Chapter Text
WARNING: FUTURE!FIC tentativo di Dark!Caroline su cui ho qualche dubbio perché è mah baby e ho difficoltà a trasformarla in una spietata assassina.
“My eyes are falling.
I'm having trouble inside my skin,
I'll to keep my skeletons in.
Is it weird to be back in the South?
And can they even tell
If the city girl was ever there,
Or anywhere?”
(Slipped, THE NATIONAL)
Caroline osserva l’uomo con sufficienza: è appeso per le braccia al soffitto e, sotto i suoi piedi, si allarga una pozza di sangue secco; ha il petto ricoperto di tagli e abrasioni e le spalle sono probabilmente dislocate. Il capo è reclinato sul petto e ha smesso di urlare da ore. Caroline si chiede, distrattamente, se si sia stancato o se semplicemente Klaus abbia deciso di tagliarli la lingua per permetterle di dormire. In ogni caso, è grata per questo silenzio: l’uomo aveva una voce insopportabile, rauca e acuta (forse,considera distrattamente, non è stato sempre così).
Si morde il labbro inferiore, pensando che avrebbe dovuto provare pietà, che sarebbe dovuta correre da Klaus e chiedergli di fermarsi. Un tempo l’avrebbe fatto, ma non è più quella piccola, innocente Caroline – a volte le manca; a volte si chiede se manchi anche a Klaus, poi lo vede guardarla con la stessa intensità che aveva la sera in cui le aveva detto di voler essere l’ultimo uomo della sua vita.
Caroline si limita a scuotere la testa e a voltarsi verso Klaus che la osserva curioso, appoggiato allo stipite della porta. Quando gli passa accanto, si ferma a guardarlo con un’espressione corrucciata.
- Lascialo morire. Ha pagato abbastanza, - mormora e Klaus annuisce e le sfiora il capo della testa con un bacio leggerissimo. Caroline indugia nel contatto, prima di allontanarsi con un sorriso a cui Klaus non può fare a meno di rispondere.
Sorride ancora quando strappa il cuore dal petto del vampiro.
La trova nel suo studio, con un bicchiere di whisky in mano e la testa appoggiata su un braccio. Quando si siede accanto a lei, Caroline gli si rannicchia addosso con un sospiro, che si perde tra le sue labbra e il collo dell’ibrido. Non può fare a meno di notare che si è lavato le mani prima di raggiungerla e la cosa le strappa un sorriso – la Caroline che era, oh!, così tanti anni prima, inorridirebbe perché un uomo è morto e lei non ha fatto nulla per impedirlo e anzi riesce ancora a rallegrarsi, ma lei non è più quella Caroline.
Klaus poggia i piedi sul tavolino davanti al divano e le accarezza lentamente i capelli senza dire una parola.
Una morte veloce non è mai stata nel suo stile. Respirando l’odore dei suoi capelli si chiede se sia consapevole che se non fosse stato per lei, avrebbe continuato a torturare quell’uomo per giorni, prima di smembrarlo e recapitare i suoi pezzi come un avvertimento per tutti gli altri stolti che osano tramare contro la sua famiglia.
(C’è una parte di lei, che è la Caroline che è stata uccisa a diciassette anni e che ha promesso a Stefan e Bonnie e sua madre che non avrebbe mai fatto del male a nessuno, che grida: mostro!, ogni volta che un uomo muore in quella casa e lei non fa nulla per evitarlo. Ma ci sono cose che cambiano quando hai vissuto mille anni e della tua famiglia e degli amici che conoscevi non resta che cenere e polvere e qualche verme, che si è nutrito delle loro carni, e ci sono cose che Caroline non sa più come perdonare: non sa più come lasciare in vita chi tenta di portarle via le persone a lei care, non sa più se vorrebbe farlo, se sia giusto farlo.)
- Odio quando finisce così, - mormora contro la spalla di Klaus e lui la stringe più saldamente contro il suo corpo. La stringe fino quasi a farle male, fermandosi prima che sia troppo perché lei possa sopportarlo, e Caroline pensa che le piacerebbe sparire nel suo abbraccio.
- Lo so. –
(Klaus la guarda sempre come se fosse una regina, come se fosse la cosa più bella e luminosa che abbia mai visto e Caroline si ritrova a storcere il naso e roteare gli occhi come quando aveva diciassette anni e non aveva mai visto il mondo.)