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DI PIÙ
Le pareti sembrano tele d'arte moderna, lo sfondo è bianco e strisce astratte di pittura nera stagliano morbide lo spazio in più dimensioni. Sono onde eleganti e discrete, dei cerchi rosso cremisi spiccano qua e là e sono l'unica punta di colore. Rimandano al Giappone ed alla sua bandiera, è una rivisitazione artistica fin troppo palese.
Tra le ciglia leggermente bagnate, con la vista offuscata, le palpebre abbassate fino a lasciare scoperte le iridi solo per pochi millimetri, rosso, bianco e nero è tutto quel che vede.
L'aria condizionata lo accarezza in contropelo, è un soffio appena appena percettibile ma in questo momento lui è talmente recettivo che si accorgerebbe di qualunque cosa. Velluto impalpabile sulla sua nuca, giù per le vertebre cervicali ed in un ampio scrosciare addirittura lungo le spalle larghe, al di sotto del tessuto scuro di cotone della sua maglietta comprata al centro commerciale.
Si sono voluti per tutta la sera. Si sono guardati solamente due di volte: la prima per accendere quell'interruttore di fame e brama, e la seconda per comunicarsi rispettivamente che sì, era arrivato il momento di mettersi le mani addosso.
Per tutto il tempo in cui avevano mangiato, invece, si sono comportati come se niente fosse. Parlavano con le persone attorno a loro, uno sorrideva tenuemente e l'altro urlava insulti e parolacce, reggevano le bacchette e bevevano dai bicchieri di vetro decorato del ristorante. Era tutto assolutamente normale.
Le gambe incrociate sotto al tavolo basso e tradizionale, però, scalpitavano. Non ci è voluto molto per iniziare a sentire l'impazienza, la frenesia.
Bakugou si è alzato all'improvviso e se n'è andato diretto verso il corridoio a destra, mani in tasca e broncio in faccia. Nessuno ha fatto caso a lui, dopotutto anche gli altri nel corso della serata sono andati in bagno. E no, non è una casualità che Katsuki si sia alzato proprio dopo che tutti ci siano già andati. Quasi tutti.
Uh, sì. Il cesso di quel ristorante è proprio raffinato. Lavandini dal design particolare, grandi specchi e luci chiare, piantine in fiore e sottili posizionate ad angolo. Vanno da terra fino al soffitto, o forse viceversa. Che cazzo ne sa lui di giardinaggio.
Apre la porta di uno dei cubicoli, poi un'altra e ah, finalmente decide che la terza è quella giusta. Non fa in tempo a richiudersela alle spalle che ecco qualcuno che entra e compie i suoi stessi gesti.
Il battente bianco si apre e quegli occhi allungati indugiano per qualche istante.
A Bakugou piace tanto da stare male il modo in cui quel coglione lo fissa ogni santa volta, ma "Allora bastardo te ne stai lì impalato o entri?"
Ha comunque una parte da recitare.
Todoroki non è mai stato pratico della natura umana. Ha così poca esperienza sociale da risultare sempre e comunque un po' fuori luogo. C'è da dire che da quando frequenta la Yuuei ha imparato molto e giorno dopo giorno ha affinato aspetti di sé su cui non si era mai concentrato. Ha trovato degli amici, addirittura.
Lo spronano, lo sostengono, gli danno ragioni in più per migliorare e per diventare più forte. Le ambizioni di suo padre sono solamente un rumore di fondo, non lo tengono più sveglio la notte, hanno smesso di renderlo il ragazzino tormentato e problematico che era qualche tempo fa.
Per lui, e sembra assurdo anche solo pensarlo, il più semplice da capire tra tutti i suoi compagni è stato Bakugou. Ha realizzato che non ci fosse alcun meccanismo complicato nascosto dietro a quella boria, quelle urla, quell'arroganza. Era tutto in funzione della sua fame di vittoria, era la strada che si era scelto e niente gli avrebbe fatto cambiare idea o rotta.
Katsuki è così come si mostra, e per Shoto non c'è niente di più sconvolgente al mondo.
