre stato solo roba mia."
 
E gli occhi ghiaccio si strizzano, la bocca si apre mentre l'indice insiste, titilla, si muove, viola e si fa spazio.
Chris si prende una quantità considerevole di saliva con la mano libera e la lascia colare lì dove ancora preme, indietreggia e torna dentro.
Si è allontanato con il bacino e le gambe di Tom si sono aperte in automatico per lui, se ancora aveva un lume di ragione nel guardare lì in basso gli si è dissolto tutto quanto.
Per questo non gli importa dei gemiti lamentosi dell'altro, del modo in cui gli si aggrappi come può, di come graffi il retro delle sue stesse cosce. Gli importa solo di come la carne gonfia lo stia stringendo e respingendo. Gli fa venire voglia di ficcarlo più a fondo.
 
È solo dopo molte ridiscese ed altri bagni di saliva che gli sembra di riuscire ad affondare meglio, e prima di metterci il secondo dito si allunga a ricercare la bocca di Tom per baciarlo e mangiare i suoi lamenti, i suoi singulti.
 
Non lo sta trattando bene come meriterebbe, lo sa, ma ha come il sospetto di starlo trattando esattamente nella maniera che vuole lui.
 
Ed a Chris va benissimo perché per la prima volta in vita propria si sente libero da ogni schema. Anzi, sta andando in direzioni a cui non aveva mai pensato a prescindere dal fatto che non avesse mai valutato l'ipotesi di un'esperienza con un uomo. Aveva sempre creduto di doversi trattenere, di dover stare dentro a certi parametri di attenzione, dolcezza, riguardo e rispetto. Ma scopre che il rispetto che nutre per Tom non viene assolutamente scalfito dall'impetuoso bisogno di sbattergli dentro al culo con tutta la forza che ha solo per riuscire ad aprirlo il più possibile prima di infilargli dentro il sesso.
 
Sì, cazzo, vuole scopare con lui. Ma scoparlo per davvero, ad erezione nuda, lingue incastrate e gemiti reali. Niente finzione, non più. 
E dire che era andato lì per un solo bacio.
 
"Mh- ah! Chris, cazzo!"
 
Sentirlo imprecare è bellissimo. In quel suo accento tutto chiuso, perfetto, frutto anche di anni di dizione e studi, esercizi di logopedia e controllo del diaframma. Vorrebbe frantumarglielo passandoci attraverso. Sta perdendo la ragione.
 
È fuori da ogni grazia divina quando si alza da quel bacio scomposto per guardare il suo operato, e come se l'insicurezza di dieci minuti prima non fosse mai esistita adesso si mette anche a palpargli l'eccitazione. Che a dirla tutta trova bellissima in quel suo colore chiaro che sfuma nel rosa caramella sulla punta stondata, luccicante, arcuata ed un po' più larga alla base. Vuole vederlo venire. Dio.
 
"Tom..."
Leva le dita con garbo, ma la sua fame si vede tutta nel momento in cui si prende il sesso e se lo lavora un po' per indirizzarlo al centro del solco sotto di sé.
"Io voglio vederti esplodere e voglio esplodere con te. Non ho proprio la pazienza di... bruciarti piano."
 
Gli occhi azzurri di Tom si velano un istante di lacrime d'emozione. Sapere che Chris sappia praticamente a memoria la sua lettera lo riempie di un qualcosa che trascende persino la gioia. 
Sorride nonostante sappia che da lì a poco morirà ancora di dolore, più di prima.
 
"Mi hai bruciato per oltre dieci anni Chris. Sono davvero... ma davvero pronto per esplodere insieme a te."
 
Si morde involontariamente il labbro a quella frase, ed il bacino spinge quanto basta per allargare la fessurina, stiracchiarla e farsi un po' di spazio.
Tom ha una faccia sofferente così bella che a Chris viene voglia di premere di più, mentre le sue stesse viscere si infiammano, pulsano, richiamano a loro tutto il sangue in circolo.
 
C'è bisogno di diversi minuti di pazienza forzata e leccate languide sulla bocca, di dita che toccano e respiri caldissimi ed umidi che si mischiano. C'è bisogno della loro ostinazione e volontà per arrivare a dire che sì, sono uno dentro l'altro e stanno davvero facendo sesso.
 
Chris mette le mani ai fianchi del viso di Tom, lo tiene fermo mentre è appoggiato solamente sugli avambracci. Non gli pesa addosso in alcun modo ma non ce n'è bisogno perché lo sta già possedendo totalmente.
Nessuno dei due sta provando piacere vero e proprio, anzi, è più fastidio. Chi per l'intrusione e chi per il soffocamento. Ma sanno entrambi che è la cosa più forte che abbiano mai provato.
Infatti non trovano ragioni per fermarsi o per andare più piano, semplicemente è naturale muoversi, dare o accogliere. 
 
