Chapter Text
La giornata di Louis cominciò esattamente come tutte le altre che stava vivendo ultimamente. Si svegliava nella sua camera da letto lì a palazzo, un ripostiglio agli occhi dei suoi superiori, ma una stanza meravigliosa ai suoi, anche dopo aver vissuto lì per quasi un anno. Attraversare le sfarzose sale lo faceva sentire ancora come se stesse vivendo in un sogno e avere libero arbitrio di quel posto − dalle cucine straripanti alle stalle e ai frutteti − ogni tanto gli sembrava un privilegio non degno per uno come lui. Louis poteva fare qualsiasi cosa gli pareva, cose che sarebbero state tradimento per qualsiasi altro uomo nel regno ma, fino a quando il re si divertiva, Louis era libero di vagare per i corridoi, di mangiare i loro cibi e di prendersi gioco di ogni dignitario che aveva scelto come bersaglio quella determinata settimana. Tutto quello di cui Louis aveva bisogno erano gesta, scherzi e canzoni, avendo così la corte che rideva e rotolava allegramente tra i palmi delle sue mani.
Quella mattinata, aveva fatto colazione tardi e si era rimesso subito a letto, facendo del suo meglio per provare a riposare. Il palazzo era pieno di nobil gente proveniente dai regni vicini, in attesa dell'arrivo del principe a casa sua. La gente si stava riversando, richiedendo musica, scherzi e spettacoli, Louis sapeva che i suoi servizi sarebbero stati ancora più richiesti una volta che l'uomo del momento fosse arrivato. Erano già stati pianificati dei balli per celebrare il suo ritorno e, si diceva, per trovare al principe una moglie adeguata. Aveva compiuto diciannove anni mentre era via e il re era sicuramente ansioso di farlo sposare in breve tempo. I prossimi mesi sarebbero stati pieni di feste e cene per aiutare il principe a socializzare e a trovar moglie.
Louis si era quasi riaddormentato, quando Simon, il coordinatore degli eventi, lo tirò giù dal letto, facendolo trasalire da un sogno piuttosto piacevole, il quale prevedeva dei nastri e un bel ragazzo.
"Forza, in piedi," ringhiò Simon, strappando via da lui la coperta. "Il principe è appena arrivato. È il tuo momento di brillare, ragazzo."
Louis si gettò frettolosamente verso i suoi vestiti, optando per un paio di calzoni e una vecchia camicia, piuttosto del suo completo costume da giullare, che ci avrebbe messo più tempo a mettere. Infilò il suo cappello da buffone nella fascia posteriore dei suoi pantaloni e corse verso il castello, sperando di trovare Niall o Liam così che avrebbero potuto presentarlo ufficialmente all'erede al trono. Invece, si imbatté, nei campi, in uno dei nuovi lord, uno che non aveva mai visto prima e che sperava davvero di rivedere. Il ragazzo era incantevole, e Louis probabilmente l'aveva coccolato un po' di più dello stretto necessario, ma non riusciva mai a fare altrimenti quando aveva intorno dei bei ragazzi. L'aveva ripulito e lo aveva rimesso in piedi, desiderando fin dall'inzio di poter passare la giornata a pulire da ogni singolo granello di sporcizia il farsetto splendidamente ricamato del ragazzo, prima di dover correre frettolosamente via per cercare il principe.
Non lo trovò, tuttavia.
Liam gli aveva detto che sua maestà era scomparsa appena aveva messo piede nel castello, Louis quindi se n'era andato, trascorrendo il pomeriggio nella sala della servitù, giocando a carte contro Niall. Passarono delle ore a giocare d'azzardo, scommenttendo e scambiandosi pezzi di cibo che usavano come monete, prima che qualcuno disse loro di indossare di nuovo i loro costumi e di dirigersi verso la sala da pranzo. Apparentemente, si stava svolgendo una festa per celebrare il ritorno del principe e Louis era quello che avrebbe dovuto far divertire tutti. E, ancora una volta, era fuori, che correva verso il suo alloggio per tirare fuori il suo regale farsetto blu e oro, facendo scorrere il pollice sopra il disegno di un diamante ricamato da poco. Dopo aver stretto i lacci e cambiato la stoffa, si mise il suo cappello in testa.