Il rispetto ha tante facce e nel loro caso non ha niente a che vedere con complimenti, strette di mano e chiacchiere di confronto. Anzi, si parlano a malapena e mai per convenevoli.
Odiano entrambi il contatto fisico. Bakugou non tollera quando Kirishima o Kaminari lo abbracciano per metà, quando alzano la mano per battergli il cinque; Todoroki si irrigidisce sempre ad ogni pacca sulla spalla, ad ogni foto di gruppo in cui si deve stringere ad altre persone. Quello è il loro spazio vitale, è la loro sfera di quiete e sicurezza, è il limitare della barriera che tiene fuori il mondo. Difesa primordiale.
È qui che si cela l'unico indizio di quel rispetto reciproco invisibile ai più.
**
Era stato solo un capitombolo come tanti durante un allenamento sul campo. Affinavano le tecniche a mezz'aria e svariati dislivelli spiccavano e riaffondavano nel terreno come un canyon in miniatura. Shoto sfrecciava sul suo ghiaccio, Katsuki calibrava la propulsione delle sue esplosioni. Uno scontro involontario, una caduta da niente e l'atterraggio confusionario ruzzolando l'uno sull'altro ancora ed ancora giù lungo il fianco in roccia e terra. L'allenamento degli altri continuava come se niente fosse, era solo un tonfo come tanti.
I loro corpi incastrati però non erano della stessa opinione, il loro fiato grosso, i loro occhi allarmati. Era stato impossibile non notare che non ci fosse traccia di fastidio in quel contatto. Impossibile ed assurdo.
Bakugou, schiacciato al suolo, non aveva né bestemmiato né alzato la voce per quella collisione. Todoroki ha fatto per sollevarsi facendo leva sulle braccia impolverate, scoperte solo per metà, ma la mano guantata dell'altro l'ha preso per il petto stropicciandogli quella fottutissima tuta blu e l'ha costretto a riguardarlo negli occhi. L'ha tirato ancora più giù e l'ha baciato. Così, con la stessa naturalezza con cui normalmente gli avrebbe lanciato in faccia un'esplosione.
Nemmeno dopo quella scena si erano parlati. Era tutto fin troppo chiaro ad entrambi.
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"Sei sempre così bisognoso, Bakugou."
La serratura è scattata ed il fruscio dei vestiti riempie già ogni angolo. L'abbassarsi delle zip, l'ovattato soffio dei respiri rapidi, addirittura lo sfrigolare dell'elettricità che li circonda sempre e comunque.
Si baciano sfregando contro i ringhi di Katsuki, si succhiano le lingue sentendo i reciproci denti desiderosi di stringere, si spalmano contro la parete per accelerare ed essere pronti il prima possibile. Ancora, di più, di più.
"Sei tu quello già duro come marmo, stronzo."
Shoto non fa una piega a quella che forse voleva essere una provocazione. Abbassa entrambe le mani e le infila nei pantaloni del biondo, gli stringe forte il culo e gli affonda il viso nella piega del collo leccandolo e baciandolo anche lì.
Ah cazzo, questo sì che fa diventare duro da morire anche Bakugou.
Che mugola, che arpiona i capelli lisci e bicolore e vi si aggrappa come per implorarlo a darsi una mossa, che non hanno tempo da perdere.
Paradossalmente è sempre compito suo tenere presente le situazioni in cui si mettono, i contesti, le scadenze. Il Metà e metà ha la straordinaria capacità di dimenticare lucidità e cognizione, fosse per lui si sarebbero già tirati addosso le attenzioni ed i sospetti di chiunque.
È per questo che è Katsuki a piegare le ginocchia, un attimo dopo avergli respirato nell'orecchio ed essersi inebriato di quell'odore dolce e strano che sa di zucchero e malizia e gli fa bruciare il ventre e la schiena come niente ha mai fatto prima.
Todoroki se lo sente sfuggire dai palmi, ma le dita sul proprio sesso lo inducono a non fare domande idiote. Guarda in basso ed eccola lì la visione che mai credeva di poter vedere in vita sua ed a cui non si abituerà mai.
