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Luci viola e blu, buio sporco, fumo pregnante, suoni umidi, volgarità.
A Bakugou piace farselo succhiare nel cesso degli uomini del Suspiria, ci trascina le ragazze tirandole per i capelli, sbava il loro trucco, le disprezza. Le loro bocche disegnate gli macchiano il cazzo, glielo appiccicano, gli lasciano lustrini. Lui non si chiude mai in uno dei cubicoli, sta lì contro la parete imbrattata e adocchia lo specchio di fronte a sé, stringe i lunghi capelli, si sorregge al primo lavandino raggiungibile, spinge, spinge, spinge.
I ragazzi che entrano hanno reazioni diverse. C'è chi esce subito, c'è chi li ignora, c'è chi resta a guardare, a Bakugou non frega un cazzo.
"Ne vuoi un po', frocio?"
Lo chiede sempre, nessuno gli ha mai detto sì.
Di solito viene sentendo le sue stesse parole.
Sono due anni che Bakugou ama solo se stesso.
Kirishima non fa caso alla bionda in lacrime in mezzo alle gambe di Katsuki, ignora i suoi gemiti lamentosi, guarda dritto in faccia il suo migliore amico che sta gemendo ma che ricambia l’occhiata.
"Abbiamo trovato Todoroki, l'abbiamo portato qui."
Bakugou è uno che finisce le cose, di solito, ma quel pompino lo lascia a metà ed esce dal bagno scavalcando la tipa in minigonna spalmata sul pavimento.
Rivedere il Bastardo a Metà è una pugnalata spietata oltre la carne, fino agli organi vitali, è sale su tutte le ferite che improvvisamente gli si riaprono. No, non ferite sul cuore. Ferite di risse, di coltelli serramanico su cui si buttava nell'anno in cui hanno scopato come disperati, bruciature di sigaretta perché quel maledetto era un fottuto psicopatico.
Ha gli occhi di due colori diversi, lo stanno guardando in un'espressione neutra e questa cosa lo fa incazzare più di qualunque altra cosa gli abbia fatto in passato. Persino più di quella notte in cui non gli aveva dato retta ed era andato ad immischiarsi in affari che non lo riguardavano, finendo con la testa spaccata a metà lontano da Bakugou, dalle sue mani, dal suo corpo, dalla sua bocca.
"Chiudici là dentro e non farci uscire per nessuna fottutissima ragione, Kirishima. Vieni ad aprire domani a mezzogiorno... non sto scherzando."
Eijiro lo sa che non scherza mai, men che meno se si tratta di quel ragazzo tanto bello quanto maledetto.
"Mi hanno detto di tacere, ma... io non so chi tu sia" dice Shoto guadagnandosi un ceffone in piena guancia che gli fa quasi staccare la testa dal collo.
Il Suspiria è un gran bel club, ha un'atmosfera sexy, i cocktail più forti sulla piazza, cubiste da paura e per chi è fan del genere ha anche un buon giro di spaccio. Kaminari Denki è il figlio dei proprietari e grazie a lui il Suspiria offre anche un paio di stanzette piccolissime in cui i suoi amici possono dare sfogo a tutta la loro rabbia repressa nelle maniere che più gli aggradano.
Il fiato di Todoroki si spezza, si porta una mano alla guancia in fiamme, sgrana i grandi occhi spaiati.
"Tu, pezzo di merda" Bakugou lo prende per i capelli, gli solleva il volto, lo trova bellissimo nonostante i neon sottili emanino una luce azzurrina e fredda e non riesca a vederlo perfettamente.
"Non osare dire che non ti ricordi di me."
Gli occhi di Shoto sono sempre stati i più tristi che avesse mai visto, ma li mostrava solo a lui. Odia il fatto che adesso siano fissi in quell'espressione, ne è geloso.
"Ho avuto un incidente due anni fa e..."
Bakugou lo spinge via, lo fa sbattere con la schiena contro il muro scrostato.