Ebbe appena il tempo di ricomporsi, non poteva permettersi di mandare tutto a puttane ora. Aveva lavorato così tanto tempo per crearsi le sue proprie batutte e per imparare a suonare il liuto, questa era stata la sua grande occasione, datagli quasi un anno fa. Una concreta possibilità di poter dare stabilità alle sue sorelline quando nessun'altro poteva farlo. Si fermò per un momento, giusto prima di poter attraversare la porta della Sala Grande. Si prese il suo tempo per sistemarsi la camicia che si era slacciata, facendo poi un respiro profondo prima di lasciare che nel suo viso si espandesse il suo classico sorriso da sciocco mentre attraversava le porte.
I soliti applausi lo accolsero, facendo diventare il sorriso ancora più spontaneo nel mentre che si inchinava in modo spropositato, sventolando la mano troppo entusiasticamente, ridendo e mandando baci, continuando a camminare. Si girò per suonare una piccola canzoncina per gli spettatori, ma cadde il silenzio quando il re si alzò. Louis si voltò, la sua andatura confidente che vacillò quando vide il ragazzo posizionato accanto al sovrano.
Lì, seduto con un sorriso alquanto forzato, c'era il ragazzo di prima. Il giovane lord che era seduto nel posto del principe e che indossava la corona del principe sopra il suo capo. Il giovane lord che lui aveva fatto cadere per terra, che aveva praticamente palpeggiato in piena luce del giorno su un prato e con il quale aveva flirtato. Il giovane lord che, molto chiaramente, non era un lord e che, Louis poteva solamente presupporre, era il Principe della Corona, il ragazzo senza senso dell'uomorismo che non rideva da ormai due anni. Lo stesso che aveva serrato gli occhi quando aveva incontrato lo sguardo del giullare.
È stato abbastanza bello possedere una testa, pensò Louis mentre si avvicinava al tavolo. Forse mi adrà bene anche se non ne avrò una. Potrebbe essere una cosa buona per i miei spettacoli. Non sono mai stato un burattinaio, ma sono sicuro che potrei lavorarci su. Forse potrei far finta di averla persa e inciamparci sopra nel tentativo di ritrovarla. Forse quello potrebbe far ridere il principe.
Perfino accigliato com'era, il principe era così adorabile da far capovolgere lo stomaco di Louis soltanto a guardarlo. Il suo completo bianco contrastava con i suoi splendenti ricci castani, sembrando quasi come un sogno paradisiaco mezzo dimenticato. Louis gli rivolse un sorriso amichevole e il ragazzo alzò gli occhi al cielo, voltandosi.
Merda.
"Tommo!" Tuonò il re. Il giullare si inchinò di nuovo, cercando di ricomporsi.
"Sua Maestà," disse Louis, rimettendosi dritto e cercando di calmare il suo battito. Ovviamente il ragazzo con il quale si era andato a scontrare era il fotuttissimo principe. Ovviamente il principe era la persona più bella che esistesse. Louis era un comico, quindi doveva essere un dato di fatto che la sua vita fosse una gran commedia.
Merda merda merda.
"Tommo, voglio farti conoscere mio figlio, il Principe Harry."
Louis si aggrappò, come se fosse una scialuppa, al suo solito sorriso da stupido nel mentre che si girava, inchinandosi drammaticamente forse un po' troppe volte. Il Principe Harry gli sorrise rigido, in un modo profondamente deludente. Louis sapeva che Harry sapeva che si erano scontrari l'uno con l'altro, quella mattina. E, inoltre, sapeva che, basandosi sul modo in cui il principe stava ancora sorridendo, (o meglio, sorridendo falsamente, con le sue labbra strette in una casta smorfia) quella fosse stata la peggior impressione che Louis avrebbe potuto mai dare. Il giullare aveva conquistato i cuori di quasi tutta la corte, nel suo anno lì a palazzo, ma tutto ciò sprofondò di fronte al deludente e finto sorriso del principe. Avrebbe potuto quasi mettersi a piangere, davvero.
Ma Louis disse, "Un vero piacere, Vostra Altezza," iniziando poi a camminare avanti e indietro per i tavoli mentre le conversazioni in giro per la stanza ripresero.