"Hai la faccia di uno che sta già per sborrare" lo tedia Bakugou da laggiù, con le mani impegnate ad abbassargli le mutande e la guancia a strusciarsi contro la pelle nuda. Caldissima.
"Vedi di tenertela fino alla fine."
"Non... non sto per venire."
I sospiri gli spezzano la voce, incrinano appena quel tono solitamente così fermo e risoluto.
Ma il biondo sorride storto, appoggia le labbra sotto all'erezione irrorata di sangue, tesissima. Quando tira fuori la lingua e si lascia guardare in tutta la sua strabordante voluttuosità, è solo per masturbare il proprio ego gonfio. Sa che non hanno tempo, sa che dovrebbe bagnarlo a dovere e poi finire il più in fretta possibile. Ma, anche se nascosto da tutti quegli strati di istinto animale, Katsuki resta pur sempre un umano e certe volte proprio non sa resistere.
La faccia avvampata sopra di sé e le pieghe sexy su di essa però sono abbastanza, per stavolta.
Lo prende quindi in bocca come ormai è abituato a fare, come sa che gli piace di più. Non è generoso lui, no. Ma cosa diavolo può farci se i gemiti di Todoroki gli strizzano il cuore come fosse una spugna pregna di sangue e pulsazioni? Cosa può farci se quei versi strascicati gli scorrono nelle vene al pari dei fottutissimi globuli, espandendosi in lungo ed in largo eccitandogli il corpo in ogni anfratto?
Lo succhia bene in punta, lì attorno è sensibilissimo. Senza preavviso lo ingoia quasi tutto, risale e riaffonda, torna indietro e riprende a puntellargli con la lingua il buchino stretto e già umido di liquido denso.
Fortunatamente Shoto non geme a voce piena, se no col cazzo che potrebbero perdersi in pompini occasionali nei cessi dei ristoranti o in qualsivoglia altro posto. Lui gode soffiando, annaspando, lasciando andare solo piccole vocali tremolanti, parole spezzettate che nonostante la loro semplicità hanno una potenza devastante. Almeno per le orecchie di Bakugou.
Non c'è tempo, non ce n'è veramente.
Ostentando la propria lascivia in fili spessi di saliva, risale. Torna al pari di Shoto o quasi, vista la leggera differenza d'altezza. Si abbassa da solo i pantaloni perché quell'idiota è troppo occupato a riprendere fiato, guardandolo con quel suo fuoco inedito che mostra a lui e lui soltanto.
Ma è il corpo a reagire, nonostante la testa magari connetta poco. Ed infatti le sue mani grandi e pallide si appoggiano ai fianchi asciutti e tonici, un movimento di bacino congiunge i loro sessi e, ah, è impossibile non sospirare.
"Mh, ti voglio adesso."
Che cosa stupida da dire. Quanta poca fantasia.
Eppure Katsuki stringe i denti e poi lascia andare le labbra in un'apertura più morbida. Gli si distendono addirittura le sopracciglia.
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Ha dovuto fare un lavoro di diversi giorni su di sé per accettare lo stato delle cose, tempo prima. Come poteva davvero provare tutto quel piacere da una cosa del genere? Con un maschio, poi. Non era umiliante? Non era degradante? Non assomigliava ad un qualche tipo di dichiarazione di resa? Sì, le aveva pensate tutte queste cose, una dopo l'altra dopo che l'adrenalina della prima volta era scomparsa. Si era dato per malato un paio di giorni, era tornato a casa.
È successo che poi però la temperatura gli si fosse alzata per davvero, un malanno da niente ma che l'aveva costretto a letto ventiquattr'ore filate. Tra febbre e medicine aveva fatto sogni bollenti ed agitati, si era svegliato sudato e rosso come il sole al tramonto, il suo sesso era stremato. Si era dovuto trascinare in doccia e aveva dovuto placare quell'erezione testarda. Pensare a Todoroki era stato automatico e ci aveva messo pochissimo a raggiungere l'orgasmo, dritto contro le mattonelle. Non era di certo questa la cosa da cui si era sentito per un po' umiliato, no.