La sua voce, Dio, è così buona, così diversa dall'intonazione fredda e pericolosa che aveva un tempo, simile ad una canna di pistola ficcata in gola.
"Lo so! Stronzo! Te l'avevo detto di non andare quella notte, ma tu sei così... così ostinato!"
"Io non mi ricordo di te" ripete, guardandolo con gli occhi di un altro.
"Ci penso io a farti ricordare tutto... credimi."
Todoroki Shoto ha le mani legate da una cintura in cuoio, la maglietta bianca strappata dallo scollo all'ombelico, la bocca bagnata della tequila che Bakugou sta continuando a versargli in faccia come se fosse un doccino. I suoi tentativi di ribellione sono quasi nulli, sono due anni che si trova di tanto in tanto in situazioni che non capisce ed a cui non sa come reagire, ma stavolta sembra che la persona che in quel momento gli è a cavalcioni per bloccargli anche le gambe sia cento volte più disperato rispetto a tutti quelli che l'hanno torturato fin lì.
"Quanti ti hanno scopato, mh Todoroki?"
"Di quanti di loro ti ricordi?"
Katsuki gli solletica la pelle in punta di coltello, affonda di pochissimo solo di tanto in tanto per poter bere il suo sangue maledetto.
Shoto l'ha capito che non è una buona idea, ma è da tempo che non sa più distinguere giusto e sbagliato. Quindi "In tanti" risponde guardando il soffitto anche se non può realmente vederlo.
"E le loro facce spesso non le ho nemmeno viste."
Il rantolio proveniente dalla gola di Bakugou sa di qualcosa che si rompe, sa di bile amara.
"Allora non ti azzardare a distogliere lo sguardo da me Bastardo."
Ha tante cicatrici Shoto. Ne ha sul petto, sulle braccia pallide, ne ha sulle gambe, sulla pancia, sulla schiena. In faccia però ce n'è solo una e Bakugou è uno dei pochi a saperne la storia, è un marchio lasciato dall'odio velenoso della sua famiglia, ed è l'unica cosa a sporcargli il viso.
Nessuno dei suoi carnefici, nessun criminale, nessun nemico ha mai avuto il coraggio di rovinare la perfezione di quei lineamenti.
Bakugou solleva la mano e gli incide in verticale la pelle sopra all'angolo della bocca. Scende, taglia le labbra sottili, stacca il coltello poco dopo e mentre le dita ancora tremano guarda quei due centimetri sanguinanti, rossi come le sue iridi.
Todoroki non ha emesso neanche un suono, Katsuki lo odia.
Gli appoggia la lingua sulla ferita, percorre entrambi i tagli, sia quello inciso col ferro sia quello naturale delle labbra, sente che sarebbe capace di baciarlo anche se fosse già morto.
Trema.
E inaspettatamente trema anche Shoto, si irrigidisce, freme come un animaletto messo all'angolo. Che anche se è quello che poi effettivamente è, sembrava non provare nulla fino a poco prima.
La bocca di Todoroki è piena di saliva densa e striata di sangue, è calda come se fosse la culla del peccato, è dolce, dolcissima, talmente buona da far battere il cuore nero di Bakugou. Non ha più baciato nessuno dopo lui, stupido sentimentale che non è altro.
Le lingue scivolano, si leccano, ripiegano l’una sull’altra, affondano e cercano di arrivare quanto più in là possibile. Potrebbe tranquillamente essere il più perfetto dei sogni erotici.
Katsuki struscia il cazzo duro contro l’addome dell’altro, sa esattamente quale sia l’altra cosa che gli è mancata di più del Bastardo.
Si sposta di lato e di peso lo fa voltare, Shoto non protesta, è ancora in affanno per quel bacio strappacuore che l’ha incendiato tutto.
Glielo morderebbe, glielo prenderebbe a cinghiate, lo bacerebbe, ci si pianterebbe dentro fino a spaccarlo… il culo di Todoroki è sempre lo stesso.