A Tom brucia tutto quanto laggiù, sente un dolore pungente, si sente strappato e violato, pieno di qualcosa che il proprio corpo non è oggettivamente fatto per contenere. Eppure il suo cuore corre come su un treno a massima velocità ed il suo spirito non è mai stato meglio. Il suo cervello prova il piacere più grande della propria vita e tutto quello che vuole, razionalmente e non, è...
 
"Ancora."
 
Come lo guardano gli occhi di Chris. 
Sono fiamme blu, sono il punto dell'oceano più lontano dalle rive, sono l'infinito del cielo.
E non se lo fa ripetere due volte.
 
Si ritrae e spinge. I suoi neuroni implodono, la pulsazione nel fondo della pancia gli fa capire che è pronto a rincorrere il piacere. Gli si offusca quasi la vista e sono i sensi a guidarlo.
 
È l'odore di Tom, quel misto tra il profumo fresco e lussuoso che indossa sempre e la sua pelle che sa di pioggia d'alta quota; è il calore un po' bagnato della sua pelle sudata sotto ai suoi baci; è il suo sapore di champagne lontano e di bocca abituata a fumare un paio di volte al giorno; è il suono di quei suoi respiri sofferenti e frammentari, colorati dalla sua voce bella come una mattina di vacanza.
È seguendo tutte queste cose che Chris ritrova la strada del godimento ed improvvisamente sa dove toccare, sa che inclinazione dare alle proprie spinte, sa quanto premere e quando baciarlo.
 
Il dolce sesso di Tom si bagna tutto quando entrambe le loro mani vi si incrociano sopra nello stesso momento con l'intento di farlo tornare duro. 
Le sue cosce sono aperte e ribaltate, sente i muscoli tirare, i piedi frustano l'aria mentre Chris gli sbatte e ribatte dentro, fili di saliva congiungono le sue stesse labbra ed il calore gli si è annidato tutto dagli zigomi in su. Altro che andare a fuoco e bruciare piano.
 
Chris è il capolavoro della collaborazione tra dedizione fisica e Madre Natura. I suoi muscoli che si contraggono e rilassano dalla base del polpaccio alla cima del collo nel movimento continuo del pompare dentro a Tom, nell'allungare le braccia per cingergli la nuca, per toccargli l'erezione, per accarezzarlo il più possibile. Il subbuglio di tendini che si muovono come corde di chitarra seguendo la sua nuca che si inclina per baciare di lingua e cuore l'uomo sotto di sé, la pelle che si arriccia e si stende nelle pieghe dell'addome per arrivare più a fondo e dare pù vigore alle proprie spinte.
 
Non è proprio possibile durare più a lungo di così per Chris.
Ed è impressionante come anche in quel contesto che non hanno mai condiviso Tom lo capisca al volo attraverso i veli del proprio piacere, del proprio caos interno.
 
"Voglio tutto Chris, dammi tutto."
 
Trema a quelle parole, appoggia la fronte a quella di Tom e lì per lì stringe gli occhi perché tutto quel che prova rischia di farlo straripare fino a piangere. 
Si pianta dentro di lui più che può ed un gemito gli rimbalza sulle labbra bagnate, sente un palmo accarezzarlo dal fianco fin su per la schiena, approdando alla nuca.
Percepisce più potenza in quella piccola possessione che nello spasmo che gli morde il ventre, la tensione alla base del sesso. 
Schiude occhi e bocca, intravede Tom ma lo sente benissimo respirargli tra le labbra a sua volta, le loro pelli scorrono di sudore umido e saliva.
L'orgasmo che corre lungo l'erezione sembra espanderglisi in ogni nervo, in ogni singolo osso. Sente il piacere irradiarsi tra i tessuti, pregnargli persino sinapsi e corteccia cerebrale.
 
Venendo, lui, butta fuori ansiti gravi e rochi. Si perde negli occhi un po' offuscati di Tom, gli tiene la mano aperta sul lato del viso, si lascia sciogliere dai pensieri e dalle sensazioni del proprio sangue, del proprio cuore. Ora gli sembra di percepire addirittura meglio la carne interna in cui ha affondato per tutto questo tempo, gli pare di sentirne il calore e la consistenza.
 