Si avviò verso il re, il liuto in mano, sorridendo e ridendo con chiunque gli passasse di fianco, fino a quando raggiunse il capotavola.
Il re afferrò la spalla di Louis, trascinandolo giù fino a farlo arrivare alla sua altezza da seduto. Il giullare si accovacciò tra di loro, le ginocchia piegate all'infuori come una rana.
"Harry, questo è il giovane di cui ti stavo parlando."
"È davvero un piacere, Vostra Altezza," sorrise, tendendo una mano. Non avrebbe mai superato l'emozione di stingere la mano di un nobile in quanto giullare di corte. Tutte le regole comportamentali sembravano sparire, facendo in modo quasi che lui si potesse rivolgere al principe in modo casuale e amichevole. Harry, tuttavia, sembrò non aprezzare per niente questa cosa. Gli prese la mano per una frazione di secondo, prima di ritirarla.
"Altrettanto."
Louis realizzò che questo, probabilmente, fosse perché aveva fatto cadere per terra il principe, iniziando in questo modo a sentire la sua mente viaggiare.
"Tommo!" Lo chiamò Gemma dall'altro lato del re. "Vieni a suonarci la nuova canzone! Sarah non è riuscita a sentirla la scorsa notte!"
"Certo," sorrise Louis, sollevato. Puntò il suo sguardo sia verso il re che verso suo figlio. "Scusatemi, Vostre Maestà. Il dovere mi chiama, eh?"
Si diresse verso la principessa e cominciò a strimpellare il suo liuto, la maggior parte della sua mente ancora concentrata su Harry e la sua conversazione con il re.
"La campagna era incantevole," stava dicendo il principe, attorcigliando le sue dita nel tovagliolo accanto al suo piatto. "Il mio francese era terribile all'inizio, ma sono riuscito a migliorarlo. Un sacco di vino e formaggi. Buona musica."
"Fantastico!" Sorrise il re. Dopodiché abbassò il tono della sua voce, chinandosi così che Louis dovette sforzarsi per riuscire a sentirlo. "E ti senti meglio?"
"Molto," annuì Harry, il sorriso ancora più forzato.
"Trovato qualche ragazza francese che ti piacerebbe importare?" Ammiccò suo padre.
Il sorriso del principe svanì, strinse ancora di più il tovagliolo prima di fingere una risata.
"Non ancora."
Mentre pizzicava le corde del suo liuto, Louis studiò il ragazzo di fronte a sé, i suoi profondi occhi verdi che sembravano racchiudere storie che non avrebbe mai potutto sentire, e cercava di collegarlo con il principe di cui aveva sentito parlare per tutta la sua vita. Il fiore all'occhielo del castello, un ragazzino dai colori vivaci che andava in giro con una gallina domestica, i suoi lunghi riccioli legati in nastri di raso e un sorriso contagioso tutto fossette che gli incorniciava il viso. Eccentrico sì, ma vivace. Rimpiazzato poi improvvisamente da questo qui. Colui che raramente lasciava le mura del castello e che aveva a malapena lasciato le sue stanze dopo la morte della madre, fino a quando inaspettatamente scomparve in Francia. Harry doveva essere una delle persone più belle di tutto il regno, ma era così triste. Così scialbo, smunto e triste. Come se la luminosità in lui fosse stata sradicata via. Quando Louis venne assunto, quasi tutti i menbri della corte si erano avvicinati a lui, godendosi il fatto che 'un sorriso fosse ritornato a palazzo'. Sicuramente era di questo che stavano parlando. Il cuore del castello era sparito, e questo bellissimo ragazzo triste era stato lasciato al suo posto.
Louis doveva smetterla di pensare agli occhi di Harry. E alla sua mandibola. E a come la luce delle candele giocasse tra i suoi capelli. Era stato assunto per far ritornare un sorriso in questo posto, e al principe. Non per flirtare − anche se l'aveva già fatto un sacco. Tornò a prestare attenzione alle ragazze di fronte a lui, notando un luccichio di consapevolezza negli occhi di Gemma. Lo ignorò, improvvisando un finale per il brano quando realizzò di aver perso il tempo della canzone che stava suonando.