Ha jeans chiari e sottili che dovrebbero essere illegali almeno per lui, perché Bakugou ci scommette qualunque cosa che attizza più cazzi di chiunque altro nel mondo con quel culo che si ritrova.
Non può farne a meno e a mano aperta gli dà una sculacciata fortissima, tanto da fargli premere la guancia contro al muro.
“Ti è sempre piaciuto così, eh Todoroki?”
Ma non vuole sentire la sua risposta, non vuole altra mezza parola su quell’amnesia del cazzo che gliel’ha portato via, che l’ha trascinato prima in giro per il Paese e poi chissà dove nel mondo. Quanto tempo a cercare anche solo una sua fottutissima traccia, Cristo.
Gli porta le mani sul davanti, gli strappa quasi via il bottone, forse gli spacca la zip, fa scendere i jeans alla velocità della luce.
Altre cicatrici, alcune piuttosto fresche. Katsuki è fatto d’odio.
Quelle cosce bianche sono un sentimento puro, non hanno niente a che fare con il modo in cui Bakugou prende a morderle piano, leccarle, percorrerle con le dita. Arpiona le natiche, le stringe, le separa e le richiude, ancora ed ancora. Shoto sta sospirando, si sta indurendo, mugola suoni tiepidi, è perdizione.
Da quanto aspettava di baciare quella bocca, Katsuki? Nel momento in cui la vede, inscurita dall’ombra delle natiche, prende tempo per sé ricordandosi la prima volta in cui l’ha guardata piena del suo sperma. L’aveva bevuto fino all’ultima goccia.
È quindi automatico e primordiale: gli percorre il solco con la lingua, è fuoco sulle sue papille.
Todoroki geme e Bakugou sente dei lacci sciogliersi nel petto, nella nuca, tra le vene. Quella è l’unica voce che vuole sentire a quella maniera, e vuole anche essere l’unico a poterla ascoltare.
Il buco di Shoto è piccolo ma morbido, è cedevole, è stato usato fino allo stremo e Katsuki non si odierà mai abbastanza per come sono andate le cose. Stringe gli occhi, non vuole pensarci, ci infila dentro la lingua ed il cazzo gli si fa d’adamantio quando “Sì…” butta fuori il Bastardo pregando. Lo lecca gocciolandosi sul mento, tenendogli il culo ben aperto con le mani, credendo di morire per ogni singolo verso implorante che gli raggiunge le orecchie.
Si stacca di botto, gli tiene ben alto il bacino per guardarlo da vicino ed imprimerselo di nuovo in testa, gli tira un’altra sculacciata e quello si inarca come il più snodato dei gatti.
Che roba è Todoroki Shoto, porco diavolo.
“Cosa vuoi, bastardo mangia cazzi?”
Lui sa cosa vuole fargli, ma vuole sentire la sua voce. È sempre stato uno silenzioso, ma quando parlava, Dio, gli sbriciolava il cervello.
“Scopami.”
“È così che ti hanno detto di dire quelli che ti hanno usato negli ultimi due anni?”
Shoto si volta di più con il collo e lo guarda con l’occhio azzurro che brilla anche al buio, ha la frangia spettinata, fa segno di no con la testa.
Katsuki non sa che cazzo voglia dire quella negazione, non sa neanche perché l’avesse baciato come se fosse la sua prima volta, non vuole illudersi di niente. Non vuole pensare, ha già pensato abbastanza in tutto quel tempo.
Gli infila dentro un dito e quello entra senza la minima fatica. La carne è caldissima, la sente attorno al medio ma sa che ha spazio per fare quello che vuole. L’indice entra di conseguenza, preme dovunque, è come se la carne andasse automaticamente a riempire i vuoti, è una cosa assurda.
Todoroki sta godendo, il sesso gli tira come non mai, come se quel biondo violento sapesse esattamente cosa fare con lui.