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Bakugou si porta la mano alle labbra, mantiene fisse le iridi rosse nel far colare quanta più saliva possibile sulle dita chiuse. Shoto stringe sui suoi fianchi, sa benissimo cosa sta per succedere ed un brivido lo scuote tutto.
E non fa proprio in tempo ad immaginare la scena, che Katsuki si sta già voltando. Abbassa la mano su se stesso, mostra per bene il modo in cui si inarca e come le sue dita scorrano giù per il solco leggermente divaricato. Si bagna senza risparmiare alcun centimetro, forza il collo per guardare l’effetto che ha sul Bastardo.
Ah, bellissimo.
È grazie a quel senso di potere che non gli importa minimamente del modo in cui si mette quando scopano. È lui a prendere dentro Todoroki, sì, sempre. Ed a parte questa piccola coccola per l’ego, ah diavolo, gode come un dannato. Un giorno magari invertiranno le posizioni, chissà, ma sicuramente non oggi.
Lo vuole dentro da ore, lo vuole forse addirittura da quando quella stessa mattina si sono svegliati all’alba per vedersi di nascosto in uno dei ripostigli del dormitorio prima che diventasse un via e vai continuo di gente. Le loro stanze sarebbero l’ideale se solo quei piani non fossero continuamente percorsi dai loro compagni di classe, cazzo.
All’improvviso la mano di Shoto si unisce alla sua, le loro dita si accavallano le une sulle altre, ha portato altra saliva per accelerare quella preparazione che è durata troppo.
Entra con i polpastrelli e Bakugou già mugola, si sporge di più, ha fretta. In realtà sta bruciando di desiderio, dal bisogno di sentirsi pieno, ma la scusa per cui gli altri li stanno aspettando è l’ideale per mascherare la sua urgenza.
“Sbri... sbrigati, Metà e metà. Ti do sì e no tre minuti.”
I loro amplessi sono così. Sono corse a perdifiato, sono autostrade dritte e libere in cui sfrecciare alla massima velocità per raggiungere quella meta fatta di fuochi d’artificio nel sangue.
Bruciano in fretta, si consumano, si usano a vicenda.
La punta del sesso di Todoroki è bagnata, liscia, testarda. La prima volta a Katsuki ha fatto un male del diavolo, adesso invece l’ingresso è uno dei suoi momenti preferiti. Deve mordersi un labbro, spingere i pugni contro al muro. Gli occhi si inumidiscono in automatico e lui è costretto a portarsi una mano al cazzo per tenere alta l’eccitazione.
Shoto, per quanto sia assurdo immaginarlo da fuori, non ha garbo.
Come sente che il culo di Bakugou l’ha accettato un minimo, come percepisce un po’ di cedimento, lui, inizia ad affondare. A volte poi si ferma quando è dentro del tutto e ruota come per allargarlo di più al suo interno, sfrega sulle pareti, fa quasi pigolare l’altro. Ah sì, che suono.
Ed allora riprende a spingere sbattendo e risbattendo contro le natiche allenate e sode, aperte per lui.
Gli solleva sempre la maglia quando non può togliergliela. Gli guarda i muscoli della schiena, il bacino strettissimo, gli si aggrappa alla pelle e gli lascia sempre segni di pizzichi o unghiate più o meno involontarie.
E Katsuki adesso va incontro a quelle spinte tenendo una mano contro al muro, scatta all’indietro con i fianchi per ingoiare quanto più possibile il sesso di Todoroki e piantarselo in posti che proprio non sapeva d’avere.
La sua bocca è aperta, i suoi zigomi rossissimi. Cerca di non gemere liberamente e vorrebbe le dita di Shoto in bocca per potergliele mordere. Ah merda, rischia sempre di staccargli una qualche falange.
Quando scopano in questa maniera affannata e cieca di solito il primo a venire è Todoroki, dopodiché si china in avanti ed inchiodando Bakugou tra il proprio corpo ed il muro lo tocca fino a farlo schizzare. Ma… non stavolta. E al diavolo l’orario.