Riuscì a fare un solo singolo giro per tutta la stanza, scherzando con le solite lady e i soliti lord, che il principe se n'era andato. Per quanto ci stesse provando, Louis non riusciva a trovare il ragazzo per il quale era stato assunto.
"Avete visto il Principe Harry?" Chiese ad un paio di domestiche fuori nell'atrio, sperando che loro lo avessero almeno visto passare.
"No," Perrie gli disse in tono di scuse, dal gremo dell'altra ragazza. "Ma ho paura che non stessimo davvero prestando attenzione."
Jade gli lanciò uno sguardo diabolico e lui rise.
"Pensate che stia facendo lo stesso?" Chiese Louis, sorridendo al modo in cui erano intrecciate l'una all'altra. "Fuori con qualche fanciulla in un angolo più appartato del vostro?"
"Ne dubito fortemente, Tommo," rise Jade. "Non è esattamente un donnaiolo, giusto?"
"No," Perrie scosse la testa, allacciando le braccia attorno al collo dell'altra ragazza e facendosela più vicina. "Non come te."
Louis continuò la sua ricerca, chiedendosi cosa potesse significare quello che avevano detto le ragazze. Forse il principe era solo estremamente timido? Forse gli avevano spezzato il cuore quando era piccolo? O forse la morte di sua madre gli pesava così tanto che tutte le altre interazioni sembravano inutili?
Tornò nella sua stanza quella notte, continuando a cercare risposta a quelle domande, quando, appoggiando la propria testa contro il vetro della finestra, sentì qualcosa. Una dolce melodia che fluttuava nell'aria. Spalancò l'anta per ascolare meglio. Qualcuno stava suonando un pianoforte. Scordato, lento e malinconico. Era incantevole. Si addormentò ascoltando quella melodia.
La mattina dopo, Louis si ritrovò con rinnovata determinazione di avere una vera e propria conversazione con il principe. Di poter conoscere lui, il suo senso dell'umorismo e i suoi interessi. Il re aveva messo molto ben in chiaro che la sua priorità principale fosse quella di far sorridere Harry, era sembrata una richiesta strana, quando Louis l'aveva sentita per la prima volta lo scorso anno, però, man mano, stava accumulando sempre più senso. Tutta quella energia che aveva raccolto scomparve completamente quando il giullare, ancora una volta, non riuscì a trovare il principe. L'aveva cercato per tutta la mattinata, sbirciando in ogni stanza, in ogni corridoio, in giro per quelli che dovevano essere stati sei piani differenti. E tuttavia, niente principe. A mezzogiorno, Louis era seduto esasperato ai tavoli della servitù, quando Niall occupò un posto davanti a lui.
"Partita a carte?"
Posizionò il suo piatto di fianco a quello del giullare, iniziando già a mescolare un mazzo di carte rosse.
"Certo," si sporse in avanti Louis, appoggiandosi sui propri gomiti. Niall era uno scudiero ed era quasi sempre aggiornato su tutti i pettegolezzi del castello. Era un buon ragazzo da avere intorno quando gli mancava l'ispirazione, anche se aveva dovuto spesso subirsi i suoi divagamenti sull'umorismo scintillante della Principessa Gemma o sul profumo di gelsomino dei suoi capelli. Niall aveva appena diciassette anni ed era perdutamente infatuato della futura regina, nonostante l'indifferenza di lei nei suoi confronti. Tutto questo nel mentre che lo scudiero rimaneva ignaro delle attenzioni che un giovane lord di nome Shawn gli stava dando, ma Louis era felice di sedersi e aspettare che tutto questo, prima o poi, finisse.
Niall aveva appena finito di trattare con lui quando si sporse in avanti sorridendo e usando un tono comprensivo.
"Sembri turbato da qualcosa."
Louis sospirò.
"Si tratta del principe?" Lo scudiero raddrizzò la pila di carte sul tavolo in mezzo a loro.
"Beh, sono stato assunto per trasmettergli goia, questa è l'unica ragione per cui io sono qui, e non riesco nemmeno a trovarlo. Cosa dovrei fare?"
"Tende a scomparire, vero?" Sorrise consapevolmente Niall.