Tre dita, tre dita che ruotano e spingono, escono, rientrano, gli toccano le viscere che così tante volte gli ha marchiato. E lui neanche si ricorda. Bakugou esploderebbe di rabbia se solo non fosse che invece il corpo del Bastardo sembra ricordarsi benissimo di lui.
“Come mi chiamo?” Gli chiede d’un tratto, spietato e masochista.
Shoto infatti non risponde, geme piano in un suono piccolo ed acuto, stringe le cosce. La forma che il suo culo crea in quella posizione è qualcosa di bellissimo.
Le dita si sfilano, un suono strisciante accompagna la zip che si abbassa, i pantaloni frusciano, il corpo muscoloso e pesante di Katsuki copre tutto quanto quello di Todoroki.
Respira a pieni polmoni, il cuore batte violento, i tendini guizzano. È vita pura, è forza della natura.
"Avevo pensato che ti avrei ammazzato, Bastardo" gli dice soffiandogli caldo nell'orecchio.
"E non escludevo la possibilità di scoparti da morto, che tanto è un po' come se lo fossi no?"
Shoto si morde le labbra, la maglietta strappata sul davanti è pregna di sudore, non sa come rispondere e prima che possa mettere fuori mezza vocale l'altro continua a parlare.
"Sbagliato. Ti credi morto ma stai solo dormendo... e ti farò gridare di vita da qui a per sempre, non ti farò andare via mai più."
Gli morde la cartilagine calda ed arrossata, gli struscia addosso il suo peso che sa di uomo.
"Bakugou Katsuki. E questa è l'ultima fottutissima volta che mi presento con te."
Non serve molto impegno. Ruota il bacino indirizzandosi nel punto giusto con la mano e gli è dentro in un attimo.
Merda.
Todoroki geme e boccheggia. Nonostante abbia il culo sfondato, quella sensazione, quelle parole nell'orecchio, quel nome gli fanno nascere brividi e gli spaccano lo stomaco.
Sentire quel petto e quei muscoli caldi contro la schiena lo sta facendo godere più del dovuto, non è il classico stupro a cui ormai aveva fatto l'abitudine. Quel ragazzo lo sta montando come se per lui volesse davvero dire qualcosa. L'aveva già capito dal bacio, ma ora che lo ha dentro non ha più alcun dubbio in merito.
Bakugou si mette dritto sulle proprie ginocchia prendendo con una mano i capelli rossi e bianchi della nuca di Shoto, mentre con l'altro braccio gli va a circondare il torso, il palmo aperto sul suo petto cosparso di taglietti.
"E adesso vedi di sborrare, troia."
Spinge come se ne andasse della sua vita anche da quella posizione, ansima, spacca quel culo meraviglioso premendo la faccia del Bastardo contro la parete, tenendolo su alla bell'e meglio mentre cerca di colpirlo più che può.
Nessuno gli ha mai detto di venire con un tale tono, a nessuno è mai davvero importato.
Todoroki si lecca la ferita ancora sanguinante a lato della bocca, sull'angolo destro, porta al proprio sesso entrambe le mani ancora ben legate, le muove a fatica ma non serve davvero molto. Non è mai stato così eccitato.
Mentre viene indietreggia con il bacino per sentirlo più a fondo ed urla il nome del ragazzo che lo sta scopando. Quello è l'ennesimo dettaglio che gli sembra di conoscere a memoria... proprio lui che di memoria non ne ha.
"Oh, sì Bastardo... scopami così..."
Il fiato di Katsuki tra i suoi capelli sembra voglia mangiargli il cervello, lo stordisce più del vuoto che gli lascia dentro quando si stacca senza neanche essere venuto.
Shoto rotola contro la parete, ha gli occhi socchiusi ma vuole vedere ancora l'altro. Dopotutto gli aveva detto che non avrebbe distolto lo sguardo.