“No, Bakugou.”
Shoto si sfila di botto, rischia la morte come non mai.
“Cosa cazzo fai?”
Katsuki si è voltato, è già sull’attenti ma è scombussolato dal sesso, dalla corsa verso l’orgasmo.
Todoroki però gli torna addosso, lo prende al di sotto delle natiche e lo solleva.
“Brutto stronzo, sei ubriaco?!”
Una delle due gambe dei pantaloni si sfila dopo un paio di tentativi di Shoto, il tessuto si ammucchia da un solo lato, quelle cosce - finalmente - si aprono per lui.
“Voglio scoparti così.”
Sentir dire certe parole da quella bocca discreta è qualcosa di unico persino per Bakugou. Sente un contrarsi nella pancia che non ha niente a che fare con crampi addominali, no. Quella è una fitta di piacere. Solo per delle parole, cielo.
Che altro può fare?
“Muoviti allora.”
Prende il fondo della propria maglia e se lo mette in bocca per non sporcarlo, ma anche per mostrare il più possibile il proprio corpo. L’occhiata eccitata del Metà e metà di fronte a quel gesto parla da sé. Aggancia le mani al suo collo, fa forza per non pesargli troppo addosso. Ma non dubita della forza del Bastardo, sa benissimo che può tenerlo sollevato senza difficoltà per qualche minuto.
Gli entra dentro e riprende a spingere, non sono mai stati faccia a faccia in un momento del genere. Hanno sempre prediletto metodi da animali, amplessi feroci senza quasi contatto visivo se non per sbirciate veloci.
Guardarsi negli occhi, vedere le rispettive espressioni, cogliere tutti i dettagli è… troppo.
La bocca di Todoroki è schiusa, bagnata, le sue labbra sono tinte di un rosso vivo e Katsuki vorrebbe morderle per vederne gli zampilli. I suoi occhi però. Dio, i suoi occhi.
Non c’è niente della solita espressione distesa e neutra, pacifica. Le sopracciglia aggrottate nello sforzo, le pieghe nette ed aggressive della pelle contratta, la frangia spettinata. È un ulteriore lato di Shoto di cui Bakugou non si era mai ancora reso conto per davvero, e gli piace tanto da essere arrivato a farsi sbattere contro il muro di un cesso qualunque. Che roba assurda.
Digrigna poi i denti. Todoroki, non Katsuki.
Aumenta la presa sul culo tra le sue mani, gli bruciano i bicipiti ma lo solleva ancora di più, vuole affondare meglio.
Bakugou deve staccare le braccia, trova appiglio in un attaccapanni bullonato al muro - quasi quanto lui - e spera sia abbastanza solido da reggere la sua presa. Sta godendo per davvero, più di quanto abbia mai fatto prima. Quella posizione, la situazione, il poter vedere il Metà e metà in faccia.
Sente uno spasmo piacevolissimo e cazzo, no, non hanno tempo. Si porta la mano libera al sesso, scorre un po’ sulla pelle calda calda e Dio, se volesse potrebbe venire anche subito. Non è mai venuto per primo, ma lo sforzo sembra star inibendo leggermente Shoto e allora al diavolo tutto. Il Bastardo si è preso la libertà di sollevarlo come fosse un moccioso di cinque anni, bene, lui si prenderà la libertà di venire per conto suo. Certo, come se Todoroki non c’entrasse nulla.
Un colpo secco, poi due. Katsuki stringe forte il proprio cazzo, sente gli occhi bagnarsi di più per quel pulsare nuovo e stordente. Sbava bagnando il cotone scuro della maglia, gonfia i muscoli del braccio su cui sta facendo leva, piega in automatico le gambe perché Dio santo se potesse si porterebbe il Bastardo ancora più dentro.
Viene bagnando se stesso sull’addome, su una parte di costato. È venuto guardando dritto dentro agli occhi spaiati, è venuto immaginando di ricoprirgli la faccia, riempirgli la bocca.