Ha goduto a bocca aperta su di lui, ma ora lo bacia. Lento, morbido, con una passione tutta diversa da quella usata fin qui. 
E non esce dal suo corpo nel riprendere a muovere a fatica la mano che invece è ancora sul suo sesso.
 
"A-ah! Chris... spostati almeno..."
 
Ma non pare averne intenzione, si inclina con il viso e gli bacia l'incavo a lato della guancia, sotto allo zigomo e davanti all'orecchio.
 
"Voglio sentirti pulsare sul mio cazzo" sussurra con la voce ancora bagnata d'orgasmo.
 
E Tom non sapeva proprio di amare a tal punto il linguaggio sporco, ma adesso si ritrova ad inarcarsi per quella rozza frase da quattro soldi. Che certo, detta da Chris suona tutta diversa.
 
"Mh, a-allora staccati un po' e fatti guardare."
 
Chris in un primo momento è perplesso, ma poi sorride e si erge. Lui si mette in mostra sempre molto ben volentieri.
La mano di Tom gli si appoggia sull'addome, gli occhi vagano dappertutto e non si soffermano su nulla finché non arrivano al suo viso.
È un crescendo di piacere discreto ed onesto, è la cosa più vera che si sia mai vista sui suoi lineamenti.
 
Il respiro aumenta e si condensa leggero nell'aria, le palpebre sfarfallano di tanto in tanto e la bocca si apre e si chiude come se parlasse una lingua tutta sua fatta di gemiti labiali prolungati e sinuosissimi.
Lascia che Chris gli tocchi il sesso nella maniera che più preferisce mentre si sente ancora riempito da quello di lui. Anche se meno ingombrante e presente riesce comunque a dargli piacere. È così bello sapere di averlo dentro, è perversamente intrigante sentirsi aperto così.
Tom contrae i propri muscoli interni e vede un'espressione infastidita sul suo volto, lo sente aumentare il movimento del proprio polso in risposta.
Chissà se gli va di giocare.
 
"Credevo che non sapessi come approcciarti al mio cazzo" sfiata guardandolo dritto negli occhi, mordendosi un labbro subito dopo per quel godimento totalizzante.
 
"Ed io credevo che non mi sarei mai approcciato ad un cazzo che non fosse il mio, guarda un po'" risponde sprezzante, insistendo con un gioco di dita sulla punta bagnatissima che fa roteare all'insù gli occhi a Tom come se stesse davvero andando oltre.
 
"Non oso immaginare lo shock allora."
 
Lo dice rapidamente, la voce gli sta andando sempre più in gola. C'è quasi, ed il solo pensiero di venire nel pugno di Chris... ah, lo fa impazzire.
 
"Non tanto" continua a parlare come se niente fosse, in quello scambio di battute assurdo e del tutto superfluo che serve solo a dare anche a quel contesto i toni della loro amicizia fatta di prese in giro e punzecchiate. Come se avessero ben presente che si tratta sempre e comunque di loro, nonostante abbiano appena scopato in una stanza d'albergo a Roma mentre fuori nel mondo c'è ancora chi cerca il misterioso amore di Tom Hiddleston.
 
La mano sinistra di Chris si appoggia sulla coscia ancora aperta dell'altro, stringe e guarda per un momento fisso lì nel mezzo delle sue gambe.
 
"La cosa scioccante in verità..."
E lui lo sente per miracolo perché a sovrastare tutto quanto ci sono il sangue che gli romba forte nelle vene, i gemiti che escono da sé, lo sciaguattio del suo sesso che scorre tra le dita di Chris.
"È scoprire che il tuo cazzo è la cosa più bella che io abbia mai toccato. Così perfetto per la mia mano, Tom... e mi ritrovo a scoprire anche che ti rappresenta appieno. Così chiaro, così slanciato, così sensibile, così... ah, Dio, così facile da bagnare che mi fa venire voglia di baciarlo e sentirlo sulla lingua."
 
No. Ora è davvero troppo.
Non può più tenersi e incunea l'addome, si irrigidisce, si aggrappa al braccio ed al fianco di Chris come riesce. Ansima affrettato e viene. Viene, finalmente. Contro l'addome più bello che esista, ma la maggior parte gli cola dal buchino come se straripasse dall'interno e piangesse tra le dita che lo stringono. 
Si sente così libero e leggero in questo momento. Non c'è niente del solito senso di vuoto che lo pervade durante gli strascichi dei suoi orgasmi, ma anzi è pieno di piacere ed emozione. Tanto che potrebbe piangere.
 
Chris lo lascia con cautela e si abbassa su di lui.
 
"Ti sento davvero pulsare" sussurra caldissimo prima di cercare di nuovo le sue labbra, leccandogilele senza entrare dentro alla sua bocca.
 