E Bakugou è in piedi, la mano sul cazzo, se lo sta segando veloce, i pantaloni calati a metà coscia e la maglia nera un disastro di saliva e sudore. Quando vede Todoroki farsi un poco avanti per prenderglielo in bocca non ci pensa su neanche un istante e dopo due sole pompate la pressione gli va alle stelle, la voce gli esce senza controllo, riempie la gola del Bastardo tirando un pugno al muro di fronte a sé. Se morisse adesso non gliene fregherebbe un cazzo.
Il suono di Shoto che ingoia si mischia agli ansiti affannati di Katsuki.
È stato tutto così veloce ed assurdo, così diverso da ciò che si aspettavano, che entrambi rimangono senza parole.
È Bakugou a spezzare quella situazione una decina di minuti più tardi, a slegare i polsi di Todoroki, ad accendersi una sigaretta. Il rosso del tabacco che brucia in netto contrasto con il neon bluastro della stanza senza finestre.
"Per quanto mi terrete qui?" Chiede Shoto aprendo e chiudendo le mani per riattivare la circolazione, il biondo lo guarda malissimo.
"Sei sordo? Ti ho detto che non te ne andrai mai più."
Il Bastardo tiene gli occhi bassi.
"Tanto verrà a rapirmi una qualche altra banda... sembra che io abbia fatto un sacco di cose sbagliate prima di avere quell'incidente."
Katsuki aspira una boccata profonda, si inginocchia davanti a lui che è ancora seduto per terra a pochi centimetri da dove ha schizzato.
"Non lascerò che ti prendano, ficcatelo in testa."
"Solitamente sono così pieni d'armi e soldi che è difficile farli desistere. A vendermi ci guadagnereste anche qualcosa."
"Non amo ripetermi Bastardo... ti ho detto che non ti lasceremo andare."
Il silenzio è pesante, tutto il contrario del fumo che gioca con la luce artificiale fluttuando sul soffitto.
"Mi scoperete a turno?"
Se non fosse quasi di buon umore per aver realizzato il suo unico fottutissimo sogno degli ultimi due anni, Bakugou gli spegnerebbe la sigaretta sul petto.
"Ma che diavolo ti hanno ficcato in testa in tutto sto tempo, stupido stronzo?"
Quello scrolla le spalle, ha gli occhi duri e tristi, si volta dando la schiena a Katsuki e lo guarda girando il collo dalla parte dei capelli bianchi. Un tempo era il lato senza cicatrice, ma Bakugou gli ha tagliato la bocca proprio da quel lato, è bellissimo lo stesso.
Le mani lunghe e pallide fanno scendere la maglietta bianca lungo le braccia come se fosse uno scialle, dopotutto lo squarcio sul davanti glielo permette.
Una scritta tatuata con linee sottili è una curva indelebile che orna il centro della schiena alta di Todoroki. È discreta, dal font asciutto, senza ornamenti.
"you're not standing in the light."
"Vedi... io non so cosa abbia fatto prima dell'incidente, ma tutte le cose che mi stanno succedendo sicuramente le merito. Chi è che si tatuerebbe un promemoria del genere se fosse dalla parte del giusto?"
Katsuki non fiata, prova una delle cose più strane che abbia mai sentito, è come se la voglia di insultarlo si mischiasse ad una dolcezza fastidiosa.
Solleva la propria maglietta dal lato sinistro, la tira su fino alla clavicola, Shoto si gira di nuovo per vedere meglio.
Gli si ferma il cuore, gli fischiano le orecchie, per la prima volta dopo tanto vorrebbe ricordare ogni dettaglio di tutti quegli anni che ha perso.
"È una frase che funziona solo se siamo insieme, un po' come tutto di noi."
Todoroki non sa che cazzo stia facendo, gli occhi diversi si riempiono di lacrime, vuole gridare così forte da perdere i sensi.
Sotto al pettorale sinistro di Bakugou, sulla parte di costato che gli copre il cuore, in una curva simile a quella del suo tatuaggio, con lo stesso font asciutto e senza ornamenti, c'è una scritta incompleta.
"If you don't have any shadows"
"Non ti lascerò andare mai più via, Bastardo."