Si toglie la maglia dalla morsa dei denti perché deve prendere più fiato di così, non è abbastanza.
Trema ancora di quell’orgasmo e la sua temperatura va alle stelle, mentre quella di Shoto invece cola a picco almeno per metà.
È uno sbuffo di brina quello che si infrange sulle labbra ansanti di Bakugou. Lo rigenera, lo stordisce, gli entra fin nei polmoni. Da quand’è che il ghiaccio ha un profumo ed un sapore tanto dolci?
Todoroki spinge ancora poche volte, e lo fa leccando la gola di Katsuki e poi la sua lingua. Succhia via i suoi ultimi respiri annebbiati.
Se venire guardandosi negli occhi era stato strano, farlo baciandosi lo è ancora di più.
“Bakugou…”
È un altro soffio, è ghiaccio, sì, ma è caldissimo.
Shoto si sfrega piano contro le labbra piene di baci dell’altro, stringe le mani come se soppesasse tutto quel corpo solo in quel gesto.
“Mh?”
La sensazione di stordimento non se ne va, non ha neanche sentito il momento preciso in cui Todoroki gli è venuto dentro. Sente solo le sue mani ed il suo fiato, il suo profumo e… qualcos’altro di indefinito.
“Facciamolo più spesso.”
Eh, più spesso di così.
Bakugou torna in sé un pezzo per volta, gli viene da ridere ma tutto quel che fa è sogghignare.
“Chi è ora quello bisognoso, Metà e metà?”
Quello lo guarda, ma non dice nulla. Sa benissimo la risposta e la sa anche Katsuki.
Entrambi lo sono.
Lo mette giù e prende della carta igienica, guarda con la coda dell’occhio Bakugou imprecare per le macchie sulla maglietta e sui boxer, lo vede pulirsi, sistemarsi, mettere un orecchio appoggiato alla porta.
“Che fai?”
“Ssh! Se non c’è nessuno esco e me ne vado fuori in strada.”
“Non torniamo dagli altri?”
L'occhiata rossa di Katsuki è sorpresa e perplessa, ma anche divertita.
“Torniamo?” Ghigna.
“Metà e metà, tu fai quello che vuoi. Io me ne vado fuori perché non è proprio credibile che siamo stati in bagno per un quarto d’ora senza esserci picchiati, io e te. Non credi?”
“Ah.”
Nessuno è ancora andato a cercarli e può solo significare che allora arriverà qualcuno da lì a breve. Preoccupati che si stessero azzuffando o chissà che.
Bakugou ha le dita sulla maniglia della porta, un enorme quantitativo di carta igienica in mano ed è pronto a lasciarsi Shoto alle spalle.
D’impulso però il suo cervello propone qualcosa, e lui non sa come fermarlo.
“Vuoi rischiare un po’ stanotte, se no?”
Todoroki è mezzo nudo ed ancora avvampato. Ha perso quello sguardo sexy di poco prima e quindi ora sembra solamente un diciassettenne reduce da del sesso travolgente. Che poi è quel che è.
“Vengo io su da te. In stanza, dico. Uh?”
Anche Katsuki ora è in quelle condizioni. Adolescente preda di sangue, ormoni ed emozioni. Quando in mezzo al petto e alle gambe stringe tutto alla stessa maniera.
Shoto non fa in tempo a realizzare, a rispondere. Se ne sta lì senza parole, sopracciglia alzate e labbra schiuse. Proprio un bel bastardo imbambolato.
Ma tanto Bakugou ha già deciso. Esce da quella porta in fretta, non incrocia nessuno dei suoi compagni di classe e se ne va giù per i gradini e fuori in strada. L’aria è fredda, è piacevolissima, pungente. Non gli importa di essere in maniche corte, lascia che quei soffi sottili e gelidi gli entrino sia sotto al tessuto dei vestiti stropicciati sia dentro alle vie respiratorie. I polmoni si riempiono, il cervello si ripulisce d’ogni superfluità, gli occhi pungono appena agli angoli.
E lui sta bene.
Bakugou Katsuki ama il freddo. Chi l’avrebbe mai detto?