Louis non lo sapeva, e desiderò che più persone l'avessero avvisato di tutte le apparenti stranezze del principe.
"Se hai davvero voglia di andare a cercarlo, io guarderei in giro per le stalle."
"Perché le stalle? Per caso va a cavallo?"
"Non più così tanto. Ma ha Lady Geraldine."
"Chi è Lady Geraldine?"
Niall gli concedette soltando quello stesso sorriso consapevole, smazzando le carte e canticchiando sottovoce. Louis sbuffò frustrato e se ne andò via verso le stalle.
Dopo aver camminato da un lato del terreno all'altro, il giullare venne informato che Geraldine fosse fuori e che il principe fosse da qualche altra parte. Louis non aveva idea di chi fosse quella misteriosa contadinotta, ma ipotizzava fosse il motivo dell'apparente disinteresse di Harry per le altre ragazze. Ci doveva essere qualcosa. Una qualche sconosciuta ragione per cui un vero e proprio principe così terribilmente bello e spaventosamente splendido come Harry fosse ancora uno scapolo. Era un po' ingiusto. O davvero ingiusto, ma non erano affari di Louis.
Finalmente ritornò nelle stanze della servitù, esausto per colpa della sua inutile ricerca, andandosi a gettare per terra di fianco al fuoco. Chiuse gli occhi, lasciando che il calore lo sovrastasse e che scacciasse via l'intorpidimento che aveva accumulato nelle dita delle mani e dei piedi, camminando per i numerosi corridoi umidi e per i campi fangosi del palazzo.
"Non lo riuscirai a trovare se lui stesso non vuole farsi trovare."
Louis strizzò gli occhi verso la vecchia e scomoda sedia all'angolo, ritrovandoci Zayn raggomitolato sopra di essa con un libro in grembo.
"Dove se ne va?" Chiese il giullare, una leggera sfumatura di disperazione insinuata fra le sue parole. "Tu devi per forza saperlo."
Zayn doveva sicuramente conoscere il principe più di chiunque altro lì nel castello. Era una specie di mago quando si trattava di abiti, un maestro di pigmenti e decorazioni. Era stato il costumista personale del principe prima che se ne andasse, e ora aveva sicuramente ripreso il suo posto. In assenza di Harry, Zayn aveva aiutato Louis, mescolando colori per il suo viso e cucendo fronzoli nelle cuciture di tutti i suoi vestiti. Gli aveva persino fatto uno scettro giocattolo, usando la testa di una bambola e ridipingendola per farla assomigliare a Louis.
"Nessuno sa dove scompare il principe," sospirò Zayn, girando una pagina del suo libro. "Questo fa parte del suo fascino."
"Per favore," lo supplicò il giullare. "Simon continua a chiedermi aggiornamenti da dare al re e io non ho niente da dirgli. Questo è il mio lavoro, Zayn. Non posso far sorridere il principe se non riesco nemmeno a trovarlo. Potrei venire licenziato."
Il costumista sbuffò, ancora concentrato sul suo libro.
"Hai l'intera corte completamente in pugno," gli disse. "Col cavolo che ti licenziano."
"Potrebbero," sostenne Louis. "E poi non avrò più nessun lavoro e le mie sorelle moriranno di fame e −"
"Bene," sospirò Zayn, chiudendo finalmente il suo libro e incontrando gli occhi del giullare. "Ha dei pacchi in arrivo. Delle cose dalla Francia che non erano riuscite a stare nella sua carrozza. Te ne lascerò portare un po' nelle sue stanze. Non posso garantirti che si troverà lì per riceverle, ma vale la pena tentare."
"Grazie, Zayn," sorrise Louis, rilassando le spalle sollevato.
"Solo, stai attento, okay?" Disse il costumista, lo sguardo duro. "Lui... solo, stai attento con lui. La gente tende a parlare molto qui, specialmente del principe. Ha bisogno di amici, persone che badino a lui, sebbene non le voglia. Non essere come tutti gli altri."
"Quando mai sono stato come tutti gli altri?" Sorrise Louis, incrociando le braccia dietro la testa.
"Non posso darti torto," scosse le spalle Zayn, riaprendo il suo libro e ignorando ancora una volta Louis.