Tom gli mette le braccia attorno al collo, se lo tiene contro mentre nello stesso momento lo sente sgusciare fuori. Probabilmente la sua carne sta battendo viva come un cuore e non riesce più a trattenerlo.
 
"Mh, allora ho esaudito la tua richiesta" dice prendendosi un altro bacio appena accennato, rilassando poi tutta la spina dorsale sul letto sfatto.
 
"Non è mai stata una richiesta."
 
Si sorridono l'uno sulla bocca dell'altro, Chris solleva lentamente le mani e tocca altra pelle, non gli basta mai.
Si baciano in maniera così naturale da non lasciare spazio per le preoccupazioni. Vogliono stare entrambi in questo modo, in questo stato delle cose. Uniscono i toraci, le pance, i loro sessi lucidi e ora molli vengono premuti tra le ossa delle anche e le cosce, ma non ci fanno caso perché è tutto uno stringersi di mani e di braccia, un respirarsi addosso con il naso, un roteare di lingue ed un inclinarsi per far aderire le labbra e non lasciare spazi vuoti neanche per errore.
 
Passano per davvero la notte insieme, tutta quanta.
Si fanno portare del cibo in camera e per il novantacinque percento del tempo stanno sul lettone stropicciato a ridere, a parlare come sempre. Sembrerebbe tutto uguale al solito se solo non si guardassero in una maniera che sa di braci ardenti pronte a fare divampare il fuoco al primo soffio di vento favorevole. Sembrerebbe tutto uguale al solito se solo non si cercassero le mani, se non intrecciassero le loro dita come amanti, se solo non si guardassero i corpi semi-nudi con un'attenzione che non hanno mai avuto. 
 
Solo che... non fanno più sesso, per quella notte.
Si addormentano in boxer sotto alle coperte con ancora un vassoio mezzo pieno di pancakes e gelato alla crema. Tom è tra le braccia di Chris e Chris è tra le sue.
Non esiste rapporto più paritario del loro.
 
-
 
È mezzogiorno quando si svegliano ed il messaggio sul cellulare di Tom è piuttosto chiaro. È di Brian.
 
"Ormai mi sono rassegnato al fatto che tu e Chris abbiate tredici anni a testa e che ogni tanto sentiate il bisogno di fare degli splendidi pigiama party da bravi boy scout, ma mi auguro che almeno non vi siate messi a fare scherzi alla reception. Vista la vostra maturità non mi stupirei. Ti lascio la mattina libera perché sono ancora di buon umore per come si è risolta la faccenda della lettera, ma alle due del pomeriggio devi incontrare il direttore della scuola di teatro non dimenticartelo."
 
Se qualcuno avesse anche solo per sbaglio ipotizzato qualcosa che si avvicini alla verità di certo Brian lo saprebbe ed avrebbe piantato un casino, quindi è contento e sollevato che non sia così. Significa che il loro segreto è al sicuro.
 
Prima di uscire dalla sua stanza, lavato e vestito di tutto punto, Chris gli dà un bacio.
Ed è mille volte più assurdo di tutto quello che hanno fatto ormai diverse ore prima.
È un bacio senza intenti sessuali, è un bacio che non si capisce se voglia mettere un punto a quel che è successo o se voglia suggerire speranza in un proseguo. È un bacio a cui Tom risponde ad occhi aperti ed il cuore in gola. Dura meno di cinque secondi e sembra passata un'eternità.
 
"Scrivimi stasera Tom."
 
Lo guarda confuso e "E che cosa dovrei dirti?"
 
Le labbra di Chris si piegano un po' all'insù, gli si formano rughe sulle guance e ne ha di leggere anche agli angoli degli occhi. Il sole di Roma, attraverso le tende bianche, lo illumina colorandolo di oro ed azzurro.
 
"Non so, magari ti viene in mente qualcosa."
 
Non fa in tempo a rispondergli che il cellulare prende a squillare. Chris ne approfitta e lo saluta in un altro sorriso più sfacciato, gli batte la spalla con la mano e se ne va tutto contento e soddisfatto mentre lui invece rimane perplesso ed anche vagamente infastidito.
Perché mai dovrebbe scrivergli? Solo perché ora ha svelato i suoi sentimenti non significa che risponderà come un automa a tutti i suoi comandi.
 
Quel velo di irritazione gli rimane addosso e non se ne va per tutto il resto della giornata.
Certo lui è bravo a nasconderlo, ma dentro di sé sfrigola di continuo. L'unico ad accorgersene è qualcuno del suo staff, ma danno tutti la colpa a quel che è successo il giorno prima e non se la sentono di infierire troppo su di lui.
 
La sera arriva e lui no, non ha intenzione di scrivere a Chris.
Piuttosto... ha bisogno di mettere in ordine i propri pensieri.
 
Informandosi un po' su internet ha trovato alcuni scorci di Roma che gli piacerebbe vedere ed in cui in teoria non dovrebbe venire seguito. Per prudenza decide comunque di non andare da solo e fa preparare sia la sua auto sia un paio di uomini della sicurezza che per non destare sospetti resteranno in borghese. Avvisa Brian che gli dice solamente di non perdere altre "stupide lettere d'amore" per strada, ma non protesta.
 
Alla fine... ne vale la pena.
 
Il Tevere è grande e bellissimo, e Tom sente di nuovo - prepotente e mozzafiato - la sensazione provata la sera prima, quella di essere fuori dal tempo e dallo spazio.
È in jeans e felpa e si mimetizza perfettamente con le persone a spasso, nessuno bada a lui, si sente al sicuro e protetto. E non solo per i due uomini della sicurezza che camminano dieci passi dietro di lui.
 
L'aria è piuttosto fredda quando decide d'andarsi a sedere su delle gradinate in pietra chiara su cui nessuno si ferma.
Ha voglia di scrivere della paura che nutre al pensiero che il suo rapporto con Chris sia compromesso per sempre. Ha voglia di mettere nero su bianco di come in realtà lui non avrebbe voluto dire di sì ad "una sola notte", e di come ne vorrebbe ancora e ancora, una dopo l'altra, senza sosta, per sempre.
Porta in avanti lo zainetto nero sportivo ed estrae la sua agenda. Gli compare l'immagine di Brian che lo guarda con aria di rimprovero, ma non ripeterà lo stesso errore. Butterà semplicemente giù qualche frase sparsa senza riferimenti reali cosicché se anche dovesse perdere il quadernino nessuno scoprirà mai nulla.
 
Sfila l'elastico e nell'aprirlo, le pagine si sfogliano e fermano da sole più o meno a metà dove un foglio fa uno spessore diverso dal resto. Ha il logo dell'albergo De Russie, ma non ricorda di aver lasciato lì qualche annotazione.
Lo prende tra le lunghe dita e nota che è stato piegato in quattro in maniera disordinata, capisce subito che non si tratta di opera sua. Nell'aprirlo, infatti, trasale.
 
Legge in fretta e furia. Rilegge. Ancora. Ancora una volta.
Quel maledetto.
Mentre prende il proprio cellulare si assicura di tenere ben salda la presa su quel foglio incriminante e pericolosissimo, il battito gli aumenta e lui sorride. Sorride tantissimo fin dentro agli occhi.
 
Il Tevere, di innamorati, ne ha visti tanti. Eppure lui si sente il più felice di tutti nell'aprire la conversazione e digitare veloce.
 
"Stronzo. Sì."
 
E sembra che l'acqua del fiume, in quelle mille luci artificiali notturne, gli sorrida di rimando.
 
-
 
"Hey Tom. Io non sono bravo come te in queste cose, ma mi conosci meglio di chiunque altro quindi credo ti andrà bene così come viene.
Tu adesso stai dormendo ed io ho mangiato altri due pancake, quanto cazzo sono buoni. Credo che siano così buoni per merito tuo però, perché ho il tuo sapore in bocca ed è il condimento migliore di tutti. Dovremmo riprovare con altri alimenti, se ti va.
Sei molto bello quando dormi. Anche da sveglio, sì, ma adesso non vedo più bugie sulla tua faccia e mi sento l'uomo più fortunato del pianeta. O dei nove mondi, decidi tu.
Ti sto scrivendo perché ti voglio chiedere una cosa, e non mi sembra giusto farlo a voce domattina rischiando di incasinarti la giornata o chissà che. Dovremmo definire insieme alcuni dettagli, pensare a come possiamo fare, ma la verità è che non voglio che sia solo per stanotte, e temo non mi basteranno nemmeno tutte le notti delle nostre vite. 
Comunque vadano le cose io resterò sempre il tuo migliore amico, te lo prometto. Al massimo di tanto in tanto ti guarderò il culo ma giuro che non te ne accorgerai neanche.
Però... dimmi solo se te la senti di incasinarci ai massimi livelli. Dimmi se secondo te ne valgo la pena, dimmi se ti va di continuare quello che abbiamo cominciato stanotte.
Io sono pronto a dirti di sì, e mi rendo conto che lo sono sempre stato.
Tuo, Chris."

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